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Home›Politica›La difesa dell’indifendibile. Il caso del monumento a Indro Montanelli

La difesa dell’indifendibile. Il caso del monumento a Indro Montanelli

Di Redazione
17/06/2020
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Statua di Indro Montanelli

Il movimento di protesta scoppiato con l’uccisione di George Floyd e promosso da Black lives matter non si è limitato a denunciare le violenze e il razzismo della polizia. Negli ultimi giorni, si sono visti diversi gruppi di manifestanti, in giro per il mondo, prendere di mira le statue rappresentanti personaggi storici accusati di essere stati razzisti, schiavisti o colonizzatori nella loro vita. Fra gli ultimi casi, lo stesso monumento, posto nella piazza del parlamento a Londra, a Churchill – il cui passato di politico non è certo privo di problemi[1] – è da rimuovere secondo alcuni manifestanti. Non è mancata la difesa dell’ex primo ministro da parte di diverse personalità, fra cui lo stesso Boris Johnson, per cui queste statue «ci informano del nostro passato, con tutte le sue colpe. Buttarle giù significherebbe mentire riguardo alla nostra storia, nonché impoverire l’educazione delle generazioni future»[2].

Alla fine, la “battaglia” contro le statue è arrivata anche in Italia e, fra le vittime, non poteva mancare il monumento dedicato a Montanelli a Milano, già vandalizzato nel passato. Questa volta la vernice che l’ha ricoperto non è rosa, bensì rossa, accompagnata dalla scritta “razzista stupratore”.

Subito si sono mosse in difesa del famoso giornalista diverse voci famose: per Giuseppe Sala, sindaco di Milano, «le vite vanno giudicate nella loro complessità» e Montanelli è pur stato «un grande giornalista […] che si è battuto per la libertà di stampa»[3]; per Mentana avere imbrattato la statua è «solo un gesto da vigliacchi»[4]; per Berlusconi Montanelli è stato un uomo libero che «dà fastidio anche oggi a chi non crede nella nostra libertà e nella nostra civiltà occidentale»[5]; infine, Gabriele Albertini – l’ex sindaco di Milano di centro-destra che ordinò di scolpire la statua – afferma persino che «attribuire a Montanelli, maestro di laicità, uomo conosciuto per la sua integrità e i suoi valori, l’accusa di razzismo e pedofilia, mi fa pensare a chi torna a Tolomeo dopo aver saputo che la terra gira intorno al sole»[6].

Montanelli BanottiSe si segue il consiglio di Sala e si cerca di contestualizzare il noto giornalista, di vederlo nella sua complessità, ci si renderà tuttavia conto che non è poi così facile prendere le difese del monumento sotto accusa. Come molti sapranno, la più famosa critica verso Montanelli è quella inerente al suo “matrimonio” con una ragazzina di dodici anni durante la guerra fascista in Etiopia, a cui aveva partecipato a suo tempo arruolandosi. Il fatto divenne famoso nel 1969, quando, durante la trasmissione “L’ora della verità”, di fronte all’accusa di aver violentato una bambina, mossagli da Elvira Banotti – nota femminista, nonché eritrea da parte di madre –, Montanelli replicò dicendo: «in Africa è così. L’avevo regolarmente sposata nel senso che l’avevo comprata dal padre»[7]. Significativo è lo scambio di battute avvenuto fra i due, dal quale è estratto il seguente passo:

Montanelli: «No signora, guardi, sulla violenza… nessuna violenza perché le ragazze in Abissinia si sposano a 12 anni».

Banotti: «Questo lo dice lei».

Montanelli: «Allora era l’uso».

Banotti: «Sul piano di consapevolezza dell’uomo, insomma, il rapporto con una bambina di 12 anni è un rapporto con una bambina di 12 anni. Se lo facesse in Europa riterrebbe di violentare una bambina, vero?»

Montanelli in EritreaMontanelli: «Sì, in Europa sì, ma…»

Banotti: «Appunto, quale differenza crede che esista dal punto di vista biologico? O psicologico anche?»

Montanelli: «No guardi, lì si sposano a 12 anni, non è questione…»

Banotti: «Ma non è il matrimonio che lei intende, a 12 anni in Africa. Guardi, io ho vissuto in Africa. Il vostro era veramente il rapporto violento del colonialista che veniva lì e si impossessava della ragazza di 12 anni, senza assolutamente, glielo garantisco, tener conto di questo tipo di rapporto sul piano umano […]».

La sua posizione Montanelli non la cambiò nel tempo, al punto che, in un’intervista del 12 febbraio 2000 – a poco meno di un anno dalla sua morte –, affermò schiettamente (aumentando questa volta di due anni l’età della bambina): «La ragazza si chiamava Destà e aveva 14 anni: particolare che in tempi recenti mi tirò addosso i furori di alcuni imbecilli ignari che nei Paesi tropicali a quattordici anni una donna è già donna, e passati i venti è una vecchia».

Insomma, si può ben capire come mai qualcuno ha deciso di scrivere “razzista stupratore” sulla statua del fondatore del “Giornale”.

Non bisogna tuttavia dimenticare che Montanelli fu anche un fervente anticomunista. Talmente convinto che, a parer suo, pure la democrazia poteva andare a quel paese se rischiava di permettere ai comunisti di salire al potere. In una lettera del 6 maggio 1954, diretta all’ambasciatrice statunitense in Italia, Clare Luce, Montanelli fece le seguenti considerazioni:

«Cara Signora, […] desidero metterLa al corrente di alcuni colloqui avuti con alti esponenti dell’Industria e della Finanza. […] Se alle prossime elezioni un Fronte Popolare comunque costituito raggiungesse la maggioranza, Scelba cosa farebbe? Consegnerebbe il potere, e sarebbe la fine. Qualunque altro capo democristiano, al suo posto, farebbe altrettanto. Ma debbo aggiungere qualcosa di più: qualunque uomo di governo, oggi, anche non democristiano, si arrenderebbe per totale impossibilità di compiere un colpo di Stato. […] E in tutto il paese non c’ è una forza capace di appoggiare l’azione di un uomo risoluto. Noi dobbiamo creare questa forza. Quale? Non si può sbagliare, guardando la storia del nostro Paese, che è quella di un sopruso imposto da una minoranza di centomila bastonatori. Le maggioranze in Italia non hanno mai contato: sono sempre state al rimorchio di questo pugno di uomini che ha fatto tutto con la violenza: l’unità d’Italia, le sue guerre e le sue rivoluzioni. Questa minoranza esiste ancora e non è comunista. È l’unica nostra fortuna. Bisogna ricercarla individuo per individuo, darle una bandiera, una organizzazione terroristica e segreta… e un capo. […] Di fronte a questa realtà, mi trovo in questo dilemma: difendere la democrazia fino ad accettare, per essa, la morte dell’Italia: o difendere l’Italia fino ad accettare, o anche affrettare, la morte della democrazia? La mia scelta è fatta… Suo, sinceramente, Indro Montanelli.»[8]

Insomma, verrebbe da chiedersi di quale integrità e di quali valori parli Albertini quando elogia la figura di un uomo capace di rinnegare la democrazia e di plaudire a politiche fasciste pur di asfaltare il voto popolare, se questo avesse approvato politiche di stampo comunista.

Indro Montanelli

Una posizione non rinnegata nel tempo, come dimostra un cablogramma desecretato e pubblicato da Wikileaks[9], in cui ambasciatori USA informavano Washington, negli anni ’70, di alcune posizioni del giornalista sulle tattiche necessarie da mantenere di fronte al rischio che il Pci entrasse nel governo grazie al compromesso storico. In particolare, si riporta che per Montanelli sarebbe desiderabile che il PCI tornasse alla “linea dura”, fortemente comunista. Questo perché, «tornando alla linea dura, il passo successivo sarebbe un conflitto civile, in cui il Pci verrebbe distrutto. Il sangue scorrerebbe. Sarebbe dura per tutti, ma il Pci verrebbe sconfitto. Cosa accadrebbe alla democrazia italiana? Quello è un mistero, afferma Montanelli. Forse l’Italia avrebbe una democrazia del tipo di Pinochet. Quella sarebbe una prospettiva infernale, ma meglio che un governo con il Pci. Secondo Montanelli, un governo autoritario della destra sarebbe più desiderabile di un governo dei comunisti».

Si può dunque dar ragione allo stesso Berlusconi, quando questi afferma che Montanelli dava e dà tutt’ora fastidio specie ai comunisti: i motivi validi non mancano.

Senza approfondire ulteriormente la vita del giornalista, i dati mostrati sono utili per riflettere sulla questione della statua imbrattata. Un monumento a una persona, collocato in una città, non è qualcosa di neutro, semplice simbolo di una storia da ricordare. Esso è l’espressione di una civiltà, di un contesto storico che riconosce ad una persona, nella sua integrità, un valore. È inevitabile che, se si scolpisce una nota personalità storica, nel monumento non si richiamerà solo una parte della sua vita, ma quell’essere umano nella sua complessità. Diventa quindi assurdo difendere un personaggio perché questo ha fatto comunque qualcosa di buono: è il modo migliore, questo, proprio per non contestualizzare la figura che si ha davanti.

Dire “Montanelli è stato un grande scrittore” – senza ora andare ad analizzare se ciò effettivamente sia vero o meno – non toglie che egli sia stato anche un razzista, un colonizzatore, uno stupratore e un uomo con posizioni politiche di stampo fascista. Tutti elementi che quel monumento, inevitabilmente, richiama. Elementi di una civiltà storica e di un pensiero giustamente condannabili. Il che non vuol dire che vada eliminato Montanelli dalla memoria collettiva: nessuno ha affermato che vadano bruciati i suoi articoli o libri. Semplicemente, avere una statua a suo elogio – che le statue, appunto, non si scolpiscono solo per ricordare un individuo storicamente, ma soprattutto per elogiarlo – è forse una cosa di cui si può fare volentieri a meno.

Di Antonio Martinetti

_________________________________

[1] Per approfondire alcune sue politiche e posizioni assai criticabili, si vedano come esempio i seguenti articoli: su come le politiche di Churchill favorirono la carestia del 1943 in Bengala (https://shortly.cc/tzEsP); Churchill e alcune sue posizioni sull’eugenetica (https://shortly.cc/gppSA); alcune sue affermazioni razziste e autoritarie (https://shortly.cc/292Ol).

[2] https://www.theguardian.com/politics/2020/jun/12/we-cannot-edit-our-past-boris-johnsons-statue-tweets-explained.

[3] https://www.open.online/2020/06/14/ripulita-statua-montanelli-sentinelli-peggio-vernice-ossa-chi-butta-caciara/.

[4] https://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2020/06/14/statua-montanelli-imbrattata-mentana-solo-gesto-vigliacchi_BbwelbjvRO86c3iJfjFioO.html?refresh_ce.

[5] https://www.tgcom24.mediaset.it/politica/statua-di-montanelli-imbrattata-berlusconi-oltraggiato-dove-venne-ferito-dalle-brigate-rosse_19451147-202002a.shtml.

[6] https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/20_giugno_14/volli-omaggiareun-uomo-valoree-grande-integrita-721037aa-ae6f-11ea-a6ad-39f8417949e6.shtml.

[7] https://www.ilpost.it/2019/03/10/statua-indro-montanelli-imbrattata/.

[8] https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/12/19/le-tre-lettere.html.

[9] https://search.wikileaks.org/plusd/cables/1978MILAN00049_d.html.

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