L'Ordine Nuovo

Menu superiore

Menu principale

  • Rassegna operaia
  • Capitale/lavoro
  • Classe e partito
  • Internazionale
    • Notizie dal mondo
    • Imperialismo
    • Vita politica internazionale
  • Politica
  • Terza pagina
    • Film e TV
    • Libri
    • Musica
    • Pillole di storia
    • Storia di classe
    • Manifesti
  • Tribuna
  • Speciali
    • Centenario PCdI
    • Lenin 150
    • Rivista Comunista Internazionale

logo

L'Ordine Nuovo

  • Rassegna operaia
  • Capitale/lavoro
  • Classe e partito
  • Internazionale
    • Notizie dal mondo
    • Imperialismo
    • Vita politica internazionale
  • Politica
  • Terza pagina
    • Film e TV
    • Libri
    • Musica
    • Pillole di storia
    • Storia di classe
    • Manifesti
  • Tribuna
  • Speciali
    • Centenario PCdI
    • Lenin 150
    • Rivista Comunista Internazionale
  • Referendum: una débâcle sulla pelle dei lavoratori

  • Il ruolo di Mærsk nel genocidio israeliano a Gaza e come vettore dell’imperialismo statunitense

  • Vita politica internazionale – Trentacinquesimo numero

  • Rispondere alla crisi abitativa con i pugni chiusi: centralità e trasversalità rivoluzionaria nel movimento per l’abitare

  • Sul ruolo dell’imperialismo nel transfemminicidio e nella LGBT+fobia in Francia e nel resto del mondo

  • Le elezioni in Venezuela, democrazia simulata, una valanga di irregolarità

  • La pretesa di una “Turchia libera dal terrore” e la nostra lotta per una “Turchia libera dallo sfruttamento”

  • “Il giorno dopo” nella Striscia di Gaza è già arrivato: uccisioni, privatizzazione degli aiuti, fame per la popolazione e pulizia etnica

  • Campagne di diffamazione, ghigliottina digitale e terrorismo da tastiera

  • Aumento dell’età pensionabile e condizioni della classe operaia in Danimarca

Rassegna operaia
Home›Rassegna operaia›FIAC: dopo la lotta l’accordo, ma è solo una tregua

FIAC: dopo la lotta l’accordo, ma è solo una tregua

Di Redazione
21/07/2020
1816
0
Condividi:

«Anche io pensavo che sarebbe andato tutto bene fino a quel fatidico giorno», è stato il commento di una vittima.

Ecco, potrebbe sembrare l’inizio di un articolo di cronaca nera: il racconto di un sopravvissuto a un disastro, oppure, certo, negli ansiogeni tempi di pandemia che viviamo, la triste storia di un parente delle vittime di Covid-19.

No, non siamo di fronte a uno di questi casi. Le parole sono quelle di una lavoratrice, perché le vittime sono tutti i lavoratori della FIAC Compressori di Pontecchio Marconi, in provincia di Bologna, una fabbrica che occupa circa 200 persone ed è minacciata di chiusura completa da parte della multinazionale che l’aveva acquisita nel 2016, la Atlas Copco.

Ciò desta stupore poiché la FIAC Compressori non ha subito in modo rilevante la crisi dovuta all’epidemia, ed anzi dispone di nuovi ordini fino a ottobre.

L’incubo per i lavoratori è cominciato improvvisamente il 26 maggio, quando la casa madre ha dichiarato di voler spostare la produzione in provincia di Torino, trasferendovi coattamente la maggior parte dei dipendenti. Immediate le proteste così come immediati sono stati lo sciopero e il presidio permanente indetti dai lavoratori. I rappresentanti dell’azienda allora hanno proposto di fornire consulti psicologici gratuiti ai lavoratori, che hanno rifiutato. In seguito la multinazionale ha deciso di interrompere la delocalizzazione, ma perseguendo senza modifiche il suo piano di chiusura completa della sede in provincia di Bologna. Le proteste sono continuate, coinvolgendo nelle trattative ampi strati delle istituzioni locali: sindaci, assessori, consiglieri regionali fino al governatore dell’Emilia-Romagna1.

L’incontro in regione

Il 16 luglio, mentre i lavoratori presidiavano la piazza degli uffici regionali, all’undicesimo piano si svolgeva l’ultimo atto di questa lunga trattativa. Alla riunione, la delegazione dei lavoratori era composta dai rappresentanti della FIOM regionale e provinciale, la RSU aziendale e i delegati ai tavoli tecnici (industriale, occupazionale e finanziario). Dopo le prime tre ore di riunione, i rappresentati dei lavoratori sono scesi a comunicare la situazione. Il malcontento nella piazza era evidente: “l’azienda sta avendo lo stesso atteggiamento che ha avuto ai tavoli. Noi facciamo le proposte e loro non rispondono”, è stato il commento a caldo di una lavoratrice.

Dopo questa prima pausa i lavoratori hanno lasciato la piazza e sono tornati al picchetto davanti alla fabbrica. L’incontro è andato avanti per tutta la notte e solo all’alba è stato annunciato il raggiungimento di un’ipotesi di accordo.

L’accordo è stato approvato dai lavoratori la mattina del 17 luglio con il 99% dei voti e in seguito è stato divulgato pubblicamente. “L’accordo prevede che fino al 30 giugno 2021 sarà garantita la stabilità lavorativa dei rapporti di lavoro. Viene inoltre attivata, e ne vengono definite le modalità, una staffetta generazionale attraverso la quale tutti i dipendenti che potranno raggiungere la pensione nei prossimi due anni avranno la possibilità di uscire da FIAC (senza penalizzazioni sulla retribuzione) e per ciascun lavoratore che uscirà sarà effettuata un’assunzione a tempo indeterminato di un lavoratore oggi in azienda con contratto di staff leasing”, recita il comunicato della FIOM Bologna2. Oltre a questo, viene segnalata la trasformazione dei tavoli tecnici in un “osservatorio” che sarà convocato nei prossimi mesi sino a dicembre 2020 per “esplorare tutte le possibili soluzioni volte ad evitare il trasferimento”. Infatti, nel testo non vi è alcun impegno dell’azienda ad evitare la delocalizzazione, ma semplicemente si prevede un successivo accordo — da sottoscrivere entro marzo del 2021 — su un “piano sociale” che tuteli l’occupazione del sito a Pontecchio.

E quindi uscimmo a riveder le stelle?

L’unità e l’impegno straordinario messi in campo dai lavoratori di Pontecchio ha permesso di migliorare le prospettive di una situazione che sembrava drammatica, ma purtroppo permangono ancora forti perplessità sugli sviluppi futuri. Almeno fino a dicembre si continuerà a discutere internamente su come evitare la delocalizzazione, ma non vi è nessuna garanzia che l’azienda collabori fattivamente, anzi finora, pur sotto i riflettori istituzionali, i lavoratori hanno lamentato una marcata reticenza da parte dei rappresentanti della multinazionale.

Tra gli strumenti previsti in questa fase vi sono prepensionamenti senza penalizzazioni sulla retribuzione, accompagnamenti dei lavoratori, outplacement, formazione e riqualificazione, ricorso agli ammortizzatori sociali3. Sembrano purtroppo strumenti volti alla chiusura progressiva della fabbrica. Esaminiamo il significato di uno di questi, l’outplacement.

L’outplacement si presenta come un servizio che favorisce la riqualificazione e la ricollocazione in differenti contesti aziendali degli individui disoccupati o in cerca di un nuovo lavoro”4.

Apparentemente quindi l’outplacement non servirà a garantire il lavoro ai dipendenti della FIAC, al contrario. Forse pensano che i lavoratori siano stupidi e si facciano menar per il naso, ma è falso.

I lavoratori hanno approvato questo accordo che per loro è meglio della disoccupazione – perché trasferirsi a centinaia di chilometri di distanza per molti di essi è impossibile. Ma capiscono che ciò che la multinazionale vuole è solo una ubbidiente, individuale rassegnazione.

Perché i padroni sanno che colpire separatamente ogni singolo lavoratore è abbastanza facile, mentre quando essi scioperano e lottano assieme la loro forza è insuperabile.

Christian Michelini e Inti Vázquez

 

Note

1https://imprese.regione.emilia-romagna.it/notizie/notizie-attualita/2020/crisi-fiac-compressori-201ccongelato201d-lo-spostamento-dello-stabilimento-del-bolognese-a-torino

2http://www.fiom-bologna.org/index.php/2020/07/17/vertenza-fiac-atlas-copco/

3http://www.fiom-bologna.org/index.php/2020/07/17/vertenza-fiac-atlas-copco/

4https://it.wikipedia.org/wiki/Outplacement

TagchiusurafiaclavoratorilavorolottaMultinazionaliprecariscioperosindacato
Articolo precedente

La pandemia fa emergere la fragilità dell’economia ...

Articolo successivo

Recovery Fund, riduzione delle sovvenzioni e aumento ...

23
Condiviso
  • 23
  • +
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0

Redazione

Articoli correlati Altri articoli dell'autore

  • biennio rosso Lavoratori occupano fabbriche
    Storia di classe

    Settembre 1920. L’occupazione delle fabbriche e i suoi insegnamenti

    18/09/2020
    Di Concetto Solano
  • Calabria sanitari covid basta precarietà
    Rassegna operaia

    Altro che eroi, assunti per l’emergenza Covid e ora rischiano il posto: la mobilitazione degli operatori sanitari in Calabria

    30/06/2021
    Di Domenico Cortese
  • Referendum lavoro 2025: smobilitare la precarietà senza mobilitare la classe?
    Politica

    Referendum lavoro 2025: smobilitare la precarietà senza mobilitare la classe?

    21/05/2025
    Di Domenico Cortese
  • Manifestazione Tropea
    Capitale/lavoro

    La risposta popolare alla violenza dei piani di rientro sanitari

    27/10/2020
    Di Domenico Cortese
  • FCA
    Rassegna operaia

    Melfi, la diffusione del contagio e l’andamento delle lotte nello stabilimento FCA

    02/12/2020
    Di Redazione
  • La lotta degli operai Berco contro la ThyssenKrupp per il lavoro ed il futuro
    Capitale/lavoro

    La lotta degli operai Berco contro la ThyssenKrupp per il lavoro ed il futuro

    15/03/2025
    Di Redazione

Ti potrebbe interessare

  • Sulla resistenza comunista nel campo di concentramento di Buchenwald 1937-1945
    VPI - Articoli

    Sulla resistenza comunista nel campo di concentramento di Buchenwald 1937-1945

  • Non ci inginocchiamo di fronte al Governo
    VPI - Articoli

    Non ci inginocchiamo di fronte al Governo

  • Capitale/lavoro

    L’incubo del lavoro stagionale

Leggi anche…

Repressione per decreto. Il contenuto dei nuovi provvedimenti del governo

08/04/2025 | By Domenico Cortese

Il DDL Sicurezza e la repressione come soluzione dei problemi sociali

29/09/2024 | By Domenico Cortese
DDL Sicurezza, scudo penale e zone rosse: la repressione si inasprisce

DDL Sicurezza, scudo penale e zone rosse: la stretta repressiva si inasprisce

20/01/2025 | By Lorenzo Vagni
La vergognosa strumentalizzazione del Giorno della Memoria

La vergognosa strumentalizzazione del Giorno della Memoria

27/01/2024 | By Lorenzo Vagni

seguici:

  Facebook  Instagram  Twitter

contattaci:

  Contattaci
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Italia. Possono dunque esserne ripresi altrove i contenuti: basta citarne la fonte. "L'Ordine Nuovo" è un sito web di informazione indipendente e non rappresenta una testata giornalistica ai sensi della legge 62/2001. Qualora le notizie o le immagini pubblicate violassero eventuali diritti d’autore, basta che ci scriviate e saranno immediatamente rimosse.