Da Tribuna Popular, organo del Partito Comunista del Venezuela (PCV)
8 maggio e 3 giugno 2025
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Comunicato: le elezioni del 25 maggio, un atto di protesta contro l’autoritarismo
Le elezioni regionali e parlamentari del 25 maggio si sono svolte in un contesto profondamente antidemocratico, caratterizzato da una marcata opacità istituzionale, in particolare per quanto riguarda i criteri di creazione della nuova circoscrizione elettorale corrispondente a Guayana Esequiba[1]; dall’assenza di garanzie per le organizzazioni politiche e per l’elettorato; dall’imposizione di controlli politici autoritari da parte dell’élite composta dal governo e dal PSUV; nonché da una serie di azioni che dimostrano il sistematico smantellamento del quadro costituzionale e giuridico.
Queste elezioni sono state precedute dall’eliminazione arbitraria delle liste elettorali, da squalifiche politiche immotivate e dalla soppressione di meccanismi essenziali per il controllo dei cittadini, come il codice QR e il numero dei votanti sui fogli di conteggio. A ciò si aggiunge l’intervento giudiziario di organizzazioni politiche legittime, tra cui il Partito Comunista del Venezuela (PCV), con l’obiettivo di neutralizzare le voci critiche e indipendenti.
I risultati presentati dal Consiglio nazionale elettorale (CNE) mancano di credibilità e coerenza. Nonostante la bassa affluenza alle urne sia stata evidente durante la giornata elettorale, l’organo di governo sta cercando di coprire la schiacciante astensione con l’invenzione di una nuova categoria illegale chiamata “elettori attivi”. Questa manipolazione statistica, lungi dal riflettere la volontà popolare, conferma la natura fraudolenta del processo. Inoltre, l’assegnazione dei seggi all’Assemblea Nazionale non ha alcuna relazione con i dati offerti dallo stesso rettore Carlos Quintero. Il metodo utilizzato per questa assegnazione rimane un mistero, a riprova del fatto che non è stato il voto popolare a decidere, ma piuttosto gli accordi tra le alte sfere.
Questo scenario fa parte di un piano deliberato per imporre un nuovo sistema elettorale fatto su misura per Nicolás Maduro e la dirigenza del PSUV[2], progettato per garantire la loro permanenza illegittima e illegale al potere. Allo stesso tempo, si è formato un nuovo patto politico tra l’élite del PSUV e attori che si presentano come “oppositori”, ma che in pratica agiscono in modo subordinato all’agenda del governo[3]. Completano questo gruppo gli usurpatori del PCV, presentati dai laboratori di propaganda ufficiale come una forza di successo e rinnovata, ma che non sono altro che volgari mercenari politici[4].
A questo contesto si aggiunge l’intensificazione della repressione politica come meccanismo per seminare paura e smobilitare la popolazione. Dalle elezioni presidenziali del 2024, il Paese ha assistito alla detenzione arbitraria di lavoratori, studenti e giovani accusati senza prove di reati gravi come il “terrorismo”; al rapimento di leader politici e sindacali e di difensori dei diritti umani, nonché alle sistematiche vessazioni nei confronti dei giornalisti. Tutto ciò costituisce una strategia volta a inibire la partecipazione popolare e a criminalizzare il malcontento sociale, aprendo spazi pericolosi per le forze straniere che possono approfittare dell’indebolimento istituzionale e portare avanti i loro piani di aggressione contro il Venezuela.
In queste circostanze, l’alto tasso di astensione del 25 maggio non può essere interpretato come apatia politica, ma come una legittima forma di protesta civica contro un sistema che ha perso ogni credibilità. In assenza di condizioni e garanzie, e in un Paese in cui i risultati delle elezioni presidenziali del 2024 sono ancora nascosti, milioni di venezuelani hanno scelto di non convalidare una farsa elettorale. Questa massiccia astensione riflette anche la fragilità del potere dell’élite al potere: la vittoria che il CNE ha concesso al PSUV ha i piedi d’argilla, poiché non si basa sul sostegno popolare, ma sulla coercizione, sulla paura e sulla manipolazione istituzionale.
Il PCV rinnova il suo urgente appello al popolo venezuelano affinché si organizzi per affrontare l’avanzata dell’autoritarismo e l’ingerenza imperialista. I blocchi borghesi guidati da Nicolás Maduro e María Corina Machado non rappresentano un’opzione per superare la crisi politica, economica e sociale a favore delle grandi maggioranze. Al contrario, i loro piani non rappresentano altro oltre alla difesa degli interessi del capitale e al consegnare le nostre risorse alle potenze imperialiste.
Il ripristino della piena validità della Costituzione, il ristabilimento dello stato di diritto e la ricostruzione di un sistema elettorale affidabile sono compiti di primo ordine. Noi comunisti venezuelani manteniamo la nostra disponibilità a lavorare per l’unità delle forze politiche, sociali e popolari autenticamente democratiche, per costruire un’alternativa di potere che riconquisti il diritto del popolo venezuelano a vivere con dignità.
Siamo ancora in piedi: uniamo le forze e organizziamo le lotte!
Ufficio Politico del Comitato Centrale
Partito Comunista del Venezuela (PCV)
Una valanga di irregolarità fa precipitare nel baratro il processo elettorale del 25 maggio
Varie organizzazioni politiche e sociali, così come esperti in materia elettorale, hanno denunciato la mancanza di garanzie, l’opacità istituzionale e le violazioni dei diritti politici nell’ambito delle elezioni previste per il 25 maggio, in occasione delle quali si eleggeranno governatori, deputati all’Assemblea Nazionale e membri dei Consigli Legislativi statali.
Questo processo elettorale è segnato dalla significativa assenza dei risultati ufficiali delle elezioni presidenziali del 28 luglio 2024; fatto che mette in discussione non solo la legittimità del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), ma anche del nuovo mandato presidenziale di Nicolás Maduro, che ha assunto la carica lo scorso 10 gennaio senza presentare i verbali che certificherebbero la sua presunta vittoria.
Usando come scusa un presunto attacco informatico, il Potere Elettorale[5] si è rifiutato di presentare i risultati disaggregati per seggio e centro di voto, come richiesto dalla legge. Inoltre, la direzione del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), che mantiene il controllo su tutti i Poteri Pubblici, ha utilizzato il Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) per convalidare le elezioni.
Il Partito Comunista del Venezuela (PCV) ha denunciato che l’élite al potere ha messo in atto una cospirazione per sequestrare la volontà popolare e mantenersi illegalmente al governo.
Nessun calendario ufficiale e nessuna trasparenza istituzionale
A meno di cinque settimane dalle elezioni, il CNE non ha pubblicato nella Gazzetta Elettorale il cronogramma elettorale, né l’annuncio formale delle elezioni parlamentari e legislative, inizialmente previste per il 27 aprile, ma successivamente rinviate – secondo l’ente elettorale – su richiesta di diversi attori politici che parteciperanno alla competizione.
Già nelle elezioni del 2024, il CNE aveva violato la legge pubblicando il calendario in Gazzetta solo dopo la registrazione delle candidature alla Presidenza della Repubblica; un processo caratterizzato da arbitrarietà, poiché non era possibile candidarsi liberamente, ma solo con l’approvazione (maschile[6]) dell’amministrazione Maduro.
Tuttavia, all’epoca almeno esisteva una Gazzetta, seppur tardiva, mentre attualmente, alla chiusura di questa edizione, l’unico riferimento ufficiale al calendario è stata una recente apparizione televisiva del rettore Elvis Amoroso, che ha informato il paese che era stato completato il 62% delle attività previste da un documento che, però, resta segreto all’opinione pubblica.
Nella stessa dichiarazione, Amoroso ha definito “di successo” il processo di candidatura. Tuttavia, la scadenza – comunicata solo informalmente tramite giornalisti e attori politici – non è stata rispettata. Le organizzazioni avrebbero dovuto presentare le candidature da lunedì 7 aprile a venerdì 11 aprile. Ma il Sistema Automatizzato di Candidatura (SAP) è stato attivato solo nella notte di giovedì 10 aprile. Alla fine, si è concessa un’estensione de facto, fino alla comparsa pubblica di Amoroso sabato 11 aprile, che ha prorogato il termine fino alle 19 di quella sera.
Registro elettorale e verifiche: nessun accesso o controllo
Il registro elettorale definitivo è stato annunciato senza che fosse prima pubblicato il registro preliminare, impedendo così ai cittadini di presentare osservazioni o verificare il proprio status.
Esperti elettorali hanno avvertito che il CNE non ha pubblicato i risultati delle presunte verifiche effettuate sia sul registro elettorale che sulle macchine per il voto. Hanno inoltre denunciato l’assenza di campagne istituzionali per promuovere la registrazione di nuovi elettori o giornate straordinarie.
La mancata realizzazione delle verifiche previste dalla legge si era già verificata nelle presidenziali del 2024, quando tre di esse, previste dopo il voto, furono sospese senza spiegazioni. Una di queste era la verifica della Fase II delle Telecomunicazioni, prevista per il 29 luglio, che avrebbe permesso ai partecipanti di chiarire i dubbi sul presunto attacco informatico denunciato dal CNE e usato come giustificazione per non presentare i risultati elettorali.
Incertezza sull’Esequibo
L’opacità istituzionale che ha caratterizzato questo nuovo processo elettorale è stata sfruttata dalla leadership del PSUV: Jorge Rodríguez (presidente dell’Assemblea Nazionale) e Diosdado Cabello (segretario generale del partito al potere) sono diventati portavoce de facto del Potere Elettorale. È stato solo attraverso le loro dichiarazioni che si è appresa gradualmente la novità del processo: l’elezione dei rappresentanti per il nuovo stato di Guayana Esequiba[7].
A poche settimane dal voto, c’è ancora scarsa chiarezza su come sarà implementato il processo elettorale nel territorio dell’Esequibo: numero di elettori, centri e macchine elettorali. Non è stata nemmeno comunicata ufficialmente la quantità di cariche da eleggere né la suddivisione dei distretti; tutto lascia pensare che i municipi di confine degli stati Bolívar e Delta Amacuro verranno smembrati per crearli.
Persecuzione dei partiti, interdizioni e repressione
Il CNE ha annunciato che parteciperanno alle elezioni 36 organizzazioni politiche nazionali e 10 regionali, oltre a tre organizzazioni indigene nazionali e cinque regionali, per un totale di 54 partiti. Tuttavia, la scheda elettorale non è stata ufficialmente presentata, ma rivelata da un deputato, con l’aggravante che, in questa occasione, l’atto pubblico di assegnazione delle posizioni in lista non si è svolto, come da prassi.
Lo scenario politico è segnato dalla confisca delle liste elettorali da parte del TSJ e dalla registrazione “express” di organizzazioni senza che siano noti i criteri legali seguiti.
Nel campo dell’opposizione, sono scomparse le liste del Movimiento Por Venezuela (MPV) e di Centrados por la Gente, sostenute dai comunisti alle presidenziali del 2024. Inoltre, Simón Calzadilla, presidente del primo, è stato interdetto, mentre Enrique Márquez, principale referente del secondo ed ex candidato presidenziale, è detenuto arbitrariamente da gennaio senza alcun procedimento giudiziario.
Al caso Márquez si aggiungono oltre 240 dirigenti e attivisti politici detenuti arbitrariamente da luglio 2024, oltre a centinaia di giovani – anche minorenni – e lavoratori arrestati nel contesto delle proteste post-elettorali.
Dall’altro lato, si registrano inaspettati semafori verdi, come quello per Henrique Capriles, sanzionato dal 2017 con 15 anni di interdizione dai pubblici uffici, ma che oggi figura come capolista all’Assemblea Nazionale per Un Nuevo Tiempo, oltre che con una nuova lista chiamata “Unione e Cambiamento”.
Alleanze con partiti commissariati
Il processo elettorale include anche la partecipazione di partiti commissariati, cioè controllati da figure estranee alla loro legittima direzione, sia nelle alleanze di governo che nella cosiddetta opposizione “collaborazionista”.
Nel primo caso, il Gran Polo Patriottico guidato dal PSUV è una coalizione di 13 partiti, di cui almeno cinque commissariati dal potere giudiziario e altri tre creati in modo frettoloso e senza criteri legali trasparenti.
Una situazione simile si osserva nella cosiddetta “Alleanza Democratica”, composta da organizzazioni commissariate tra il 2015 e il 2023, attualmente in mano a deputati che si presentano come oppositori ma che sostengono il PSUV nelle sue iniziative legislative.
I comunisti non parteciperanno a questa farsa
In questo contesto, segnato dalla mancanza di garanzie e dalla repressione politica, il PCV ha deciso di non partecipare alle elezioni del 25 maggio, definendole una farsa.
Il Comitato Centrale del partito ha denunciato la violazione della Costituzione nei fatti, l’eliminazione delle minime condizioni democratiche e l’uso arbitrario dell’apparato elettorale e giudiziario per escludere opzioni indipendenti.
Il PCV ha ribadito il proprio appello all’unità popolare per esigere la pubblicazione dei risultati presidenziali, il ripristino delle liste elettorali legittime, la liberazione dei prigionieri politici e il recupero delle garanzie democratiche.
Note
[1] La Guayana Esequiba è un territorio storicamente conteso tra Venezuela e Guyana, nelle cui acque si nascondono notevoli riserve petrolifere. Il governo di Maduro, tramite referendum, ha istituito nel 2023 uno Stato federato nei territori sostanzialmente annettendoli unilateralmente [NdT].
[2] il partito al governo, che esprime il Presidente Nicolás Maduro [NdT].
[3] Si veda nell’articolo riportato di seguito per ulteriori dettagli [NdT].
[4] Per approfondire, si legga qui e qui [NdT].
[5] uno dei cinque poteri previsti dalla Costituzione del 1999, insieme a quello esecutivo, legislativo, giudiziario e cittadino: è rappresentato principalmente dal già citato Consiglio Nazionale Elettorale [NdT].
[6] Effettivamente nelle elezioni presidenziali del 2024 tutti i candidati erano uomini. Si veda Wikipedia per approfondire. [NdT]
[7] La Guayana Esequiba è un territorio storicamente conteso tra Venezuela e Guyana, nelle cui acque si nascondono notevoli riserve petrolifere. Il governo di Maduro, tramite referendum, ha istituito nel 2023 uno Stato federato nei territori sostanzialmente annettendoli unilateralmente [NdT].