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Politica
Home›Politica›Non chiamateli traditori

Non chiamateli traditori

Di Tiziano Censi
10/04/2020
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Gualtieri

La categoria del tradimento può applicarsi a coloro i quali vengono meno alla lealtà nei confronti di un gruppo di appartenenza, nei confronti di un legame con una persona o un gruppo di persone tradendo le aspettative o la fiducia riposta, sposando gli interessi o le prerogative di un gruppo rivale, avversario o nemico. Si viene meno al sostegno di un proprio alleato sposando la causa del nemico. Questo è il succo del tradimento.

In ambito militare può tradirti un battaglione del tuo esercito, non potrai mai essere tradito da uno dell’esercito nemico, in ambito amoroso si viene traditi dal proprio partner non certo da quello del proprio amico.

E allora, sarebbe un errore considerare Gualtieri, che ieri ha trovato un accordo per l’utilizzo del MES per l’emergenza sanitaria, un traditore. Non sto, ovviamente, dicendo che l’accordo raggiunto in eurogruppo sarà favorevole alle classi popolari europee. Anzi: il MES è uno strumento che le classi dominanti utilizzeranno contro i lavoratori e le classi popolari, come tutte le politiche europee che sono state approvate in questi anni. Le politiche europee di questi anni, la stessa costituzione dell’Unione Europea, sono nemici dei lavoratori e delle classi popolari perché rappresentando in modo diretto gli interessi del grande capitale.

La trattativa a cui abbiamo assistito in questi giorni tra i paesi della zona euro era volta ad individuare gli strumenti più convenienti a ciascun gruppo nazionale per affrontare la crisi economica che inevitabilmente seguirà la crisi sanitaria. Il sottinteso di tutte le misure proposte, comune a tutti gli stati europei, richiesto perfino da chi fino a ieri sosteneva con maggiore enfasi le politiche di rigore ed equilibrio sui bilanci, è che i costi economici delle imprese ricadano sui bilanci statali, che si facciano manovre a debito e si collettivizzino le perdite. Su questa linea si sono esposti tutti i principali attori, e persino l’ex Presidente della BCE Mario Draghi. In un attimo la maggioranza degli alfieri del neoliberismo si è immediatamente riscoperta a favore di un massiccio intervento pubblico di sostegno diretto alle grandi imprese. D’altronde non si tratta di un fatto nuovo, ma di una circostanza che si ripete in ogni congiuntura di crisi economica. Lo stesso Marx, quasi duecento anni fa, scrisse: “il patrimonio dell’intera società che il governo rappresenta, dovrebbe ripianare le perdite dei capitalisti privati. Questo genere di “comunismo” in cui la reciprocità è assolutamente unilaterale, esercita una certa attrattiva sui capitalisti europei”. Ciò che si discute nelle sedi europee sono semplicemente – si fa per dire – le quote nazionali di questo ennesimo sacrificio richiesto alle classi popolari, e parallelamente le quote del guadagno che i rispettivi monopoli bancari e industriali trarranno dagli accordi.

Il MES è un meccanismo negativo per le classi popolari di tutta l’Unione Europea. Ma è anche il terreno dove si gioca un enorme scontro tra settori capitalistici nazionali. Non è un caso che l’intera classe politica italiana – governo e opposizione – abbia espresso a vario titolo un giudizio negativo sul MES, perché negativo era anche il giudizio della Confindustria e della maggioranza delle imprese italiane, che propende per la soluzione degli eurobond.

BocciaNon è neppure un caso che in questo pressing, il testo finale dell’accordo è stato una sintesi degli interessi contrapposti, ricevendo anche il plauso di Confindustria. Proprio oggi il Presidente degli industriali Boccia ha dichiarato: «La consapevolezza in chiave europea, comincia a dare un primato alla politica europea. Qui serve sia il MES senza condizioni che gli eurobond perché abbiamo 3 fasi: garantire la liquidità alle imprese, cominciare a pensare a come riaprire compatibilmente con le indicazioni scientifiche, e compensare con una forte operazione di investimenti pubblici europei». Boccia si è anche sbilanciato dando un voto positivo all’accordo siglato dal Governo. «Darei un 7 – ha detto Boccia –  intanto comincia a esserci una consapevolezza in chiave europea, occorre avere chiaro di combattere due guerre: una al virus e l’altra evitare che la recessione che subiremo non diventi addirittura depressione».[1]  Non è un caso infine, che subito dopo la firma dell’accordo, il Governo italiano abbia rilanciato sugli eurobond facendo propria la stessa identica visione della Confindustria.

In questi giorni il nostro giornale analizzerà nel dettaglio le misure prese sia a livello europeo che nazionale, che nella sostanza ricalcano le stesse linee guida di difesa delle imprese che si discutono anche ai tavoli internazionali.

Alla luce di tutto questo, non si può definire quello del governo un tradimento perché Conte, Gualtieri e compagnia hanno sempre giocato nella squadra avversaria, ossia dalla parte del grande capitale. La Confindustria ha dato disco verde all’accordo, e il Governo lo ha firmato. Il Governo italiano gioca nella squadra in cui giocano tutti i governi europei che certamente si confrontano cercando di spostare l’ago della bilancia ciascuno verso i propri interessi nazionali, ma questi interessi sono quelli delle borghesie nazionali di ciascun paese, mai delle classi popolari europee, che al massimo ricevono le briciole di un accordo più favorevole strappato dalla propria borghesia nei confronti di quella di un altro paese.

L’idea del tradimento invece, finisce per confondere i piani e prestarsi all’idea comune che il governo stesse contrattando per l’Italia, che abbia tradito l’Italia. Si presta in questo modo il fianco ad una visione interclassista che fa sponda alla retorica del siamo tutti sulla stessa barca. Si asseconda l’idea che, magari, un governo più coraggioso sarebbe riuscito a portare a casa un risultato migliore nel confronto con gli altri Paesi. Questo sarebbe il gioco del sostegno alla propria borghesia nella speranza di poter assaporare le briciole, ma a tale gioco le regole le fanno i padroni e danno anche le carte. Noi a questo tavolo non ci sediamo.

Il governo non ha tradito, ha sempre giocato per la squadra avversaria. Se si accetta la categoria del tradimento per descrivere l’atteggiamento del Governo, si accetta implicitamente che l’oggetto del tradimento sia l’Italia, quindi la comunità nazionale intesa nel suo complesso, come entità unica al cui comando siedono i rappresentanti delle classi dominanti. Al tradimento può inneggiare la destra italiana, come sta facendo in queste ore, che ha come riferimento l’ottica interclassista e nazionalista. Utilizziamo le nostre categorie che hanno come riferimento le classi sociali, in cui chi siede oggi al Governo del Paese rappresenta gli interessi delle classi dominanti. Sono nemici dei lavoratori e delle classi popolari, non traditori, perché non hanno mai giocato nella nostra squadra.

[1] https://www.ilsole24ore.com/art/boccia-servono-sia-mes-sia-eurobond-ADNqHUJ

TagconfindustriacoronaviruscrisigovernoimpreseMESrecessioneunione europea
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Tiziano Censi

Nato a Roma nel 1993, laureato in Scienze Politiche. È stato responsabile organizzazione del FGC ed è membro dell'Ufficio Politico del Fronte Comunista. Collabora con L'Ordine Nuovo su argomenti di politica e cultura.

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