L'Ordine Nuovo

Menu superiore

Menu principale

  • Rassegna operaia
  • Capitale/lavoro
  • Classe e partito
  • Internazionale
    • Notizie dal mondo
    • Imperialismo
    • Vita politica internazionale
  • Politica
  • Terza pagina
    • Film e TV
    • Libri
    • Musica
    • Pillole di storia
    • Storia di classe
    • Manifesti
  • Tribuna
  • Speciali
    • Centenario PCdI
    • Lenin 150
    • Rivista Comunista Internazionale

logo

L'Ordine Nuovo

  • Rassegna operaia
  • Capitale/lavoro
  • Classe e partito
  • Internazionale
    • Notizie dal mondo
    • Imperialismo
    • Vita politica internazionale
  • Politica
  • Terza pagina
    • Film e TV
    • Libri
    • Musica
    • Pillole di storia
    • Storia di classe
    • Manifesti
  • Tribuna
  • Speciali
    • Centenario PCdI
    • Lenin 150
    • Rivista Comunista Internazionale
  • Carovita: tragedia per i lavoratori, delizia per i padroni

  • Vita politica internazionale – Quarantesimo numero

  • Il Trattato di Kensington: intesa anglo-tedesca contro la classe operaia

  • L’egemonia proletaria nella lotta antimperialista

  • L’estrema destra: i vermi di un sistema marcio

  • Aspetti della lotta all’interno del movimento contro la guerra imperialista e in solidarietà con il popolo palestinese

  • La solitudine cronica nel capitalismo: siamo soli tutti insieme

  • Che cosa direbbe Marx delle criptovalute?

  • Accordo commerciale tra USA e UE: vittoria e sconfitta per chi?

  • Lo sfruttamento nel mondo dell’informatica: intervista a un lavoratore

Rassegna operaia
Home›Rassegna operaia›Treofan Terni: un altro duro colpo per l’economia umbra

Treofan Terni: un altro duro colpo per l’economia umbra

Di Filippo Capponi Brunetti
06/07/2020
2151
0
Condividi:
Treofan Terni

Conclusosi con un nulla di fatto l’ultimo tavolo al MISE, dopo l’annuncio della direzione della multinazionale sulla vendita dello stabilimento di Terni. A rischio 151 lavoratori in un territorio già colpito da altre situazioni critiche nel suo tessuto industriale storico. L’Ordine Nuovo ha ricostruito la vicenda.

Il polo ternano della produzione del film polipropilenico ha origine nel 1951, con la fondazione di Polymer e il passaggio della produzione dall’acetilene al polipropilene, il nuovo polimero plastico divenuto commercialmente noto come Moplen. Nel ‘72 Polymer venne assorbita dalla Montedison in Montefibre (che includeva altri due marchi), ma il ramo della produzione del film polipropilenico venne scorporato e prese il nome di Moplefan. La Trespaphan, azienda spin-off di Hoechst a Neunkirchen, si fuse con Moplefan nel 2003, acquistando grande notorietà nel campo della produzione del cosiddetto BOPP. Sarà la finanziaria M&B ad acquistare il gruppo e, propagandisticamente, a “riportare in Italia” un marchio produttivo storico: si tratta, ovviamente, di un’operazione finanziaria senza alcuna progettualità “nazionale” di tipo industriale, esclusivamente finalizzata alla rivendita.

Treofan TerniNel 2018 Jindal Films, gruppo indiano già attivo in Italia con uno stabilimento a Brindisi, acquisisce dalla finanziaria M&B tutti gli stabilimenti Treofan, ovvero Neunkirchen, Battipaglia e Terni, ma già a febbraio dello scorso anno il colosso del packaging ha dichiarato la volontà di chiudere lo stabilimento di Battipaglia, dichiarato poco competitivo a causa della sua unica linea produttiva di film standard (e non del BOPP di alta qualità), produzione ormai messa in pericolo dai prezzi decisamente più bassi proposti dalla concorrenza internazionale. Fortunatamente, in seguito alla decisione di chiusura, l’advisor Vertus ha trovato un acquirente in Jcoplastic, che ha rilevato il sito a febbraio in un percorso integrato volto al mantenimento di tutti e 51 gli operai impiegati (peraltro già determinati a costituirsi in cooperativa e proseguire la produzione).

Contestualmente alla comunicazione dell’imminente cessione dello stabilimento di Battipaglia, Treofan-Jindal ha annunciato un nuovo piano di investimenti e di integrazione del personale per lo stabilimento di Terni, inizialmente in maniera molto timida (1,5 milioni di euro in tre anni, ma senza definire alcun dettaglio), poi ribadendo a maggio la volontà di trasferire da Battipaglia a Terni svariati asset industriali, di confermare i 151 posti di lavoro e di fissare la produzione a 25000 tonnellate.

Nonostante l’ottimismo in queste dichiarazioni, ad un anno di distanza Jindal ha trasferito a Terni una sola taglierina, di tutti gli asset industriali comunque trattenuti dopo la cessione dello stabilimento campano, e ha manovrato la distribuzione delle commesse, togliendo quelle più tecnologicamente avanzate e più redditizie a Terni e affidandole agli altri stabilimenti in Belgio, lasciando a Terni la produzione di qualità inferiore (e aumentando dunque l’incidenza dei costi di produzione sul prodotto finale, quindi diminuendo artificiosamente la produttività del sito) e penetrando il mercato con i prodotti a marchio Jindal degli stabilimenti di Brindisi e Virton.

TreofanLa mancata produttività (indotta) si è ovviamente tradotta, nel maggio scorso, nella dichiarazione rilasciata dal management Treofan-Jindal, in cui si negava agli operai il premio di risultato del mese di maggio, una parte contrattualizzata della retribuzione: per i sindacati è stata la conferma della volontà, da parte del management aziendale, di acuire il processo di depotenziamento del sito produttivo umbro, e si è subito proceduto a richiedere un vertice che includesse OO.SS., Regione Umbria, il MISE e la dirigenza aziendale, affinché quest’ultima esponesse un piano industriale degno di tale nome e garantisse per la continuità del polo produttivo e dei suoi 150 operai. A una mancata risposta da parte dei vertici aziendali, si è avviata una campagna di agitazione dei lavoratori, con un primo sciopero effettuato l’11 giugno: questo è stato sufficiente a sollecitare la presenza della dirigenza Jindal al tavolo al Ministero dello Sviluppo Economico del 17/6, ma non abbastanza da convincere il CEO Kaufmann a svelare le sue carte circa le intenzioni di Jindal-Treofan nei confronti dello stabilimento ternano, ma anzi, il piano industriale presentato è stato definito “velleitario e disordinato”, con numeri gettati a caso circa il taglio di 12 posti di lavoro a fronte di una produzione in (leggero) rialzo, nessun riferimento ai prodotti più redditizi, il trasferimento di due silos da Battipaglia a Terni senza un reale bisogno, evitando accuratamente di menzionare macchinari più utili e complessi a sostegno della produzione.

Visto l’esito del tavolo al MISE, le parti sociali e l’amministrazione hanno richiesto un nuovo tavolo per il 26 giugno, cui Jindal si è presentata senza alcun aggiornamento tangibile circa revoca degli esuberi, spostamento dei macchinari e mantenimento delle linee produttive di alto livello, pertanto si è proceduti ad indire un nuovo sciopero di 24 ore e, in maniera più aggressiva, con il blocco da parte di una delegazione di operai Treofan ternani dei tecnici Jindal fuori dallo stabilimento di Battipaglia, in modo tale da non permettere la spoliazione del sito campano a favore degli stabilimenti Jindal al di fuori di Terni e d’Italia.

Alla provocazione, l’AD Kaufmann ha finalmente deciso di scoprire le carte nella giornata di ieri, dichiarando che ci sarebbe un piano definito per la cessione dello stabilimento di Terni, e un non meglio specificato “piano b”: la reazione dei sindacati, per quanto veemente (tutte le organizzazioni hanno richiesto la definizione tempestiva del piano di cessione nero su bianco, in modo tale da poter richiedere con il giusto tempismo gli ammortizzatori sociali e evitare la spoliazione degli impianti di pregio ternani prima della cessione dello stabilimento, come si è effettivamente visto per quello di Battipaglia), si è rivelata sia tardiva sia inappropriata alle provocazioni di un’azienda che mena per il naso amministrazione locale e parti sociali già da mesi, e i cui comportamenti ambigui avevano già fatto presagire una cessione.

Gli operai, nel frattempo, hanno optato per lo sciopero permanente finché la dirigenza non si degnerà di render noto nel dettaglio il piano di cessione.

La spada di Damocle delle multinazionali che acquistano aziende sane nel territorio italiano solo per appropriarsi del know how produttivo e degli asset aziendali, scaricando alla prima occasione decine o addirittura centinaia di lavoratori, continua a pendere su un territorio industrialmente desertificato come l’Umbria, e l’unica possibile presa di posizione politica appropriata, ovvero l’esproprio e la nazionalizzazione di questi asset, sembra ancora ben lungi dall’essere adottata.

TagchiusuracrisilavoratorilottaoperaiscioperoTerniTreofan
Articolo precedente

Dagli USA alla Bartolini di Bologna: quando ...

Articolo successivo

A sessant’anni dalla strage di Reggio Emilia

8
Condiviso
  • 8
  • +
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0

Filippo Capponi Brunetti

Articoli correlati Altri articoli dell'autore

  • Calabria sanitari covid basta precarietà
    Rassegna operaia

    Altro che eroi, assunti per l’emergenza Covid e ora rischiano il posto: la mobilitazione degli operatori sanitari in Calabria

    30/06/2021
    Di Domenico Cortese
  • Covid19 medico
    Rassegna operaia

    Sanità Lazio. Non siamo “eroi”: paghiamo il prezzo di tagli e privatizzazioni

    17/04/2020
    Di Redazione
  • Brasile In centinaia di migliaia occupano le strade contro il governo genocida di Bolsonaro
    Vita politica internazionale

    Vita politica internazionale – Sesto numero

    06/06/2021
    Di Redazione
  • picchetto
    Rassegna operaia

    L’attacco al diritto di sciopero si respinge scioperando

    07/04/2020
    Di Costantino Talia
  • Sciopero Treofan Terni
    Rassegna operaia

    Vertenza Treofan: è necessario un fronte unico politico e sindacale

    18/07/2020
    Di Filippo Capponi Brunetti
  • John Elkann
    Capitale/lavoro

    Così i lavoratori pagheranno (di nuovo) i dividendi della Fiat

    21/05/2020
    Di Roberto Ferraro

Ti potrebbe interessare

  • Buon Primo Maggio!
    Pillole di storia

    La Festa dei Lavoratori nell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche

  • PCI Milano Movimento Studentesco
    Storia di classeTribuna

    Giuseppe Alberganti: un rivoluzionario di professione

  • Papa Francesco
    Libri

    Religione e comunismo: un libro da leggere

Leggi anche…

Nessun articolo.

seguici:

  Facebook  Instagram  Twitter

contattaci:

  Contattaci
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Italia. Possono dunque esserne ripresi altrove i contenuti: basta citarne la fonte. "L'Ordine Nuovo" è un sito web di informazione indipendente e non rappresenta una testata giornalistica ai sensi della legge 62/2001. Qualora le notizie o le immagini pubblicate violassero eventuali diritti d’autore, basta che ci scriviate e saranno immediatamente rimosse.