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Home›Vita politica internazionale›Vita politica internazionale – Ventinovesimo numero

Vita politica internazionale – Ventinovesimo numero

Di Redazione
16/03/2025
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Questo nuovo numero della nostra rassegna realizzata in collaborazione col Centro di Cultura e Documentazione Popolare (resistenze.org) affronta i temi di attualità come il partecipatissimo sciopero generale in Grecia del 28 febbraio, la ricorrenza di lotta dell’8 marzo nelle dichiarazioni di due Partiti Comunisti europei e le prime impressioni a caldo dei compagni turchi sulle notizie legate al PKK e a Öcalan. Infine, una riflessione sui risultati delle elezioni federali in Germania e un resoconto dello scontro interimperialista in atto nel Mar Cinese Meridionale.

 

Grecia: sullo sciopero generale del 28 febbraio 2025

  • PC di Grecia (KKE): Sullo sciopero generale del 28 febbraio 2025
    Il 28 febbraio un’enorme mobilitazione ha bloccato il paese, per chiedere verità e giustizia a due anni dalla strage ferroviaria di Tempe. Le radici del disastro, tutt’oggi non chiarite, risiedono secondo la denuncia dei parenti delle vittime, dei sindacati e del KKE nelle politiche di privatizzazioni e tagli dei governi greci. Abbiamo collezionato in questo reportage diversi contributi, sia il resoconto dello sciopero generale, le dichiarazioni alla stampa del Segretario Generale del KKE ad Atene e la dichiarazione del partito a commento della riuscita mobilitazione: nell’analisi del partito, lo sciopero e i cortei hanno avuto la capacità di mettere all’angolo il governo su numerosi fronti, nonostante i tentativi di sabotaggio, dimostrando che i promotori delle politiche antipopolari non sono invincibili.

 

Risoluzione 8 marzo

  • PC dei Lavoratori di Spagna (PCTE): Risoluzione 8 marzo
    I compagni spagnoli in questa risoluzione ricordano il carattere di giornata di lotta per la commemorazione dell’8 marzo, rispetto ad un sistema di sfruttamento ed oppressione: le donne sono condannate dal  capitalismo precarietà, rendendole facilmente sostituibili e prime vittime delle crisi economiche. Il femminismo istituzionale e i reazionari distolgono l’attenzione dalla vera battaglia: l’organizzazione e la lotta di classe. Con la consapevolezza che la liberazione femminile è impossibile senza abbattere il capitalismo, l’appello alle donne lavoratrici è quello di costruire un’organizzazione forte che possa porre fine all’oppressione di genere e allo sfruttamento di classe.

 

Diritti delle donne: una lotta contro il capitalismo, per il socialismo-comunismo!

  • PC Rivoluzionario di Francia (PCRF): Diritti delle donne: una lotta contro il capitalismo, per il socialismo-comunismo!
    Nella risoluzione sull’8 marzo dei compagni francesi si tracciano le origini di questa giornata di lotta, legata alla Rivoluzione russa del 1917. Oggi, il capitalismo snatura questa ricorrenza, mentre le donne continuano a subire disuguaglianze salariali e pensionistiche. In Francia, la riforma delle pensioni e i tagli ai servizi pubblici peggiorano la loro condizione: il governo finge di sostenere i diritti delle donne con leggi di facciata, senza affrontare le cause strutturali della violenza e della precarietà. Per i comunisti, la vera emancipazione femminile si realizzerà solo con il socialismo, eliminando lo sfruttamento capitalista.

 

Dichiarazione del Comitato Centrale del TKP sulla lettera di Öcalan

  • PC di Turchia (TKP): Dichiarazione del Comitato Centrale del TKP sulla lettera di Öcalan
    La recente dichiarazione di Abdullah Öcalan ha avuto un certo eco mediatico, e viene affrontata dai compagni turchi nel contesto dei conflitti regionali e delle strategie politiche della Turchia. Pur ritenendo positiva la cessazione delle ostilità, il TKP critica il processo attuale, determinato dal rapporto tra l’alleanza di governo e il PKK, senza coinvolgere realmente la popolazione. Tramite questo “processo di pace” gli ambienti governativi vorrebbero rafforzare le ambizioni neo-ottomane della Turchia nella regione, che porterebbero il paese al disastro. I compagni turchi condannano anche l’uso strumentale della religione in politica e della pace come “avanzamento democratico” per la società turca, quando la realtà invece per le classi popolari è la povertà e l’esclusione dalla partecipazione politica. Inoltre, si respinge l’idea che il PKK sia marxista, come dichiarato sia da parte del governo, come propaganda anticomunista, sia da parte delle forze legate al PKK stesso: “il marxismo è fondamentalmente incompatibile con il nazionalismo intriso di liberalismo o con le alleanze con gli Stati Uniti o Israele”. La via d’uscita è sempre la lotta contro l’imperialismo, lo sfruttamento e le sette religiose tramite l’unità tra oppressi.

 

Dopo le elezioni federali, oggi come ieri, continua la lotta di classe

  • PC (Germania, KP): Dopo le elezioni federali, oggi come ieri, continua la lotta di classe
    L’articolo del Partito Comunista analizza i risultati delle elezioni federali tedesche del 2025, sottolineando come i partiti rappresentanti del capitale (CDU, SPD, AfD, ecc.) rimangano dominanti. La SPD ha perso il supporto della classe operaia, che ha rivolto le proprie preferenze verso l’AfD principalmente sulla questione dell’immigrazione e sicurezza. La Linke, pur aumentando i consensi, non rappresenta un vero progresso per la classe operaia, poiché si limita a una politica riformista che ostacola una lotta rivoluzionaria. Ci si aspetta una coalizione CDU/SPD, che potrebbe rivelarsi instabile se si dovessero intraprendere misure che attaccassero la rimanente base elettorale socialdemocratica legata all’aristocrazia operaia: il contesto complessivo è quello di una crisi del capitalismo tedesco, costretto a rafforzare la lotta di classe “dall’alto” in Germania nel tentativo di migliorare la propria posizione nel sistema mondiale imperialista, tramite il consolidamento del razzismo e dei programmi reazionari, trasversali a tutti i partiti del capitale oramai.

 

Il ruolo delle Filippine nel conflitto tra USA e Cina

  • Unione Comunista Rivoluzionaria della Gioventù (bolscevica) (RKSM(b)): Il ruolo delle Filippine nel conflitto tra USA e Cina
    In chiusura, diamo uno sguardo alla regione del Pacifico in cui si intensifica lo scontro interimperialista. L’articolo analizza il ruolo delle Filippine nel conflitto tra Stati Uniti e Cina, incentrato sulla disputa per l’arcipelago delle Spratly. Le Filippine, storicamente coinvolte nel conflitto sin dal 1946, rivendicano solo una parte dell’arcipelago per ragioni economiche e di sicurezza. La Cina, tuttavia, ha esteso la sua influenza militare e territoriale nella regione, mentre gli Stati Uniti, alleati strategici delle Filippine, sono coinvolti con esercitazioni congiunte e supporto militare. I compagni russi identificano le reali cause del conflitto nella grande disponibilità di idrocarburi nell’area, la pescosità delle acque e anche l’intenso traffico navale commerciale che rende il Mar Cinese Meridionale un presidio geostrategico fondamentale. Alla fine c’è anche un breve excursus sul movimento comunista nelle Filippine, presentando per sommi capi i due principali PC attivi e la loro posizione nel conflitto in corso.
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