L'Ordine Nuovo

Menu superiore

Menu principale

  • Rassegna operaia
  • Capitale/lavoro
  • Classe e partito
  • Internazionale
    • Notizie dal mondo
    • Imperialismo
    • Vita politica internazionale
  • Politica
  • Terza pagina
    • Film e TV
    • Libri
    • Musica
    • Pillole di storia
    • Storia di classe
    • Manifesti
  • Tribuna
  • Speciali
    • Centenario PCdI
    • Lenin 150
    • Rivista Comunista Internazionale

logo

L'Ordine Nuovo

  • Rassegna operaia
  • Capitale/lavoro
  • Classe e partito
  • Internazionale
    • Notizie dal mondo
    • Imperialismo
    • Vita politica internazionale
  • Politica
  • Terza pagina
    • Film e TV
    • Libri
    • Musica
    • Pillole di storia
    • Storia di classe
    • Manifesti
  • Tribuna
  • Speciali
    • Centenario PCdI
    • Lenin 150
    • Rivista Comunista Internazionale
  • Finanziaria 2026: il nuovo regalo di Natale alle imprese

  • No signora Dureghello, non siamo antisemiti

  • Le lacrime di coccodrillo di Emanuele Fiano. Una risposta ragionata

  • Vita politica internazionale – Quarantacinquesimo numero

  • Oltre le armi: la NATO e la battaglia per menti e coscienze

  • Il mondo si sta fascistizzando — il capitale stringe i bulloni

  • Dichiarazione del Consiglio Mondiale della Pace (WPC) riguardo al “Piano di pace statunitense” per la Palestina

  • Il piano di Trump per Gaza e il business della morte

  • Legge di bilancio 2026: economia di guerra e regali ai padroni

  • Vita politica internazionale – Quarantaquattresimo numero

Rassegna operaia
Home›Rassegna operaia›Padova, specializzandi in sciopero contro accuse su diffusione Covid

Padova, specializzandi in sciopero contro accuse su diffusione Covid

Di Redazione
04/05/2020
2236
0
Condividi:

Piuttosto curiosa la teoria recentemente espressa da Daniele Donato, direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera di Padova, secondo cui gli specializzandi avrebbero favorito la diffusione del contagio da Coronavirus “nei momenti di socializzazione al di fuori dell’area assistenziale”: il dirigente, parlando durante un webinar riferito alla chirurgia plastica in libera professione – dunque che nulla aveva a che fare con l’attuale situazione epidemica – ha inteso definire gli interns dell’ospedale patavino “i soggetti che nel momento in cui si inseriscono nell’ospedale creano maggior pericolo”.

Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto, ha detto che tali parole potevano forse essere state causate “da fretta, da stanchezza, da tempeste mentali ad alta voce”, ritenendo comunque necessarie delle pubbliche scuse che sono arrivate da parte del direttore Donato, dopo le proteste dell’Ordine dei medici e delle associazioni degli specializzandi; ci chiediamo, invece, se affermazioni del genere non servano a coprire altri “buchi” nella sicurezza dell’ambiente ospedaliero, che sono magari dipesi da tutt’altro genere di necessità: in ogni caso gli specializzandi padovani, che a partire da domani hanno annunciato uno sciopero delle prestazioni non essenziali, le hanno definite “patetiche e insufficienti”.

L’Ordine Nuovo hapotuto parlare con i lavoratori dell’ospedale di Padova. I medici ci raccontano che dallo scoppio dell’epidemia a fine febbraio le attività ordinarie sono continuate per una settimana abbondante seguendo le procedure standard, in attesa di disposizioni da parte dei vertici dell’azienda ospedaliera – compreso dunque il mancato spostamento di tutti gli interventi non urgenti. In quei giorni le “procedure standard” presumevano fino a prova contraria che i pazienti (tranne, ovviamente, quelli ricoverati nel reparto di malattie infettive o in rianimazione) non fossero infetti, e che quindi per assisterli non si prevedesse la distribuzione di DPI al personale preposto: questo pur sapendo che molte delle attività ordinarie (spesso eseguite direttamente dagli specializzandi) fossero fin da quei giorni a rischio di creazione di aerosol (le “droplets”, o goccioline, individuate come principale veicolo del contagio da Coronavirus).

Gli specializzandi di Padova, impiegati nello svolgimento delle attività ospedaliere ordinarie, sono stati potenzialmente esposti al rischio di contagio senza DPI per più di una settimana, in attesa che i vertici dell’AO padovana interrompessero il flusso ordinario di attività sanitaria.

Quando poi sono stati modificati i protocolli e inseriti i “reparti Covid”  molti specializzandi hanno scelto di prestarvi servizio su base volontaria, favoriti anche dalla riduzione delle attività ordinarie – ad esempio, specializzandi di pediatria o di medicina interna sono stati dirottati verso le malattie infettive. Sono stati comunque assunti specializzandi ulteriori con contratti a tempo determinato, per sopperire alla carenza di specialisti: grazie alla presenza di questi giovani medici l’azienda ha potuto evitare di assumere ex novo un gran numero di specialisti. Ancora: le quantità di DPI distribuite sono state insufficienti per tutto il personale, soprattutto per i sanitari che operavano con pazienti non Covid e che però eseguivano comunque procedure ad alto rischio; e ciò ha sottoposto medici e personale sanitario al pericolo di non essere sufficientemente tutelati dall’infezione. Non serve accennare allo stress a cui specializzandi e medici erano già comunque caricati grazie ai turni lunghissimi a cui erano tutti sottoposti, senza interruzioni di sorta per mangiare o per andare in bagno, in quanto liberarsi della “bardatura” di protezione prevede la sostituzione integrale della stessa, impensabile in mancanza di scorte sufficienti.

In sostanza, gli specializzandi di Padova, come in molte altre aziende ospedaliere del paese, sono di norma trattati come le ultime ruote del carro. Se la dirigenza ospedaliera è tanto preoccupata degli spazi comuni in cui gli specializzandi “socializzerebbero in maniera indebita” potrebbe preoccuparsi di dotarli di apposite e ampie stanze per mangiare nel rispetto delle distanze di sicurezza, visto che gli specializzandi, come d’altronde gli strutturati, spesso si prendono qualche minuto di pausa in spazi molto piccoli e a contatto ravvicinato.

Il tutto ovviamente si inserisce in in una situazione già compromessa dal punto di vista del personale.

In un quadro nazionale in cui dal 2009 al 2016 abbiamo perso 9 mila medici, e in cui entro il 2028 perderemo oltre 47mila specialisti, di cui mille chirurghi entro il solo 2020, il SSN poggia pesantemente sulle spalle degli specializzandi, che in molti casi (e Padova non fa eccezione) garantiscono il funzionamento di interi reparti, spesso sostenendo orari che vanno ben aldilà delle 38 ore – didattica inclusa – previste dal contratto di formazione specialistica secondo l’art. 37 del Dlgs 368/99: non è raro che si arrivi al doppio della cifra indicata.

Questo surplus di ore, senza tralasciare il sovraccarico di stress cui sottopone gli specializzandi, da un punto di vista economico non viene valutato come “straordinario”, non essendo questo contemplato in un contratto con caratteristiche tipiche della borsa di studio. Inoltre, Toscana ed Emilia Romagna sono ad oggi le uniche regioni in cui gli specializzandi sono stati inclusi nel contributo economico previsto per gli operatori sanitari coinvolti nell’emergenza Coronavirus. In tutte le altre regioni – Veneto compreso – gli specializzandi risultano ad oggi esclusi, sebbene si trovino in prima linea a fianco degli altri operatori sanitari.

In questo bel contesto, insomma, i giovani medici vengono pure bollati come pericolosi per l’ospedale che, senza di loro, non durerebbe un giorno. In una situazione di sfruttamento, precarietà, pericolo di contagio e mancato riconoscimento economico dei propri sforzi, nonostante la professionalità e l’impegno profuso da questi ragazzi è inaccettabile che essi vengano addirittura bollati di assumere atteggiamenti infantili e pericolosi per i colleghi e per le strutture sanitarie in cui essi operano, soprattutto se tali accuse servono a individuare il capro espiatorio utile a distogliere l’attenzione da responsabilità di ben altro spessore.

 

TagCOVID-19padovasanitàscioperoservizio sanitario nazionalespecializzanditagli
Articolo precedente

Competizione imperialista e problema ambientale

Articolo successivo

Musica popolare e militanza di classe: intervista ...

0
Condiviso
  • 0
  • +
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0

Redazione

Articoli correlati Altri articoli dell'autore

  • legge di bilancio 2025
    Politica

    La legge di bilancio 2025 e la sua natura di classe

    09/01/2025
    Di Domenico Cortese
  • Politica

    Chi governerà la crisi sociale? 1/2

    11/04/2020
    Di Alessandro Mustillo
  • Rassegna operaia

    Resistere all’attacco e contrattaccare: parola ai lavoratori della logistica

    07/04/2020
    Di Massimo Pedretti
  • Alphabet Workers Union
    Capitale/lavoro

    Alphabet Workers Union: da “Don’t Be Evil” a “Reclaim your Power!”

    15/02/2021
    Di Redazione
  • Salvini e Fontana
    Politica

    Verso la riapertura in Lombardia. I problemi della fase 2

    16/04/2020
    Di Roberto Ferraro
  • Per quanto non sia più il centro della pandemia e vi siano paesi (come gli Stati Uniti o il Brasile) dove il contagio rimane tutt’ora molto alto, l’Europa non ha passato un bel Ferragosto. Se Francia e Spagna si ritrovano con circa 3000 casi COVID giornalieri a testa e la Germania oscilla fra sopra o sotto i mille casi negli ultimi giorni, l’Italia si ritrova in una situazione migliore, ma quanto per molto ancora non si sa
    Politica

    COVID-19 tra movida, turismo e interessi economici

    18/08/2020
    Di Redazione

Ti potrebbe interessare

  • Famiglia Cervi
    Politica

    Revisionismo storico in prima serata il 25 aprile: Gramellini e Veltroni contro i fratelli Cervi

  • Pedro Castillo candidato di Peru Libre
    Notizie dal mondo

    Sulle elezioni presidenziali in Perù

  • Raccolta rifiuti
    Rassegna operaia

    Operatori ecologici: una categoria essenziale abbandonata al suo destino

Leggi anche…

Competizione imperialista e problema ambientale

04/05/2020 | By Redazione
Come la produzione bellica affligge i nostri territori: il caso di Anagni

Come la produzione bellica affligge i nostri territori: il caso di Anagni

03/06/2025 | By Redazione

Lo sviluppo capitalistico e la diffusione delle epidemie

06/04/2020 | By David Tranquilli

“È estate, fa caldo”. La crisi climatica come scelta politica

17/07/2025 | By Domenico Cortese

seguici:

  Facebook  Instagram  Twitter

contattaci:

  Contattaci
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Italia. Possono dunque esserne ripresi altrove i contenuti: basta citarne la fonte. "L'Ordine Nuovo" è un sito web di informazione indipendente e non rappresenta una testata giornalistica ai sensi della legge 62/2001. Qualora le notizie o le immagini pubblicate violassero eventuali diritti d’autore, basta che ci scriviate e saranno immediatamente rimosse.