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Capitale/lavoro
Home›Capitale/lavoro›La lotta dei lavoratori della Sapienza contro sfruttamento, appalti e salari da fame

La lotta dei lavoratori della Sapienza contro sfruttamento, appalti e salari da fame

Di Lorenzo Vagni
14/10/2023
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L’Università di Roma “La Sapienza“, con i suoi oltre 120mila studenti, non rappresenta soltanto il più grande ateneo d’Europa, ma anche un importante luogo della Capitale, dove lavorano migliaia di persone. Sono oltre 7mila i dipendenti che risultavano assunti direttamente dalla Sapienza per l’anno accademico 2022/2023.

A questi però vanno aggiunti tutta una serie di lavoratori indispensabili per l’erogazione dei corsi e la gestione di aule e spazi universitari, ma che non rientrano nelle statistiche fornite dall’ateneo poiché assunti con modalità di altra natura, come ad esempio esternalizzazioni e appalti, e che spesso hanno minori diritti, peggiori condizioni lavorative e maggiore ricattabilità dal punto di vista salariale e occupazionale. Questo è dovuto alle gare al ribasso praticate dalle aziende appaltatrici con lo scopo di aggiudicarsi le gare. Inoltre, questi lavoratori alla scadenza di ciascun bando rischiano i propri posti di lavoro. In un’istituzione pubblica è consentito assumere in forma precaria e iper-sfruttata in virtù delle logiche dell’autonomia finanziaria di cui godono le università, che risultano in questo modo tutt’altro che libere da impostazioni puramente aziendalistiche e finalizzate al profitto che regolano ogni tipo di azienda, pubblica o privata che sia.

Negli scorsi mesi i lavoratori dei servizi di vigilanza non armata della Sapienza, appaltati dall’università alle società Battistolli Servizi Integrati di Vicenza e Coopservice, si sono mobilitati contro i bassi salari. Infatti, con i nuovi contratti, circa 50 lavoratori si sono trovati in busta paga 200 € in meno al mese, rispetto ai già miseri 1350 € mensili, e privati della quattordicesima, a fronte dello stesso orario di lavoro. La paga oraria di questi lavoratori è in questo modo passata da 7,81 € lordi ai 6,67 € di oggi, conseguente riduzione di tredicesima e contributi previdenziali. I nuovi contratti hanno inoltre comportato la riduzione degli straordinari e il pagamento da parte dei lavoratori di un contributo per le divise obbligatorie da indossare durante i turni di lavoro.

La proposta economica iniziale da parte dei titolari del nuovo appalto era addirittura di 950 € lordi per 13 mensilità, in virtù del contratto collettivo nazionale di lavoro vigilanza privata e servizi fiduciari firmato nel 2013 da CGIL e CISL, ormai scaduto nel 2015, il quale prevede livelli retributivi più volte dichiarati incostituzionali dai giudici del lavoro perché inferiori alla soglia di povertà relativa. Si è stabilito che la differenza con i 1150 € percepiti dai lavoratori sarà assorbita nei futuri scatti di carriera, facendo sì che i prossimi aumenti previsti dal CCNL non costeranno nulla all’azienda. Inoltre, una parte dello stipendio è stata resa variabile attraverso il ricorso a un “incentivo di presenza” di 9 € al giorno, negato ai lavoratori nei giorni di malattia, ferie o congedo per la legge 104.

Protesta dei lavoratori sotto il rettorato dell'Università La Sapienza

Protesta dei lavoratori sotto il rettorato dell’Università La Sapienza

Alla luce dell’imposizione di queste, ben peggiori, condizioni lavorative, diversi lavoratori hanno rifiutato il nuovo contratto, cadendo nella disoccupazione, la quale, tuttavia, riconosceva loro, pur temporaneamente, una percentuale pari all’80% della precedente retribuzione lorda, vale a dire una cifra comunque maggiore della nuova retribuzione (!).

A causa delle rivendicazioni dei lavoratori e di una diffida all’azienda e all’università da parte del sindacato Cobas, a cui diversi dei dipendenti coinvolti nella vertenza sono iscritti, questi sono stati oggetto di gravi episodi di intimidazione e ritorsioni da parte di personale dell’ateneo responsabile dell’appalto, oltre al fatto che tre RSA si sono visti ricollocare, di cui uno su altri appalti, con ulteriore diminuzione salariale, e altri due sullo stesso appalto con La Sapienza: una chiara condotta antisindacale.

A seguito della denuncia di questi fatti i lavoratori hanno ottenuto il sostegno di molti studenti che si sono schierati al loro fianco nella vertenza.

Abbiamo deciso di dare spazio alla voce di questi lavoratori combattivi, attraverso un’intervista a uno di loro, a cui ci rivolgeremo con il nome di fantasia di Daniele.

Domanda: Ciao Daniele. Puoi raccontarci quali sono le origini della vostra vertenza?

Risposta: Le origini della nostra vertenza hanno inizio con il cambio di appalto, in quanto le aziende entranti, Coopservice e Battistolli, hanno applicato a noi lavoratori, che svolgiamo il servizio di portierato in Sapienza, il CCNL Servizi Fiduciari della vigilanza privata anziché il CCNL Multiservizi, che avevamo fino a quel momento. Il CCNL Servizi Fiduciari è un contratto vergognoso, con una paga sotto la soglia di povertà, che al momento in cui ci è stato applicato era scaduto e non rinnovato da più di 6 anni.

Nonostante ciò, le tre sigle sindacali riconosciute (CGIL, CISL e UIL) hanno permesso che venisse applicato a noi e ancora oggi non hanno agito affinché le condizioni di noi lavoratori migliorassero. Con il CCNL Servizi Fiduciari ci è stata ridotta la paga oraria, tolta la quattordicesima perché non prevista dal contratto, e siamo quindi passati da un fisso mensile di 1351 € lordi con futuri scatti, a un fisso di 1155 € più un incentivo di presenza di 9 € giornaliero. Di conseguenza il nostro stipendio è diventato variabile con una perdita di circa 2800 € annui. Infatti l’incentivo che viene calcolato solamente per i giorni effettivi di lavoro non viene percepito nei permessi di assistenza ai disabili legge 104 (perdita di 27 € al mese per chi ne usufruisce), nei giorni di ferie, festività e purtroppo anche durante la malattia. Perdiamo inoltre parte della tredicesima perché ricalcolata considerando la diminuzione della retribuzione lorda.

Abbassando la paga oraria di oltre 1 € e quindi dai circa 7,8 € l’ora a 6,67 € di adesso, c’è un’ulteriore perdita nel calcolo degli straordinari, nelle giornate di ferie e malattia e nella maturazione dei contributi. È facile quindi intuire che la perdita economica è enorme a differenza di quanto invece dichiarato dall’azienda e dalla Sapienza, che non ravvedono nessuna perdita.

D: Quali sono le rivendicazioni che i lavoratori hanno espresso?

R: La nostra rivendicazione è stata quella di mandare attraverso un legale una diffida all’azienda, e per conoscenza alla Sapienza, in quanto responsabile in solido come previsto dal codice degli appalti, per chiedere un’armonizzazione tra il nuovo contratto e il vecchio, che ci permettesse di percepire la stessa retribuzione annua.

Non abbiamo avanzato rivendicazioni particolari ma abbiamo agito per trovare una soluzione bonaria, affinché ci venisse riconosciuta la paga che percepivamo fino al 18 luglio 2022 e che dal 19 luglio 2022 ci è stata diminuita nonostante noi lavoratori svolgessimo lo stesso lavoro. In pratica abbiamo chiesto il rispetto della clausola sociale retributiva che l’azienda ha dichiarato in fase di gara.

D: Puoi raccontarci che tipo di intimidazioni avete subito? E come avete reagito ad esse?

Durante uno sciopero, alcuni cartelli riportano frasi intimidatorie subite dai lavoratori

Durante uno sciopero, alcuni cartelli riportano frasi intimidatorie subite dai lavoratori

R: Dall’azienda paradossalmente non abbiamo subito intimidazioni anche se poi si è resa complice, forse perché anche lei sotto ricatto, delle minacce da parte dei responsabili dell’appalto, dipendenti della Sapienza (tecnicamente chiamati RUP, Responsabile Unico del Progetto e DEC, Direttore dell’Esecuzione del Contratto), che appena ricevuta la diffida sono andati per le postazioni dove erano in servizio i firmatari della diffida a minacciare i lavoratori.

Al contenuto delle minacce che è ormai noto a tutti, si sono aggiunti anche gesti disgustosi come quello di strappare la diffida in faccia ad un lavoratore o tirarla in maniera dispregiativa sul tavolo ad un collega. Ci hanno minacciato di mandarci via dall’appalto, dicendoci che avevano 50 lavoratori pronti per sostituirci. Hanno addirittura asserito che non eravamo professionali, cosa a dir poco grottesca se si considera che alcuni di noi lavorano in Sapienza da circa 20 anni, che prendevamo anche troppo ossia 1000 € riferendosi ad una collega con titolo di studio terza media e così via.

Poi sono iniziate le ritorsioni, sia annunciate che non, sono state fatte lettere disciplinari, ci hanno vietato di parcheggiare all’interno della città universitaria ed alcune sedi esterne, creandoci enorme disagio sia per quanto riguarda il tempo impiegato nel trovare parcheggio, a volte anche per 30 minuti, che per l’esborso di denaro, ci costa 4 € al giorno. Poi hanno commesso anche un altro abuso: hanno messo un nostro RSA fuori appalto e di questo, oltre che la Sapienza, è responsabile anche l’azienda perché lo tiene oggi ancora fuori da tanti mesi – se non sbaglio dal mese di marzo – e il collega sta perdendo 9 € al giorno.

D: Quali sono state le prese di posizione della Sapienza a seguito della vostra mobilitazione?

R: La Sapienza non ha preso posizioni: ha istituito una finta commissione formata da amici del RUP, nonostante le registrazioni contenenti minacce gravi a lavoratori e in cui ci sono violenze verbali a delle colleghe. Nonostante le registrazioni fossero a conoscenza ed ascoltate dalla Direttrice Generale, dalla Rettrice e dalla finta commissione, l’Università La Sapienza non ha fatto nulla.

Tutto questo è vergognoso perché la rettrice, in qualità di legale rappresentante dell’Ateneo, e il Direttore Generale sarebbero dovuti intervenire considerando il ruolo che ricoprono e fare chiarezza su quanto accaduto. Infatti, stupisce e assume grave rilevanza che tali minacce fossero arrivate ai lavoratori non dall’azienda, ma da due dipendenti Sapienza. Il perché a nessuno è ancora chiaro, quali interessi avevano il RUP e il DEC in questa faccenda?

Attraverso il legale e il sindacato Cobas è stato richiesto, a tutela dei lavoratori, che sia il DEC che il RUP fossero assegnati ad altri ruoli, ma ciò non è ancora accaduto. Mentre siamo ancora in attesa che ciò accada, probabilmente all’insaputa della rettrice e del direttore generale, il DEC continua ancora con la sua opera persecutoria creando disagi sia all’azienda che ai lavoratori con contestazioni futili e pretestuose di varia natura.

La contestazione effettuata da studenti e lavoratori lo scorso 11 luglio in occasione degli Open Days della Sapienza

La contestazione effettuata da studenti e lavoratori lo scorso 11 luglio in occasione degli Open Days della Sapienza

Riteniamo quindi che il DEC non stia facendo l’interesse della Sapienza facendo in modo che il servizio venga svolto correttamente, ma per una questione personale stia portando avanti una guerra ai lavoratori firmatari della diffida e appartenenti alla sigla Cobas, creando un clima poco sereno che si ripercuote anche sull’utenza. Che riguardi solamente questa parte di lavoratori è facilmente dimostrabile dal diverso atteggiamento che ha con altri lavoratori, come le guardie armate a cui permette di tutto. Ne sono esempi comportamenti in barba a ogni legge sulla sicurezza o l’utilizzo improprio delle macchine aziendali; tutti comportamento noti al DEC. Inoltre il DEC passa molto tempo in centrale operativa e come da lei stessa dichiarato (e risulta in una registrazione), ci controlla attraverso i monitor delle telecamere, cosa inaccettabile perché le immagini servono solo a tutela del patrimonio.

Tutto questo lo diciamo per far si che venga messa la parola fine a questa persecuzione, perché non giova né ai lavoratori, né all’azienda, né all’utenza. Alla Rettrice, alla Direttrice Generale e a tutti i prorettori: li informiamo che il DEC sta conducendo una guerra personale.

D: Pensi che il sostegno che avete ricevuto dagli studenti sia stato importante nella vostra lotta?

R: Il sostegno degli studenti è stato importante ed è importante perché ci ha permesso di avere visibilità e perché sono gli unici ad aver capito le nostre problematiche. È giusto che sappiano cosa ci sia dietro a questa situazione deplorevole, visto e considerato che pagano le tasse, e infine perché in futuro potrebbe capitare a loro, anche se noi gli auguriamo di no.

D: In un’intervista rilasciataci da lavoratori esternalizzati dell’Università della Calabria, era emerso come l’autonomia finanziaria delle università spinga gli atenei ad agire sul mercato come vere e proprie aziende private, a scapito della natura pubblica e delle finalità sociali dell’istruzione. Ciò comporta, tra le altre cose, che molti lavoratori che dovrebbero essere assunti stabilmente siano invece esternalizzati e privati di diritti fondamentali tramite le logiche degli appalti. Sappiamo come queste dinamiche siano all’origine di problemi vissuti anche da voi lavoratori della Sapienza. Ci puoi dare un esempio di come si manifestano questi meccanismi in questa università?

R: In questa università queste dinamiche non si sono mai manifestate fino ad oggi: la prima protesta la stiamo facendo noi ed è una novità. Sappiamo che dietro all’internalizzazione ci deve essere una volontà politica e noi vogliamo sollecitare questi politici e questi dirigenti della Sapienza, perché in mezzo a noi ci sono dei lavoratori che sono qui da 15 anni. Non si capisce quindi l’utilità di fare concorsi quando hai gente già pronta e di fiducia, considerando che mai nessuno si è lamentato del nostro operato fino ad oggi (DEC a parte, ma solo dopo la diffida).

Quindi facciamo un appello alla Rettrice, che fino ad oggi non ha fatto nulla per noi lavoratori, e le chiediamo di mettersi in moto e di iniziare a lavorare per farci internalizzare. Farebbe una gran figura e farebbe il bene della Sapienza, ma soprattutto darebbe stabilità a dei lavoratori. Sarebbe un gesto umano che fino ad oggi non si è visto.

La lotta di questi lavoratori non è conclusa. Al contrario, alcuni dei lavoratori più combattivi hanno chiarito che questa andrà avanti fino al totale riconoscimento dei diritti che sono stati negati loro, a pieno peggioramento del servizio che l’università pubblica, sempre più aziendalizzata e di classe, fornisce agli studenti.

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Lorenzo Vagni

Lorenzo Vagni, classe 1993, laureato in Ingegneria Elettronica. Militante comunista dal 2015 nel FGC e dalla sua fondazione nel FC, ha ricoperto per anni incarichi di rappresentanza degli studenti all'Università di Roma "La Sapienza". È autore di diversi articoli per il giornale della gioventù comunista, Senza Tregua. Collabora con L'Ordine Nuovo su argomenti di politica e attualità.

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