La speranza e la catastrofe del Cile: un bilancio del governo Allende e della sua fine
Lo scorso 11 settembre è ricorso il 50° anniversario del colpo di stato in Cile ad opera delle truppe di Augusto Pinochet e dell’assassinio del presidente deposto dai golpisti, Salvador Allende, membro del Partito Socialista del Cile e leader della coalizione Unità Popolare.
A cinquant’anni dai tragici eventi cileni, proponiamo la traduzione di un articolo prodotto dall’Organizzazione Comunista (KO) della Germania e pubblicato in data 11 settembre 2023 sul sito dell’organizzazione.
Nell’ottica della condivisione delle analisi e della produzione in seno al movimento comunista internazionale, fattore decisivo per la pratica di un reale internazionalismo proletario, riportiamo qui di seguito l’articolo prodotto dai comunisti tedeschi, che può essere un utile strumento anche per le riflessioni nel nostro paese.
Traduzione a cura di Giaime Ugliano
Originale: https://kommunistische.org/geschichte-theorie/chiles-hoffnung-und-chiles-katastrophe/
50 anni dal golpe fascista
Cinquant’anni fa, l’11 settembre 1973, le forze armate cilene guidate dal generale Augusto Pinochet attuarono un colpo di Stato contro il governo di Unidad Popular (Unità Popolare) di Salvador Allende. Il golpe segnò la fine di una fase di profonde riforme e inaugurò un’era di terrore nerissimo.
Il governo Allende è ancora oggi il principale punto di riferimento della sinistra cilena. Molti movimenti e governi, soprattutto in America Latina, vi fanno esplicito riferimento, in Cile stesso, ma anche, ad esempio, il MAS in Bolivia o il PSUV in Venezuela. Il Cile, Allende e l’Unidad Popular sono qui rappresentativi della speranza di compiere passi importanti verso il socialismo attraverso la via parlamentare – nella rappresentazione della SPD, ad esempio, anche in esplicita contrapposizione alle rivoluzioni in Russia o a Cuba. Queste idee riformiste si ritrovano anche in molti comunisti di tutto il mondo. Ad esempio, vediamo una continuità dalla strategia del Partito Comunista del Cile e di Unidad Popular all’attuale programma del DKP (Partito Comunista Tedesco, ndt), che esprime la speranza di poter “formare un governo che rappresenti gli interessi comuni” in un “blocco antimonopolista” con settori della borghesia non monopolista[1].
Tuttavia, il periodo dell’Unidad Popular non fu privo di contraddizioni. Le più grandi miniere di rame furono nazionalizzate e la situazione della classe operaia migliorò sensibilmente grazie alla spesa sociale, alle misure infrastrutturali e a una migliore legislazione del lavoro. Tuttavia, il capitalismo non è stato distrutto. Il capitale cileno non fu attaccato in modo sostanziale, il mercato e il profitto continuarono a regolare la produzione e la classe operaia affidò il potere all’apparato governativo invece di impadronirsene.
Anche 50 anni dopo il colpo di stato fascista, la visione di Allende è per lo più molto romanticizzata e priva di critiche. In questo saggio vogliamo esaminare più da vicino il contesto storico, il comportamento del Partito Comunista del Cile e degli altri comunisti e gli errori centrali dell’Unidad Popular e trarre conclusioni per la strategia di oggi.
Brevi cenni sugli antefatti storici
1800 – 1960
Sebbene l’indipendenza del Cile dal dominio coloniale spagnolo sia considerata completa solo dal 1826, il Paese aveva un governo indipendente dal 1810. Già nel XIX secolo, l’economia cilena si basava principalmente sull’esportazione di prodotti minerari come argento e rame[2]. Fino al 1860 era importante anche la produzione di grano, sostituita dalle moderne coltivazioni negli Stati Uniti e in Argentina. L’argento e il rame erano di grande importanza per l’industria europea, come dimostra, ad esempio, il ruolo centrale del rame cileno per l’industria britannica delle fonderie a partire dal 1827. Il collegamento con il mercato mondiale permise lo sviluppo del capitale bancario in Cile con numerosi istituti di credito, nonché la costruzione e il costante ammodernamento delle infrastrutture di produzione e di trasporto.
La costante scoperta di nuove miniere sul territorio cileno nel corso del XIX secolo – così come lo sviluppo tecnologico che ha reso possibile l’estrazione, ad esempio, di solfuri di rame – ha dato regolarmente impulso allo sviluppo capitalistico. Allo stesso modo, l’esaurimento delle miniere e le crisi del capitalismo portarono a condizioni sempre peggiori per i lavoratori. Con la ripresa economica, nel Paese nacquero le prime industrie orientate al mercato interno: il legame tra miniere e industria esisteva già dalla metà del XIX secolo[3]. L’affermazione di una borghesia in Cile fu accompagnata da rapporti di lavoro capitalistici nelle attività minerarie, mentre in agricoltura prevaleva la tradizionale struttura agraria.
Nel 1870, l’estrazione del rame raggiunse il suo apice, facendo del Cile il più grande esportatore di rame al mondo, mentre le miniere d’argento si esaurirono. Le grandi compagnie statunitensi iniziarono a setacciare l’area lungo la Cordigliera delle Ande alla ricerca di giacimenti da sfruttare su larga scala. Allo stesso tempo, lo Stato iniziò ad assumere un ruolo più attivo nello sviluppo economico per promuovere l’industrializzazione in modo più mirato. In questo modo, la politica di sostituzione delle importazioni[4] e lo sviluppo industriale precedettero la grande crisi economica mondiale del 1930.
Dal 1905, i principali giacimenti di rame in Cile furono sfruttati dal capitale statunitense: alla fine degli anni Venti, la produzione in mano alle società statunitensi rappresentava il 93% della produzione cilena di rame[5]. Gli enormi profitti di queste imprese e i vantaggi di cui godevano in questi giacimenti costituirono naturalmente un problema per le imprese minerarie cilene[6] e per la borghesia cilena nel suo complesso, analogamente a quanto accadde in molti Paesi quando il mondo iniziò a essere diviso. Nei sindacati e tra i socialisti, l’opposizione agli Stati Uniti ebbe una grande eco e le richieste di aumentare le tasse fino a nazionalizzare l’industria mineraria divennero popolari.
Nel frattempo, l’agricoltura era caratterizzata dal dominio delle grandi proprietà terriere e da una rigida gerarchia sociale. Le richieste di riforma agraria, soprattutto per la distribuzione della terra ai contadini senza terra, esistevano fin dall’inizio del XX secolo: questa richiesta aveva avuto un ruolo importante anche nella campagna elettorale presidenziale del Fronte Popolare nel 1938. Tuttavia, questa promessa elettorale non fu mantenuta dal governo del Fronte Popolare. Anche a causa della crescente industrializzazione, centinaia di migliaia di contadini migrarono verso le città, aggravando la crisi emergente dell’economia agricola: di conseguenza, la domanda di cibo non poteva più essere soddisfatta dalla produzione nazionale e negli anni Cinquanta fu necessario importarlo a costi elevati, il che rese nuovamente forte la richiesta di riforma agraria da parte della popolazione.
Il decennio del 1960
Il rappresentante della grande borghesia cilena e poi sostenitore di Pinochet, Montalva, vinse le elezioni del 1964 con l’appoggio della destra, sconfiggendo Allende (che si ricandiderà alle successive elezioni del 1970). Il programma riformista di Montalva di “rivoluzione nella libertà” propose una serie di riforme incentrate su una nuova politica del rame che divenne nota come “cilenizzazione del rame”. Questa misura consentiva la partecipazione dello Stato alla proprietà dell’industria mineraria del rame attraverso una partnership con il capitale straniero[7].
Nel bel mezzo di questo processo, l’aumento del prezzo del rame e gli alti profitti delle imprese statunitensi avevano ravvivato il dibattito pubblico sulla completa nazionalizzazione. Ciò costrinse il governo a prendere una posizione chiara a favore della nazionalizzazione, aprendo la strada alle misure che poi sarebbero state adottate dal governo di Allende. In particolare, si trattava di definire i singoli passi che resero possibile la completa nazionalizzazione dell’industria mineraria del rame entro il 1969.
All’inizio degli anni Sessanta, la pressione per una riforma agraria nell’economia cilena si intensificò notevolmente: fu sostenuta sia in parte dalla Chiesa cattolica, che distribuì le proprie terre tra i contadini, sia in collaborazione con l'”Alleanza per il progresso” da parte degli Stati Uniti[8].
Il governo conservatore di Alessandri propose la prima legge di riforma agraria nel 1962, che prevedeva la ridistribuzione delle terre statali ai contadini e la creazione di istituzioni finanziarie per attuare la riforma nelle campagne. Quando Montalva salì al potere nel 1964, il processo raggiunse una nuova dinamica. Con il motto “la terra a chi la lavora”, il programma di riforma mirava a modernizzare il mondo agrario[9]. Per raggiungere questo obiettivo, il governo accettò anche alcuni compromessi, come quello di permettere ai contadini di organizzarsi in sindacati.
Come in altre parti dell’America Latina, gli anni Sessanta furono segnati dagli sforzi della borghesia nazionale di acquisire una quota maggiore dei profitti generati localmente, pur rimanendo strettamente legata al capitale internazionale. Questo, ovviamente, entrava in conflitto con gli interessi del capitale straniero, in particolare di quello statunitense, da tempo insediato nella regione. La borghesia cilena, tra l’altro, aveva raggiunto un livello rilevante di accumulazione di capitale attraverso un certo grado di industrializzazione e pretendeva la corrispondente influenza politica. Allo stesso tempo, la classe operaia era in fase di formazione e in grado di esercitare una certa pressione sulle questioni politiche. L’auto-organizzazione politica e sociale della classe operaia e degli strati popolari aumentò in modo significativo; ad esempio, negli anni ’60 si formarono spontaneamente le “Ollas Comunes” (pentole comuni), che costituivano le cucine popolari per i lavoratori, fornendo così una dieta economica e relativamente equilibrata[10].
Gli attori politici degli anni ’60 e ’70
Nel contesto della Guerra Fredda, il trionfo della Rivoluzione cubana nel gennaio 1959 ebbe un forte impatto su tutta l’America Latina e i Caraibi. In Cile, questo scenario portò a una forte polarizzazione politica e ideologica. All’interno della sinistra politica, vi erano ovviamente notevoli differenze tra la sinistra rivoluzionaria e quella riformista.
Da un lato, gli attori riformisti di solito si affidavano a un graduale approfondimento del cambiamento sociale attraverso le riforme istituzionali. La corrente rivoluzionaria, invece, riteneva che il cambiamento sociale dovesse essere raggiunto attraverso il confronto diretto con la classe dirigente e lo Stato, prima o poi attraverso la lotta armata. Gli attori più importanti, che hanno avuto un ruolo considerevole anche nel governo di Allende, sono qui brevemente descritti.
Partido Comunista de Chile (Partito Comunista del Cile)
Sotto l’influenza della Rivoluzione russa e con il sostegno dell’Internazionale Comunista (Comintern), il Partito Comunista Cileno emerse dal Partido Obrero Socialista (Partito Socialista dei Lavoratori) nel 1922. Alla fine degli anni ’30, il partito partecipò a un’alleanza elettorale con socialdemocratici, anarchici e liberali di sinistra, in particolare con il Partido Radical (Partito Radicale), sotto il titolo di Frente Popular (Fronte Popolare); l’alleanza formò il governo fino al 1941. Questa piattaforma interclassista era in linea con la tattica del Comintern dell’epoca, che cercava così di prevenire la diffusione del fascismo sulla falsariga del Fronte Popolare francese. Nonostante la sua partecipazione al Fronte Popolare, il PC non fornì ministri e mantenne una distanza critica dal governo. Il governo dominato dai liberali non attuò riforme di ampio respiro per migliorare la situazione della classe operaia e delle classi popolari, il che portò prima alla rottura con i comunisti e poi anche con i socialdemocratici, e quindi alla fine dell’alleanza.
Durante la Guerra Fredda, il governo del Partito Radicale si spostò a destra e i comunisti furono perseguiti con l’approvazione della “Legge per la difesa permanente della democrazia”, una misura chiaramente anticomunista, nel 1948.
All’inizio degli anni Cinquanta, il PC tornò sulla scena parlamentare in un’alleanza con il Partido Socialista (partito socialista, gemello della SPD). Durante il governo di Unidad Popular – l’alleanza elettorale formata dal Partito Socialista e dal Partito Comunista nel 1969 – il Partito Comunista ha cercato di portare avanti la sua strategia per la realizzazione graduale del socialismo sulla base della democrazia borghese. Con le sue analisi e il suo affidamento alla via parlamentare, rimase indietro anche rispetto a parte del PS, che si stava preparando a costituire unità armate[11].
Partido Socialista de Chile (Partito Socialista del Cile)
Nel 1933, socialdemocratici, cristiani e liberali di sinistra fondarono il Partito Socialista. Alla sua fondazione, il PS si definiva “rivoluzionario” e riconosceva come orizzonte politico, almeno a parole, il superamento del capitalismo. In realtà, come spesso accade, il partito si concentrò sulla via parlamentare e sul riformismo istituzionale.
Già nei primi anni della sua esistenza, il partito cercò di sviluppare alleanze politiche strategiche per unire le forze di sinistra sotto la sua influenza. Negli anni Trenta, ad esempio, fece parte del Fronte Popolare insieme al Partito Comunista del Cile. Quando nel 1948 fu approvata la “Legge per la Difesa Permanente della Democrazia”, il PS mostrò scarso sostegno pratico o politico ai comunisti[12].
Sotto l’influenza della Rivoluzione cubana, il PS si spostò a sinistra negli anni Sessanta. Nel 1967 adottò posizioni che formulavano chiaramente l’obiettivo di costruire un’economia pianificata all’interno di uno Stato operaio e contadino[13]. All’interno del PS ci furono controversie sulla strategia: mentre l’ala riformista guidata da Allende sosteneva la via parlamentare, altre parti propagandavano la necessità della lotta armata.
Nel 1970, come parte dell’Unidad Popular, vinse le prime elezioni presidenziali con il candidato e membro del PS Salvador Allende Gossens. Secondo il PS, si trattava di un tentativo di realizzare la “via cilena al socialismo”.
Movimiento de Izquierda Revolucionaria (Movimento di Sinistra Rivoluzionaria)
Nel 1965, il MIR fu fondato da un’associazione di organizzazioni prevalentemente, ma non esclusivamente, studentesche. Nella sua dichiarazione di principi si definì come “avanguardia marxista-leninista della classe operaia e degli strati oppressi del Cile”[14]. In pochi anni divenne un punto di riferimento centrale per le forze rivoluzionarie extraparlamentari in Cile.
Il MIR non si considerava un partito comunista, ma un movimento democratico e organizzato centralmente che, ispirandosi alla rivoluzione cubana, si affidava alla via armata e coltivava una modalità di lavoro clandestina. Nel periodo precedente la rivoluzione, apparentemente non sosteneva la necessità di un Partito Comunista, ma non lasciava dubbi sul fatto che la costruzione del socialismo potesse essere organizzata solo sotto la guida del Partito Comunista.
Durante il governo di Unidad Popular, il MIR non fece parte della coalizione di governo. Fin dall’inizio criticò il tentativo di raggiungere il socialismo attraverso la via parlamentare, ma accompagnò il governo con solidarietà critica, interrompendo le sue tattiche di azione armata e fornendo, ad esempio, la guardia del corpo ad Allende[15]. Tra il 1970 e il 1973, l’azione politica del MIR si concentrò essenzialmente nello spazio sociale, con l’obiettivo di consolidare il suo lavoro di massa e la sua strategia di costruzione del potere popolare.
Partido Radical (Partito Radicale)
Il Partido Radical era un partito tradizionale di una parte della borghesia liberale cilena. Dal punto di vista economico, rappresentava una politica orientata agli interessi di questa parte del capitale, talvolta caratterizzata da attacchi alla classe operaia e agli strati popolari, talvolta in linea con le richieste di riforme per migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse.
Già nel Fronte Popolare degli anni ’30, partecipò al governo insieme al PC e al Partito Socialista, fornendo i primi due presidenti. I crescenti conflitti, soprattutto su questioni di politica economica e sociale, portarono poi allo scioglimento del Fronte Popolare. All’indomani del Fronte Popolare, il Partido Radical attuò leggi anticomuniste e intensificò la repressione contro il movimento operaio e popolare.
Nonostante queste esperienze e questi conflitti, il Partido Radical riuscì a partecipare all’Unidad Popular. Dalla risicata maggioranza con cui Allende fu eletto presidente si evince che questa ampiezza era necessaria per consentirgli di vincere le elezioni.
Il governo di Unidad Popular
L’Unidad Popular, guidata dal Partito Socialista e dal Partito Comunista, unì i partiti socialdemocratici, il Partito Comunista, i movimenti contadini e sindacali e parte della borghesia liberale cilena – rappresentata principalmente dal Partito Radicale – con l’obiettivo di ottenere una vittoria elettorale in Cile. Nel 1970, il partito portò Allende alla presidenza con una maggioranza risicata: Allende stesso era un membro del Partito Socialista. Il PC discusse di presentare un proprio candidato, ma non riuscì a conquistare alla causa il comunista e Premio Nobel per la letteratura Pablo Neruda, e non aveva nessun’altra persona paragonabile ad Allende in termini di popolarità.
L’alleanza elettorale adottò il suo programma di base nel 1969: la costituzione del potere popolare e dello Stato popolare, con la creazione di una “nuova” economia pianificata. La “via cilena al socialismo” postulava la possibilità per un Paese capitalista di effettuare una transizione democratica e pacifica al socialismo. Questo era in contrasto con il successo della rivoluzione cubana sulla strada armata, un decennio prima, e con la vittoria dei bolscevichi nella Rivoluzione d’Ottobre.
Nelle lotte della classe operaia e dei contadini, il PC e il PS riuscirono ad affermarsi come forze di punta e quindi a godere di un grande sostegno tra i lavoratori. Di conseguenza, l’Unidad Popular è stata ampiamente accettata come legittima rappresentanza del movimento operaio e contadino ed è stata rispettata anche dalle organizzazioni che si affidavano alla via armata (ad esempio il MIR).
Le nazionalizzazioni
Allende e i sostenitori dell’Unidad Popular erano convinti che il socialismo potesse essere costruito sulla base della democrazia borghese. In questo senso, è significativo che una delle poche leggi approvate in parlamento sia stata la nazionalizzazione delle miniere di rame: la vittoria di Allende diede un nuovo impulso al precedente processo di nazionalizzazione. Nel 1971, con pochi emendamenti e all’unanimità, il Congresso Nazionale approvò l’emendamento costituzionale che consentiva la completa nazionalizzazione dell’estrazione del rame[16]. Ciò dimostra che questa nazionalizzazione non fu combattuta in opposizione al capitale cileno, ma fu vista anche da quest’ultimo come necessaria per sviluppare le forze produttive nelle proprie mani.
La nazionalizzazione del rame diede al governo di Allende accesso a una parte importante delle entrate statali, che potevano essere utilizzate per finanziare altri progetti dell’Unidad Popular. D’altro canto, creò un’aperta ostilità con il capitale statunitense.
Sebbene la legge per la nazionalizzazione del rame fosse stata approvata senza opposizione dal Congresso, ciò non valse per il tentativo di nazionalizzare i grandi monopoli, come annunciato nel programma[17]. A questo proposito, il governo decise di invocare un decreto dimenticato, ma ancora valido, risalente all’epoca della cosiddetta Repubblica Socialista del 1932, che consentiva al governo dell’Unidad Popular di espropriare qualsiasi industria considerata strategica per l’economia.
L’Unidad Popular divise le imprese in tre settori: sociale, costituito da imprese di interesse sociale in mano allo Stato; misto, con lo Stato come principale azionista; e privato, costituito da piccole imprese[18]. La completa sottomissione di importanti settori dell’economia a un unico piano non ebbe mai luogo: le imprese statali regolavano le loro operazioni anche attraverso il mercato, per cui la produzione non poteva ancora essere orientata ai bisogni della popolazione. Anche se il programma prevedeva formalmente la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, la forma capitalistica di proprietà e il modo di produzione non furono interrotti e la partecipazione fu limitata a misure simili a quelle prescritte dall’attuale legge tedesca che regola la partecipazione dei sindacati alla gestione delle imprese.
La riforma agraria
Il governo di Allende proseguì in una certa misura il processo di riforma agraria: utilizzò gli strumenti legali emanati dal governo precedente per espropriare vaste aree di terra e trasferirle all’amministrazione statale, alle cooperative agricole o ai piccoli agricoltori[19]. Questo processo è stato accompagnato anche da un movimento contadino che ha occupato terre e le ha confiscate in grandi quantità. Parte del capitale cileno sostenne queste riforme, sperando che avrebbero aumentato l’efficienza della produzione alimentare e ridotto la dipendenza dalle importazioni, cosa che aveva già motivato i governi precedenti ad Allende ad adottare misure simili.
Al momento del colpo di Stato dell’11 settembre 1973, l’Unidad Popular aveva espropriato circa 4.400 proprietà agricole per una superficie totale di oltre 6,4 milioni di ettari. In confronto, nel precedente governo di Montalva, che aveva avviato il processo di riforma agraria, erano stati espropriati circa 1.400 appezzamenti agricoli, pari a 3,5 milioni di ettari. Pertanto, il governo Allende espropriò quasi il doppio della terra rispetto al governo apertamente borghese.
La politica degli alloggi
Nel primo anno di governo di Allende furono costruite 100.000 case, registrate dall’Istituto Nazionale di Statistica. La Corporación de Mejoramiento Urbano (CORMU, Corporazione per il Miglioramento Urbano) si pose l’obiettivo di combattere la segregazione di classe nelle città cilene: in coordinamento diretto con i comitati locali per l’edilizia abitativa, furono costruiti progetti su larga scala nel centro dei quartieri più ricchi della capitale. Nelle immediate vicinanze di molte grandi fabbriche e miniere, vennero costruite aree abitative per i lavoratori, dotate di uno standard relativamente elevato, vale a dire di stanze più grandi, acqua corrente ed elettricità. Queste aree residenziali permettevano di combinare l’accesso ai negozi per le necessità quotidiane e la vicinanza alle strutture ricreative e per il tempo libero con brevi spostamenti per raggiungere il posto di lavoro.
Dopo che nel 1971 un forte terremoto colpì la parte centrale del Paese, lasciando migliaia di case in rovina, l’URSS donò una fabbrica completa di case prefabbricate e inviò dei tecnici per formare il personale locale.
I rapporti con le istituzioni statali
Il programma di Unidad Popular affermava: “I cambiamenti rivoluzionari di cui il Paese ha bisogno possono essere raggiunti solo se il popolo cileno prende il potere nelle proprie mani e lo esercita in modo reale ed efficace“[20]. Tuttavia, durante i tre anni di governo, non furono prese misure significative in questa direzione e lo Stato continuò a essere amministrato dall’apparato statale borghese. La forma di “potere popolare” proposta da Unidad Popular non significava altro che un’estensione della democrazia rappresentativa borghese: rappresentava quindi un’illusione sul carattere di classe del potere borghese e delle istituzioni rappresentative nelle condizioni del dominio capitalista[21].
La destra cilena, compresi i principali media, ama fare spesso riferimento alla lunga visita di Fidel Castro in Cile nel 1971 per suggerire che Unidad Popular voleva costruire un socialismo sul modello cubano. Nel farlo, omettono il fatto che Allende rifiutò l’ampiezza delle proposte di Fidel per trasformare il processo parlamentare in una vera rivoluzione socialista.
L’Unidad Popular proclamò l’intenzione di costruire un’assemblea popolare (“Assemblea del Pueblo“) che avrebbe “espresso la sovranità del popolo a livello nazionale“[22]. In sostanza, corrispondeva al parlamentarismo borghese, poiché in essa erano rappresentati i vari elementi della borghesia, piuttosto che la sovranità popolare. La graduale trasformazione dell’apparato statale borghese in apparato popolare prevista dall’Unidad Popular non ebbe certamente luogo in Cile. Poiché lo Stato borghese non è stato distrutto dalla classe operaia, è rimasto lo strumento della sua oppressione.
Anche l’apparato repressivo non subì cambiamenti significativi. A parte un obiettivo vago come l'”umanizzazione dell’azione di polizia“[23], il programma non menzionava i collegi militari congiunti con gli Stati Uniti, né i vari programmi di addestramento militare e, naturalmente, ideologico che gli Stati Uniti “offrivano” all’esercito cileno. In generale, le strette relazioni militari dell’esercito statunitense con lo Stato cileno rimasero intatte. Il sabotaggio e la propaganda della borghesia cilena, condita di menzogne, non poterono quindi essere contrastati. Gli organi di repressione e l’apparato giudiziario continuarono a essere ideologicamente e strutturalmente legati allo Stato borghese e al suo compito principale: il mantenimento e il miglioramento delle condizioni di accumulazione.
Quando l’avanzata della destra era già innegabile, Allende volle annunciare un referendum per decidere la sua permanenza in carica, invece di rispondere alle proposte delle forze rivoluzionarie per l’immediato armamento del popolo lavoratore. Il plebiscito annunciato non ebbe mai luogo, poiché il colpo di Stato lo precedette.
Gli altri settori di intervento
Nel settore sanitario, furono migliorate le strutture ospedaliere e, ad esempio, venne attuato un programma per distribuire mezzo litro di latte al giorno a ogni bambino. Nel settore dell’istruzione, furono promosse l’educazione prescolare, primaria e industriale ed ampliato l’accesso all’università.
Non fu mai definita chiaramente una politica culturale. Tuttavia, vi furono numerose attività con il coinvolgimento del governo, come la fondazione della casa editrice Quimantú. Vanno sottolineati gli sviluppi musicali, in particolare la Nueva Canción Chilena (Nuova Canzone Cilena). Attraverso gruppi come i Quilapayun o cantanti come Victor Jara, la prospettiva della classe operaia e delle classi popolari cilene divenne il punto di partenza per la creazione artistica. Le canzoni includevano slogan di lotta di classe e riferimenti alle lotte operaie cilene, ma anche canzoni internazionaliste che descrivevano, ad esempio, la lotta del popolo vietnamita.
Il declino dell’Unidad Popular e gli ulteriori sviluppi
Intensificazione delle contraddizioni durante il periodo di governo
Poiché le leggi di mercato hanno continuato a prevalere, la spesa sociale ha portato a un crescente deficit di bilancio, che il governo ha cercato di affrontare spendendo il denaro dei contribuenti. Questo ha portato a un processo inflazionistico che è stato esacerbato da gravi problemi di approvvigionamento, accaparramento e sabotaggio economico.
Nella sfera economica erano particolarmente evidenti le illusioni sulla possibilità di regolare i meccanismi di mercato, a favore di un’economia orientata alle esigenze del popolo. Come misure contro l’inflazione dell’epoca, l’Unità Popolare perseguì, ad esempio, “misure per adeguare il flusso di denaro alle reali esigenze del mercato, per controllare e redistribuire il credito ed evitare l’usura nel commercio del denaro, per razionalizzare la distribuzione e il commercio e per stabilizzare i prezzi“[24].
Nel 1965, i partiti Conservatore, Liberale e Azione Nazionale si fusero in un punto di riferimento comune, il Partito Nazionale (1966): questo gli permise di riconquistare parte dell’elettorato di destra. Tuttavia, nelle elezioni presidenziali del 1970 perse contro Allende per pochi voti. Durante il governo di Unidad Popular, il Partito Nazionale adottò una politica di opposizione totale, il cui obiettivo era fermare il programma di Allende attraverso un’opposizione parlamentare permanente, una mobilitazione di massa e scioperi a livello nazionale. Il Partido Demócrata Cristiano (Partito Cristiano Democratico, ndt), che inizialmente sosteneva l’UP e Salvador Allende, si unì rapidamente a questa opposizione.
Anche i sindacati gialli, come quelli dei medici, dei commercianti, dei camionisti e dei minatori di El Teniente, si opposero al governo con il pretesto dell’instabilità economica, che, pur essendo stato chiaramente spinto dalla CIA[25], faceva in parte appello ai lavoratori per i problemi e le carenze che stavano vivendo. Tuttavia, queste proteste non miravano affatto a eliminare i problemi, ma erano esse stesse parte del sabotaggio economico, ad esempio utilizzando lo sciopero dei camionisti per bloccare le vie di approvvigionamento centrali e aggravare così i problemi di approvvigionamento.
I grandi agricoltori hanno combattuto contro la riforma agraria e hanno occupato a loro volta le terre che erano state distribuite dal governo ai piccoli agricoltori o alle cooperative. Sabotarono la produzione alimentare, causando carenze che dovettero essere compensate da costose importazioni.
Si formarono gruppi fascisti, sostenuti da parti del capitale cileno e da sponsorizzazioni straniere, soprattutto statunitensi. Essi accompagnarono il sabotaggio economico e le campagne di diffamazione politica dell’opposizione legale con il terrore diretto. Durante gli anni del governo di Unidad Popular, hanno compiuto circa 600 attacchi a infrastrutture ferroviarie, ponti, linee elettriche e oleodotti[26].
Tra i sostenitori del governo si intensificò la disputa tra coloro che volevano accelerare e approfondire il processo rivoluzionario – MIR, Movimiento de Acción Popular Unitaria (MAPU – Movimento d’Azione Unita del Popolo) e parte del Partito Socialista – e coloro che, per motivi di stabilizzazione del processo, continuavano ad affidarsi a piccoli passi – PC, Partido Radical (PR), Movimiento de Acción Popular Unitario-Obrero Campesino (MAPU – Movimento d’Azione Unita del Popolo – operaio e contadino) e la parte del Partito Socialista guidata dallo stesso Allende.
Il colpo di stato
Già nel giugno 1973 ci fu un tentativo di colpo di Stato, che però fallì. A seguito dell’ulteriore rafforzamento dell’opposizione, il governo cercò senza successo di raggiungere accordi con la Democrazia Cristiana. I militari e parti importanti delle unità di polizia avevano tradizionalmente legami stretti con la Democrazia Cristiana e Allende cercò di compensare la distanza dall’opposizione parlamentare inserendo nel governo ufficiali militari. Nell’ambito di questi rimpasti, Augusto Pinochet divenne capo dell’esercito cileno perché si diceva che fosse particolarmente fedele alla Costituzione. Infine, Allende progettò un plebiscito per decidere se sarebbe rimasto in carica. Si dice che volesse annunciare questo plebiscito l’11 settembre.
L’11 settembre 1973, il colpo di Stato iniziò con la rivolta della flotta di Valparaíso, la più importante città portuale del Cile. Allende si trovava nel palazzo presidenziale Moneda con gli stretti collaboratori politici, i membri del governo e la sua famiglia e tenne un ultimo discorso che fu trasmesso dalle poche stazioni radio ancora funzionanti[27]. In questo discorso invitò il popolo ad avere fiducia e coraggio di lottare e annunciò il suo suicidio, che compì poco dopo. L’aviazione iniziò a bombardare il palazzo presidenziale della Moneda e le unità dell’esercito iniziarono a conquistare il palazzo presidenziale e il Parlamento.
Già lo stesso giorno i golpisti iniziarono ad allestire campi di prigionia centrali e anche lo stadio di calcio centrale fu trasformato in uno di essi. Importanti personaggi pubblici, come il comunista e musicista di fama mondiale Victor Jara e il segretario generale del Partito Comunista Luis Corvalan, furono arrestati e il primo assassinato solo cinque giorni dopo il golpe.
La dittatura
La giunta militare stabilizzò il suo potere e ricevette un grande sostegno dall’esercito e dalle unità centrali di polizia. Anche settori della popolazione attiva speravano che la repressione militare avrebbe portato stabilità economica e politica, che era diminuita negli anni del governo Allende. Anche se il governo tedesco guidato da Brandt condannò il colpo di Stato, nella Repubblica Federale Tedesca molte voci del mondo economico e politico accolsero con favore il colpo di Stato o almeno lo difesero con moderazione, mentre i Paesi socialisti aprirono le porte e dettero rifugio a molti comunisti e altri nemici della giunta. A questo proposito, è essenziale sottolineare il ruolo della Repubblica Democratica Tedesca, che sostenne molte persone in fuga dal Cile e organizzò grandi campagne per il rilascio dei prigionieri politici.
Pinochet e il suo regime costruirono un apparato repressivo completo. La presenza militare nelle strade fu significativamente aumentata, fu introdotto il coprifuoco e fu istituita una rete nazionale di quartieri generali della polizia politica segreta. Questi quartieri generali si sarebbero trasformati negli anni successivi in famigerate cantine di tortura. Migliaia di comunisti e altri oppositori politici furono uccisi, arrestati, torturati ed esiliati dal regime militare. Il PC fu quasi del tutto eliminato; il MIR portò avanti alcune azioni clandestine, ma anche molti dei suoi membri divennero vittime del regime. Nonostante la repressione dura e capillare, per tutta la durata della dittatura ci fu un’attività di opposizione, soprattutto tra gli studenti, che formarono cellule clandestine.
La dittatura in Cile fu caratterizzata non solo da una dura repressione, ma anche dalla sua politica economica. I cosiddetti Chicago Boys, un gruppo di economisti formatisi negli Stati Uniti, diedero forma all’intero orientamento economico del regime: esso consisteva nella completa privatizzazione di tutti i settori centrali della società. L’istruzione, il rame, persino l’acqua furono d’ora in poi gestiti direttamente dal capitale privato e le misure sociali dell’Unidad Popular furono eliminate. Inizialmente, questo portò a una ripresa economica, che stabilizzò i mercati e anche l’offerta, ma sottopose la situazione dei lavoratori cileni ancora più direttamente al mercato e alle sue fluttuazioni. A parte l’anticomunismo, che giustificò il colpo di Stato e la repressione, il regime fece poca propaganda politica, come quella del fascismo tedesco o italiano. L’orientamento ideologico era il liberalismo economico, che assegnava allo Stato il ruolo di garantire la stabilità politica e un intervento poco diretto negli sviluppi economici. Non si tennero dibattiti politici pubblici; la propaganda era piuttosto quella di creare una vita confortevole sulla base del credito privato e dei consumi finanziati con esso.
Negli anni ’80, il PC perseguì ufficialmente una politica di sollevazione popolare per opporsi alla dittatura di Pinochet. All’interno dell’opposizione, tuttavia, prevalse la strategia negoziale per la reintroduzione della democrazia borghese, spinta dalla Concertación de Partidos por la Democracia (Patto dei partiti per la democrazia).
La via del ritorno alla democrazia borghese
L’opposizione nel Paese, ma anche la pressione internazionale, si rafforzarono nel corso degli anni ’80, spingendo il regime a indire un referendum sulla continuazione della dittatura militare nel 1988. Nonostante la propaganda unificata dei media statali e privati, il “No” prevalse con una maggioranza di quasi il 56%. Tuttavia, il regime ignorò questo risultato per altri due anni e consegnò il governo al Parlamento solo nel 1990. Questo passaggio di consegne avvenne in modo pacifico e amichevole, quando la dittatura aveva raggiunto i suoi scopi, il movimento operaio era stato schiacciato e le riforme economiche necessarie per migliorare le condizioni di accumulazione erano state attuate.
La Concertación, fondata durante la dittatura, è stata al governo del Cile dal 1990 al 2010, anche se questo non deve essere inteso come una vera e propria vittoria dell’opposizione. La Democrazia Cristiana ha fatto parte di questa alleanza e ha fornito una casa politica alle élite fasciste dopo il 1990. Anche i primi due presidenti dopo Pinochet sono stati forniti da questi stessi democristiani. A loro sono seguiti il liberale Escobar e la socialdemocratica Michelle Bachelet, prima dell’elezione dell’esponente del capitale monopolistico e pinochetista Piñera nel 2010.
Non sono mai stati avviati procedimenti penali contro la stragrande maggioranza degli attori della dittatura militare, dai responsabili delle decisioni ai torturatori. Lo stesso Pinochet ha potuto ricoprire un’alta carica nell’esercito fino alla fine degli anni ’90 e si è concesso un tranquillo pensionamento in prosperità e libertà. La costituzione introdotta da Pinochet, che ha definito la spinta economica ma anche la struttura autoritaria dello Stato, è tuttora in vigore. Solo durante il primo mandato di Bachelet sono stati compiuti passi superficiali per venire a patti con i crimini: l’attenzione si è concentrata sulla commemorazione delle vittime e sulla condanna dei crimini contro i diritti umani, ma finora non c’è stato alcun processo coerente contro i colpevoli.
Un giudizio politico
Gli errori centrali
“Perché questa volta non si tratta solo di
Sostituire il presidente,
sarà il popolo,
che costruirà un Cile completamente nuovo“.
(Inno dell’Unidad Popular)
Il golpe è stato reso possibile dal potere, rimasto pressoché intatto, della borghesia cilena e dal sostegno degli Stati Uniti. Ma come si sarebbe potuta evitare una simile regressione? Come avrebbe potuto il movimento degli anni ’60 diventare una rivoluzione proletaria?
In linea con la strategia del Fronte Popolare, il Partito Comunista Cileno lavorò a stretto contatto con la socialdemocrazia, soprattutto nella forma del Partito Socialista. Entrambi i partiti si sono consultati insieme sulla loro presenza alle elezioni e hanno redatto insieme la lista dell’Unidad Popular.
Il PC cileno supponeva all’epoca che la socialdemocrazia, nonostante la sua distanza dal campo socialista a livello internazionale, sarebbe stata dalla parte della classe operaia e del popolo cileno. Nonostante la mancanza di basi scientifiche e l’incoerenza strategica, la socialdemocrazia organizzata, compresa la sua leadership, era quindi vista come un alleato con cui si potevano almeno fare alcuni passi verso il socialismo.
Ciò è in completa contraddizione con le conclusioni del movimento comunista internazionale negli anni Venti e nei primi anni Trenta. Sulla base del ruolo della socialdemocrazia nella repressione della Rivoluzione di novembre in Germania, nella preparazione del passaggio di potere ai nazisti e dell’esperienza di molti altri Paesi, al V Congresso mondiale si affermò, ad esempio, che solo i comunisti erano coerentemente dalla parte della classe operaia: la socialdemocrazia era ancora troppo timida nell’utilizzare qualsiasi mezzo per ostacolare la lotta coerente della classe operaia. Questo non significa, ovviamente, che l’unità con i lavoratori socialdemocratici debba essere rifiutata: proprio questa unità della classe operaia deve essere forgiata nella lotta, solo che questa lotta deve essere sempre condotta contro la leadership socialdemocratica e contro le idee riformiste. Il Comintern ammorbidì questa linea al Congresso del 1935 e successivamente si orientò fortemente verso il Fronte Popolare, prima come tattica contro il fascismo, poi come strategia per il socialismo – o meglio come strategia per una fase intermedia sulla strada del socialismo. Anche il comportamento del Partito Comunista Cileno può essere compreso in questa tradizione.
La lotta contro le idee riformiste è stata dolorosamente trascurata in Cile. La classe operaia si è limitata a prestare giuramento alla via parlamentare e la sua organizzazione indipendente è stata abbandonata. Non furono costruite strutture consiliari che avrebbero potuto esercitare il potere, né unità militari che avrebbero potuto difendere e far rispettare il potere.
Il perno centrale delle discussioni a proposito del Cile, ma anche ad altri Paesi oggi governati da socialdemocratici “di sinistra”, è la questione del potere. Il governo di un Paese capitalista non ha altra scelta che amministrare il capitalismo: può temporaneamente renderlo un po’ più confortevole, ma qualsiasi riforma è costruita sulla sabbia e la situazione della classe operaia rimane direttamente alla mercé degli alti e bassi dei mercati e quindi delle crisi periodicamente ricorrenti. Che un governo del genere, anche con le migliori intenzioni, non possa migliorare in modo permanente la situazione della classe operaia lo sta sperimentando lo stesso popolo venezuelano.
La classe operaia e gli strati popolari, che si erano organizzati saldamente negli anni Sessanta e avevano potuto acquisire un’importante esperienza di lotta, venivano ora esortati ad affidarsi al governo. Lo stesso Stato borghese – lo strumento del capitale per imporre e gestire i propri interessi – non veniva attaccato, ma doveva essere sfruttato per avvicinarsi gradualmente al socialismo attraverso le riforme. Ma il capitalismo non diventa improvvisamente socialismo se solo vengono promulgate sufficienti leggi di protezione del lavoro: il socialismo può essere costruito solo dalla classe operaia organizzata come potere statale sotto la guida del Partito Comunista. Il potere del capitale deve essere distrutto non solo economicamente ma anche politicamente, gli apparati borghesi devono essere sostituiti da apparati di autogestione socialista.
Questo significa anche mettere il potere militare nelle mani della classe operaia. La Rivoluzione d’Ottobre ha potuto vincere perché ampie masse sono confluite nell’Armata Rossa e quindi il potere politico dei consigli (soviet) ha potuto essere difeso anche militarmente.
La situazione in Cile era molto particolare, perché il popolo era ben organizzato, la coscienza di classe era almeno così alta da riconoscere la necessità di unirsi e far valere i propri interessi contro il capitale. Questo non vuol dire che fosse sbagliato assumere il governo in una situazione del genere, ma nel farlo l’obiettivo deve essere molto chiaro: l’assunzione di responsabilità del governo deve avvenire solo se può far progredire la rivoluzione vera e propria. Invece di continuare a fare affidamento sull’esercito borghese e sulla sua leadership, i comunisti avrebbero dovuto creare cellule di lotta di fabbrica e altre unità militari del popolo lavoratore il prima possibile dopo le elezioni. L’armamento della classe operaia e degli strati popolari cileni, con l’obiettivo di realizzare i loro interessi, con l’obiettivo di conquistare effettivamente il potere politico ed economico, sarebbe stato il compito principale di questo governo. In tutti i settori centrali (forze armate, infrastrutture, approvvigionamento alimentare, istruzione e sanità) si sarebbero dovuti istituire organi di autogestione socialista, i consigli. Un’iniziativa del genere non può essere decisa da un governo borghese, per quanto di sinistra possa essere, ma deve essere sviluppata dalle masse stesse sotto la guida del Partito Comunista. Quindi, se è giusto prendere il governo dipende solo dalla possibilità di attuare queste misure. Tuttavia, esempi di successo nell’attuazione della tattica di assumere il controllo del governo, al fine di conquistare il potere della classe operaia, non esistono ad oggi.
L’esproprio del capitale può avere un carattere socialista solo se l’amministrazione o lo Stato stesso hanno un carattere socialista. La Deutsche Bahn (la principale azienda ferroviaria tedesca, ndt) non è un’impresa socialista solo perché la Repubblica Federale ne è azionista. Solo la distruzione dell’apparato statale borghese, l’esautorazione della borghesia nel suo complesso e la costruzione di strutture socialiste rendono possibile la pianificazione e il controllo dell’economia e di tutti i processi sociali. Solo in questo modo è possibile attuare un piano centrale e allontanare gradualmente l’influenza del capitale minore ancora esistente. Se lo Stato borghese possiede esso stesso il capitale produttivo, ciò non abolisce il mercato e la costrizione al profitto; lo Stato diventa solo uno degli attori del mercato.
Questi passi non sono stati compiuti in Cile. Il popolo organizzato è stato smobilitato e ha giurato di fidarsi del governo. Dopo tre anni di governo Allende, non fu in grado di difendersi dai golpisti.
Tutti i comunisti devono imparare dall’esperienza del Cile
Sia il governo di Allende e il progresso che ha portato, sia il colpo di Stato e la dittatura di Pinochet, durata quasi 20 anni, hanno lasciato il segno nella società cilena fino ad oggi. Le dure privatizzazioni, che continuano a lasciare tutti i bisogni primari direttamente al mercato e alle sue speculazioni, non sono state più invertite in modo significativo. I monopoli cileni, rafforzati dalla dittatura, si trovano in una posizione estremamente stabile e controllano direttamente i media, l’istruzione e tutte le risorse centrali, nonché gran parte delle infrastrutture connesse.
Questo stato di cose porta ancora oggi a due problemi fondamentali: il livello delle condizioni di vita, di istruzione e di lavoro è molto più soggetto alle fluttuazioni del mercato e alle decisioni correnti della borghesia di quanto non sarebbe con una politica economica keynesiana, in cui lo Stato interverrebbe maggiormente nell’economia. Allo stesso tempo – e questo è l’altro problema, in un certo senso un riflesso del primo – questa particolarità, questa manifestazione del capitalismo in Cile è assolutizzata da tutti i più importanti attori politici di “sinistra” in Cile. La lotta parlamentare di Allende contro una parte del capitale continua a essere presa come modello per superare le peggiori forme di barbarie capitalista in un primo passo, una prima tappa, prima insieme come movimento plurale. Ma nonostante il modello storico, anche tutti i governi che si sono succeduti dopo il golpe sono rimasti finora molto indietro rispetto ad Allende nelle richieste e nelle riforme. Anche il Partito Comunista, fino ad oggi, si è impegnato nella pratica di partecipare ai governi (ad esempio quello attuale) invece di evidenziare la connessione tra la situazione della classe operaia e le leggi del capitalismo, invece di sviluppare una strategia di lotta per il socialismo e orientare le masse verso di esso.
La mancanza di una presa di coscienza della dittatura fa sì che i crimini della dittatura militare vengano regolarmente minimizzati. Non è un criterio di esclusione per i politici parlare positivamente di Pinochet in pubblico; al contrario, questo fa guadagnare loro la simpatia di parte della popolazione, i cui salotti sono spesso ancora decorati con immagini di Pinochet.
L’ideologia economica liberale del regime di Pinochet plasma ancora la società cilena. La maggior parte delle persone può comprare un televisore, anche se in realtà non può permetterselo – i prestiti possono essere ottenuti in qualsiasi negozio e l’indipendenza economica delle famiglie operaie e popolari viene così mantenuta al minimo per tutta la vita. Questa dipendenza dal credito, il vivere costantemente in una relativa prosperità ma sull’orlo della bancarotta finanziaria, sono forti ostacoli all’organizzazione delle masse.
Anche i media continuano a essere plasmati da questa cultura apparentemente apolitica. La politica è poco discussa, e se lo è, lo è solo in modo molto superficiale, e i primi talk show politici sono apparsi solo dopo l’emergere di ondate di protesta più forti negli ultimi anni. I grandi movimenti di protesta di solito non sono guidati da diversi strati della popolazione; piuttosto, sono gli studenti delle costose università private che si distinguono sempre: la loro lotta per un’istruzione gratuita e di qualità è giusta, ma il loro isolamento dalle lotte della classe operaia è indicativo. Una mobilitazione sostenuta di ampi strati popolari non è stata raggiunta dal 1973.
Dall’esperienza del popolo cileno possiamo imparare quanto sia pericolosa l’idea di prevenire un male maggiore attraverso un male minore. La cooperazione con i settori liberali del capitale e la cooperazione con la socialdemocrazia non hanno potuto fermare il colpo di Stato in Cile. La forma di governo parlamentare e il fascismo non sono opposti in modo assoluto. La dittatura di Pinochet aveva due compiti concreti e interconnessi da assolvere: 1) la brutale distruzione del movimento operaio e dei comunisti e 2) l’imposizione forzata di riforme economiche che avrebbero aumentato in modo permanente e strutturale il potere del capitale sulla classe operaia. Una volta raggiunti questi obiettivi, la dittatura non ha avuto grossi problemi a togliersi di mezzo e a lasciare il campo a un governo democratico-borghese. I dibattiti odierni, ad esempio intorno ai successi elettorali dell’AfD (Alternative für Deutschland, Alternativa per la Germania, partito politico tedesco di estrema destra, ndt), sono caratterizzati in Germania dall’idea che il fascismo esista perché i fascisti vanno al potere e difendono il loro potere con tutti i mezzi contro i “democratici”, a causa delle esperienze con il fascismo di Hitler. Il Cile dimostra chiaramente che una transizione pacifica alla democrazia borghese è del tutto priva di problemi per la classe dominante se i compiti della dittatura terroristica aperta sono stati portati a termine. La lotta contro i peggiori reazionari come lotta in difesa della democrazia borghese si è dimostrata ancora una volta sbagliata e significa inevitabilmente scivolare nell’opportunismo. Gli opportunisti cileni di vario colore – primo fra tutti l’attuale presidente Gabriel Boric – scrivono tutti “Nunca mas!“, “Mai più!” sui loro striscioni, ma con questo intendono solo la violenza aperta e si mettono direttamente al servizio dello Stato borghese. Ancora oggi, ci sono centinaia di prigionieri politici, mentre operai, contadini e studenti sono stati uccisi in tutte le grandi proteste degli ultimi anni, e gli attacchi ai salari, alle pensioni e all’accesso alle risorse sono continui. Il “Nunca mas!” dei governanti non è altro che una legittimazione della continuazione della dittatura della borghesia, anche se questa organizza il suo governo politico attraverso il parlamento e i partiti[28].
Il tentativo cileno di raggiungere il socialismo attraverso la via parlamentare senza distruggere lo Stato borghese deve essere preso sul serio nel suo significato storico. Il riformismo e la fiducia nella lotta comune con la socialdemocrazia o addirittura con parti del capitale nazionale devono essere costantemente respinti. Lo abbiamo visto in Cile e lo stiamo vedendo in Venezuela: sotto il capitalismo, ogni riforma, per quanto bella, non garantisce un miglioramento duraturo delle condizioni di vita e di lavoro del popolo. Solo il socialismo è in grado di salvaguardare in modo permanente gli interessi del popolo e tende a svilupparsi sempre in direzione di un soddisfacimento più completo di tutti i bisogni umani. Affinché ciò avvenga, tuttavia, il socialismo deve essere caratterizzato da 1) la rottura del potere economico del capitale attraverso la nazionalizzazione di tutte le unità centrali di produzione e distribuzione, 2) la distruzione dello Stato borghese e la sua sostituzione con organi di autogestione dei lavoratori, e 3) la ferma capacità di difendersi attraverso il potere militare e altri poteri esecutivi nelle mani dei lavoratori. La strada cilena verso il socialismo e anche il cosiddetto socialismo del XXI secolo non soddisfano nessuno di questi aspetti. Lo sviluppo delle infrastrutture che hanno realizzato, finanziato con risorse e tasse nazionali, non è al servizio del popolo, ma sostiene la borghesia nazionale nella massimizzazione dei propri profitti a lungo termine. Spesso si giunge alla conclusione che il governo Allende ha attuato troppe riforme e di portata troppo rapida, il che ha causato il colpo di Stato. Si deve invece concludere che è una pericolosa illusione voler raggiungere il socialismo attraverso maggioranze parlamentari in alleanza con la socialdemocrazia e parti della borghesia.
Fonti
Biblioteca Nazionale del Cile: (2023, 05 settembre) Memoria Chilena.
http://www.memoriachilena.gob.cl/
Braun, Juan; Braun, Matías; Briones, Ignacio; Díaz, José; Lüders, Rolf e Wagner, Gert. Economía chilena 1810-1995: estadísticas históricas (Economia cilena 1810-1995: statistiche storiche). Santiago: Pontificia Universidad Católica de Chile, 2000.
Contraloría General de la República. Recopilación de leyes por orden numérico con índices numérico, temático, onomástico y de notas: desde la ley 17.426, de 27 de abril de 1971, a la ley 17.630, de 10 de marzo de 1972 (Raccolta di leggi in ordine numerico con indici numerici, tematici, onomastici e note: dalla legge 17.426 del 27 aprile 1971 alla legge 17.630 del 10 marzo 1972.). Santiago: La Contraloría, 1971.
Esquerda Online: (2023, 06 settembre) 50 anos do golpe no Chile (50 anni dal golpe in Cile).
https://esquerdaonline.com.br/2023/09/05/carta-dos-cordoes-industriais-de-santiago-a-allende-5-de-setembro-de-1973/
Jobet, Julio César. El Partido Socialista de Chile (Il Partito Socialista del Cile). Santiago: Ediciones Prensa Latinoamericana, 1971.
Montalva, Eduardo Frei. Lo que Chile está realizando, 1965-1968 (Cosa fa il Cile, 1965-1968). Santiago, Cile: Zig-Zag, 1970.
Movimiento de Izquierda Revolucionaria. El MIR ante las alzas (Il MIR di fronte al pericolo). Santiago: Secretariado Nacional del Movimiento de Izquierda Revolucionaria, 1972.
Pool di notizie sull’America Latina: (2023, 06 settembre) La Internacional de Allende (La Internazionale di Allende).
https://www.npla.de/internationalallende/es/una-casa-digna-pobladorxs-proyectos-y-utopias-urbanas-durante-la-unidad-popular-1970-1973/
Naranjo, Pedro; Ahumada, Mauricio; Garcés, Mario e Pinto, Julio. Miguel Enríquez y el proyecto revolucionario en Chile: discursos y documentos del Movimiento de Izquierda Revolucionario (Miguel Enríquez e il progetto rivoluzionario in Cile: discorsi e documenti del movimento della sinistra rivoluzionaria). Santiago: LOM, Centro de Estudios Miguel Enríquez, 2004.
Netto, José Paulo. Pequena história da ditadura brasileira (1964-1985) (Breve storia della dittatura brasiliana (1964-1985)). San Paolo: Cortez, 2014.
Travasaros, Tasos: (2023, 09 settembre) ΤΟ ΚΚ ΧΙΛΗΣ ΣΤΗΝ ΚΥΒΕΡΝΗΣΗ ΛΑΪΚΗΣ ΕΝΟΤΗΤΑΣ. ΔΙΔΑΓΜΑΤΑ ΓΙΑ ΤΟ ΣΗΜΕΡΑ (Il PC del Cile nel governo di Unità Popolare. Lezioni sull’oggi).
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Unidad Popular. Programa básico de gobierno de la Unidad Popular (Programma di base del governo di Unità Popolare). Santiago : Instituto Geográfico Militar, 1970.
Vallejos, Julio Pinto e Martínez, Luis Ortega. Expansión minera y desarrollo industrial: un caso di crecimiento asociado (Chile 1850-1914) (Espansione mineraria e sviluppo industriale: un caso di crescita associata (Cile 1850-1914)). Santiago: Universidad de Santiago de Chile, 1990.
[1] https://dkp.de/programme/parteiprogramm/5/
[2] Braun et al, pp. 165-167.
[3] Vedi Vallejos & Martines.
[4] Introduzione di restrizioni alle importazioni per incoraggiare la produzione interna.
[5] Biblioteca Nazionale del Cile
http://www.memoriachilena.gob.cl/602/w3-article-3632.html#presentacion
[6] La Società Nazionale delle Miniere (Sociedad Nacional de Minería, SONAMI) era un’associazione di categoria delle imprese minerarie cilene. Fu creata per decreto nel 1883, in risposta alle sfide che la borghesia cilena doveva affrontare a causa dell’esaurimento delle miniere, della mancanza di innovazione e della situazione internazionale.
[7] Montalva, p. 20.
[8] Per evitare che l’America Latina seguisse l’esempio della Rivoluzione cubana, nel 1961 John F. Kennedy propose un accordo di cooperazione economica tra Stati Uniti e Sudamerica. Alla Conferenza di Punta del Este (1961), il programma fu adottato da tutti i Paesi dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), tranne Cuba.
[9] Montalva, pp. 24-25.
[10] https://www.genero.patrimoniocultural.gob.cl/651/w3-article-49735.html
[11] http://dx.doi.org/10.4067/S0718-23762008000200009
[12] Anche una parte del PS aveva sostenuto apertamente la legge. Cfr. Jobet, p. 210.
[13] https://www.socialismo-chileno.org/PS/congresos/22-1967/Documento-CONGRESO-CHILLAN%201967.pdf
[14] Naranjo et al, 2004, p. 99.
[15] Cfr. Movimiento de Izquierda Revolucionaria.
[16] “Lo Stato ha un dominio assoluto, esclusivo, inalienabile e inviolabile su tutte le miniere, le praterie, le sabbie metallifere, le saline, i depositi di carbone e di idrocarburi e altre sostanze fossili, ad eccezione delle argille di superficie”. Contraloría General de la República, p. 63.
[17] Nel suo programma elettorale, l’Unidad Popular annunciava l’intenzione di nazionalizzare: “le miniere di rame, salnitro, iodio, ferro e carbone; il sistema finanziario del Paese, in particolare le banche e le assicurazioni private; il commercio estero; le grandi imprese di distribuzione e i monopoli; i monopoli industriali strategici; in generale, le attività che determinano lo sviluppo economico e sociale del Paese”. Unidad Popular, p. 20.
[18] Unidad Popular, pp. 19-21.
[19] Unidad Popular, p. 22.
[20] Unidad Popular, p. 12.
[21] Per una critica dettagliata, si veda Travasaros.
[22] Unidad Popular, p. 15.
[23] Unidad Popular, p. 15.
[24] Unidad Popular, p. 24.
[25] https://www.nytimes.com/1974/09/20/archives/cia-is-linked-to-strikes-in-chile-that-beset-allende-intelligence.html
[26] https://www.unsere-zeitung.at/2021/09/11/das-911-von-1973/
[27] Il discorso si può ascoltare in un brano del gruppo agit-prop rock tedesco Floh de Cologne: https://www.youtube.com/watch?v=ZjgpVeck6X4
[28] https://www.elrodriguista.org/cincuenta-anos-del-golpe-de-estado-y-la-politica-del-nunca-mas-como-discurso-negacionista-de-las-esferas-academicas-y-comunicacionales-de-la-democracia-chilena-parida-en-dictadura-p/