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Home›Rassegna operaia›La logistica futura

La logistica futura

Di Massimo Pedretti
21/04/2020
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Magazzino

Mentre ci si appresta a capire come sarà la fase due, in alcuni settori lavorativi la fase è sempre la stessa, quella dello sfruttamento.

La logistica, sospinta dalla crescita dell’e-commerce nel periodo di reclusione forzata[1], non ha avuto soste, non ha sentito crisi, non ha fermato per un attimo la sua produzione.  I fatturati alle stelle delle multinazionali del settore stridono tuttavia con i salari dei lavoratori che in questo mese si trovano a fare i conti con stipendi dimezzati per essere stati messi in cassa integrazione, mentre i colleghi che rimanevano sul posto di lavoro si rendevano man mano conto che quel calo di lavoro previsto non c’era e anzi di giorno in giorno il lavoro aumentava, facendo diventare il mese di Marzo e poi quello di Aprile un vero e proprio incubo nei magazzini della logistica alimentare, come in quelli dei corrieri espressi diventati all’improvviso l’ultimo miglio del consumismo sfrenato che non si è arrestato neanche in questo periodo.

Le previsioni, le rassicurazioni, i proclami del governo non hanno minimamente sfiorato il settore. Nonostante la logistica sia uno tra i settori più combattivi, non c’è stata nessuna garanzia per i lavoratori, con due operai morti di COVID-19 nell’ultima settimana, nessuna priorità ai fantomatici beni di prima necessità, la conferma invece che in questa nazione tutto ciò che fa profitto viene considerato bene di prima necessità e quindi largo agli acquisti più fantasiosi, con nessun riguardo nemmeno nei confronti di chi, costretto a chiudere la propria attività commerciale, ha visto il suo mercato trasferirsi sul commercio virtuale.

Lavoratore logisticaMa se questo settore è primario, se i suoi lavoratori sono necessari, è giunto il momento di trattarli come tali. Perché questa crisi ha fatto scoprire i vantaggi del commercio virtuale anche a chi per età o attitudine non c’era mai entrato in contatto e che nel futuro immediato, tra paure e distanziamento sociale, continuerà ad usufruirne gravando su un settore che solo negli ultimi anni è riuscito faticosamente ad acquisire diritti per i lavoratori che lo compongono. Per questo è necessario oggi organizzare la lotta per avere un peso nella ripresa, per far sì che il futuro prossimo non costituisca un arretramento di un decennio in termini di diritti per i tanti protagonisti che ne creano col sudore la ricchezza. Per farlo è necessario riconsiderare ogni aspetto a partire da quello della sicurezza, troppo spesso accantonato, troppo spesso sottovalutato anche in questo periodo di estrema emergenza in cui il sistema sanitario non riesce a garantire la mappatura dei contagi, figuriamoci il controllo sulla sicurezza sanitaria dei posti di lavoro.

Questa emergenza ci ha posti di fronte ad un nemico nuovo per cui non è più ipotizzabile un futuro in cui i magazzini siano enormi cattedrali nel deserto in cui convivano ammassati centinaia di addetti, serve una rimodulazione degli spazi, ma anche degli orari, dei turni di lavoro, servirà alzare la voce con prepotenza nei confronti dei padroni e urlare con forza che i lavoratori non sono più disposti a piegarsi ai tempi e ai numeri di un mercato sempre più folle, che impone consegne sempre più rapide e condizioni di lavoro governate dai clic ossessivi sulle varie piattaforme digitali.

Servirà un intervento sull’intensità e sui carichi di lavoro in un settore in cui in dieci anni orari e volumi sono quadruplicati a dispetto delle retribuzioni, ferme al palo da troppi anni, con aumenti minimi e assolutamente non in linea con l’incidenza sempre più alta del lavoro.

Ma sarà fondamentale a livello politico educare un popolo schiavo dell’accumulo ad un approccio diverso alle nuove possibilità che la tecnologia offre, un approccio critico, che tenga conto del fatto che dietro le offerte, gli sconti e le consegne rapide e gratuite c’è il sudore di migliaia di lavoratori che singolarmente pagano sulla propria pelle quello che l’utente finale percepisce come gratuito, veloce, conveniente.

Il compito dei comunisti dovrà essere anche quello di informare, denunciare, portare a conoscenza di chi utilizza queste nuove forme di acquisto cosa c’è dietro la comodità di un clic e la rapidità di avere un prodotto tra le mani in poche ore.  Anche con questo tipo di controinformazione saremo in grado di costruire un sostegno ai lavoratori quando presto faranno nuovamente sentire la propria voce e incroceranno le braccia per rivendicare ciò che gli spetta.

[1] Coronavirus ed e-commerce: boom delle vendite online (La Stampa, 19/03/2020)

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Massimo Pedretti

45 anni, militante comunista e sindacalista. Dopo anni di lotte e esperienze lavorative, lavora come corriere e viene eletto rappresentante sindacale dai suoi colleghi. Oggi da sindacalista si occupa del settore della logistica e trasporti nel Lazio. Collabora con L'Ordine Nuovo nella rubrica Rassegna Operaia.

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