Sulla cosiddetta “Piattaforma Mondiale Antimperialista” e la sua posizione dannosa e fuorviante
Pubblichiamo la traduzione di un articolo del Dipartimento Relazioni Internazionali del Comitato Centrale del KKE (Partito Comunista di Grecia, ndt) che affronta le tematiche della natura del conflitto in corso in Ucraina e delle contraddizioni in seno al Movimento Comunista Interazionale approfonditesi in seguito allo scoppio della guerra. Le questioni affrontate sono di stringente attualità anche per il contesto italiano dove si affastellano posizioni ed analisi molteplici sul conflitto.
Traduzione a cura di Giaime Ugliano
Originale: https://www.902.gr/eidisi/politiki/325340/gia-ti-legomeni-pagkosmia-antiimperialistiki-platforma-kai-tin-epizimia-kai
La guerra imperialista in Ucraina ha acuito le contraddizioni nel Movimento Comunista Internazionale su importanti questioni ideologiche e politiche che lo affliggono da anni e che esprimono l’influenza dell’opportunismo al suo interno. In primo piano, indubbiamente, sono emerse le questioni dell’atteggiamento verso la guerra imperialista in corso in Ucraina tra USA – NATO – UE e Russia capitalista, verso la borghesia e i suoi rappresentanti politici, come la socialdemocrazia, verso la problematica analisi del sistema imperialista e del ruolo che Cina e Russia svolgono nel suo ambito, e altre ancora, più profondamente legate alla questione della erronea strategia delle tappe verso il socialismo, del sostegno e della partecipazione ai governi borghesi.
In questa situazione, alla vigilia del 22° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai (IMCWP), tenutosi all’Avana lo scorso ottobre, è sorta a Parigi una nuova organizzazione internazionale denominata Piattaforma Mondiale Anti-Imperialista (PMA), che ha già organizzato una serie di attività a Belgrado, Atene e recentemente a Caracas, ospite del Partito Socialista Unificato del Venezuela (PSUV) al potere. L’evento della PMA in Venezuela ha coinciso con l’attacco anti-popolare lanciato dal governo socialdemocratico del PSUV contro la classe operaia e gli strati popolari del Venezuela dopo avere stipulato accordi con l’opposizione di destra e gli Stati Uniti, intensificando gli attacchi anticomunisti e le azioni eversive contro il Partito Comunista del Venezuela.
È importante vedere quali forze compongono la PMA e quali sono le sue principali posizioni problematiche.
“Non ci sono fatti economici che giustifichino la caratterizzazione della Cina o della Russia come imperialisti. Si tratta di Paesi che non vivono sfruttando o saccheggiando il mondo”, sostiene la PMA…
Una curiosa “miscela” di forze politiche
All’attività della PMA prende parte un coacervo di forze politiche, in cui il ruolo principale è svolto da partiti socialdemocratici, come il già citato PSUV e il “Partito della Democrazia Popolare”, un’organizzazione sudcoreana piovuta dal “cielo”, con la partecipazione di alcuni partiti comunisti e operai, come il Partito Operaio Ungherese, il Partito Comunista (Italia), il Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia, il Partito Comunista Operaio Russo (PCOR), il Partito Comunista Libanese, il Partito Comunista di Gran Bretagna (M-L), il Polo per la Rinascita Comunista di Francia, ecc.
Inoltre, come ha denunciato il Partito Comunista Messicano [1], all’iniziativa di Caracas hanno partecipato anche forze politiche nazionaliste, razziste e reazionarie, come, ad esempio, l’organizzazione nazionalista spagnola “Vanguardia Española”, le cui radici risalgono al filosofo nazionalista Gustavo Bueno, attivo militante falangista e sostenitore del dittatore fascista Franco negli anni Cinquanta. Anche “Vanguardia Venezolana” è un’organizzazione analoga.
La Grecia è rappresentata nella PMA da due organizzazioni sconosciute, che certo non si distinguono per attivismo e sostegno di massa, il “Collettivo di lotta per l’unificazione rivoluzionaria dell’umanità” (D. Patelis) e la “Piattaforma per l’indipendenza” (V. Gonatas), che ultimamente attaccano ripetutamente il KKE, scegliendo spesso il terreno scivoloso degli attacchi provocatori su Internet.
L’imperialismo come “situazione anomala” che può essere corretta…
La PMA presenta un quadro completamente capovolto del mondo reale in cui viviamo. Dalle sue analisi non si capisce che viviamo in un sistema capitalistico, dal momento che il concetto di “capitalismo” è stato eliminato da ogni suo documento rilevante (ad esempio nella Dichiarazione fondativa di Parigi e nei materiali del recente incontro di Caracas).
Aprendo qui una parentesi, dobbiamo dire che nella traduzione greca della Dichiarazione fondativa di Parigi è stata aggiunta a un certo punto la parola “capitalistico”, prima di “imperialista”, cosa che non è presente nelle versioni inglese, spagnola e francese del documento. Sembra che il “traduttore” greco abbia cercato di “rattoppare” questa particolare dichiarazione, il che, ovviamente, non ne cambia la sostanza.
Allo stesso tempo, nei materiali della PMA si abusa delle parole “imperialismo”, “imperialisti”, “antimperialismo”. Così, l’imperialismo, che secondo Lenin è il capitalismo monopolistico, viene trattato in modo distorto semplicemente come una politica estera aggressiva, separata dalla sua base economica (i monopoli e l’economia capitalistica di mercato) e dalla sua essenza di classe, cioè di potere della borghesia.
Non è quindi un caso che nelle posizioni della PMA la questione del rovesciamento rivoluzionario del potere borghese non si ponga e che, naturalmente, non si menzioni la lotta per il socialismo, sostituita dai concetti di “sovranità nazionale” e di una “nuova architettura economica mondiale senza sanzioni e guerre commerciali”, che permetta di “rovesciare il sistema coloniale che condanna le masse all’instabilità, alla povertà e alla mancanza di diritti attraverso l’oppressione politica, il saccheggio economico e la coercizione militare”.
In tutte le dichiarazioni [della PMA] si nota l’identificazione del concetto di imperialismo con la più forte potenza del sistema imperialista mondiale, gli Stati Uniti. Anche quando si fa riferimento ad altri aggregati imperialisti, come l’UE, la NATO, il FMI, la Banca Mondiale e così via, tutto viene ricondotto ai soli “interessi imperialisti americani”. Come per magia, scompaiono le responsabilità e gli autonomi interessi della borghesia degli altri stati capitalistici, diversi dagli USA, che partecipano a queste alleanze. Così, gli Stati Uniti vengono presentati in modo distorto come metropoli di un moderno sistema coloniale, in cui tutti gli stati ad essi alleati sarebbero loro “sottoposti”.
Anzi, secondo la PMA, la Russia e la Cina non sarebbero potenze imperialiste aggressive ma, con la Corea del Nord e l’Iran, vengono presentate come paesi “antimperialisti”, che starebbero resistendo all’imperialismo insieme ai cosiddetti governi “progressisti” dell’America Latina.
Inoltre, si nota l’abbandono di qualsiasi approccio di classe quando vengono esaltate le varie unioni regionali, come l’ALBA e la CELAC, alle quali partecipano prevalentemente stati capitalistici, ma che, secondo la PMA, “uniranno i popoli oppressi dell’America Latina”.
Infine, per quanto riguarda la guerra imperialista in Ucraina, la PMA la considera un’azione aggressiva degli Stati Uniti, che starebbero usando l’Ucraina per attaccare… la Russia e la Cina “antimperialiste”.
Breve critica delle posizioni fondamentali della PMA
1. Cos’è l’imperialismo e chi è antimperialista?
Oggi vediamo che anche i rappresentanti della borghesia speculano sul concetto di “imperialismo”, l’uno definendo l’altro “imperialista”, come ha fatto recentemente il cancelliere tedesco Olaf Scholz parlando del presidente russo Putin. Inoltre, non pochi rappresentanti della borghesia si definiscono… “antimperialisti”.
Questa confusione è alimentata dalle posizioni di alcune forze opportuniste, come quelle della PMA. Così, ad esempio, la PMA considera “antimperialista” lo stato capitalistico dell’Iran, che utilizza anche la religione per intensificare lo sfruttamento di classe e la disuguaglianza sociale e per negare i diritti fondamentali alle donne. Oltretutto, questo viene detto in un momento in cui l’Iran è scosso da grandi mobilitazioni per i basilari diritti democratici e civili. Recentemente, l’Iran “antimperialista”, con la mediazione della Cina, ha firmato un accordo con l’Arabia Saudita, che ha voltato le spalle agli Stati Uniti. Anche i re e i principi sauditi sono diventati “antimperialisti” dopo questo accordo? Non ci stupirebbe una simile valutazione se considerassimo che qualche tempo fa alcune forze politiche dell’America Latina definivano “antimperialista” Erdoğan, presidente della Turchia, le cui truppe di occupazione sono dislocate in almeno tre altri paesi (Cipro, Siria, Iraq). Lo stesso Erdoğan è felice di questo apprezzamento, quando dichiara che “gli USA non lo amano perché è… un antimperialista”.
Da quanto sopra esposto si evince che l’uso improprio e arbitrario del concetto di imperialismo e dei termini da esso derivati porta a un’enorme confusione. È perciò necessaria una trattazione socio-economica scientifica del concetto di imperialismo e non quella che borghesi e opportunisti vogliono imporre per giustificare le classi borghesi e le forze imperialiste, chiamando pesce la carne, come monaci in quaresima. Lenin ha individuato i tratti fondamentali dell’imperialismo: “1) la concentrazione della produzione e del capitale, che ha raggiunto un grado di sviluppo così elevato da dare origine a monopoli che svolgono un ruolo decisivo nella vita economica; 2) la fusione del capitale bancario con quello industriale e la formazione, sulla base di questo ‘capitale finanziario’, di un’oligarchia finanziaria; 3) l’esportazione di capitale, distinta dall’esportazione di merci, assume un significato particolarmente importante; 4) si formano associazioni monopolistiche internazionali di capitalisti che si spartiscono il mondo; 5) la spartizione territoriale della Terra tra le principali potenze capitalistiche è compiuta” [2].
Dunque, viviamo in un’epoca in cui il capitalismo presenta i tratti specifici indicati da Lenin nella sua opera. Stiamo parlando di caratteristiche generali che riguardano il dominio dei monopoli, delle potenti società per azioni, l’intensificazione della concorrenza capitalistica, la formazione del capitale finanziario, la preminenza dell’esportazione di capitale rispetto all’esportazione di merci, la lotta per la spartizione dei mercati e dei territori tra gli stati capitalistici e tra le alleanze monopolistiche internazionali. Lenin considera l’imperialismo come la “fase suprema del capitalismo”, sottolineando che il capitalismo monopolistico “è la più completa preparazione materiale del socialismo, è la sua anticamera, è quel gradino della scala della storia che nessun gradino intermedio separa dal gradino chiamato socialismo” [3].
L’approccio scientifico leninista all’imperialismo, come si vede, è ben lontano dalla trattazione, abituale da parte della PMA, dell’imperialismo come politica estera aggressiva o dalla sua identificazione con un singolo stato, ancorché con il più potente. Inoltre, in pratica, la PMA applica agli stati capitalistici l’etichetta di “antimperialista”, a prescindere dalla loro posizione nella piramide imperialista, in base al solo criterio che, in un certo momento, la loro dirigenza politica si opponga agli Stati Uniti o alle loro decisioni, in un contesto di intensificazione della concorrenza internazionale tra i monopoli e tra gli stati che ne rappresentano gli interessi.
L’imperialismo è capitalismo monopolistico e oggi tutti gli stati capitalistici sono integrati nel sistema imperialista e sono caratterizzati da rapporti di interdipendenza diseguale, da rapporti di concorrenza e cooperazione. Questo non vuol dire, ovviamente, che tutti abbiano la stessa forza, le stesse possibilità, ma significa che tutte le classi borghesi partecipano alla spartizione del bottino, alla spartizione del plusvalore prodotto dalla classe operaia in tutto il mondo in base alla potenza politica, militare ed economica di ciascuno stato.
2. “Sovranità nazionale”, “unioni regionali”, “nuova architettura economica globale” o socialismo?
La PMA, come abbiamo già sottolineato, ha rifiutato la lotta per il socialismo e promuove la lotta per la “sovranità nazionale”, la formazione di “unioni regionali” e una “nuova architettura economica mondiale” che, secondo le sue affermazioni, dovrebbe garantire “la libertà e l’uguaglianza delle nazioni, consentendo a ogni paese di perseguire un programma economico sovrano e indipendente senza ingerenze esterne” nonostante la conservazione di rapporti di produzione capitalistici.
La PMA ritiene che tutti i problemi provengano “dall’esterno”, che le potenze imperialiste e fondamentalmente gli USA “impongano” la propria volontà a ciascun paese e in pratica cerca alleanze nell’abbraccio “sicuro” con le cosiddette “borghesie nazionali”. Oltre alla confusione su cosa sia l’imperialismo, qui si manifesta anche la sottovalutazione del carattere internazionale dell’epoca del capitalismo monopolistico, che si riflette in ogni stato capitalistico con l’acutizzazione della contraddizione fondamentale tra capitale e lavoro e il rafforzamento della tendenza al peggioramento assoluto e relativo della condizione della classe operaia.
Questo approccio errato non è nuovo, in quanto porta in sé l’impronta delle concezioni distorte che per molti anni hanno prevalso nel movimento comunista internazionale, concentrando l’attenzione sul differente grado di sviluppo delle forze produttive nei diversi paesi. Gli assertori di tali concezioni presuppongono che ogni arretratezza sia dovuta esclusivamente alla dipendenza di uno stato dall’estero e non a fattori storici, quali il ritardo nello sviluppo dei rapporti capitalistici, un mercato nazionale relativamente piccolo, le condizioni storiche che hanno spinto la borghesia di uno stato capitalistico a investire, per esempio, nell’esportazione di materie energetiche o nel capitale armatoriale piuttosto che nell’industria manifatturiera. Su questa base, è stata elaborata la strategia delle tappe verso il socialismo, dove la fase iniziale sarebbe dovuta consistere nell’affrancamento dalla “dipendenza dall’estero” e nell’affermazione della “sovranità nazionale”, da raggiungere attraverso un’alleanza con la borghesia “orientata in senso nazionale” in contrapposizione alla borghesia “compradora”, dipendente e succube delle direttive degli imperialisti.
Oggi sappiamo che la “frammentazione” in tappe della strategia dei partiti comunisti è fallita! Altrettanto irrealistica si è rivelata la distinzione della borghesia in “compradora” e “patriottica” e il tentativo di allearsi con quest’ultima. Nonostante alcune differenze di interessi economici esistenti all’interno della borghesia, essa ha un proprio strumento unitario di sfruttamento della classe operaia e di oppressione degli strati popolari: lo Stato borghese. Esso è anche il “regolatore” delle differenze tra i vari settori della borghesia. Ogni Stato nazionale borghese (e oggi ne esistono circa 200 sul nostro pianeta) favorisce la formulazione della strategia della borghesia del paese, determina le sue alleanze internazionali e regolamenta la sua partecipazione all’una o all’altra associazione capitalistica interstatale, ovunque operino le leggi dell’economia capitalistica insieme agli accordi interstatali.
Lenin, nel suo articolo “Sulla parola d’ordine degli Stati Uniti d’Europa”, si riferisce alle concezioni errate del suo tempo circa gli “Stati Uniti d’Europa repubblicani”, sottolineando che non bastava semplicemente rovesciare i regimi autoritari, esistenti in Europa in quel momento, ma che era importante stabilire su quale base economica questa unione sarebbe sorta, poiché sulla base del capitalismo essa sarebbe stata un’unione reazionaria. Ciò in quanto “… Il capitalismo è proprietà privata dei mezzi di produzione e anarchia della produzione. Predicare una ‘giusta’ divisione del reddito su tale base è proudhonismo, ottusità piccolo-borghese e filistea” – come scriveva Lenin – e inoltre “Pensare questo, significherebbe mettersi al livello del pretonzolo che ogni domenica predica ai ricchi la grandezza del cristianesimo e consiglia di fare dono ai poveri…se non di qualche miliardo, almeno di qualche centinaio di rubli all’anno”. Lenin giunse alla conclusione che questo slogan era sbagliato, poiché “potrebbe ingenerare l’opinione errata dell’impossibilità della vittoria del socialismo in un solo paese e alla considerazione di questo paese alla stregua degli altri” [4].
L’approccio della PMA sulla necessità di “rovesciare il colonialismo”, sulla “sovranità nazionale” e sulla creazione di unioni regionali di “stati sovrani”, è antistorica, poiché il sistema coloniale in quanto tale ormai da tempo appartiene al passato. Al suo posto sono sorte decine di stati borghesi “sovrani”, in ognuno dei quali esistono irresolubili antagonismi di classe tra il capitale e la classe operaia. Le attuali relazioni tra gli Stati borghesi “sovrani” sono governate da rapporti di interdipendenza diseguale, in cui tutte le classi borghesi, scomparse dall’analisi della PMA, sono coinvolte in base alla loro forza.
I rapporti di dipendenza di ogni stato capitalistico all’interno di questa “piramide” imperialista non sono una patologia, una deviazione o una distorsione che, correggibile con la sconfitta degli USA e l’instaurazione di un cosiddetto “mondo multipolare”, come sostiene la PMA, ma un fenomeno, sviluppatosi nel capitalismo, nell’internazionalizzazione capitalistica. Inoltre, la PMA tace sul fatto che questa rete di interdipendenza diseguale può essere strappata solo dal rovesciamento del potere borghese e dello stato della dittatura del capitale, dalla costruzione della nuova società socialista-comunista.
3. Qual è la natura della Cina e della Russia?
La PMA sostiene che “non ci sono dati economici che confermino che la Cina o la Russia siano entità imperialiste. Si tratta di paesi che non vivono di super-sfruttamento o di saccheggio del mondo, né attuano una politica di schiavizzazione militare, tecnologica o debitoria di altri paesi” e anche che “non sono potenze imperialiste aggressive ma, al contrario, sono bersaglio dei nostri nemici perché ostacolano il pieno dominio mondiale degli USA”.
In concreto, la PMA cerca ancora una volta di distorcere la realtà. Come se la Cina e la Russia non partecipassero alle riunioni del G20, cioè dei venti stati capitalistici più potenti del mondo, insieme a Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Francia e così via. Come se i monopoli cinesi e russi non esportassero capitali in altri paesi, come se non avessero l’obiettivo del profitto derivante dallo sfruttamento della forza lavoro non solo dei lavoratori del proprio paese, ma anche di molti altri paesi in Europa, Asia, Africa, America, ovunque si sviluppino i loro monopoli. Come se la formazione militare privata russa “Wagner” agisse in Africa per motivi umanitari e non per difendere gli interessi dei monopoli russi che lì operano. Come se la Cina, per proteggere la cosiddetta “Via della Seta”, non si muovesse militarmente in una direzione simile. Non è casuale, ad esempio, che sulla concreta “Via della Seta”, nel piccolo ma geograficamente molto importante stato di Gibuti, il cui debito verso la Cina ammonta al 43% del reddito nazionale lordo, sia stata inaugurata nel 2017 la prima base militare cinese all’estero.
La PMA sostiene che “non partecipano alla schiavizzazione militare, tecnologica e debitoria” stati che, invece, rivestono un ruolo particolare nel commercio di armi e sono oggi stati-creditori, come la Cina, che si trova tra i primi classificati per questo genere di attività.
La PMA afferma che la Russia non partecipa alla schiavizzazione, quando i suoi giganteschi monopoli (“Gazprom”, “Rosneft”, “Lukoil”, “Rosatom”, “Sberbank”, “Norilsk Nickel”, “Rosvooruženie”, “Rostekh”, “Rusal”, ecc.) sfruttano milioni di lavoratori, non solo in Russia ma anche nelle ex repubbliche sovietiche, nella CSI, in Africa, in Sud America, in Europa e in Medio Oriente, nei paesi del Golfo Persico, ecc. Come è noto, l’esportazione di capitali, a differenza dall’esportazione di merci, significa produzione di plusvalore che il Paese esportatore di capitale estrae dal Paese ospitante. Fino al 2014 la Russia occupava l’ottavo posto al mondo tra gli esportatori di Investimenti Diretti all’Estero (IDE), per poi scendere al 18° posto a causa delle sanzioni del 2018. Inoltre il volume degli IDE russi nel 2021 ha raggiunto i 65.189 miliardi di dollari, di cui 1.808 investiti nei paesi della CSI e 63.381 in altri paesi esteri. Secondo la Banca Mondiale, la Russia è al quinto posto tra i creditori dei paesi “in via di sviluppo”, dopo Cina, Giappone, Germania e Francia [5].
La PMA sostiene che neppure la Cina partecipa alla schiavizzazione, mentre i suoi concorrenti lamentano che “la Cina ha ora una particolare responsabilità nel quadro dell’economia mondiale, in quanto è il maggior prestatore al mondo e supera l’insieme dei prestiti della Banca Mondiale, del FMI e dei membri del Club di Parigi (…) 44 Paesi devono più del 10% del loro PIL a prestatori cinesi (…) L’opacità dei prestiti cinesi fa sì che in alcuni casi, come nell’Africa subsahariana, si crei un “debito nascosto”, che è quello che i governi locali vogliono, perché è un debito che non figura nei rapporti e nelle statistiche ufficiali delle organizzazioni internazionali e, quindi, “protegge” i mutuatari dall’essere considerati debitori potenzialmente non solvibili. Molti di questi prestiti richiedono l’apertura di conti speciali presso banca indicata dal prestatore e il rimborso con i proventi dei progetti da questi finanziati in qualità di prestatore o con altri flussi monetari. Sostanzialmente ciò significa che una parte notevole delle entrate statali è al di fuori del controllo dello stato sovrano mutuatario. Molti di questi prestiti stabiliscono chiaramente clausole in base alle quali il paese mutuatario non può rivolgersi al Club di Parigi, o ad altre istituzioni analoghe, per ristrutturare il debito in questione. Le clausole che consentono al mutuante di porre fine al prestito e di esigerne il rimborso immediato sono piuttosto ampie e includono persino formulazioni generiche, come ‘azioni dannose per una persona giuridica della Repubblica Popolare Cinese’, o che pretendono cambiamenti significativi della politica del paese che riceve il prestito” [6].
Secondo i dati della Banca Mondiale, i prestiti cinesi concessi a 68 Paesi “in via di sviluppo” hanno raggiunto i 110 miliardi di dollari nel 2020, con la Cina al secondo posto dopo la Banca Mondiale per volume di prestiti [7]. Uno dei Paesi i cui debiti verso la Cina si misurano in miliardi di dollari è il Venezuela, dove il partito al potere ha ospitato i lavori della recente Conferenza della PMA [8].
Inoltre, un’altra categoria di crediti che ha un peso particolare è la detenzione di obbligazioni, soprattutto statunitensi. Nel gennaio 2023 la Cina deteneva 859,4 miliardi di dollari in obbligazioni statunitensi, seconda solo al Giappone [9].
La PMA si rifiuta di vedere la realtà delle contraddizioni tra gli Stati Uniti, le altre potenze imperialiste euro-atlantiche e la Russia. Mentre migliaia di persone vengono massacrate nei combattimenti in Ucraina, i capitalisti di entrambe le parti in guerra e i loro governi, anche se in misura minore rispetto a prima di febbraio 2022, continuano a mantenere una solida cooperazione, anche commerciale. Così, ad esempio, la Russia continua a vendere a Stati Uniti e Francia uranio per i loro impianti nucleari. Di fatto, copre il 20% del fabbisogno dei 92 reattori nucleari degli Stati Uniti [10], mentre la Francia nel 2022 ha comprato 153 tonnellate di uranio russo, coprendo il 15% del proprio fabbisogno [11]. La russa Gazprom ha annunciato che a marzo ha inviato milioni di metri cubi di gas all’UE attraverso i gasdotti dell’Ucraina devastata dalla guerra, per la gioia dei suoi azionisti capitalisti. L’americana Chevron continua a caricare nel porto russo di Novorossiysk, sul Mar Nero, petrolio proveniente dal Kazakistan attraverso un oleodotto che attraversa il territorio kazako e russo per 1.500 km e fa affluire al mercato mondiale due terzi di tutto petrolio estratto in Kazakistan.
Analogamente, nonostante la cosiddetta “nuova guerra fredda” tra Stati Uniti e Cina, nel 2022 “il commercio tra Stati Uniti e Cina ha raggiunto livelli record, smentendo le teorie sul distacco tra le due economie. Secondo i dati ufficiali del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, gli scambi commerciali bilaterali hanno raggiunto i 690,6 miliardi di dollari, con le esportazioni statunitensi verso la Cina che sono aumentate di 2,4 miliardi di dollari, raggiungendo 153,8 miliardi di dollari. Allo stesso tempo, le importazioni di beni cinesi nel mercato statunitense sono aumentate di 31,8 miliardi di dollari, raggiungendo 536,8 miliardi di dollari” [12].
Sorge una domanda legittima: come è possibile che in un momento in cui si applicano sanzioni economiche, in cui le spese militari raggiungono livelli da record, in cui in Ucraina si sparge sangue, in cui le varie parti in conflitto brandiscono la clava delle armi nucleari, i capitalisti di entrambe le parti si arricchiscano facendo affari direttamente o attraverso terzi? Diceva Marx in proposito: “Il capitale appena nato già gronda sangue e sporcizia da ogni poro, dalla testa ai piedi […] Garantitegli il 10 % e il capitale accetterà qualsiasi impiego, col 20 % diventerà solerte, col 50 % sarà senz’altro pronto a rompersi la testa, col 100 % calpesterà tutte le leggi umane, col 300 % non c’è crimine che non sarà disposto a compiere” [13].
La PMA nasconde accuratamente il fatto che sia in Cina che in Russia comandano la borghesia e i monopoli, che commerciano e competono con i monopoli degli USA, dell’UE e degli altri stati capitalistici, nonché tra loro. Nessuna delle parti in conflitto, quindi, è una “colomba innocente”, come la PMA ci descrive Cina e Russia, ma tutte sono “predatrici”. La Cina, addirittura, sfida direttamente il primato degli Stati Uniti nel quadro del sistema imperialista. Come ha sottolineato Lenin, stare dalla parte giusta della storia, quando i predatori imperialisti si scontrano, non significa scegliere la parte del predatore più debole in modo che possa prendere il posto di quello più forte. Stare dalla parte giusta della storia vuol dire stare dalla parte dei popoli e non nel campo dei capitalisti, che si arricchiscono sia in pace che in guerra, dissanguando la classe operaia e i popoli.
4. “Gli Stati Uniti conducono una guerra per procura tramite l’Ucraina” oppure si tratta di una guerra imperialista?
L’approccio selettivo della PMA, secondo cui la guerra in Ucraina è una “guerra degli Stati Uniti contro la Russia per mezzo dell’Ucraina, loro rappresentante”, distoglie l’attenzione dalla questione principale, cioè che questa guerra “ha per epicentro la spartizione delle risorse minerarie, dell’energia, dei territori, della forza-lavoro, degli oleodotti e delle reti di trasporto, delle aree di influenza geopolitiche, delle quote di mercato” [14] ed è condotta dalla borghesia ucraina e dai suoi alleati USA e NATO, da un lato e dalla borghesia russa e dai suoi alleati, dall’altro lato. Questi sono i criteri fondamentali che certificano il carattere imperialista della guerra, condotta per interessi estranei a quelli dei popoli.
Naturalmente, è un fatto innegabile che oggi gli Stati Uniti stiano usando l’Ucraina come “punta di lancia” contro la Russia capitalistica, circondando la Russia, espandendo la NATO, allestendo nuove basi militari e fornendo armi. Il KKE ha lottato contro tutto questo, ha votato contro tutto questo nel Parlamento greco e nel Parlamento europeo. Sono stati proprio i comunisti che in un anno di guerra imperialista hanno organizzato centinaia di manifestazioni nei porti, di fronte alle basi militari, occupando strade e ferrovie contro gli USA, la NATO e l’UE, contro i loro piani imperialisti aggressivi, contro il coinvolgimento della Grecia nella guerra. Per le manifestazioni contro la NATO la borghesia greca e il suo Stato hanno arrestato e trascinato in tribunale membri del Comitato Centrale del KKE e della KNE, non certo i membri di organizzazioni inesistenti dai nomi fantasiosi, che fanno parte della PMA in rappresentanza della Grecia.
È altrettanto innegabile che l’inaccettabile intervento militare russo in Ucraina, che serve gli interessi e i piani strategici della borghesia russa e che il KKE ha condannato categoricamente, funziona oggettivamente da “airbag” per la Cina nel grande conflitto di quest’ultima con gli USA per lo “scettro” del sistema imperialista mondiale.
Secondo quanto afferma la PMA, a causa della guerra imperialista, le forze politiche in ogni paese si dividerebbero in “filorusse” e “filoamericane”. Questa distinzione di campo è falsa. Ad essa è incline non solo la PMA, ma anche il PCFR (Partito Comunista della Federazione Russa) che ha espresso una simile valutazione nelle risoluzioni proposte al 22° IMCWP [15]. Naturalmente, i sostenitori dell’imperialismo euro-atlantico fanno lo stesso. Così, se la PMA e il PCFR accusano il KKE di “anti-russismo”, allo stesso tempo l’organo giornalistico informale dell’UE, EU-Observer, accusa il KKE di “filo-russismo” a causa del suo voto al Parlamento europeo [16].
La verità è che il KKE sta saldamente dalla parte della classe operaia e del popolo e si batte contro il campo della borghesia, dei suoi stati e dei suoi governi. Questo è ciò che non riesce a digerire la PMA, che con la sua esistenza conferma ciò che abbiamo notato nel recente passato, ovvero che il Movimento Comunista Internazionale subisce pressioni legate a interessi geopolitico-statali [17] estranei ai principi ideologici e politici del movimento comunista rivoluzionario. In tal senso, viene usato non solo un vuoto “antimperialismo”, ma anche un falso e imbelle “antifascismo”, che separa il fascismo dal capitalismo che lo genera, arrivando persino a sostenere la pretestuosa strumentalizzazione di tale “antifascismo” da parte della borghesia in funzione dei propri interessi anti-popolari nella guerra imperialista in Ucraina.
Riferimenti
[1] Nota del Partito Comunista Messicano su SOLIDNET –
http://www.solidnet.org/article/CP-of-Mexico-Nota-sobre-la-Reunion-en-Caracas-de-la-Plataforma-Mundial-Antiimperialista/
[2] V. I. Lenin: “L’imperialismo, lo stadio supremo del capitalismo”, “Opere complete”, Vol. 27, pag. 393
[3] V. I. Lenin: “La catastrofe imminente e come lottare contro di essa”, “Opere complete”, vol. 34, p. 193
[4] V. I. Lenin, “Sulla parola d’ordine degli Stati Uniti d’Europa”, “Opere complete”, vol. 26, p. 359-363
[5] Commissione ideologia del KKE: “Alcuni dati sull’economia della Russia”, Rivista teorica del KKE vol. 5-6, 2022.
[6] “La Cina come “anti-FMI”: la diplomazia dei prestiti”, Economic Post, 21/09/22 –
https://www.ot.gr/2022/09/21/analyseis-2/i-kina-os-anti-dnt-i-diplomatia-ton-daneion/
[7] “I Paesi più indebitati con la Cina”,
https://www.forbes.com/sites/katharinabuchholz/2022/08/19/the-countries-most-in-debt-to-china-infographic/?sh=16a53efb61d8
[8] “Ecco i Paesi più indebitati con la Cina”,
https://globelynews.com/world/top-countries-most-in-debt-to-china/
[9]. “Tutti gli affari: perché la Cina sta vendendo titoli del Tesoro USA”,
https://iz.ru/1484989/dmitrii-migunov/tolko-biznes-pochemu-kitai-prodaet-amerikanskii-gosdolg
[10] “Le esportazioni di combustibile e tecnologie nucleari dalla Russia sono cresciute di oltre il 20% lo scorso anno”, https://forbes.ua/ru/news/
[11] “La Francia ha acquistato 153 tonnellate di uranio arricchito dalla Russia per le sue centrali nucleari nel 2022”, https://tass.ru/ekonomika/
[12] Il commercio tra Stati Uniti e Cina a livelli record –
https://www.kathimerini.gr/economy/562269919/se-ypsi-rekor-to-emporio-anamesa-se-ipa-kai-kina/
[13] K. Marx, “Il Capitale”, vol. 1, pag. 785
[14] Risoluzione del Comitato Centrale del KKE sulla guerra imperialista in Ucraina
[15] “Sulla lotta ideologica e politica al 22° Incontro Internazionale del Partito Comunista e sul “trucco” dell'”anti-russismo” e del “filo-russismo”, Rizospastis 26-27/11/22. https://www.rizospastis.gr/story.do?id=11915448
[16] “I dati di voto rivelano la presenza di eurodeputati favorevoli alla Russia nel Parlamento europeo”, https://euobserver.com/world/156762?utm_source=euobs&utm_medium=email
[17] Documenti del 20° Congresso del KKE. Posizioni del Comitato centrale del KKE. 20/12/16.