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VPI - Articoli
Home›VPI - Articoli›No alle guerre degli imperialisti! Sì alle lotte popolari!

No alle guerre degli imperialisti! Sì alle lotte popolari!

Di Redazione
13/04/2025
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Dal Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF)
31 marzo 2025
Link all’originale

 

Il mondo capitalista attuale attraversa un periodo di picco nelle tensioni geopolitiche ed economiche, in particolare attraverso la guerra commerciale, le turbolenze intorno all’Ucraina e l’ascesa di un capitalismo imperialista sempre più devastante per le masse popolari. Analizzando questa situazione attraverso la lente marxista-leninista, appare chiaramente che questi fenomeni non sono eventi isolati, ma piuttosto manifestazioni di una dinamica globalizzata, in cui si rafforzano le contraddizioni tra potenze dominanti e all’interno della catena imperialista.

Trump e la continuità della guerra commerciale: ripercussioni sull’UE

Il ritorno di Donald Trump alla guida degli Stati Uniti ha segnato una rottura nel modo di condurre la politica imperialista americana rispetto al mandato di Biden. Già durante il primo mandato di Trump, la guerra commerciale condotta contro la Cina (poi proseguita da Biden) ha assunto proporzioni considerevoli, ma ha colpito anche l’Unione Europea, primo partner commerciale degli Stati Uniti. La politica di Trump, inizialmente percepita come isolazionista e protezionista, in realtà non ha fatto altro che rafforzare le contraddizioni interne all’imperialismo, aggravare l’inflazione, approfondire così le disuguaglianze interne ed esasperare le tensioni inter-imperialiste.

I monopoli americani, di fronte alla crescente concorrenza delle potenze emergenti, cercano di imporre un’egemonia commerciale che, a lungo termine, finisce per ritorcersi contro i loro stessi interessi, indebolendo le basi del capitalismo mondiale. L’UE, in particolare, primo esportatore verso gli Stati Uniti, è un bersaglio della guerra commerciale, in particolare attraverso i dazi doganali e le restrizioni su alcune importazioni.

La guerra in Ucraina: un’illustrazione della flessibilità dei blocchi imperialisti

La guerra in Ucraina incarna in modo lampante le contraddizioni del mondo imperialista attuale. L’Azione Comunista Europea (ACE) ha sottolineato che questa guerra dimostra che i “blocchi rigidi” non esistono. Le alleanze imperialiste sono mutevoli, dettate dagli interessi dei monopoli dominanti. I rapporti tesi tra Trump e Zelensky illustrano bene questa fluidità delle alleanze. Trump, spesso visto come un avversario dell’establishment americano, sembra cercare una linea di cooperazione con la Russia, in opposizione alla politica del suo predecessore. Questo cambiamento di posizione fa saltare le presunte “barriere ideologiche” tra le grandi potenze, là dove ideologia e interessi di classe si scontrano a livello internazionale. Sono gli interessi dei monopoli a dettare la politica, e non ideali immutabili.

La posizione della “Piattaforma Mondiale Antimperialista” (PMA): uno scontro tra blocchi “Occidentali” e “Antimperialisti”?

Per la PMA, il mondo sembrerebbe diviso in due blocchi principali: da un lato, “l’Occidente sotto l’egida degli Stati Uniti”, dall’altro, un “blocco antimperialista” guidato da Russia e Cina. Tuttavia, l’apparente cooperazione tra Trump e Putin, in particolare sulla questione ucraina, smaschera la vacuità di questa visione dei blocchi rigidi. L’alleanza, o quantomeno la connivenza tacita tra queste due potenze nella gestione dell’Ucraina, è un’ulteriore prova che le linee del fronte sono molto più sfumate di quanto alcuni vorrebbero credere, e che in ultima istanza contano solo i portafogli dei monopoli. Trump (e dunque gli Stati Uniti?), percepito come “promotore di pace” da alcune correnti della PMA, dopo essere stato definito “il nemico principale”, questa posizione è il risultato delle analisi idealistiche dei gruppi che compongono la PMA. Non facciamoci illusioni: dietro i gesti apparenti per la pace, la strategia degli USA mira innanzitutto a reindirizzare le risorse verso altri fronti economici.

Ripresa dei massacri a Gaza

L’esercito israeliano ha ripreso il suo genocidio contro i palestinesi dopo una tregua di due mesi. I bombardamenti aerei, dal 18 marzo, hanno fatto centinaia di vittime. L’amministrazione Trump ha di fatto chiaramente sostenuto questa decisione di riprendere le ostilità nella Striscia di Gaza, così come la prospettiva di un’annessione della Cisgiordania e di Gaza.

La Cina: il volto del capitalismo imperialista

Sotto la sua facciata di sviluppo economico, la Cina è uno dei motori della dinamica imperialista mondiale. Con le sue nuove misure a favore dei fondi di investimento, dei riacquisti di azioni, dei mercati azionari in piena espansione, la Cina incarna più che mai il volto del capitalismo-imperialismo contemporaneo. Questa prosperità è accompagnata da una crescente deflazione, da un aumento della disoccupazione, e approfondisce ancora le disuguaglianze all’interno della società cinese. La crescita della Cina, alimentata in gran parte da investimenti esteri e da una politica di “capitalismo di Stato”, ha ripercussioni sulle altre potenze imperialiste, in particolare sugli Stati Uniti e sull’UE, che si trovano in competizione sia sui mercati mondiali sia nelle zone d’influenza geopolitica. Il “modello cinese”, con i suoi surplus commerciali e il suo ruolo di fabbrica del mondo, resta un pilastro centrale del capitalismo imperialista globale. Il primo ministro cinese ha recentemente denunciato “la tendenza alla de-globalizzazione, [che] diventa sempre più grave”…

La situazione in Francia: verso una politica di guerra economica e di militarizzazione

In Francia, Macron prosegue una politica imperialista, con un forte accento sull’armamento e sugli investimenti in settori strategici dell’economia di guerra (non meno di 4500 imprese). I monopoli francesi, come EDF, Vinci, Safran, Air Liquide, godono di buona salute, ma la concorrenza internazionale, in particolare dei giganti cinesi e americani, minaccia la loro dominanza. Il progetto del capitalismo verde, presentato come risposta alle sfide ambientali, si rivela meno promettente e redditizio del previsto (soprattutto a breve termine). L’accelerazione dei ritmi nelle fabbriche di armamenti si inserisce in una logica di militarizzazione dell’economia per cercare di rallentare gli effetti della crisi capitalista. Lo slogan “No ai crediti di guerra, sì ai bisogni popolari!” è più attuale che mai.

La politica imperialista al servizio dei monopoli

In questo contesto mondiale in costante evoluzione, la politica imperialista può essere compresa solo come una conseguenza delle contraddizioni crescenti tra le potenze imperialiste. La guerra commerciale, le alleanze fluttuanti e l’ascesa dell’estrema destra sono sintomi della lotta di classe su scala mondiale. Per le forze rivoluzionarie, la necessità di un’analisi più profonda e di una politica di resistenza centrata sugli interessi del proletariato è più urgente che mai.

Le attuali questioni geopolitiche sono inseparabili dalle dinamiche economiche e sociali che plasmano il mondo. I conflitti inter-imperialisti non fanno che amplificare le contraddizioni interne a ciascun blocco e le vere forze di cambiamento risiedono nelle mobilitazioni popolari e nella solidarietà internazionale dei lavoratori.

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