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Home›Rassegna operaia›Tortona: la lotta dei lavoratori Arcaplanet e la risposta padronale

Tortona: la lotta dei lavoratori Arcaplanet e la risposta padronale

Di Redazione
24/11/2020
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Nel corso dello sciopero della logistica dello scorso 23 ottobre i lavoratori dell’interporto di Tortona si sono mobilitati e hanno aderito massicciamente alla giornata di astensione dal lavoro. In questo contesto i lavoratori di Arcaplanet e MG Srl sono riusciti a strappare i primi miglioramenti salariali e la risposta padronale non ha tardato ad arrivare. Di seguito proponiamo l’intervista a Youssef, facchino e delegato sindacale nel magazzino Arcaplanet, licenziato politico di questi ultimi giorni, che ci racconta cosa sta succedendo nell’interporto di Tortona. L’Intervista è stata rilasciata in esclusiva all’Ordine Nuovo al presidio indetto dai lavoratori Mg/Arcaplanet di Martedì̀ 17 Novembre sotto la Prefettura di Alessandria.

 Ciao Youssef, cosa sta accadendo all’interno di Arcaplanet?

Buongiorno. Arcaplanet è un’azienda molto conosciuta in Italia e all’estero che vende diversi tipi di prodotti per animali, dagli accessori al cibo. Noi, come facchini, lavoriamo per conto della MG Srl, società che, con nomi diversi, opera da anni nel settore e a cui attualmente viene appaltato da Arcaplanet il lavoro di gestione del magazzino di Tortona. Da agosto di quest’anno ci siamo iscritti al Si Cobas per iniziare un percorso di lotta che ci portasse a vedere i nostri diritti rispettati, anche perché ogni tentativo da parte nostra di avere un dialogo con l’azienda si è rivelato inutile.

Ciò che ci ha spinto a muoverci è stato il fatto che, anche se siamo a tutti gli effetti dei facchini e come tali dovremmo avere il contratto della logistica, siamo formalmente assunti con un contratto atipico aziendale che fa fede, solo per la parte retributiva, al CCNL Multiservizi: per intenderci, il contratto che viene applicato nel settore delle pulizie.

Noi prendiamo 5-6 euro l’ora con l’obbligo di lavorare 6 giorni su 7 dalle 9 alle 12 ore al giorno. L’azienda giustifica questi orari massacranti dicendo che c’è tanto lavoro da fare e che ci sono molti ordini in attesa di essere evasi.

Nel corso degli anni è capitato che io e i miei colleghi arrivassimo a fare in un mese, a fronte delle 160 previste dal contratto, anche 240 ore di lavoro che, tra l’altro, non ci venivano e non ci vengono conteggiate in busta come ore di straordinario ma come “trasferta Italia”; tutto ciò̀ è assurdo, poiché la “trasferta Italia” viene applicata principalmente ai lavoratori che si spostano fuori dal proprio luogo di lavoro, mentre noi lavoriamo sempre e solo nel magazzino sito all’interporto di Tortona! Tutti questi “inconvenienti” ovviamente si verificano poiché così c’è un risparmio sulla nostra pelle per milioni di euro ogni anno.

I responsabili e i capi fanno, inoltre, molta pressione sulla disponibilità e sulla reperibilità di noi lavoratori, obbligandoci di fatto a prestare quella enorme mole di ore di straordinario sopra menzionate. Questo influisce in maniera molto negativa sulle nostre vite e su quelle dei nostri familiari. Per questo, dopo due incontri infruttuosi tra la nostra organizzazione sindacale, i lavoratori e l’azienda nei quali da parte del padrone non c’è stata nessuna apertura verso la risoluzione dei nostri problemi, abbiamo deciso di scioperare.

 

Come mai sei stato licenziato e che cosa è successo dopo il vostro primo sciopero?

Il 23 ottobre c’è stato lo sciopero nazionale della logistica e noi, assieme ai lavoratori di altri magazzini all’interporto di Tortona, abbiamo scioperato. Per noi operai MG/Arcaplanet è stato il primo sciopero e possiamo dire che sia stato un successo. Arcaplanet e MG Srl sono state costrette a concedere i primi aumenti salariali dopo lo sciopero. Il dover cedere su questi punti e la forza dei lavoratori li hanno portati a contrattaccare duramente e adesso provano a stroncare la lotta dei lavoratori con pressioni e minacce, arrivando a praticare anche il licenziamento politico.

Io, dopo lo sciopero, ho ricevuto una lettera di sospensione di 20 giorni. Nonostante avessimo risposto a questa lettera, sono stato comunque licenziato con motivi assai pretestuosi: mi viene sostanzialmente contestata la partecipazione allo sciopero e fantasiose minacce che io avrei indirizzato ai miei colleghi.

Quelli più̀ “fortunati” hanno ricevuto sospensioni di vari giorni e svariate lettere di contestazione, alcune anche risalenti a quattro mesi fa: di fatto, attraverso questi strumenti intimidatori e la repressione antisindacale, si vuole colpire quei lavoratori che hanno deciso di alzare la testa.

Dall’azienda viene effettuata apertamente una politica antisindacale atta a colpire non solo noi ma anche l’organizzazione sindacale che abbiamo liberamente scelto. Infatti, da qualche giorno sono comparsi all’interno del magazzino funzionari dei sindacati confederali CGIL-CISL-UIL, nonostante questi, fino a poco fa, non avessero neanche un iscritto. Quasi simultaneamente dall’azienda è stata posta ai lavoratori questa condizione: per rientrare a lavorare senza sanzioni o sospensioni, dovranno iscriversi ai sindacati confederali e firmare l’accordo tombale sugli arretrati (rinunciando a recuperare migliaia di euro di differenze retributive e contributive).

I sindacati confederali non solo non si oppongono alla rappresaglia padronale, ma se ne fanno strumento, veicolando loro stessi le pressioni aziendali durante colloqui individuali con i lavoratori. Nonostante il coinvolgimento di Prefettura e Ispettorato del Lavoro di Alessandria, questi si nascondono dietro un interessato silenzio, che di fatto incoraggia queste pratiche antisindacali: in tal modo si schierano di fatto contro i lavoratori.

 Da quello che abbiamo potuto leggere dai vostri comunicati, avete ricevuto molto sostegno da altri lavoratori.

Esattamente. Innanzitutto vogliamo ringraziare tutti quei solidali e soprattutto i lavoratori dell’interporto di Tortona e di altre fabbriche dell’alessandrino che sono venuti a sostenerci durante lo sciopero. Penso che solo se uniamo le nostre forze saremo capaci di vincere e di vedere rispettati i nostri diritti.

 Quali sono le prospettive della vostra lotta da adesso in poi?

Sicuramente le minacce e le intimidazioni non ci fermeranno. Impugneremo tutti i licenziamenti e le lettere di sospensione, oltre che le stesse conciliazioni che alcuni nostri colleghi, sotto pressioni, hanno firmato. La nostra lotta non si svilupperà solo sul piano della denuncia di quello che succede in Arcaplanet, ma dovrà coinvolgere tutti i lavoratori dell’Interporto, sia per rompere l’isolamento a cui questi sono sottoposti, ma anche e soprattutto perché le condizioni di noi facchini di MG sono le stesse dei lavoratori di altri magazzini. Non abbiamo paura di scioperare di nuovo, perché se dobbiamo lavorare, possiamo anche scioperare e difendere i nostri diritti. Invitiamo tutti i lavoratori dell’interporto di Tortona ad alzare la testa e a lottare con noi per ottenere i nostri diritti.

TagarcaplanetcapitalismointervistalogisticaoperaiscioperosindacatoTortona
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