Il nuovo numero della rassegna stampa internazionale si apre con il tema del confronto, all’interno del movimento globale di solidarietà al popolo palestinese, tra le tendenze genuinamente anticapitaliste e antiimperialiste e quelle borghesi e piccolo-borghesi, con l’analisi a riguardo del KKE. Che obiettivi dovrebbe avere il movimento? Può limitarsi a esprimere un’opposizione generica alla guerra? Questi ed altri temi vengono affrontati nel dettaglio.
Segue l’approfondimento da parte dei comunisti statunitensi sull’estrema destra, i gruppi fascisti, il loro ruolo storico e i legami col deep state, specificatamente nella storia degli Stati Uniti.
Sul tema dello scontro inter-imperialista globale, e sul ruolo della socialdemocrazia, l’articolo dei compagni brasiliani pone il tema di quale debba essere la tattica comunista quando le rivendicazioni “antimperialiste” sono fatte proprie dalle frazioni borghesi: è il caso del Brasile di fronte agli attacchi di Trump, ma l’elaborazione della tattica dei comunisti è valida universalmente con l’obiettivo di demarcare la linea proletaria su temi come quelli della sovranità nazionale.
Nell’UE, un nuovo trattato tra i governi guerrafondai di Germania e Inghilterra, analizzato dai compagni tedeschi, traccia la direzione per un’imponente politica di riarmo in funzione antirussa, interamente pagata dalla classe operaia: intruppamento della gioventù, stretta sugli immigrati, questi gli strumenti per la preparazione al macello della guerra nel futuro prossimo.
A seguire, i compagni spagnoli affrontano il tema delle criptovalute, dal punto di vista marxista, e delle illusioni di democratizzazione (inizialmente) e di facile arricchimento (oggi, dopo la martellante propaganda culturale della hustle culture, la feticizzazione dello stile di vita dell’arricchimento senza sosta).
In chiusura, affrontiamo un tema culturale: la solitudine e la difficoltà a costruire e mantenere rapporti umani nel capitalismo. L’interessante articolo dei compagni paraguaiani rintraccia le radici del problema della solitudine nelle condizioni materiali di questa società, e individua anche una possibile via d’uscita. Il tema è particolarmente rilevante nei confronti della strumentalizzazione di questi temi ad opera della destra, che li usa per ricondurli alle retoriche maschiliste (di cui abbiamo già parlato qui).
Buona lettura.
- Partito Comunista di Grecia (KKE): Aspetti della lotta all’interno del movimento contro la guerra imperialista e in solidarietà con il popolo palestinese
Partiamo con questo numero della rassegna stampa sul tema della solidarietà alla lotta di liberazione palestinese, con l’articolo del KKE particolarmente denso e approfondito. Il tema di fondo è la discussione di quali dovrebbero essere gli obiettivi del movimento di opposizione al genocidio: infatti, esiste un confronto all’interno del movimento, con dietro strategie politiche contrapposte, tra una direzione anticapitalista e antimperialista, e un’altra di compatibilità borghese o piccolo-borghese.
La guerra a Gaza è parte di un conflitto inter-imperialista, il ruolo dello Stato di Israele è quello di strumento di USA, NATO e UE per controllare mercati, rotte energetiche e influenza nella regione: le visioni che attribuiscono la guerra solo a Netanyahu o al “sionismo” sono riduttive.
Per la Grecia, e per tutti i paesi coinvolti nella complicità con Israele, la questione non è esterna: il coinvolgimento si sviluppa attraverso alleanze politiche, militari ed economiche con Israele, promosse da tutti i governi. Le forze socialdemocratiche, interessate all’alternanza dei governi borghesi, distorcono il carattere di questa complicità; altre posizioni errate riguardano la “subalternità” dei governi verso Israele e i suoi alleati.
Il KKE ritiene indispensabile dare al movimento di solidarietà con la Palestina un carattere anticapitalista e antimperialista, che rivendichi l’opposizione al coinvolgimento greco, la chiusura basi NATO, l’interruzione della cooperazione strategica con Israele e che sostenga il diritto palestinese a uno Stato libero sui confini del 1967. Questa rivendicazione è da sostenere in contrapposizione sia a quella che vede questa possibilità “superata dai fatti”, sia a quella che nega l’esistenza dello stato di Israele.
Il movimento di solidarietà deve evitare illusioni sulla possibilità di fermare la guerra tramite pressioni umanitarie o governi “progressisti” nel quadro capitalistico, e deve collegare la solidarietà alla Palestina alla lotta generale contro lo sfruttamento e le guerre imperialiste.
- Piattaforma Comunista Operaia degli USA (CWPUSA): L’estrema destra: i vermi di un sistema marcio
Passiamo al tema dello scivolamento verso destra della politica borghese mondiale con l’articolo della CWPUSA: l’estrema destra negli USA non è un’anomalia, ma un prodotto naturale del capitalismo, utile al capitale per reprimere la classe operaia e deviare il malcontento verso nemici fittizi come immigrati, minoranze e comunisti. Nei periodi di crisi, questi gruppi — spesso legati a politici, think tank e settori dello Stato — rafforzano retoriche nazionaliste e razziste, anche e soprattutto tramite i social network, favorendo gli interessi di settori capitalistici in difficoltà. Storicamente, dal Ku Klux Klan ai movimenti attuali, il fascismo è servito a dividere e indebolire i lavoratori. La lotta all’estrema destra richiede il superamento del capitalismo stesso, verso il socialismo-comunismo.
- Partito Comunista Brasiliano Rivoluzionario (PCBR): L’egemonia proletaria nella lotta antimperialista
Ci spostiamo su un altro tema scottante della politica globale, ovvero: quale dovrebbe essere il ruolo dei comunisti quando la rivendicazione della “sovranità nazionale”, con anche una certa retorica “antimperialista”, viene fatta propria dai settori borghesi. Riguardo la situazione politica del Brasile, con le forti ingerenze imperialiste da parte degli USA, i compagni del PCBR sostengono che solo la politica proletaria dei comunisti offre un’alternativa coerente all’imperialismo: la sovranità nazionale richiede una rivoluzione socialista. La crisi del capitalismo acuisce le contraddizioni tra potenze e spinge verso una terza guerra mondiale, visibile a Gaza, in Siria, Iran, Ucraina, negli embarghi a Cuba e nell’ultimatum di Trump al Brasile per allontanarlo dai BRICS. In Brasile la richiesta di “unità nazionale” contro questi attacchi è agitata da frazioni borghesi e dal governo Lula-Alckmin, strumentalizzando anche l’autentica indignazione popolare; ma questo “antimperialismo borghese” mira a subordinare il proletariato e a difendere le istituzioni della democrazia borghese, mentre proseguono privatizzazioni, austerità, favori all’agroindustria e rapporti con Israele. Il PCBR propone una linea indipendente: partecipare alle mobilitazioni solo se avanzano la coscienza delle masse, respingere quelle più sfacciatamente istituzionali, smascherare il legame tra l’aggressione imperialista e i golpisti interni; rinazionalizzare settori strategici, frenare le Big Tech, rompere con Israele, sviluppare il programma nucleare e rendere elettivi e revocabili i giudici. Tatticamente si può colpire “insieme”, ma per i comunisti questo non può voler dire unirsi sotto guida borghese: fondamentale in tal senso è demarcare la corrente proletaria dell’antimperialismo.
- Partito Comunista (KP, Germania): Il Trattato di Kensington: intesa anglo-tedesca contro la classe operaia
Ci spostiamo nell’UE con l’articolo del KP, che denuncia il recente “Trattato di Kensington” tra Germania e Regno Unito, firmato da Merz e Starmer. L’accordo rafforza la cooperazione militare contro la Russia, con massiccio riarmo e coinvolgimento dell’industria bellica. Prevede il prolungamento della guerra in Ucraina, tagli al welfare e maggiori oneri per la classe operaia per finanziare la difesa, rifiutando di tassare le imprese. Include misure repressive contro l’immigrazione “illegale” e il rafforzamento del capitale nazionale tramite la mobilità giovanile funzionale alle esigenze padronali. Insomma, un nuovo tassello di un’alleanza imperialista che scarica i costi sulla classe operaia, aggravando sfruttamento, repressione e rischio di conflitti globali.
- Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna (PCTE): Che cosa direbbe Marx delle criptovalute?
Affrontiamo un tema economico e tecnologico con l’articolo dei compagni spagnoli sul tema delle criptovalute, in particolare Bitcoin, da una prospettiva marxista. Caratterizzato da forti oscillazioni, il mercato cripto mostra volatilità e ciclicità, con Ethereum e Solana come principali “alt-coins”. Pur nate come alternative decentralizzate al sistema finanziario tradizionale, le criptovalute oggi si integrano sempre più nel capitale globale, con grandi investitori e Stati che ne determinano l’andamento. La speculazione prevale sull’utilità reale, confermando la tesi marxista che lo scambio di capitale fittizio non genera valore: i guadagni di alcuni derivano dalle perdite di altri, mostrando come il lavoro umano rimanga la vera e unica fonte del valore.
- Partito Comunista Paraguaiano (PCP): La solitudine cronica nel capitalismo: siamo soli tutti insieme
Chiudiamo questa rassegna stampa con un tema culturale e sociale: la solitudine cronica nel capitalismo. L’articolo del PCP sostiene che essa non è nata con la pandemia, ma è stata accentuata dalle condizioni materiali e lavorative della classe operaia. Il lavoro precario, i bassi salari, la mancanza di tempo libero e il carovita limitano la possibilità di costruire legami significativi. La fragilità dei rapporti attuali viene messa a confronto con le riflessioni della Kollontaj, sottolineando come il capitalismo favorisca relazioni superficiali e individualistiche: la solitudine in questo sistema diventa quindi un problema sociale e psicologico grave. La soluzione proposta è l’organizzazione collettiva, facendo leva sulle forme delle relazioni future, che già si intuiscono nel presente, proprie della società socialista-comunista. Una società in cui gli esseri umani possano vivere senza sfruttamento, sviluppare connessioni autentiche e coltivare appieno il loro potenziale umano, sociale e creativo.