Salute e diritti: il 26 novembre sciopero generale in Grecia

I sindacati conflittuali in Grecia sono sul piede di guerra contro l’aumento dell’orario di lavoro, l’attacco ai diritti sindacali e dei lavoratori e l’intensificazione dell’autoritarismo borghese. Un disegno di legge promosso dal governo nelle scorse settimane incrementa infatti l’orario legale di lavoro settimanale a 60 ore, aumentando l’orario giornaliero da 8 a 10 ore senza un corrispettivo salariale, smantellando la precedente legislazione sulle 8 ore conquistata 100 anni fa. Inoltre, sono previste misure che restringono ulteriormente il diritto di sciopero, all’organizzazione sindacale e i picchetti.
Il Fronte Militante di Tutti i Lavoratori (PAME) ha immediatamente fatto una chiamata ad organizzare uno sciopero generale:
“L’appello allo sciopero generale è la priorità assoluta di ogni sindacato. È il momento che nessun luogo di lavoro rimanga senza lavoratori che si sollevano attraverso i loro sindacati e le loro commissioni, organizzano assemblee generali e campagne, in modo che tutti sappiano cosa sta preparando il governo. Prepariamo una risposta massiccia e militante con uno sciopero generale ovunque, nelle fabbriche, negli alberghi, nei cantieri edili, nei negozi.”
In dettaglio le misure previste nel disegno di legge prevedono:
- L’applicazione della giornata lavorativa di 10 ore ovunque, senza che le 2 ore in più siano retribuite, con l’unica condizione che gli imprenditori concedano ai propri lavoratori alcuni giorni di riposo o ferie corrispondenti nell’arco dei 6 mesi.
- Riduzione del salario medio.
- Ampliamento della lista dei lavori per cui la domenica non è più festivo.
- Sostanziale divieto di sciopero nel settore pubblico, negli enti locali, nelle imprese pubbliche e nelle grandi imprese, riprendendo quanto prevedeva la legge Laskaris durante il regime autoritario dei colonnelli.
- Attacco all’azione e all’organizzazione sindacale: abolizione delle assemblee generali sostituite da meccanismi che restringono la possibilità di decidere uno sciopero; durante lo sciopero dovrà esser garantito un “personale minimo” anche nel settore privato (oltreché nel pubblico impiego e nei servizi pubblici), con i sindacati che dovranno identificare i lavoratori e comunicare tempestivamente ai datori di lavoro in modo da garantire la “continuità produttiva”; i picchetti diventano un reato penale e la loro realizzazione renderà lo sciopero illegale; sanzioni per i sindacati e il risarcimento ai datori di lavoro per gli scioperi considerati “illegali” e “abusivi” – che già secondo l’attuale legislazione sono ritenuti tale 9 volte su 10; il diritto alla contrattazione collettiva sarà riconosciuto solo ai sindacati che avranno presentato allo Stato e ai padroni la “registrazione digitale” dei lavoratori che decidono di organizzare la loro lotta, cioè, un sindacato per esercitare i suoi diritti sindacali dovrà fornire l’elenco dei suoi iscritti accettando la sorveglianza dei suoi membri; infine, sarà reso più semplice il licenziamento dei sindacalisti e sarà sufficiente al datore di lavoro intentare una causa contro un sindacalista che, indipendentemente dalla sentenza, potrà esser immediatamente licenziato.
Misure che, complessivamente, limitano fortemente l’organizzazione e la partecipazione dei lavoratori alla lotta per i propri diritti, incrementando gli strumenti di ricatto, minaccia e repressione per imporre il silenzio dei cimiteri nei luoghi di lavoro e annientano ogni possibilità di incidenza degli scioperi proteggendo gli interessi degli imprenditori.

“Misure immediate per proteggere la salute delle persone. Difendiamo le nostre vite e i nostri diritti”
“Non rinunceremo al nostro diritto all’azione sindacale collettiva!” afferma il PAME. Il fronte sindacale di classe affiliato alla Federazione Sindacale Mondiale denuncia come “la pandemia si sta trasformando in una grande occasione per il governo e i padroni. Nello stesso momento in cui il paese, a causa delle scelte del governo, è sull’orlo di un nuovo lockdown, la pandemia sta travolgendo il sistema sanitario nazionale indebolito e a corto di personale, i luoghi di lavoro e il sistema di trasporto di massa si sono trasformati in centri di diffusione del virus, il governo trova il tempo per demolire i diritti dei lavoratori”. “Non permetteremo loro di farlo – prosegue il comunicato – non ci tireremo indietro dalla lotta collettiva per i nostri diritti e le libertà sindacali. Non cederemo ai capitalisti e al loro Stato il diritto di sindacalizzazione, di riunione e decisione, di eleggere i nostri delegati. Non smetteremo di lottare, non importa quante persecuzioni ci saranno. Non lasceremo nessuno solo, contro le grandi imprese e i loro meccanismi.” – conclude.
In un comunicato stampa, anche il Partito Comunista di Grecia (KKE) ha sottolineato che “il mostruoso disegno di legge sul lavoro mira a trasformare il paese in una vasta zona economica speciale completamente libera per il capitale, vietando le libertà sindacali e mettendo a tacere qualsiasi voce in lotta per i diritti dei lavoratori”. Questi “crimini contro i lavoratori” sono “commessi su richiesta del capitale e dell’UE”. “Non è un caso – prosegue – che il governo abbia scelto questo particolare momento. Approfitta vergognosamente dello scoppio della pandemia, pensando che in questo modo coglierà di sorpresa i lavoratori. Il governo si sbaglia di grosso. I promotori del disegno di legge avranno il destino dei predecessori che hanno tentato di demolire le maggiori conquiste della classe operaia e, infine, sono diventate caricature politiche. È l’ora di uno sciopero, di un contrattacco popolare organizzato“.
Già nei mesi scorsi il governo di destra di ND aveva attaccato anche il diritto di manifestazione, muovendosi sostanzialmente in continuità con le politiche antipopolari del governo di “sinistra” Syriza che aveva già provato ad attaccare il diritto di sciopero nel dicembre 2017 scatenando la dura risposta di lotta dei sindacati con orientamento di classe raggruppati nel PAME.
Una prima giornata di lotta è stata realizzata dal PAME il 10 novembre con azioni nei luoghi di lavoro e strutture sanitarie per “un rafforzamento immediato del sistema sanitario pubblico e misure di protezione nei luoghi di lavoro”. Il 17 novembre invece è stato rotto il divieto di manifestare imposto dal governo con il pretesto delle misure restrittive contro la pandemia, in occasione del 47° anniversario della rivolta dei lavoratori e studenti contro la giunta militare. Migliaia di militanti del movimento operaio e comunista, rispettando le misure di protezione sanitaria, hanno aggirato l’ingente dispiegamento di polizia, prendendosi il diritto a manifestare, come ogni anno, di fronte all’ambasciata USA di Atene con un’azione a sorpresa. Successivamente, la polizia ha scatenato un attacco a freddo con manganelli, gas lacrimogeni, idranti e granate stordenti contro i manifestanti causando decine di feriti, procedendo a circa un centinaio di fermati e decine di arresti, tra cui quadri del PAME e del KKE.
L’attacco antioperaio dei governi borghesi e del padronato al diritto di sciopero, la flessibilizzazione e l’aumento dell’orario di lavoro, l’autoritarismo e la repressione statale, lo smantellamento dei diritti conquistati con dure lotte nel passato, sono comuni e in continua crescita in tutti i paesi capitalistici e necessitano della solidarietà internazionalista per rafforzare la comune lotta operaia nei nostri rispettivi paesi. Il PAME fa infatti “appello ai sindacati di tutti i paesi di denunciare il disegno di legge anti-operaio del governo greco e a esprimere solidarietà allo sciopero generale dei lavoratori della Grecia.”
Un combattivo appello alla solidarietà e all’internazionalismo che va raccolto anche dai lavoratori combattivi e dai sindacati conflittuali con orientamento di classe nel nostro paese, per quello che è il primo vero sciopero generale in Europa in difesa della salute e dei diritti e contro l’autoritarismo padronale, in questa seconda ondata della pandemia e di misure classiste di confinamento. Gli attacchi antioperai si muovono nella stessa direzione ovunque nel mondo, in Europa e in Italia, e, come l’esperienza dimostra, le misure distruttive che i lavoratori e il popolo greco hanno dovuto affrontare in questi anni sono poi state ripresentate negli altri paesi europei.
È necessario promuovere questo importante esempio di lotta e mobilitazione che infonde fiducia e legare e rafforzare le lotte di classe per il nostro contrattacco in un momento in cui i governi, i capitalisti, l’UE vogliono congiuntamente far pagare la crisi capitalista alla classe lavoratrice in ogni paese.