Sciopero lavoratori Fedex. La fase due si chiama repressione

Questa quarantena ha portato difficili condizioni di vita a decine di migliaia di lavoratori, che si sono trovati senza reddito o in procinto di perdere il lavoro. Nonostante ciò, in questo scenario di crisi, con la riapertura delle imprese e l’inizio della fase 2, cominciano i primi licenziamenti. È il caso della TNT di Peschiera Borromeo (MI), che ha annunciato il licenziamento di 66 lavoratori. Curioso, se si considera che Fedex TNT è un operatore logistico internazionale che ha un fatturato di miliardi di euro annui: non parliamo certamente del piccolo produttore in difficoltà.
Questi licenziamenti vanno inquadrati in un’azione di vera e propria rappresaglia da parte dell’azienda. TNT, infatti, ha sospeso decine di contratti a tempo determinato per una settimana di protesta indetta da SiCobas, che ha proclamato uno stato d’agitazione per tutte le filiali e i magazzini della Fedex TNT.
Veloce è stata la reazione dei lavoratori, che stanno scioperando in solidarietà con i propri colleghi. Questa notte, infatti, gli operai hanno incrociato le braccia e hanno occupato la filiale di Peschiera Borromeo. Fra le varie cose, i motivi della protesta sono «la mancata sottoscrizione di un protocollo per l’applicazione delle misure di sicurezza relativo al coronavirus, il pagamento delle giornate di malattia usufruite a marzo dove sia stata aperta la cassa integrazione retroattiva, come stabilito dall’Inps, e l’adeguamento del ticket mensa a 7 euro così come accordi sottoscritti a livello nazionale». Inoltre, i lavoratori protestano per «il reintegro e il rientro immediato presso il proprio posto di lavoro dei lavoratori alle dipendenze dell’agenzia Adecco e in forza presso l’hub Fedex Tnt Internazionale di Peschiera Borromeo».
Il sindacato SiCobas è aperto a un tavolo per le trattative, ma la TNT non sembra essere dello stesso avviso. Nella giornata di oggi, 5 maggio, decine e decine di camionette della polizia sono state impiegate davanti al magazzino di Peschiera, e gli operai sono stati buttati fuori dall’azienda; in altri magazzini, la Digos ha fatto decine di identificazioni.
Non sembra esserci una risposta da parte del Governo, nonostante le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che nel suo ultimo discorso ha dichiarato che “non è possibile licenziare”. A quanto pare lo è, e si impiegano pure le forze di polizia per tutelare questa possibilità.
Nelle pagine social del sindacato SiCobas – Lavoratori Autorganizzati leggiamo: «È la guerra di classe! I lavoratori come carne da macello in magazzino a morire per il dio profitto, e se la merce da distribuire scarseggia debbono accettare di essere licenziati e guai a difendersi con il proprio sindacato perché subito la legge del manganello interviene. Ma noi non cediamo».
Negli ultimi discorsi del Presidente del Consiglio abbiamo sentito chiamate alla responsabilità individuale: “se ami l’Italia”, ha detto Conte. È evidente, però, come questa fase 2 sia stata fatta per gli interessi di Confindustria e delle grandi aziende. La forte repressione poliziesca di stamattina è un esempio. “Se ami Confindustria” sarebbe stato più appropriato. Di chi è la responsabilità? Dei lavoratori che vanno a trovare i propri familiari o delle aziende che non forniscono misure di sicurezza e che fanno licenziamenti per rappresaglia?
L’Ordine Nuovo, che ha l’intento di essere un megafono delle lotte prima che un semplice giornale, esprime solidarietà ai lavoratori di Fedex TNT. In questa fase, questo episodio non può che essere il primo di tanti se non si organizza un contrattacco reale e unitario. Vogliono convincerci che la responsabilità del virus è dei lavoratori, e intanto non forniscono misure di sicurezza quando si va a lavorare e licenziano, col pieno sostegno degli apparati di repressione dello Stato. Mentre la direzione della CGIL chiama alla collaborazione con le imprese, noi diciamo: l‘azione di stanotte degli operai di Fedex TNT sia di esempio. Seguiremo ulteriori sviluppi.