Erhan Nalçacı, Membro del Consiglio Esecutivo Centrale del Partito Comunista di Turchia (TKP)
traduzione di Giaime Ugliano
L’inizio della guerra in Ucraina dovrebbe forse essere considerato il 2014, ma in questo articolo1 ci concentreremo sul periodo che inizia con l’intervento russo in territorio ucraino nel febbraio 2022. La guerra in Ucraina non si è svolta tra due Stati nazionali, l’Ucraina è stata spinta ad agire come un proxy della NATO, in altre parole del blocco imperialista euro-atlantico, quindi la guerra si è svolta tra la NATO e la Russia. Ma più in generale, l’Ucraina è stata un fronte della guerra di spartizionzge imperialista, che è un prodotto della rivalità imperialista che ha ormai preso il sopravvento sul mondo, una guerra che non è ancora diventata totale.
In questa guerra, di cui parleremo in questo articolo, la Turchia ha svolto un ruolo secondario ma molto complicato. In una situazione raramente vista nella storia del mondo, la classe capitalista turca e i suoi politici hanno fornito armi a una delle parti in guerra, sviluppando al contempo relazioni economiche e mantenendo rapporti diplomatici con l’altra parte. Pur definendo la Russia un occupante e denunciando l’annessione della Crimea, la Turchia ha cercato di proteggere il più possibile la Russia dall’embargo economico impostole dal blocco euro-atlantico. Da un lato, pur mantenendo l’appartenenza alla NATO e partecipando alle sue esercitazioni, la Turchia ha sostenuto la Russia seguendo le regole del Trattato di Montreux e non permettendo alla NATO di entrare nel Mar Nero. Durante la guerra in Ucraina, la Turchia non ha agito come un membro della NATO o come un tipico ingranaggio del blocco euro-atlantico, ma ha cercato di giocare una doppia partita.
In questo articolo cercheremo di svelare le ragioni di questa peculiarità. Perché la classe capitalista turca è stata così pragmatica in questo processo? Perché la Turchia ha avuto così tante contraddizioni con gli Stati Uniti pur essendo uno Stato membro della NATO? Perché la Russia ha tollerato e sviluppato relazioni con un Paese alleato e fornitore di armi dell’Ucraina?
Prima di entrare nei dettagli della questione, è necessario affrontare due processi fondamentali per arrivare a un quadro concettuale. Il primo è la crisi dell’egemonia imperialista, senza la quale non possiamo comprendere le relazioni internazionali di oggi, e l’altro è lo sforzo di una serie di Paesi, tra cui la Turchia, di salire nella piramide imperialista in base alla loro accumulazione di capitale negli ultimi 30 anni.
Che cos’è la crisi dell’egemonia imperialista?
Per non deragliare dal tema, è opportuno definirlo brevemente. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, in termini di contributo alla produzione globale e di potere di influenzare il mondo militarmente, finanziariamente, politicamente e ideologicamente, gli Stati Uniti sono stati indiscutibilmente il paese al vertice del mondo imperialista.
Sotto la loro guida è stata condotta una lotta contro la politica della classe operaia nel mondo, in particolare contro l’Unione Sovietica, ed è stato indirizzato lo sviluppo del capitalismo mondiale.
Dopo il processo di controrivoluzione in Unione Sovietica e nel mondo socialista, gli Stati Uniti hanno mantenuto la leadership del mondo imperialista. Ora che non c’erano governi socialisti e la classe operaia si era ritirata, il mondo doveva essere ristrutturato, le conquiste del lavoro dovevano essere annullate e nessun ostacolo nazionale doveva porsi al capitale. Con la guida degli Stati Uniti, la classe capitalista ha agito con una libertà di cui non aveva mai goduto dopo la Rivoluzione d’Ottobre. In Afghanistan, Iraq e Jugoslavia, la ristrutturazione imperialista è passata attraverso interventi militari “correttivi” da parte degli Stati Uniti, della NATO e dell’UE.
Questo processo di grande trionfo e fiducia del capitale è stato accompagnato da una crisi strutturale del capitalismo e da un’enorme esportazione di capitale dall’Occidente all’Oriente, dove lo sfruttamento del lavoro era elevato, i movimenti di capitale erano incoraggiati e i problemi ambientali erano ignorati. Negli anni Duemila ci si è resi conto che questo investimento ha posto le basi per una strategia mondiale di accumulazione di capitale da parte dello Stato cinese. Negli anni 2000, la Cina avrebbe superato gli Stati Uniti in termini di contributo alla produzione globale, avrebbe creato un proprio sistema di alleanze e mobilitato un’enorme quantità di capitale finanziario. Avrebbe sviluppato un progetto di egemonia mondiale, come la Nuova Via della Seta, e avrebbe iniziato a spingere gli Stati Uniti e il blocco euro-atlantico fuori dai mercati africani, asiatici e persino europei attraverso l’esportazione di capitali. La Cina si sarebbe militarizzata sempre di più sotto l’ombrello di sicurezza fornito dalla Russia e avrebbe iniziato a minacciare la supremazia statunitense nella regione del Pacifico.
Il crollo finanziario del 2008 negli Stati Uniti ha segnato un punto di svolta nella rivalità imperialista. Nel 2011, quando gli Stati Uniti hanno annunciato al mondo che avrebbero potenziato il loro arsenale militare per mantenere l’egemonia nella regione del Pacifico, la guerra di spartizione imperialista è effettivamente iniziata, in modo velato.
Le macchinazioni degli Stati Uniti e dei loro alleati in Libia e Siria e l’intervento della Russia in Siria nel 2015 possono essere considerati nell’ambito della guerra di spartizione imperialista. L’Ucraina stessa è oggetto di una spartizione diretta, con le sue ricchezze che stimolano l’appetito dell’imperialismo, la sua enorme produzione agricola e l’industria, che sono l’eredità dell’Unione Sovietica. Tuttavia, una delle ragioni della guerra iniziata con l’espansione della NATO verso est, armando l’Ucraina, trasformandola politicamente in un apparato NATO e provocando militarmente la Russia, era quella di logorare militarmente la Russia e renderla incapace di combattere a fianco della Cina nel Pacifico. Tuttavia, questo non deve farci dimenticare che anche la Russia è un Paese capitalista che persegue obiettivi espansionistici e cerca di ottenere un nuovo punto d’appoggio nella crisi dell’egemonia imperialista.
Il ruolo della Turchia nella crisi dell’egemonia imperialista
Nel 1990, la Turchia era un Paese che gli Stati Uniti potevano governare attraverso colpi di Stato militari, un Paese in cui gli USA avevano costruito una solida egemonia nell’esercito, nello Stato, nella politica, nei media e nell’economia. Era diventato normale per chi avrebbe governato la Turchia chiedere la benedizione degli Stati Uniti, e così è stato anche per Erdoğan nel 2001.
Tuttavia, soprattutto dopo il 2002, durante il lungo governo dell’AKP in Turchia, si sono verificati diversi processi di accumulazione del capitale. Il primo di questi è stato un trasferimento di proprietà in cui quasi tutte le proprietà pubbliche sono state saccheggiate dal capitale: quest’ultimo ha rilevato, in questo processo, tutte le principali imprese industriali del Paese. In secondo luogo, l’attacco all’organizzazione della classe operaia ha creato in Turchia un regime lavorativo non regolamentato con un tasso di sfruttamento molto elevato. In terzo luogo, dopo le modifiche legali che hanno facilitato le operazioni del capitale, c’è stato un massiccio flusso di capitali dall’estero verso la Turchia.
Tutti questi processi hanno permesso al capitale turco di prosperare e di rivolgere lo sguardo all’estero. Nuovi mercati, nuove aree di investimento del capitale, nuova egemonia, persino nuove aree di annessione…
Sebbene l’economia turca sia ancora fortemente dipendente dal blocco euro-atlantico, la competizione imperialista guidata dagli Stati Uniti ha limitato l’espansionismo del capitale turco. Ad esempio, le guerre in Siria e in Libia hanno inizialmente danneggiato gli investimenti e la posizione del capitale turco. Con la Russia, invece, la vicinanza geografica ha creato un bacino economico naturale, la Turchia ha beneficiato del gas naturale russo, ha visto nella Russia un’area di mercato e di investimento di capitali e i turisti russi sono stati i principali clienti del settore turistico.
Dopo la svolta del 2008, la Turchia ha cambiato direzione, passando da Paese sotto l’egemonia dell’imperialismo a Paese che aspira a essere imperialista in maniera autonoma. Il tentativo di colpo di Stato del 2016, lanciato dalla setta di Gülen, componente dell’AKP e guidato direttamente dagli Stati Uniti, ha rappresentato un’importante pietra miliare in questo processo. Era la prima volta che gli Stati Uniti fallivano in un colpo di Stato militare in Turchia e si stava verificando una significativa erosione della loro egemonia. Nel corso della lotta all’interno dello Stato ed eventualmente tra i diversi orientamenti della borghesia, la squadra guidata da Erdoğan non ha esitato a chiedere il sostegno della Russia.
La Turchia ha iniziato ad avere truppe all’estero non solo nell’ambito della NATO o delle Nazioni Unite, ma anche in linea con gli interessi della classe capitalista turca. In Turchia è sorto un grande complesso militare-industriale in grado di dirigere le tendenze imperialiste del capitale. In precedenza, gli Stati Uniti non lo avrebbero mai permesso. Inoltre, questa ascesa si è realizzata nonostante le restrizioni imposte dagli Stati Uniti sulla fornitura di armi e di prodotti intermedi necessari alla produzione di armi.
La quota della Turchia nelle esportazioni mondiali di armi è aumentata dallo 0,69% tra il 2013-2017 all’1,1% tra il 2018-2022 e la Turchia si è classificata al 12° posto tra i fornitori mondiali di armi.2 Si dice che in Turchia ci siano circa 2000 piccole o medie imprese che producono veicoli aerei senza pilota, dalle viti ai laser.3 Grazie alla cooperazione di Baykar con lo Stato, la Turchia ha iniziato a intervenire nelle guerre regionali. I Paesi che un tempo ordinavano UCAV4 sono diventati dipendenti dalla Turchia per le specifiche tecniche, l’addestramento al volo e le munizioni da utilizzare negli UCAV.
Il capitale turco ha dichiarato il XXI secolo come il “Secolo della Turchia”, anche se una parte significativa di questo è propaganda ideologica, proprio come hanno fatto Stati come la Cina, il Brasile e l’India nella crisi dell’egemonia imperialista.
Allo stesso tempo, la Turchia ha cercato di spianarsi la strada con mosse diplomatiche e di far parte di vari processi di pace imperialisti.
Accenneremo alla fragilità del capitalismo turco alla fine, ma senza comprendere la trasformazione del capitalismo turco negli ultimi 30 anni non sarà possibile capire questo ruolo particolare della Turchia nella guerra Ucraina-Russia.
Le relazioni tra Ucraina e Turchia durante la guerra
Nonostante la fine del colonialismo dopo la Seconda guerra mondiale, l’imperialismo è continuato con varie forme derivate dall’esportazione di capitali in modo molto più complesso. Oggi, una di queste forme derivate si manifesta sotto forma agricola, affittando/acquistando terreni agricoli in un Paese straniero.
Gli Stati Uniti, la Cina e i principali Paesi dell’UE principalmente coltivano terreni in vari Paesi, soprattutto in Africa. Anche il capitale turco si è unito a questa tendenza grazie alla sua nuova posizione espansionistica.
Sotto l’Unione Sovietica, l’Ucraina è diventata il più grande laboratorio di ricerca agricola del mondo e ha vissuto una rivoluzione nella produttività agricola. Oggi, l’estensione della terra coltivabile in Ucraina è stimata in circa 100 milioni di ettari. Prima della guerra, il 10% del grano mondiale, il 13% dell’orzo, il 15% del mais e quasi il 50% delle esportazioni di girasole provenivano dall’Ucraina. Avremo bisogno di queste informazioni quando parleremo del “corridoio del grano”. Paesi come la Cina e l’Arabia Saudita hanno affittato grandi appezzamenti di terreno agricolo dall’Ucraina. Per quanto riguarda la Turchia, poco prima della guerra, circa 40 aziende operavano su 25-30 mila ettari.
Inoltre, la più importante esportazione di capitali dalla Turchia riguardava il settore delle costruzioni e l’Ucraina era diventata un importante hub per le imprese edili turche.
Tuttavia, il settore più importante legato al ruolo della Turchia nella guerra era il commercio militare e di armi. La situazione di tensione tra Ucraina e Russia non è iniziata nel 2022, ma molto prima. Le relazioni militari che si erano sviluppate tra Turchia e Ucraina prima del 2022 sono proseguite con la guerra.
Innanzitutto, nella guerra a bassa intensità nel Donbass e a Lugansk, gli UCAV e le armi leggere fornite dalla Turchia sono stati determinanti e l’Ucraina è diventata un mercato per i monopoli delle armi turchi. Ma c’è un’altra ragione per cui la Turchia si è orientata verso l’Ucraina.
Prima della Seconda Guerra Mondiale, la Turchia aveva un’economia pianificata e nazionalista e si stava sviluppando rapidamente sulla strada dello sviluppo industriale. Tuttavia, dopo la guerra, quando è passata sotto l’egemonia degli Stati Uniti, la direzione e il ritmo dell’industrializzazione sono stati interrotti. A causa di questo intervento imperialista, la Turchia non è stata in grado di produrre motori fino a poco tempo fa. D’altra parte, l’industria militare, che si è sviluppata rapidamente negli ultimi 15 anni, aveva bisogno di motori per carri armati, navi da guerra e UCAV. Si voleva trasferire tecnologia, non solo importare motori. Per questo motivo, il capitale turco ha rivolto lo sguardo all’Ucraina, con le sue fabbriche di motori lasciate dall’Unione Sovietica. L’Ucraina, d’altro canto, era desiderosa di un reciproco trasferimento di tecnologia e così è nata un’alleanza militare.
Durante la visita in Turchia nell’ottobre 2020 di Zelensky, eletto presidente dell’Ucraina come funzionario del blocco euro-atlantico, è stato firmato un accordo di cooperazione militare tra i due Paesi. L’uso di UCAV turchi durante la guerra del Karabakh aveva portato a un embargo segreto contro la Turchia da parte del blocco euro-atlantico. La Turchia si è quindi rivolta all’Ucraina per ottenere prodotti intermedi nella produzione di armi.
Nel 2022, appena 3 settimane prima della guerra, Erdoğan visitò l’Ucraina, fu firmato un accordo di cooperazione sull’alta tecnologia, l’aviazione e lo spazio e fu deciso che Baykar avrebbe costruito una fabbrica di droni in Ucraina.5
Quando è iniziata la guerra, l’esercito ucraino utilizzava già molte attrezzature di origine turca. Le attrezzature vendute all’Ucraina erano generalmente tenute segrete all’opinione pubblica turca e noi abbiamo appreso solo quanto riportato dalla stampa ucraina o russa. Un esempio è l’uso di radio prodotte da Aselsan, un’azienda tecnologica turca, da parte di unità di fanteria e corazzate ucraine. Si è parlato anche della coproduzione turco-ucraina di sistemi di lancio di missili anticarro. Nel settore marittimo, la Turchia ha iniziato a produrre navi per l’Ucraina. Nel 2021, presso il Comando dei Cantieri Navali di Istanbul, è stata varata una corvetta.6 È stato anche riferito che gli elmetti compositi e i giubbotti balistici importati dalla Turchia per i soldati dell’esercito ucraino hanno fornito un vantaggio psicologico sull’esercito russo all’inizio della guerra.7
Tuttavia, la voce più importante nel commercio di armi è stata quella degli UCAV. Non è possibile conoscere il numero esatto, poiché è tenuto segreto, ma secondo la stampa, circa 50 UCAV sono stati forniti dalla Turchia. Gli UCAV hanno svolto un ruolo importante all’inizio della guerra. Poco prima della guerra, quando l’esercito ucraino stava provocatoriamente attaccando Lugansk e Donbass, la Russia si è sentita offesa dalla condivisione di un’immagine di un UCAV turco che distruggeva un cannone russo.8 La parte turca ha risposto alle lamentele della Russia affermando che l’azienda che vendeva gli UCAV era privata e che quindi non si poteva interferire. In realtà, i monopoli di Stato e delle armi erano intrecciati e non era chiaro chi gestisse il processo.
Anche l’affondamento della Mosca, la nave ammiraglia della Marina russa nel Mar Nero, sarebbe stato causato da UCAV forniti dalla Turchia. Mentre questi UCAV occupavano i radar della corazzata Mosca, sembra che quest’ultima sia stata affondata con missili Neptune.9
D’altra parte, mentre il blocco euro-atlantico manda giovani al fronte a morire, ha anche riversato così tante armi in Ucraina che le esportazioni di armi della Turchia in Ucraina sono passate in secondo piano. Non è facile stimare il livello attuale delle forniture di armi dalla Turchia a causa della maggiore segretezza delle informazioni in condizioni di guerra.
Per quanto riguarda la fornitura di motori dall’Ucraina, le fabbriche di motori utilizzate per la produzione di UCAV, munizioni ed elicotteri da combattimento sono state ripetutamente bombardate dalla Russia durante la guerra. Pertanto, l’importazione di motori ucraini per l’industria bellica turca potrebbe essere stata interrotta.
Le relazioni tra Turchia e Russia durante la guerra
Dal 2008, le relazioni tra Turchia e Russia hanno attraversato alti e bassi abbastanza articolati tali da meritare un approfondimento particolare in questo articolo. Una volta l’ambasciatore russo è stato assassinato, un’altra volta un caccia russo è stato abbattuto da jet turchi in Siria. In generale, tuttavia, si è osservato che l’agire senza principi e il pragmatismo della classe capitalista turca sono stati accettati dalla classe capitalista russa suo malgrado.
Sotto il capitale monopolistico russo, formatosi con il saccheggio dei mezzi di produzione appartenuti alla società sovietica, e il suo rappresentante politico Putin, la Russia non è diventata un gigante industriale come la Cina, che invece ha potuto contribuire in larga misura alla produzione globale. Non c’erano centinaia di milioni di contadini da portare in zone di libero sfruttamento come la Cina, né una classe operaia che lavorasse completamente senza regole. Per questo motivo, non c’è stato un enorme afflusso di capitali dall’estero. D’altra parte, la Russia, con il meccanismo militare ereditato dall’Unione Sovietica, si è fatta carico della sicurezza delle emergenti aree di egemonia cinese dal Pacifico all’Asia Centrale, dal Medio Oriente al Mediterraneo. Pertanto, è diventata un obiettivo che la NATO vuole eliminare prima della Cina. Per questo motivo, il disturbo creato dalla Turchia all’interno della NATO ha fatto il gioco della Russia, che ha cercato di allargare e sostenere questo disturbo. Nonostante tutte le contraddizioni, le due classi capitalistiche che cercano di conquistare un nuovo posto nella piramide imperialista si sono avvicinate in nome della sicurezza e delle aree di profitto.
Nonostante l’insistenza della Turchia sulla necessità di ripristinare l’integrità territoriale dell’Ucraina, compresa la Crimea, dopo il febbraio 2022, le relazioni Turchia-Russia hanno continuato a svilupparsi. La costruzione della centrale nucleare di Akkuyu, sulla costa mediterranea, da parte di una società russa, non ha subito rallentamenti. Ma soprattutto, nonostante l’embargo sul petrolio e sul gas naturale imposto alla Russia dal blocco euro-atlantico, la Turchia ha continuato ad acquistare gas naturale dalla Russia, diventando addirittura il principale hub del gas russo in Europa.
Il gas naturale russo è entrato per la prima volta in Turchia attraverso il confine bulgaro nel 1987, durante l’Unione Sovietica. A ciò ha fatto seguito il gasdotto Blue Stream che attraversa il Mar Nero tra Russia e Turchia, concordato nel 1997 e che ha iniziato a pompare gas all’inizio degli anni 2000. All’inaugurazione del 2003 hanno partecipato Erdoğan e Putin.
Nel 2014, Putin ha proposto il gasdotto Turkish Stream per collegare la Russia e la Tracia attraverso il Mar Nero, inaugurato ufficialmente nel 2020. Lo sviluppo più importante durante la guerra in Ucraina è stata la proposta della Russia di costruire una grande stazione di esportazione del gas in Turchia, che avrebbe permesso alla Russia di esportare il gas in Europa senza passare per il territorio ucraino. Per il progetto, che sarà completato quest’anno previo accordo tra le due parti, è stata scelta la Tracia.10
Durante gli anni della guerra (2022-2023), il volume degli scambi commerciali della Russia con la Turchia è quasi triplicato rispetto agli anni precedenti, raggiungendo quasi 70 miliardi di dollari. Questo volume si basa su importazioni dalla Russia per circa 58 miliardi di dollari.11
Questo aumento degli scambi non era dovuto solo all’incremento delle importazioni di gas naturale, ma la parte turca ha anche compiuto uno sforzo occulto per aggirare l’embargo commerciale contro la Russia. Inoltre, per aggirare l’embargo, molte società russe si sono insediate in Turchia. Tra le società sanzionate dagli Stati Uniti per aver violato l’embargo ci sono quattro società turche. Ad esempio, una società chiamata Azu avrebbe acquistato chip da tutto il mondo e li avrebbe inviati in Russia.12 Il sistema di pagamento MIR delle banche russe è stato accettato anche nel sistema bancario turco fino a quando non è stato interrotto in seguito alle pressioni del blocco euro-atlantico. Ciononostante, nell’ottobre 2022 una delegazione della Commissione UE si è recata in Turchia per mettere in guardia il Paese dalle sanzioni.
Guadagnare un posto nelle alte sfere della gerarchia imperialista non significa solo intervenire nelle guerre regionali e perseguire una politica estera aggressiva; svolgere un ruolo nella pace regionale aumenterà anche l’egemonia di uno Stato in una certa regione. Questo è ciò che ha fatto la Turchia che, in quanto Stato con relazioni con entrambe le parti, ha voluto svolgere un ruolo diplomatico.
Le delegazioni di Ucraina e Russia si sono incontrate a Istanbul il 29 marzo 2022, poco più di un mese dopo l’inizio della guerra, con la mediazione di Erdoğan. Se si fosse concretizzato un accordo di pace, la Turchia sarebbe stata probabilmente uno degli Stati garanti. Ma il problema non erano né le perdite territoriali dell’Ucraina né la sua possibile adesione alla NATO, il blocco euro-atlantico aveva mandato avanti l’Ucraina e provocato la guerra con l’intenzione di indebolire la posizione della Russia nel conflitto in corso all’interno del sistema imperialista e di ridurre la sua capacità militare insieme a questo intento principale. Ecco perché allora non ci fu alcun accordo di pace e per i due anni successivi i lavoratori dei due Paesi continuarono a uccidersi al fronte.
Un altro tentativo diplomatico della Turchia ha riguardato l’Iniziativa sui cereali del Mar Nero. Abbiamo già menzionato l’importanza dei prodotti agricoli ucraini e russi per il mercato mondiale e la sicurezza alimentare mondiale. Aggiungiamo che i fertilizzanti prodotti in Russia sono importanti per i mercati mondiali. Il mondo si stava già riprendendo da una pandemia e l’aumento dei prezzi dei generi alimentari aveva gravato pesantemente sulle classi lavoratrici. A ciò si aggiungeva l’indisponibilità dei porti ucraini a causa della guerra. La Russia non poteva trasportare i suoi prodotti agricoli nei porti mondiali a causa dell’embargo commerciale imposto. Non era possibile trasferire denaro attraverso le banche, né assicurare l’attracco di navi e merci nei porti.
Grazie all’iniziativa della Turchia e al sostegno delle Nazioni Unite, il 22 luglio 2022 è stato firmato a Istanbul l’Accordo sul Corridoio del Grano, con la partecipazione delle delegazioni di Russia e Ucraina. In questo modo, la Turchia ha ottenuto un successo diplomatico su scala mondiale e, entro il maggio 2023, più di 30 milioni di tonnellate di prodotti agricoli saranno spediti ai Paesi di tutto il mondo.
Tuttavia, l’accordo non sarebbe stato esteso ulteriormente e sarebbe stato disdetto dalla Russia. Innanzitutto, si capì che i prodotti agricoli esportati venivano immagazzinati nei Paesi di punta dell’imperialismo e che solo il 10% circa di essi veniva consegnato ai Paesi poveri la cui popolazione moriva di fame.13
Sebbene sia stato promosso, l’accordo non si è concluso perché il grano è stato rubato ai Paesi poveri. Il blocco euro-atlantico abusava del trattato nel traffico navale nel Mar Nero, attaccando la sicurezza della Russia con navi senza equipaggio. Inoltre, non c’è stato alcun allentamento dell’embargo sui prodotti agricoli, che la Russia aveva richiesto e che erano inclusi nell’accordo.
Il Trattato di Montreux e i problemi strutturali del capitalismo turco
Il ruolo più importante della Turchia nella guerra in Ucraina è stato senza dubbio l’attuazione del Trattato di Montreux. Nel Trattato di Losanna del 1923, i Dardanelli e gli Stretti di Istanbul, che collegano il Mar Nero al Mar Mediterraneo, non erano stati assegnati alla sovranità della neonata Repubblica Turca. Solo nelle condizioni dell’imminente guerra di spartizione imperialista e con l’appoggio dell’Unione Sovietica, questo diritto di sovranità sarebbe stato ottenuto con il Trattato di Montreux, firmato nel 1936.
Secondo l’accordo, se gli Stati rivieraschi desideravano portare le loro navi da guerra nel Mar Nero, potevano entrarvi con una restrizione di tonnellaggio e con un preavviso di tre settimane, e lo avrebbero lasciato dopo due settimane. Il trattato vietava quindi l’ingresso di sottomarini, portaerei e incrociatori nel Mar Nero in tempo di pace. Se fosse scoppiata una guerra nel Mar Nero, gli Stati litoranei non sarebbero potuti entrarvi in nessun caso.
Lo Stato turco ha iniziato ad applicare questo accordo non appena è scoppiata la guerra in Ucraina. Non ha nemmeno permesso il ritorno delle navi da guerra russe nella flotta del Mar Nero. La Russia non si è opposta, perché l’attuazione delle decisioni di Montreux ha praticamente tenuto la flotta della NATO fuori dal Mar Nero.
Questa situazione ha fatto sì che la classe capitalista e lo Stato turco fossero sotto pressione da parte del blocco euro-atlantico fin dall’inizio della guerra, che ha esercitato pressioni attraverso canali non ufficiali per rompere il Trattato NATO, per stabilire una base navale NATO sulla costa del Mar Nero. Non sappiamo inoltre se ci siano state pressioni tenute segrete in riunioni ufficiali.
Sono stati creati anche dei pretesti per violare Montreux. Ad esempio, si volevano inviare navi cacciamine dopo il rilascio delle mine piazzate dall’Ucraina intorno al porto di Odessa. Anche questo tentativo è stato respinto dalla Turchia. Nell’ambito dell’accordo sulla sicurezza del Mar Nero, recentemente firmato tra Regno Unito, Norvegia e Ucraina, era previsto il trasferimento di due navi cacciamine nel Mar Nero.14
Forse incapace di resistere alle pressioni, questo mese la Turchia ha firmato un accordo sulla sicurezza delle mine con la Bulgaria e la Romania, entrambi membri della NATO nel Mar Nero. Questo accordo non consente l’impiego di navi da guerra straniere, ma il fatto che tutti e tre siano Paesi della NATO è inquietante e suggerisce la possibilità che faccia parte di un piano.
Sebbene negli ultimi anni il capitalismo turco si sia sviluppato a sufficienza per dare spazio alle ambizioni espansionistiche della classe capitalista turca, la sua struttura è fragile. Con il suo cronico disavanzo delle partite correnti e i debiti esteri con le banche occidentali, difficili da estinguere, la Turchia si presenta come un Paese soggetto a crisi economiche. Inoltre, essa non è ancora in grado di produrre jet da combattimento ed è messa all’angolo dall’embargo statunitense: infatti dipende dagli Stati Uniti per l’acquisto di F-16 e la modernizzazione della sua flotta.
Tutto questo porta la Turchia ad agire in modo più compromettente. Ad esempio, non ha opposto una lunga resistenza all’ammissione di Finlandia e Svezia nella NATO. Tuttavia, questa espansione della NATO sarebbe importante per l’accerchiamento della Russia e per un’eventuale guerra europea.
Se la classe capitalista turca consentisse la violazione del Trattato di Montreux, potrebbe significare che la Turchia entrerebbe di fatto in guerra con la Russia a fianco della NATO. Il movimento politico d’avanguardia della classe operaia turca sta seguendo da vicino questo processo, che significa una grave crisi politica e una minaccia per il popolo lavoratore, col fine di intervenire.
1 – Questo articolo è stato presentato per la prima volta nel gennaio 2024. Tuttavia, nei mesi successivi, come previsto nell’articolo, si osserva che le frazioni pro-USA/NATO della classe capitalista turca e i partiti politici di governo e di opposizione ad essa affiliati hanno guadagnato un’ascendenza politica. La Turchia ha concluso l’accordo sugli F16 con gli Stati Uniti, ha collaborato con la NATO su molte questioni operative e ha iniziato a limitare il commercio con la Russia, in conformità con l’embargo commerciale. Il suo sostegno militare all’Ucraina sembra essere diventato più dipendente dalla NATO che dai propri interessi. Il Trattato di Montreux non è ancora stato violato, ma si è cambiata rotta verso il coinvolgimento con gli Stati Uniti in modo inquietante
2 – https://tr.euronews.com/2023/03/13/rapor-kuresel-silah-ihracatinda-turkiyenin-payi-artti-ithalat-orani-azaldi (Accesso: 11.01.2024)
3 – https://www.crisisgroup.org/tr/europe-central-asia/western-europemediterranean/turkiye/turkiyes-growing-drone-exports (Accesso: 12.01.2024)
4 – Nota del traduttore: unmanned combat aerial vehicle, veicolo aereo da combattimento senza equipaggio
5 – https://www.crisisgroup.org/tr/europe-central-asia/western-europemediterranean/turkiye/turkiyes-growing-drone-exports (Accesso: 12.01.2024)
6 – https://www.indyturk. com/node/482386/siyaset/bayraktar-si%25CC%2587ha-d%25C4%25B1%25C5%259F%25C4%25B1nda-t%25C3%25BCrkiye-ukraynaya-hangi-askeri-malzemeleri-satt%25C4%25B1#:~: text=T%25C3%25BCrkiye’nin%2520son%2520y%25C4%25B1llarda%2520Ukrayna, 24%2520adet%2520daha%2520sat%25C4%25B1lmas%25C4%25B1%2520kararla%25C5%259Ft%25C4%25B1r%25C4%25B1lm%25C4%25B1%25C5%259Ft%25C4%25B1 (Accesso: 17. 01.2024)
7 – https://www.crisisgroup.org/tr/europe-central-asia/western-europemediterranean/turkiye/turkiyes-growing-drone-exports (Accesso: 12.01.2024)
8 – https://www.bbc.com/turkce/haberler-turkiye-60258180 (Accesso:17.01.2024)
9 – https://www.crisisgroup.org/tr/europe-central-asia/western-europemediterranean/turkiye/turkiyes-growing-drone-exports (Accesso: 12.01.2024)
10 – https://www.yirmidort.tv/ekonomi/turkiye-ve-rusya-anlasti-dogalgaz-merkezi-icin-yol-haritasi-tamam-136599 (Accesso: 18.01.2024)
11 – https://ticaret.gov.tr/data/5bcc5d4813b876034cfece26/RF%20%C3%9CLKE%20RAPORU%20%20-%202023.pdf (Accesso: 18.01.2024)
12 – https://tr.euronews.com/2023/04/12/abdden-rusya-ambargosunu-ihlal-ettigi-gerekcesiyle-turkiye-merkezli-sirketlere-yaptirim (Accesso: 18.01.2024)
13 – https://haber.sol.org.tr/yazar/tahil-koridoru-yalan-dehlizi-380957 (Accesso: 18.01.2024)
14 – https://www.reuters.com/world/europe/uk-transfer-two-minehunters-ukraine-it-launches-maritime-support-plan-2023-12-11/ (Accesso: 18.01.2024)