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Home›Copertina›L’“Europa di pace” trascina un mondo sempre più armato verso la guerra

L’“Europa di pace” trascina un mondo sempre più armato verso la guerra

Di Lorenzo Vagni
08/05/2025
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Da ormai decenni i politici dei principali partiti dell’arco parlamentare borghese hanno fatto proprio il mantra dell’Unione Europea come baluardo e garanzia di pace e cooperazione tra i popoli. Queste frasi ripetute meccanicamente venivano pronunciate mentre i paesi membri dell’UE (e della CEE, di cui è la diretta derivazione) si macchiavano dei peggiori crimini, tra cui il colonialismo[1], la destabilizzazione, la preparazione di colpi di Stato, interventi militari e vere e proprie guerre contro paesi non allineati agli interessi dei propri monopoli: dalla Jugoslavia, alla Libia, alla Siria, e oggi all’Ucraina, solo per citare alcuni esempi recenti certamente non esaustivi. Se la retorica circa una presunta “Europa di pace” è una menzogna facilmente smentibile in qualsiasi periodo storico la si sia pronunciata, questa narrazione ipocrita crolla ulteriormente nella fase di inasprimento delle tensioni inter-imperialistiche che viviamo oggi.

Nel mese di aprile 2025, l’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (SIPRI) ha pubblicato un nuovo rapporto circa l’andamento della spesa militare nel mondo[2], da cui emerge come l’Europa sia stata uno dei principali motori dell’aumento globale delle spese militari. Qui di seguito i dati elaborati dal SIPRI:

Posizione Paese Spesa 2024
(miliardi di dollari)
Variazione (%) Spesa militare in % del PIL Quota della spesa militare mondiale (%), 2024
2024 2023 2023-2024 2015-2024 2024 2015
1 1 Stati Uniti 997,0 5,7 19 3,4 3,5 37,0
2 2 Cina [314] 7 59 [1,7] [1,8] [12]
3 3 Russia [149] 38 100 [7,1] [4,9] [5,5]
4 7 Germania 88,5 28 89 1,9 1,1 3,3
5 4 India 86,1 1,6 42 2,3 2,5 3,2
Subtotale top 5 1.635 .. .. .. .. 60,0
6 6 Regno Unito 81,8 2,8 23 2,3 2,0 3,0
7 5 Arabia Saudita [80,3] 1,5 -20 [7,3] [13] [3,0]
8 8 Ucraina 64,7 2,9 1251 34,0 3,8 2,4
9 9 Francia 64,7 6,1 21 2,1 1,9 2,4
10 10 Giappone 55,3 21 49 1,4 0,9 2,0
Subtotale top 10 1.981 .. .. .. .. 73
11 11 Corea del Sud 47,6 1,4 30 2,6 2,4 1,8
12 14 Israele 46,5 65 135 8,8 5,4 1,7
13 16 Polonia 38,0 31 159 4,2 2,1 1,4
14 12 Italia 38,0 1,4 45 1,6 1,2 1,4
15 13 Australia 33,8 1,9 25 1,9 2,0 1,2
Subtotale top 15 2.185 .. .. .. .. 80
16 15 Canada 29,3 6,8 38 1,3 1,2 1,1
17 19 Turchia 25,0 12 110 1,9 1,8 1,0
18 17 Spagna 24,6 0,4 35 1,4 1,3 0,9
19 21 Paesi Bassi 23,2 35 111 1,9 1,1 0,7
20 20 Algeria 21,8 12 69 8,0 5,6 0,7
21 18 Brasile 20,9 -0,4 14 1,0 1,4 0,7
22 24 Messico 16,7 39 129 0,9 0,5 0,6
23 22 Taiwan 16,5 1,8 48 2,1 1,9 0,5
24 26 Colombia 15,1 14 35 3,4 3,1 0,5
25 23 Singapore 15,1 3 32 2,8 3,0 0,4
26 28 Svezia 12,0 34 113 2,0 1,1 0,4
27 25 Indonesia 11,0 -0,4 31 0,8 0,9 0,4
28 27 Norvegia 10,4 17 79 2,1 1,5 0,4
29 29 Pakistan 10,2 -5,1 -0,7 2,7 3,2 0,4
30 30 Danimarca 10,0 20 154 2,4 1,1 0,3
31 39 Romania 8,7 43 143 2,3 1,5 0,3
32 32 Belgio 8,6 7,4 58 1,3 0,9 0,3
33 34 Grecia 8,0 11 45 3,1 2,5 0,3
34 33 Iran 7,9 -10 21 2,0 2,6 0,3
35 31 Kuwait 7,8 -2,6 10 4,8 5,0 0,3
36 36 Finlandia 7,0 16 73 2,3 1,5 0,3
37 35 Svizzera 6,7 3,1 26 0,7 0,7 0,2
38 44 Repubblica Ceca 6,5 32 129 1,9 0,9 0,2
39 40 Iraq 6,2 4,4 -41 2,4 5,4 0,2
40 43 Filippine 6,1 19 67 1,3 1,1 0,2
Subtotale top 40 2.521 .. .. .. .. 93
MONDO 2.718 9,4 37 2,5 2,3 100

 

La spesa militare mondiale è salita a 2718 miliardi di dollari nel 2024, segnando un incremento del 9,4%. Si tratta del più rapido aumento annuale dal 1988, ossia dalla fine della Guerra Fredda. È il decimo anno consecutivo di crescita, e non si tratta più solo delle grandi potenze: oltre 100 Paesi hanno aumentato i propri bilanci per la difesa. Una tendenza generalizzata, trasversale, che si estende su scala mondiale. Il carico militare globale – ovvero la quota del prodotto interno lordo (PIL) mondiale destinata alla spesa militare – è salito al 2,5%, con incrementi record in Europa e Medio Oriente, le due aree segnate dai conflitti in Ucraina e nella Striscia di Gaza.

Dallo studio risulta inoltre come i paesi dell’Europa abbiano speso nel complesso 693 miliardi di dollari in spese militari nel 2024, con un aumento del 17% rispetto al 2023. Questo aumento, che porta il livello di spesa militare in Europa oltre quello della fine della Guerra Fredda, è nettamente superiore alla media mondiale, che si attesta al 9,4% di aumento tra il 2023 e il 2024, e dimostra come l’UE (di cui fanno parte molti dei principali paesi europei) non solo non rappresenti una garanzia di pace per i suoi popoli, ma sia al contrario un attore primario della corsa al riarmo globale e dello scivolamento del mondo verso la guerra imperialista generalizzata. Questo contributo tutt’altro che positivo è destinato ad aumentare una volta che sarà pienamente applicato ReArm Europe, in virtù del quale la spesa bellica di tutti gli Stati membri dell’UE dovrebbe raggiungere il 3,5% del PIL[3].

Nonostante il paese del continente europeo a investire più in spese belliche sia la Russia (149 miliardi stimati nel 2024), la spesa combinata delle principali potenze militari dell’UE (Germania, Francia, Polonia e Italia) supera questa cifra di oltre 80 miliardi.

Al livello globale, continua ad essere evidente il ruolo di alleanza guerrafondaia della NATO: nel 2024 la spesa militare complessiva dei 32 paesi euroatlantici ha raggiunto il 55% della spesa militare globale, vale a dire 1506 miliardi di dollari (in aumento dell’8,9% rispetto al 2023 e del 31% rispetto al 2015). Tra questi, 454 miliardi vanno attribuiti ai paesi europei membri dell’alleanza, ossia il 30% della spesa complessiva NATO, in aumento rispetto al 28% dell’anno precedente. In media, i paesi aderenti alla NATO hanno aumentato la spesa militare del 16% rispetto al 2023. Tali cifre inerenti gli investimenti bellici sembrano destinate ad aumentare ulteriormente alla luce delle recenti proposte di aumento al 5% della spesa nella difesa dei paesi aderenti alla NATO[4].

L’Italia gioca un ruolo da protagonista nella scena internazionale, rappresentando il 14° paese al mondo per spesa militare. Nonostante ad oggi l’Italia sia uno dei paesi europei e occidentali che spende percentualmente meno nella difesa con riferimento al PIL[5], il governo Meloni punta a raggiungere, per poi superare, il livello del 2% per le spese belliche[6][7]. Una precisa scelta che senz’altro graverà sulle condizioni di vita degli strati popolari nel nostro paese.

Quando partiti borghesi, intellettuali asserviti e media complici dei crimini degli imperialisti parlano di difesa dei “valori occidentali”, della democrazia e della pace va ricordato come UE, NATO e tutte le principali potenze capitalistiche europee siano pienamente integrate (anzi, tra i principali promotori) nei processi di un mondo che si arma sempre di più e che, pronto a tutto pur di garantire il mantenimento dei privilegi della classe dominante, scivola verso il baratro.

Le crescenti contraddizioni tra le principali potenze capitalistiche globali faranno certamente sì che le già astronomiche cifre che tutti gli Stati del mondo destinano alla guerra aumenteranno ulteriormente, mentre per garantire finanziamenti alle politiche guerrafondaie andranno avanti i tagli alla spesa sociale, ai diritti sul lavoro e si intensificherà il livello di sfruttamento dei lavoratori proprio in nome dello sforzo bellico. La storia insegna[8] che sarà la classe operaia e la grande maggioranza dei popoli di ogni paese coinvolto a pagare le conseguenze di una probabile guerra generalizzata, a meno che gli stessi popoli non si mobiliteranno per rovesciare le borghesie e i loro piani di morte. 

Proprio per questo, l’organizzazione del movimento operaio-popolare contro i piani di guerra dev’essere all’ordine del giorno, pena la condanna a morte di milioni o miliardi di persone nello scacchiere degli interessi dei capitalisti.

Note

[1]: Non va infatti dimenticato come nel 1957, all’atto della stipula dei Trattati di Roma che istituirono la CEE, ben 4 paesi fondatori (Belgio, Francia, Italia e Paesi Bassi) possedevano colonie, e a questi poi se ne sarebbero aggiunti altri.

[2]: TRENDS IN WORLD MILITARY EXPENDITURE, 2024, Sipri.org.

[3]: Per approfondire: “ReArm EUROPE” – Strumento multiuso di guerra contro i popoli, Lordinenuovo.it, 30 marzo 2025.

[4]: Nato: obiettivo al 5% del Pil, 3,5% difesa classica e 1,5% nuove sfide, Tgcom24.mediaset.it, 7 maggio 2025.

[5]: Spendiamo troppo o troppo poco per le nostre Forze Armate?, Ilpost.it, 10 febbraio 2024.

[6]: Il dono di Meloni al gangster Trump: spesa militare al 2% del Pil, Ilmanifesto.it, 15 aprile 2025.

[7]: 2% del Pil in Difesa, Meloni: “Lo dico da patriota, la libertà non ha prezzo”, Stream24.ilsole24ore.com, 7 maggio 2025.

[8]: Si riporta qui a titolo di esempio il discorso pronunciato da Alessandro Barbero alla manifestazione di Roma dello scorso 5 aprile, pur non essendo condivisibili le posizioni dei partiti e degli esponenti politici promotori di quella piazza, i quali sono stati in più occasioni oggetto di profonde critiche da parte del nostro giornale.

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Lorenzo Vagni

Lorenzo Vagni, classe 1993, laureato in Ingegneria Elettronica. Militante comunista dal 2015 nel FGC e dalla sua fondazione nel FC, ha ricoperto per anni incarichi di rappresentanza degli studenti all'Università di Roma "La Sapienza". È autore di diversi articoli per il giornale della gioventù comunista, Senza Tregua. Collabora con L'Ordine Nuovo su argomenti di politica e attualità.

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