L'Ordine Nuovo

Menu superiore

Menu principale

  • Rassegna operaia
  • Capitale/lavoro
  • Classe e partito
  • Internazionale
    • Notizie dal mondo
    • Imperialismo
    • Vita politica internazionale
  • Politica
  • Terza pagina
    • Film e TV
    • Libri
    • Musica
    • Pillole di storia
    • Storia di classe
    • Manifesti
  • Tribuna
  • Speciali
    • Centenario PCdI
    • Lenin 150
    • Rivista Comunista Internazionale

logo

L'Ordine Nuovo

  • Rassegna operaia
  • Capitale/lavoro
  • Classe e partito
  • Internazionale
    • Notizie dal mondo
    • Imperialismo
    • Vita politica internazionale
  • Politica
  • Terza pagina
    • Film e TV
    • Libri
    • Musica
    • Pillole di storia
    • Storia di classe
    • Manifesti
  • Tribuna
  • Speciali
    • Centenario PCdI
    • Lenin 150
    • Rivista Comunista Internazionale
  • Referendum: una débâcle sulla pelle dei lavoratori

  • Il ruolo di Mærsk nel genocidio israeliano a Gaza e come vettore dell’imperialismo statunitense

  • Vita politica internazionale – Trentacinquesimo numero

  • Rispondere alla crisi abitativa con i pugni chiusi: centralità e trasversalità rivoluzionaria nel movimento per l’abitare

  • Sul ruolo dell’imperialismo nel transfemminicidio e nella LGBT+fobia in Francia e nel resto del mondo

  • Le elezioni in Venezuela, democrazia simulata, una valanga di irregolarità

  • La pretesa di una “Turchia libera dal terrore” e la nostra lotta per una “Turchia libera dallo sfruttamento”

  • “Il giorno dopo” nella Striscia di Gaza è già arrivato: uccisioni, privatizzazione degli aiuti, fame per la popolazione e pulizia etnica

  • Campagne di diffamazione, ghigliottina digitale e terrorismo da tastiera

  • Aumento dell’età pensionabile e condizioni della classe operaia in Danimarca

Film e TV
Home›Terza pagina›Film e TV›Il giorno sbagliato di Derrick Borte, ovvero dell’ordinaria follia dell’America Wasp

Il giorno sbagliato di Derrick Borte, ovvero dell’ordinaria follia dell’America Wasp

Di Alessandro Barile
07/10/2020
2185
0
Condividi:
Il Giorno Sbagliato

Un uomo bianco nel cuore della notte fa irruzione in un’anonima villetta suburbana, uccide i due coniugi e dà fuoco alla casa. Vaga per il resto della notte, e la mattina seguente è immerso nel consueto traffico metropolitano lavorativo alienato. Nel frattempo, una giovane madre dalla vita confusa e dal lavoro precario accompagna il figlio a scuola, tentando di svicolare il solito blocco motorizzato di tangenziali e periferiche grigie anch’esse alienate. Qui si incrociano i due destini. Un colpo di clacson di troppo e l’ammucchio di frustrazioni incrociate frantuma rapporti umani vincolati a una normalità apparente sempre meno sostenibile. L’incipit resiste fino a questo punto, rimane credibile nell’evocare lo sporco sotto il tappeto della comunità wasp nordamericana. Circa venti minuti. Di qui in avanti la storia prende la piega prevedibile del moltiplicarsi di angoscia fasulla, costruita, oramai scollegata da ogni realismo. L’inseguimento tra il wasp man panzone trumpiano in suv e la donna precaria fallita nel lavoro e nelle relazioni deraglia rapidamente nella fantascienza. La donna è braccata, la scia di morte che un allucinato Russell Crowe semina lungo il suo percorso di delirio e autodistruzione è sin da subito prevedibile. Cosa può salvarsi allora in un film come questo?

Il giorno sbagliato

È interessante ragionare di come un certo cinema americano ritorni sempre sugli stessi motivi. Sull’assurdo quotidiano, che si mantiene unicamente come costrutto incollato malamente dalla repressione e dall’autocontrollo sociale, da sogni di gloria sempre meno desiderabili e sempre più prosaici: un telefonino, una busta paga, la possibilità di un mutuo o di una relazione stabile. Quello che negli anni Cinquanta e Sessanta era l’american dream coronato dal successo economico, oggi è mera lotta per la sopravvivenza. Il suv come status politico-sociale, l’anarchismo di fondo come de-responsabilizzazione da ogni obbligo collettivo, la difesa armata del proprio recinto casalingo come ragione di vita.

Siamo nel cuore dell’ideologia americana, e anche della sua distopia. È per questo che tanto cinema hollywoodiano torna sullo stesso tema, sull’impazzimento dell’uomo comune, del “cittadino medio”, del bravo vicino di casa che a un certo punto, dal nulla e per nessun motivo, dà di matto, sconvolge il patto sociale fatto di lavoro e promozione salariale in cambio di autoasservimento.

Qualcuno, a proposito di questo giorno sbagliato, ha parlato di Duel (1971). Anche l’esordio alla regia del ventiquattrenne Spielberg mette in scena la follia anonima e inspiegabile. Davvero immotivata, in questo caso, più subdola, quasi mistica potremmo dire, e perciò più angosciante e indecifrabile. Lungo le strade solitarie di uno Stato del sud, tra Arizona e California, un tranquillo commesso viaggiatore si trova davanti un lento e inquinante e inquietante camion-cisterna. Lo supera, per essere subito dopo superato nuovamente dal tir a sorprendente velocità. Come il gatto con il topo, l’autocisterna rallenta, si fa superare, supera di nuovo, tentando di speronare, buttare fuori strada il tranquillo commesso viaggiatore. Senza un motivo vero, senza che nessuno se ne accorga, segno di una società che ha già messo in conto dell’inevitabile assurdo quotidiano senza però farci i conti. Si scansa, guarda da un’altra parte, fa finta di non vedere, l’importante è portare a casa la giornata, o forse solo la pelle. L’inseguimento sconvolge la vita dell’onesto lavoratore, che invece di escogitare una soluzione per trarsi d’impaccio decide di accettare la sfida. Un po’ scappa, un po’ gioca anche lui, fino all’inevitabile finale di morte e distruzione. C’entra qualcosa questo Duel con il film di Borte? Davvero poco, se non nei motivi di fondo che abbiamo accennato, di una società delirante che si regge su una mimesi di rapporti sociali consueti e in verità ormai rovinati e irrecuperabili. La vera traccia comune è l’impossibile solidarietà, che in Duel è portata alle estreme conseguenze e in questo giorno sbagliato sempre premessa e mai realizzata per cause fortuite. Qualcuno vorrebbe ma non ce la fa, laddove il messaggio di Spielberg rimaneva decisamente più radicale: ognun per sé è il motto di un’America sfasciata, la tua morte è la mia vita e chi s’è visto s’è visto. Decisamente più aderente alla realtà, pur nella sua ambiguità di fondo che aleggia per tutto il racconto.

Un giorno di ordinaria folliaC’è però un altro film che invece si presta alla sovrapposizione di temi e di linguaggi, ed è Un giorno di ordinaria follia, di Joel Schumacher (1993). Dai primi Settanta ai Novanta ad oggi dunque: segno che ciò che non va ricorre insistentemente, e nonostante ciò continua immodificabile. Bill Foster (un grande e, anche qui, allucinato Michel Douglas) è fermo nell’infernale traffico di Los Angeles. Il caldo è opprimente, i lavori in corso fermi come sempre, la miseria sociale ai bordi delle strade replica l’inumanità del traffico paralizzato. Ad un certo punto lascia la sua macchina e prosegue a piedi, senza una meta precisa, ma deciso a rivedere moglie e figlia da cui si è recentemente separato. Lungo il tragitto aggredisce il proprietario di un mini market, litiga con alcuni ragazzi, si ritrova in possesso di una borsa colma di armi da fuoco, e le usa per le più illogiche motivazioni: chiedere un panino in un fast food, sparare a un telefono, aggredire un altro negoziante.

L’illogicità della violenza è il diretto contrappunto dell’illogicità di ciò che la provoca: non c’è una motivazione particolare, specifica; al contrario, c’è una motivazione sociale, impersonale diremmo, che però non può essere rintracciata – men che meno risolta – con l’ordinaria strumentazione del controllo sociale: un po’ di polizia, i servizi sociali, qualche carezza dello Stato assistenziale. Pezzi del problema, non sue soluzioni.

Allora questo giorno sbagliato è un giorno qualsiasi, di ordinaria follia, dove il punto è tutto su quell’aggettivo: ordinario, che ben si presta a qualificare la vita sociale della società anglosassone bianca e protestante, dedita al mantenimento dell’ordine salvo prorompere in altrettanto ordinaria violenza. Il filo rosso è quello di un’America che non può resistere ancora, eppure in qualche modo va avanti. Questa capacità di resistenza – sia essa dovuta alla repressione, al trickle-down economico, al sogno evocato e mai compiuto della realizzazione per arricchimento – sembra sostenersi con sempre maggiore difficoltà. L’esplosione, nell’ultimo decennio, di grandiose lotte di classe del proletariato nero mettono in mostra una società tagliata trasversalmente in più società contrapposte. Ma dentro l’America bianca c’è salvezza? La pacificazione, l’ordinata integrazione dei movimenti di protesta bianchi, ci dicono il contrario. Ci restituiscono l’immagine di una società invecchiata e annichilita, dove la speranza è data dalla distruzione generalizzata delle basi sociali di questo equilibrio.

È da un’altra società, contrapposta frontalmente a quella wasp che accomuna Trump e Ivy League, che prenderà corpo l’alternativa in grado di spezzare i caratteri ordinari della violenza quotidiana nordamericana.

Quello che in Spielberg e Schumacher ancora poteva venir accettato, non può più esserlo in un Borte qualsiasi. Sarebbe il caso di osare, proprio ciò che non fa questo giorno sbagliato.

Tagamerican dreamStati UnitiWASP
Articolo precedente

Lamezia Terme: I tirocinanti della Pubblica Amministrazione ...

Articolo successivo

Lo Stato come leva competitiva del capitale ...

6
Condiviso
  • 6
  • +
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0

Alessandro Barile

35 anni, ricercatore in Storia contemporanea e studioso delle trasformazioni della città globale. Redattore della "Rivista di Studi Politici" e della rivista di Storia della conflittualità sociale "Zapruder", collabora con "il manifesto" e "Le Monde Diplomatique". Tra le sue ultime pubblicazioni, "Il tramonto della città" (Derive Approdi 2019) e, di prossima uscita, "Il secondo tempo del populismo. Sovranismi e lotte di classe" (Momo edizioni 2020).

Articoli correlati Altri articoli dell'autore

  • Notizie dal mondo

    Gli USA impediscono a Cuba di acquistare ventilatori polmonari

    12/04/2020
    Di Redazione
  • Politica

    «Mentre chiudevano gli ospedali cresceva la spesa militare» Intervista al Movimento No Muos

    06/04/2020
    Di Salvatore Vicario
  • Crisi USA
    Capitale/lavoro

    USA, la crisi dell’economia a debito e l’indebolimento del dollaro

    19/10/2020
    Di Domenico Moro
  • Coronavirus
    Capitale/lavoro

    Crisi del neoliberismo e della globalizzazione come manifestazione della crisi del capitalismo. I cambiamenti epocali del post pandemia

    17/11/2020
    Di Domenico Moro
  • Gaza
    Notizie dal mondo

    72 anni dopo la “Nakba” Israele si prepara ad annettere i territori della Cisgiordania occupata

    15/05/2020
    Di Salvatore Vicario
  • Vertice Nato Bruxelles
    Notizie dal mondo

    Trump e l’Open Skies: un nuovo pericoloso episodio della competizione interimperialista

    28/05/2020
    Di Redazione

Ti potrebbe interessare

  • Consorzio Bonifica Trebisacce
    Rassegna operaia

    Tutte le “anomalie” della gestione privatistica dei servizi pubblici: il caso del Consorzio di Bonifica di Trebisacce

  • Vita politica internazionale

    Vita politica internazionale – Decimo numero

  • Sulla risoluzione anticomunista dell'europarlamento. Una confutazione dei miti storici della propaganda borghese
    PoliticaStoria di classe

    Sulla risoluzione anticomunista dell’Europarlamento. Una confutazione dei miti storici della propaganda borghese

Leggi anche…

kke piazza syntagma

Imponente manifestazione del KKE ad Atene contro il disegno di legge che vieta le manifestazioni di protesta

04/07/2020 | By Guido Ricci

Un esempio di repressione anticomunista in Russia

30/11/2020 | By Salvatore Vicario
Lenin

Anticomunismo, autoritarismo e repressione crescono nel mondo capitalista

11/01/2021 | By Daniela Giannini
Pedro Castillo candidato di Peru Libre

Sulle elezioni presidenziali in Perù

15/06/2021 | By Salvatore Vicario

seguici:

  Facebook  Instagram  Twitter

contattaci:

  Contattaci
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Italia. Possono dunque esserne ripresi altrove i contenuti: basta citarne la fonte. "L'Ordine Nuovo" è un sito web di informazione indipendente e non rappresenta una testata giornalistica ai sensi della legge 62/2001. Qualora le notizie o le immagini pubblicate violassero eventuali diritti d’autore, basta che ci scriviate e saranno immediatamente rimosse.