L'Ordine Nuovo

Menu superiore

Menu principale

  • Rassegna operaia
  • Capitale/lavoro
  • Classe e partito
  • Internazionale
  • Politica
  • Terza pagina
    • Storia di classe
    • Film e TV
    • Musica
    • Libri
    • Pillole di storia
    • Manifesti
  • Tribuna
  • Speciali
    • Lenin 150

logo

L'Ordine Nuovo

  • Rassegna operaia
  • Capitale/lavoro
  • Classe e partito
  • Internazionale
  • Politica
  • Terza pagina
    • Storia di classe
    • Film e TV
    • Musica
    • Libri
    • Pillole di storia
    • Manifesti
  • Tribuna
  • Speciali
    • Lenin 150
Capitale/lavoro
Home›Capitale/lavoro›La fragilità dell’intervento delle banche centrali nella crisi COVID-19

La fragilità dell’intervento delle banche centrali nella crisi COVID-19

Di Domenico Moro
30/06/2020
1369
0
Condividi:
Indici di Borsa

Il mondo sta attraversando la crisi peggiore dal ’29. Recentemente il Fondo monetario internazionale (Fmi) per il 2020 ha disegnato un quadro peggiore di quello che fino ad ora si era ipotizzato. Il Fmi prevede un calo del Pil a livello mondiale del -4,9%, negli Usa del -8% e nell’area euro del -10%, con un picco in Francia, Italia e Spagna di oltre il -12%. Ciononostante, le Borse, dopo aver raggiunto i livelli minimi a marzo, quando la pandemia si è presentata in Europa e Usa, hanno registrato rialzi record nell’ultimo trimestre. L’indice S&P 500 della borsa di Wall Street non realizzava un trimestre con un rialzo così marcato dal 1975 e il Nasdaq dal 1999, in piena euforia da new economy. Il rimbalzo dai minimi di marzo c’è stato in tutte le borse più importanti, da quella di Francoforte (+43,2%), a quella di Tokio (+36%), fino a quella di Milano (+28,4%).

Perché questi rialzi? La ragione sta nella massa di liquidità senza precedenti immessa dalle banche centrali nei mercati finanziari come misure per tamponare la crisi del Covid-19. Negli ultimi tre mesi le prime cinque banche centrali del mondo – la Fed (Usa), la Bce, la banca d’Inghilterra, quella del Giappone e quella del Canada – hanno sparato nel sistema economico l’equivalente del 10% del Pil e si accingono ad arrivare fino al 15-23% entro il 2023.

Nel suo insieme l’aggregato delle banche centrali del gruppo dei dieci (G-10) ha immesso 6 trilioni di dollari dalla metà di gennaio, più del doppio dell’importo registrato durante i due anni di crisi finanziaria tra 2007 e 2008.

In particolare, l’inversione di rotta negli Usa si è avuta dopo il 23 marzo quando la Fed ha annunciato l’apertura di una linea di credito contro la crisi di 2,3 trilioni di dollari. Più di recente la Fed, attraverso il suo presidente Jerome Powell, ha rassicurato che manterrà i tassi d’interesse sul denaro congelati a zero fino al 2022.

Gli investitori istituzionali – dalle banche ai fondi di investimento – si sono gettati su questa liquidità a buon mercato, generando una corsa all’acquisto di titoli di stato, obbligazioni e soprattutto di azioni che ha fatto salire le borse. I mercati finanziari, quindi, scommettono su una ripresa a V dell’economia, che invece è tutt’altro che sicura, visto che la crisi appare ancora più profonda di quanto previsto solo poco tempo fa e il rimbalzo del Pil sperato nel 2021 potrebbe non avvenire, almeno non nella misura prevista. Inoltre, c’è sempre la possibilità di una recrudescenza del virus in autunno.

Il Fmi, nel recente Global Financial Stability Report Update di giugno, non lo dice apertamente, ma l’enorme immissione di liquidità e la crescita delle Borse sta portando alla formazione di una ennesima bolla finanziaria, che non potrà che scoppiare se l’economia, come è probabile, non si riprenderà nei tempi e ai ritmi previsti dagli investitori.

Wall StreetCosì si esprime il Fondo monetario internazionale: “È emersa una disconnessione tra l’ottimismo dei mercati finanziari e l’andamento dell’economia globale. L’atteggiamento rialzista fra gli investitori è basato sulle forti politiche di sostegno, in mezzo a grandi incertezze riguardo alla velocità e all’estensione della ripresa economica.” Questa disconnessione è dimostrata, ad esempio negli Usa, dal contrasto tra la crescita del mercato azionario a fronte del rapido declino dell’indice della fiducia dei consumatori. In sostanza, sempre secondo il Fmi, “La pandemia potrebbe cristallizzare le altre vulnerabilità finanziarie che si sono formate nel passato decennio. (…) In primo luogo, nelle economie sia avanzate sia emergenti, i debiti delle imprese e delle famiglie potrebbero diventare ingestibili per alcuni debitori in serie difficoltà economiche. (…) In secondo luogo, le insolvenze testeranno la resilienza del settore bancario. (…) In terzo luogo, le imprese finanziarie non bancarie e i mercati potrebbero fronteggiare un ulteriore stress.(…) C’è il rischio che le imprese finanziarie non bancarie debbano fronteggiare degli shock nel caso di una grande ondata di insolvenze. (…) In quarto luogo, alcuni mercati emergenti devono far fronte a grandi necessità di rifinanziamento”[1].

In sostanza il pericolo è quello dell’insolvenza a fronte di una esposizione delle banche e degli istituti finanziari facilitata dalla enorme disponibilità di liquidità seguita all’abbassamento del costo del denaro. Il pericolo è tanto maggiore in quanto il sistema bancario è ancora pieno di Npl, crediti non esigibili, derivati dall’ultima crisi del 2007. Il problema è il debito eccessivo delle imprese e delle famiglie, specialmente negli Usa, che, a fronte delle chiusura delle attività e del permanere di un rallentamento della domanda, può diventare insostenibile.

In definitiva, come sostiene Tad Rivelle, capo degli investimenti obbligazionari di Tcw, società di gestione patrimoniale statunitense, “Il coronavirus è stato in fondo il catalizzatore, non la causa delle recenti distorsioni di mercato, la cui vera origine è quasi sempre la stessa: un debito eccessivo in alcuni settori. [Le banche centrali] si trovano ancora una volta a combattere l’incendio che esse hanno fatto divampare.”[2]Dollari USA

Per queste ragioni, il Fmi conclude con la raccomandazione a supportare l’economia reale ma allo stesso tempo richiama le banche centrali a monitorare le vulnerabilità finanziarie e a salvaguardare la stabilità finanziaria.

Il punto, però, è un altro: le banche centrali devono mettere le pezze a un modello di accumulazione capitalistico che non funziona più e che si deve basare sul sostegno artificiale delle banche centrali per andare avanti. La crisi dei mutui è scoppiata nel 2007-2008 quando il sistema dell’economia a credito è crollato. Quello che appare oggi è che, da allora, il sistema si trascina dietro le stesse fragilità, basandosi su un credito che deve essere rifinanziato continuamente, se non si vuole che il sistema crolli.

In sostanza il covid-19 è stato solo l’innesco di una crisi che già aleggiava sull’economia mondiale e che ha le sue radici nella sovraccumulazione cronica di capitale che affligge le maggiori economie mondiali.

La finanziarizzazione dell’economia è solo un’altra faccia di questa situazione. Gli strumenti monetari da soli non possono fare molto se non spostare più in là le conseguenze della crisi. Quello di cui ci sarebbe bisogno, invece, è superare il modo di produzione capitalistico.

_______________________________________

[1] IMF, The Global Financial Stability Report, June 2020.

[2] Maximilian Cellino, Il bazooka delle banche centrali. In tre mesi sparato il 10% del Pil, Il Sole 24 ore, 11 giungo 2020.

Tagbanche centraliborsacovid-19crisidebito
Articolo precedente

Conquistare l’operaio che vota Lega o diventare ...

Articolo successivo

Cinema ritrovato: Il muro di gomma, di ...

17
Condiviso
  • 17
  • +
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0

Domenico Moro

Ricercatore Istat, si interessa di statistiche economiche. Ha scritto numerosi volumi, tradotti nelle più importanti lingue europee, tra cui “La gabbia dell’euro, perché uscirne è internazionalista e di sinistra”, “Globalizzazione e decadenza industriale”, “La terza guerra mondiale e il fondamentalismo islamico”, “Il gruppo Bilderberg, l’élite del potere mondiale”, “Nuovo Compendio del capitale”. Scrive anche su riviste italiane ed estere. Da sempre militante nel movimento comunista italiano, oggi dirige la rivista Laboratorio 21.

Articoli correlati Altri articoli dell'autore

  • IMS Spoleto
    Rassegna operaia

    Fallimento IMS-ISOTTA FRASCHINI: senza esproprio, nessuna ripartenza?

    22/06/2020
    Di Filippo Capponi Brunetti
  • Lavoratore stagionale
    Rassegna operaia

    Lavoratori stagionali: gli eterni discriminati. Bonus in ritardo e zero certezze contrattuali (1/2)

    02/06/2020
    Di Redazione
  • manifestazione sgb
    Rassegna operaia

    Intervista a Massimo Betti di SGB: Il sindacalismo conflittuale e il Fronte unico di Classe

    27/09/2020
    Di Redazione
  • Antonio Gramsci
    Classe e partito

    Contro ogni fatalismo: Antonio Gramsci e la rivoluzione del popolo

    13/10/2020
    Di Redazione
  • Politica

    In Parlamento tutti uniti per l’immunità delle imprese

    07/04/2020
    Di Alessandro Mustillo
  • Covid19 Fase 2 riapertura
    Politica

    Fase 2: nessuna luce in fondo al tunnel

    24/04/2020
    Di Redazione

Ti potrebbe interessare

  • Internazionale

    Cuba: i danni dell’embargo ed i successi del sistema cubano

  • kke piazza syntagma
    Internazionale

    Imponente manifestazione del KKE ad Atene contro il disegno di legge che vieta le manifestazioni di protesta

  • Euro
    Capitale/lavoro

    Lo stato al fianco delle imprese: socializzare le perdite, privatizzare i profitti

Leggi anche…

Luca Zaia Veneto covid-19

Luca Zaia e la malagestione della pandemia in Veneto

12/01/2021 | By Redazione
Karl Marx

Keynesismo e Marxismo a confronto su disoccupazione e crisi

29/12/2020 | By Domenico Moro
Coronavirus

Crisi del neoliberismo e della globalizzazione come manifestazione della crisi del capitalismo. I cambiamenti epocali del post pandemia

17/11/2020 | By Domenico Moro

LO SCIOPERO DEI METALMECCANICI CHE FUNZIONA E LO SCIOPERO GENERALE DA COSTRUIRE

08/11/2020 | By Redazione

seguici:

    

Archivio


Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Italia. Possono dunque esserne ripresi altrove i contenuti: basta citarne la fonte.

"L'Ordine Nuovo" è un sito web di informazione indipendente e non rappresenta una testata giornalistica ai sensi della legge 62/2011. Qualora le notizie o le immagini pubblicate violassero eventuali diritti d’autore, basta che ci scriviate e saranno immediatamente rimosse.
Questo sito web utilizza cookie per migliorare l'esperienza dei visitatori. Se non sei d'accordo, puoi scegliere di rifiutare l'utilizzo dei cookie.ImpostazioniACCETTO
Privacy & Cookies Policy

Panoramica

Questo sito web utilizza i cookie per migliorare l'esperienza di navigazoine. Alcuni di questi cookie sono necessari per il le funzionalità di base dei sito web. Utilizziamo anche cookie di terze parti che ci consentono di analizzare e comprendere come utilizzi il nostro sito. Questi cookie verranno salvati nel tuo browser solo se acconsenti. Puoi rifiutare l'utilizzo dei cookie. In questo caso, la tua esperienza di navigazione potrebbe non essere ottimale.
Necessario
Sempre attivato

I cookie necessari sono essenziali per il corretto funzionamento del sito web. Questa categoria comprende soltanto cookie che assicurano le funzionalità di base e la sicurezza del sito. Tramite questi cookie non vengono salvati dati personali.

Non necessario

Tutti i cookie che non sono strettamente necessari per il funzionamento del sito e sono utilizzati in modo specifico per raccogliere dati personali attraverso analisi, annunci e altri contenuti incorporati sono definiti come non necessari. Il consenso dell'utente è obbligatorio affinché questi cookie possano essere utilizzati sul sito web.