L'Ordine Nuovo

Menu superiore

Menu principale

  • Rassegna operaia
  • Capitale/lavoro
  • Classe e partito
  • Internazionale
  • Politica
  • Terza pagina
    • Storia di classe
    • Film e TV
    • Musica
    • Libri
    • Pillole di storia
    • Manifesti
  • Tribuna
  • Speciali
    • Lenin 150

logo

L'Ordine Nuovo

  • Rassegna operaia
  • Capitale/lavoro
  • Classe e partito
  • Internazionale
  • Politica
  • Terza pagina
    • Storia di classe
    • Film e TV
    • Musica
    • Libri
    • Pillole di storia
    • Manifesti
  • Tribuna
  • Speciali
    • Lenin 150
Politica
Home›Politica›George Floyd, quando la violenza della polizia è oppressione di classe

George Floyd, quando la violenza della polizia è oppressione di classe

Di Redazione
29/05/2020
1194
0
Condividi:
minneapolis in fiamme

È diventato ormai virale il video della morte di George Floyd, afroamericano fermato il 25 maggio dalla polizia di Minneapolis e bloccato a terra dal poliziotto Derek Chauvin. Secondo le iniziali dichiarazioni rilasciate alle otto di sera dello stesso giorno dal dipartimento di polizia locale, una pattuglia era intervenuta per un presunto uso di documenti falsi in un vicino negozio di alimentari. Secondo gli agenti in servizio, Floyd era in macchina e sembrava sotto effetto di stupefacenti: dopo avergli ordinato di uscire dal veicolo, Floyd ha opposto resistenza, al che i poliziotti sono stati costretti a utilizzare la forza.

morte di George FLoyd

È un resoconto che fa acqua da tutte le parti, specie di fronte ai video delle telecamere presenti in zona e ai video registrati da alcuni passanti, che mostrano chiaramente come Floyd non abbia opposto alcuna resistenza e sia stato insensatamente bloccato a terra con un ginocchio sulla carotide. Dopo aver ripetutamente dichiarato di non riuscire a respirare e senza che l’agente allentasse la presa, ha perso coscienza ed è stato portato con un’ambulanza all’Hennepin County Medical Center, dove è stato dichiarato deceduto.

Il 26 maggio, per reclamare giustizia contro la violenza della polizia, sono montate le proteste a Minnepolis allo slogan di “I can’t breath”, ultime parole dell’afroamericano ucciso. Nel frattempo, i quattro poliziotti sono stati licenziati dal dipartimento – di questi, Derek Chauvin era tra l’altro noto per aver collezionato, in diciannove anni di carriera, numerose denunce per eccesso di forza e una per violazione di diritti costituzionali federali di un prigioniero1.

proteste minneapolis

Si tratta di una situazione che ricorda molto l’omicidio di Eric Garner, altro caso di violenza da parte della polizia: accusato di presunta vendita illegale di sigarette, Garner è stato immobilizzato dalla polizia ed è soffocato dopo aver ripetuto undici volte “I can’t breathe”. Non si tratta purtroppo di due casi isolati, bensì dell’espressione di un uso diffuso della violenza da parte della polizia statunitense, le cui denunce per violenze fisiche e psicologiche, fino a casi di omicidio come i due suddetti, rappresentano una lista lunga. Per limitarsi ai soli omicidi, il Washington Post ha stilato una classifica dei casi di omicidi dal 2015 ad oggi causati dalla polizia2: solo l’anno scorso ne sono stati registrati 1014.

Sbaglieremmo a pensare che siano omicidi “generici”: a guardare nei dettagli – e considerando le percentuali negli USA di popolazione nera, ispanica e bianca – si scopre che, dati alla mano, una persona di colore nero ha circa 2 volte e mezzo più possibilità rispetto a un bianco di essere ucciso, mentre un ispanico “solo” il doppio di possibilità. La violenza della polizia si carica di tinte razziste, in aggiunta al fatto che, in maggioranza, chi subisce le violenze proviene dalla working-class, non certo da posizioni socialmente altolocate.

Come ha affermato una donna di colore che abita a quattro isolati di distanza dalla casa di Floyd:

«Non si stratta solo di neri uccisi. Si tratta di persone provenienti dalla classe operaia e non c’è solo George. Ci sono migliaia e migliaia di persone che non sono state filmate mentre venivano uccise. Mi sento come se nel capitalismo la scelta sia fra la morte e la morte»3.

È un’affermazione importante, che evidenzia un problema non relativo a singole mele marce, ma sistemico. Certamente da un lato bisogna porre attenzione sulla componente razzista o, in generale, di discriminazione maggiore verso determinate fasce di popolazione, dall’altra però non va dimenticato che spesso la repressione poliziesca si esprime nei confronti di quelle fasce di popolazione economicamente più deboli, fortemente soggette a segregazione nelle periferie americane. Dove il problema della criminalità diviene risposta sociale endemica ad una totale mancanza di prospettive di vita, dove disoccupazione, precarietà e malessere sociale sono all’ordine del giorno. In questi contesti la repressione poliziesca è l’unica risposta coerente che il sistema capitalistico può mettere in campo. Le condizioni di sfruttamento e di mancanza di prospettive tra le classi popolari, infatti, sono caratteristiche del sistema stesso e non possono essere corrette senza mettere in discussione l’impianto economico generale su cui il capitalismo si regge. In questi contesti emerge con maggior forza il ruolo repressivo e di contenimento sociale delle forze dell’ordine, scevro da facili retoriche.

minneapolis roghi

Si tratta di un problema che, essendo legato ad un determinato sistema economico, non riguarda solo gli Stati Uniti: basti pensare al report dell’Unione Europea per cui, in suolo continentale, una violenza razzista su dieci avviene per mano della polizia4; o si pensi ai casi in cui gli “ultimi della società” – come Stefano Cucchi – non hanno nessuna tutela contro gli abusi della polizia (senza dimenticare la “fortuna” per Cucchi, a differenza di molte migliaia di persone come lui, di avere avuto una sorella che ha lottato perché la verità sull’omicidio uscisse fuori).

Il caso di George Floyd non riguarda dunque solo George Floyd. Certamente è una situazione specifica, che rientra nel contesto della violenza e del razzismo diffuso fra la polizia statunitense. In generale, però, questo omicidio ricorda quanto si viva in un sistema che tutela i diritti delle persone solo a parole e solo quando queste se lo possono permettere.

 

Fonti

1 https://www.fanpage.it/esteri/george-floyd-chi-e-il-poliziotto-accusato-di-omicidio-e-spunta-il-video-integrale-dellarresto/
2 https://www.washingtonpost.com/graphics/investigations/police-shootings-database/
3 https://www.liberationnews.org/i-cant-breathe-minneapolis-protesters-vs-racist-police-killing/?fbclid=IwAR19DDvv7zJwM_kdTyCwKk1jAMPa9hn2B3kLv3mQUWeveped_cYHH21QHv8
4 https://europa.today.it/attualita/razzismo-violenze-polizia.html
TagGeorge FloydI can’t breatheminneapolispoliziarazzismorepressioneviolenza della polizia
Articolo precedente

Trump e l’Open Skies: un nuovo pericoloso ...

Articolo successivo

UN MES CAMUFFATO DIETRO IL RECOVERY FUND

16
Condiviso
  • 16
  • +
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0

Redazione

Articoli correlati Altri articoli dell'autore

  • Internazionale

    Un esempio di repressione anticomunista in Russia

    30/11/2020
    Di Salvatore Vicario
  • kke piazza syntagma
    Internazionale

    Imponente manifestazione del KKE ad Atene contro il disegno di legge che vieta le manifestazioni di protesta

    04/07/2020
    Di Guido Ricci
  • DIsordini Minneapolis
    Internazionale

    Nessuna risposta se non la violenza. I sintomi di un sistema in crisi

    03/06/2020
    Di Redazione
  • Strage di Reggio Emilia
    Storia di classe

    A sessant’anni dalla strage di Reggio Emilia

    07/07/2020
    Di Redazione
  • Lenin
    CopertinaPolitica

    Anticomunismo, autoritarismo e repressione crescono nel mondo capitalista

    11/01/2021
    Di Redazione
  • Statua di Indro Montanelli
    Politica

    La difesa dell’indifendibile. Il caso del monumento a Indro Montanelli

    17/06/2020
    Di Redazione

Ti potrebbe interessare

  • Classe e partito

    L’unità della sinistra negli anni ’90 e i problemi strategici dei comunisti oggi 2/2

  • Gaza
    Internazionale

    72 anni dopo la “Nakba” Israele si prepara ad annettere i territori della Cisgiordania occupata

  • Rassegna operaia

    Per sostenere la lotta dei braccianti non bastano comunicati

Leggi anche…

FCA

Melfi, la diffusione del contagio e l’andamento delle lotte nello stabilimento FCA

02/12/2020 | By Redazione
Sciopero 26 novembre Grecia

I lavoratori e le lavoratrici combattivi esprimono ai lavoratori greci la loro solidarietà per lo sciopero del 26 novembre

26/11/2020 | By Redazione

Tortona: la lotta dei lavoratori Arcaplanet e la risposta padronale

24/11/2020 | By Redazione
Manifestazione Lavoratori dello spettacolo Roma

Il no al ricatto salute-diritti è il filo rosso che unisce le lotte

14/11/2020 | By Redazione

seguici:

    

Archivio


Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Italia. Possono dunque esserne ripresi altrove i contenuti: basta citarne la fonte.

"L'Ordine Nuovo" è un sito web di informazione indipendente e non rappresenta una testata giornalistica ai sensi della legge 62/2011. Qualora le notizie o le immagini pubblicate violassero eventuali diritti d’autore, basta che ci scriviate e saranno immediatamente rimosse.
Questo sito web utilizza cookie per migliorare l'esperienza dei visitatori. Se non sei d'accordo, puoi scegliere di rifiutare l'utilizzo dei cookie.ImpostazioniACCETTO
Privacy & Cookies Policy

Panoramica

Questo sito web utilizza i cookie per migliorare l'esperienza di navigazoine. Alcuni di questi cookie sono necessari per il le funzionalità di base dei sito web. Utilizziamo anche cookie di terze parti che ci consentono di analizzare e comprendere come utilizzi il nostro sito. Questi cookie verranno salvati nel tuo browser solo se acconsenti. Puoi rifiutare l'utilizzo dei cookie. In questo caso, la tua esperienza di navigazione potrebbe non essere ottimale.
Necessario
Sempre attivato

I cookie necessari sono essenziali per il corretto funzionamento del sito web. Questa categoria comprende soltanto cookie che assicurano le funzionalità di base e la sicurezza del sito. Tramite questi cookie non vengono salvati dati personali.

Non necessario

Tutti i cookie che non sono strettamente necessari per il funzionamento del sito e sono utilizzati in modo specifico per raccogliere dati personali attraverso analisi, annunci e altri contenuti incorporati sono definiti come non necessari. Il consenso dell'utente è obbligatorio affinché questi cookie possano essere utilizzati sul sito web.