Dal Partito Comunista di Turchia (TKP)
11 maggio 2025
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Viviamo in un Paese in cui ogni giorno viene uccisa almeno una donna e migliaia subiscono violenze. Le nostre amiche[1], che vivono nello stesso quartiere e percorrono le stesse strade per andare al lavoro, subiscono violenze in casa, sul posto di lavoro e per strada e perdono la vita. Non solo il numero delle vittime di omicidio è in aumento, ma l’uccisione delle donne assume forme sempre più mostruose.
Il 2024 è passato alla storia in Turchia come l’anno in cui sono state uccise più donne. Nel 2025, guardando a ciò che stiamo vivendo, ci rendiamo conto che in questo sistema ogni anno è candidato a battere il “record” dell’anno precedente, a diventare “l’anno in cui sono state uccise più donne”. Mentre ogni anno muoiono sempre più donne, tu che cosa fai, Ministro dell’Interno[2]?
Sei complice di omicidio, Ministro dell’Interno
Lo Stato ha il dovere di proteggere i suoi cittadini, è obbligato a farlo. Di fronte a questo quadro vergognoso in cui nessuna di noi donne ha la propria vita al sicuro, i responsabili sono innanzitutto il Ministero dell’Interno e le istituzioni competenti.
Le unità di sicurezza del Paese fanno capo al Ministero dell’Interno.
Chiediamo: garantite forse la sicurezza con gli arresti che avvengono solo dopo che il peggio è accaduto, dopo che le donne hanno perso la vita? Garantite forse la sicurezza non proteggendo le donne che si rivolgono più volte alla polizia, che ottengono ordini di protezione, che lottano disperatamente per non morire, e chiudendo un occhio sul loro omicidio?
Accanto a ogni assassino che arrestate dopo che una donna è stata uccisa, anche voi, come istituzione incapace di proteggere i cittadini, siete complici del delitto. È forse catturando l’assassino che si garantisce la sicurezza, Ministro dell’Interno?
Nonostante gli ordini restrittivi e di protezione, continuiamo a morire: sei responsabile, Ministro dell’Interno
A Istanbul, nel distretto di Şişli, Bahar Aksu è stata uccisa nonostante l’ordine di allontanamento; a Samsun, Emine Akpınar è stata uccisa nonostante l’ordine di allontanamento; a Muğla, nel distretto di Menteşe, Senem Kıvrık è stata uccisa nonostante l’ordine di allontanamento; ad Ankara, Mine Nur Ala è stata uccisa nonostante avesse ottenuto più volte un ordine di allontanamento…
Nel dicembre 2024, alla domanda “Come può essere uccisa una donna sotto protezione?”, il Ministro della Giustizia Yılmaz Tunç ha risposto: “Purtroppo, dal 2021 ad oggi, 131 delle nostre donne sono state uccise nonostante le misure cautelari.” Secondo le informazioni riportate dalla stampa, nel 2024 almeno 18 donne sono state uccise nonostante avessero ottenuto o richiesto ordini di protezione o di allontanamento.
Oggi, in questo Paese, migliaia di donne che cercano di ottenere un ordine di protezione o di allontanamento contro chi le maltratta si trovano sole e disperate. Quando una donna dice “sono in pericolo”, chi ha il dovere di proteggerla allunga i tempi del procedimento; le forze dell’ordine la indirizzano alle autorità giudiziarie, e le autorità giudiziarie la abbandonano al proprio destino. Per colpa vostra, le donne sono lasciate sole con i loro assassini. Mentre le donne vengono uccise a decine “nonostante tutto”, tu dove sei, Ministro dell’Interno?
Nonostante il braccialetto elettronico, continuiamo a morire: assumiti la responsabilità, Ministro dell’Interno
Se Ali della classe 8B dicesse che le donne uccise nonostante l’ordine di protezione “non sarebbero morte se non avessero aperto la porta”, forse si potrebbe capire. Ma se a dirlo non è Ali della 8B, bensì il Ministro dell’Interno Ali[3]?
Sì, il Ministro Ali Yerlikaya ha avuto il coraggio di attribuire la responsabilità dell’uccisione delle donne, avvenuta per strada o nelle loro case nonostante fossero protette da un ordine, alle stesse vittime, affermando senza vergogna: “la donna con l’ordine di protezione è stata uccisa perché ha aperto la porta al suo aggressore”. Ricordiamo al signor Ministro che il suo compito non è accusare le donne, ma adempiere alle proprie responsabilità!
A questo Ministro, che dice alle donne di non aprire la porta, chiediamo del delitto di Döne Çelebi: com’è stato possibile che una persona con braccialetto elettronico abbia potuto commettere un omicidio nella stazione metro di Sıhhiye ad Ankara? In uno spazio pubblico come questo, dove si trovavano la polizia e la sicurezza? Quando quell’individuo con braccialetto elettronico si è più volte avvicinato alla donna, com’è stato possibile che la polizia si sia limitata a dire alla famiglia “il soggetto si trova entro 200 metri”? Avete avviato un’indagine contro il pubblico ufficiale il cui compito era impedire che quell’assassino si avvicinasse alla donna? Se non lo avete fatto, non siete anche voi responsabili della morte di Döne?
Smettila di incoraggiare gli assassini accusando le donne, rendi conto, Ministro dell’Interno!
Le armi si vendono al supermercato, Ministro dell’Interno?
Il 57% dei femminicidi del 2024 è stato commesso con armi da fuoco. Non è noto quante di queste armi fossero prive di licenza. Nei primi 10 mesi del 2024, Ali Yerlikaya ha dichiarato che sono state sequestrate 90.317 armi senza licenza. Il Ministro, che a volte riesce ad arrestare l’assassino solo dopo che le donne sono state uccise, si vanta anche di sequestrare armi, ma non spiega come sia possibile accedere così facilmente ad armi illegali.
Coloro che si nutrono del sistema malavitoso e mafioso, e persino devono il loro potere a questo sistema, non mettono nemmeno all’ordine del giorno il tema dell’accesso alle armi da fuoco e dell’armamento individuale incontrollato. La sopravvivenza delle donne, in un paese dove si può trovare un’arma come si fa la spesa al supermercato, sembra dipendere solo dalla possibilità che quell’arma, per caso, si inceppi. Spiegaci come si arriva in modo così facile a queste armi, Ministro dell’Interno!
Non sei il Ministro dell’Interno, ma il Ministro delle Onoranze Funebri: ti stiamo con il fiato sul collo, Ministro dell’Interno
Questo governo, che pensa che l’unico ruolo della sicurezza pubblica sia mettere a tacere chi è contro l’AKP[4], ha perso la capacità di proteggere i cittadini. Le istituzioni che hanno dimenticato il dovere di garantire la sicurezza delle persone hanno ridotto le proprie responsabilità a sollevare le bare.
Basta! Quello che fate dopo che le donne sono morte è inutile. A sollevare le bare ci pensa il popolo, signor Ministro; voi dovete garantire che le donne non vengano uccise. Smettetela di essere complici partecipando ai funerali, assumetevi le vostre responsabilità, fate il vostro dovere. Oppure rinomina il tuo ministero come Ministero delle Onoranze Funebri, Ministro dell’Interno!
- Il Ministero dell’Interno deve garantire la sicurezza delle donne.
- L’armamento individuale deve essere vietato, i controlli sulle armi senza licenza e le pene per il possesso di armi illegali devono essere aumentati.
- Le donne che ottengono ordini di protezione e di allontanamento devono essere protette sotto la garanzia del Ministero dell’Interno.
- In caso di danno a una donna nonostante gli ordini di protezione e di allontanamento, devono essere avviate indagini penali e amministrative contro i funzionari pubblici responsabili della protezione delle donne. Tutti i procedimenti investigativi devono essere condotti in modo giusto ed efficace; gli organi statali che non proteggono i cittadini sono responsabili delle decisioni di archiviazione rapidissime e ormai divenute regola, prese contro i funzionari pubblici che non svolgono il proprio dovere.
Come Comitati di Solidarietà delle Donne, dichiariamo ancora una volta che staremo con il fiato sul collo di coloro che indicano come unici responsabili dei femminicidi solo gli autori materiali degli omicidi.
Sappiamo che ogni momento in cui non adempi ai tuoi doveri, le donne continueranno a morire. La responsabilità di ogni donna uccisa ricade sul Ministero dell’Interno. Siete colpevoli e ne renderete conto. Ogni momento in cui non adempi ai tuoi doveri ti staremo con il fiato sul collo!
Ti staremo con il fiato sul collo, Ali Yerlikaya!
Comitati di Solidarietà delle Donne
Note
[1]: “Amiche” è in Turchia un’espressione affettuosa e politica al tempo stesso usata nei contesti del movimento femminile, che enfatizza la solidarietà tra donne. [NdT]
[2]: L’attuale Ministro dell’Interno in Turchia è Ali Yerlikaya, membro del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP), il partito che fa capo a Recep Tayyip Erdoğan. [NdT]
[3]: Questo passaggio formula l’esempio ipotetico di un bambino (Ali della classe 8B, cioè delle medie) che fa un commento insensibile o ingenuo, contrapponendolo alla gravità del fatto che un’affermazione simile venga invece da una figura istituzionale come il Ministro dell’Interno, Ali Yerlikaya. [NdT]
[4]: Il riferimento è alla stretta repressiva che l’AKP, partito di governo, sta praticando sulle opposizioni e di cui è stato vittima anche il Partito Comunista di Turchia. [NdT]