È di recente esplosa sui mass media nazionali la questione Mondo Convenienza: il gigante italiano dell’arredamento low cost è infatti finito nel mirino della Procura di Torino, dopo le denunce di alcuni facchini preposti al trasporto e al montaggio dei mobili. Una realtà, quella degli addetti alla logistica operanti per la catena, già nota almeno dal 2017 a causa di dinamiche di sfruttamento più volte segnalate, in particolare sulle piattaforme social (su Facebook è attiva la pagina Mondo Sofferenza, dove tanti lavoratori del marchio hanno segnalato le ricorrenti vessazioni), ma recepite solo poche settimane fa dall’autorità giudiziaria. Merito appunto dell’esposto presentato da sette facchini assunti da TLS Service, la cooperativa di Settimo Torinese ingaggiata da Mondo Convenienza per il trasporto della merce.
Di fronte ai magistrati, i lavoratori hanno descritto una quotidianità caratterizzata da ritmi massacranti, straordinari (non pagati) all’ordine del giorno, quasi totale assenza di tutele e continue minacce di licenziamento: una vera e propria realtà di caporalato, all’interno della quale ogni forma di protesta veniva silenziata da ritorsioni e intimidazioni. Per rispondere alle direttive della cooperativa, i turni raggiungevano anche le quattordici ore consecutive, snodandosi fra le sei del mattino e le ventidue, quasi mai intervallati da pause significative. In caso di ritardi nelle consegne o di danni ai mobili, erano i lavoratori a risponderne, risarcendo l’azienda con soldi propri. I mezzi su cui viaggiavano i facchini risultavano malsicuri, validati da revisioni superficiali e con gli pneumatici spesso lisci, nonostante i tragitti implicassero alle volte la percorrenza di molti chilometri. Inoltre, al fine di minimizzare l’assunzione di ulteriore personale, TLS organizzava a coppie le squadre di montatori, obbligati a trasportare in spalla le pesanti componenti degli arredi, anche ai piani alti. Condizioni di lavoro pessime, con un forte riverbero anche sulla prestazione resa ai clienti: va da sé che lavoratori oberati possano spesso fornire ai consumatori servizi scadenti, in un circolo vizioso di disagio, che coinvolge contemporaneamente utenti ed erogatori a solo vantaggio del marchio e dei suoi profitti.
Qualora si fossero levate proteste o rivendicazioni, la risposta della dirigenza s’indirizzava costantemente alla minaccia di licenziamento, aggravata da insulti a sfondo razzista. La gran parte dei facchini ha infatti origini rumene e i caporali di TLS sfruttavano questo fattore per intimidire ulteriormente il personale. Umiliazioni quotidiane, a lungo sopportate dai lavoratori, in nome della riscossione di uno scarno salario, spesso l’unico che entrava in famiglia.
La vicenda Mondo Convenienza non è affatto una mosca bianca. È infatti assodato come la logistica costituisca un ambito in cui lo sfruttamento è sistematico e sdoganato, anche grazie alla frammentazione del settore, parcellizzato in oltre quindicimila imprese. Si tratta spesso di cooperative, difficilmente rintracciabili poiché abituate a cambiare periodicamente nome, in modo da evitare sanzioni o risarcimenti, in caso di infortunio dei propri dipendenti. Proprio a queste realtà “sfuggevoli”, si appoggiano i giganti dell’e-commerce o, come in questo caso, della vendita al dettaglio, appaltando spesso e volentieri la consegna delle merci. Si stima che nel 2019 il fatturato del comparto abbia raggiunto i settanta miliardi di euro, ma con lo scoppio dell’emergenza Covid il volume d’affari è cresciuto esponenzialmente: a fronte di tale incremento, i salari sono rimasti invariati, attestandosi intorno ai milletrecento euro mensili netti. Ben poca cosa rispetto alle prestazioni erogate dal personale, sottoposto a ritmi spesso massacranti.
È contro questa condizione di drammatica subalternità che gli scioperi delle scorse settimane hanno dato un segnale di discontinuità, portando nelle piazze di tutta Italia tanti lavoratori, non più disposti ad accettare le pressioni di un padronato che, nell’ambito della logistica, si fa sempre più arrogante e violento. Una risposta, quella delle mobilitazioni, resa più efficace dalla concreta saldatura delle lotte fra i diversi settori, obiettivo di unità fra i lavoratori che, se perseguito, può costituire la chiave per una risposta complessiva all’attacco che i padroni stanno conducendo nei diversi settori e nei diversi luoghi di lavoro in forma generalizzata.
Marcello Benassi