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Home›Capitale/lavoro›Cambio ai vertici di Confindustria, Carlo Bonomi è eletto nuovo presidente

Cambio ai vertici di Confindustria, Carlo Bonomi è eletto nuovo presidente

Di Daniela Giannini
27/04/2020
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Nella giornata del 16 aprile il Consiglio Generale di Confindustria ha indicato in Carlo Bonomi il suo nuovo Presidente che rimarrà in carica per i prossimi quattro anni. Lo scontro per il vertice ha visto una vittoria schiacciante di Bonomi sull’altra candidata Licia Mattioli, vicepresidente uscente, battuta con 123 voti su 183. Il 30 aprile dovrebbe essere resa pubblica la nuova squadra che coadiuverà il presidente ed il programma, ma chi è l’uomo che a capo di Confindustria gestirà la fase dell’emergenza economica successiva alla pandemia di COVID-19?
Carlo Bonomi, classe 1966 è nato a Crema, presiede il Consiglio di Amministrazione della Synopo, un’azienda attiva nel settore delle strumentazioni mediche ed è Presidente di Assolombarda (distaccamento territoriali di Confindustria) dal giugno 2017. È inoltre Presidente del CDA di Ocean e Marsupium, Consigliere indipendente di Springrowth e da novembre 2019 membro del CDA di Dulevo International.

Le aziende di Bonomi sono strettamente intrecciate tra di loro, infatti l’Ocean, di cui Bonomi possiede un terzo di capitale azionario, è proprietaria del 40% di Marsupium che a sua volta è proprietaria di Synpo al 34%. Insomma, in questo gioco di scatole cinesi Bonomi, pur presiedendo nei consigli d’amministrazione di queste società ne possiede solo piccole parti di capitale azionario in modo da abbattere al minimo il rischio personale.

“Più che un imprenditore appare un raffinato esponente del private equity. Più finanziere che industriale”.[1] È stato detto di lui.

L’elezione di Bonomi ha ricevuto dichiarati apprezzamenti dal mondo dell’impresa a partire dal Presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti, fino a Luciano Vescovi, Presidente di Confindustria Vicenza, già noto alle cronache per le sue esternazioni sulla necessità di tenere aperte le fabbriche e mantenere la chiusura delle librerie (il settore manifatturiero è l’attività più consistente nella zona di Vicenza).

Il tema della ripartenza e delle sfide industriali è quello che ha tenuto banco nella discussione seguita alla designazione. I messaggi registrati dai delegati che hanno indicato Bonomi Presidente, in un momento in cui la direzione di Confindustria dovrebbe guidare la transizione al cambiamento, hanno avuto come comune denominatore l’urgenza di risollevare le imprese, la ripartenza delle attività.

In linea generale si è avuta dimostrazione di compattezza tra gli industriali, ed un ampio consenso quello raccolto da Bonomi, che realisticamente si farà portatore di tali istanze.

Ma non finisce qui. Bonomi ha ricevuto l’endorsment trasversale dei parlamentari, a partire dai rappresentanti di governo fino all’opposizione. Dagli auguri di buon lavoro del Ministro Gualtieri, nonostante le recenti accuse rivolte alla politica da Bonomi stesso, alle congratulazioni di Salvini, e di vari rappresentanti di Forza Italia, della Meloni di FDI, in un coro di consensi senza precedenti. Fino a Zingaretti presidente della Regione Lazio.

Subito dopo la sua nomina, il neopresidente ha dichiarato la necessità di procedere con “metodo” alla ripartenza, sottolineando lo smarrimento avuto in questi frangenti dalla politica, chiedendo un maggiore sostegno dello Stato alle imprese e non lesinando critiche al governo. Già in passato, a seguito della pubblicazione del Decreto “Cura Italia”, Bonomi aveva auspicato “una grande cooperazione pubblico-privato analoga a quella che ha fatto reggere l’Italia ai colpi duri del secondo conflitto mondiale, del terrorismo, dell’inflazione, del rischio di insolvibilità che ci portato alla crisi del 2011”.

Nel ricordare che dal 2008 l’Italia non ha recuperato il livello di PIL industriale pre-crisi ha detto “ora si apre una nuova voragine e poiché eravamo già in stagnazione anche questa volta il colpo per l’Italia sarà peggiore dei nostri competitor”. Ha inoltre ribadito il ruolo delle imprese rispetto allo Stato, poiché “la produzione dà reddito, non lo Stato”. Auspicando un cambio di passo, e chiedendo liquidità immediata alle imprese, rovesciando la prospettiva delle condizioni di apertura stabilimenti sinora dichiarata dal governo ha sostenuto che “le misure restrittive dovrebbero essere concentrate dove servono e sono giustificate”.

Ha parlato di “pregiudizio fortemente antindustriale” che sarebbe presente nel Paese di cui non sarebbero esenti da colpe gli industriali stessi, quelli con una visione arretrata della cultura industriale.

Bonomi, invece, rivendica la centralità degli imprenditori nella definizione degli obiettivi del Paese: “dobbiamo indicare la strada, ora cambiamo l’Italia”, “La voragine del PIL è tremenda, ma è una grande occasione per cambiare l’Italia”.

In sostanza Confindustria intende riappropriarsi in maniera esplicita del suo un ruolo primario nella gestione della politica nazionale, si pone come interlocutore diretto del governo facendo pressioni affinché le proprie richieste vengano ascoltate: “la proliferazione (di comitati di esperti) senza chiare attribuzioni non può essere uno scudo per rinviare decisioni che devono essere assunte su basi chiare e con tempi rapidissimi, senza calendari diversi regione per regione”, precisando che “i governi saranno unico interlocutore prioritario e unitario” e verranno giudicati “dalle misure concrete” adottate.

Non sono mancate, poi, le parole contro i sindacati accusati di aver attaccato le imprese nel corso dell’emergenza sanitaria. “Non pensavo di sentire ancora l’ingiuria sulle imprese, indifferenti alla vita dei propri collaboratori (riferita ai lavoratori costretti a recarsi sul luogo di lavoro in mancanza di condizioni di sicurezza ndr). Ascoltare certe affermazioni da parte del sindacato mi ha colpito profondamente. Credo che dobbiamo rispondere con fermezza”, stigmatizzando, al tempo stesso il salario minimo e richiedendo la “concertazione tra le forze del lavoro”.

Il nuovo presidente di Confindustria Bonomi è in carica solo da pochi giorni ma quelli che saranno gli indirizzi da lui seguiti sono da subito molto chiari.

 

[1] https://www.dagospia.com/rubrica-4/business/bonomi-buono-fare-finanziere-piu-rsquo-che-rsquo-industriale-227152.htm

TagCarlo Bonomiconfindustriacovid-19crisiimpreselavorosindacato
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Daniela Giannini

Daniela Giannini, nata a Roma e laureata in Giurisprudenza all'Università "La Sapienza". Militante del Fronte Comunista dalla sua fondazione, è membro del comitato centrale del partito. Collabora con L'Ordine Nuovo su argomenti di politica e attualità.

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