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Home›Rassegna operaia›Contro la violenza padronale, la lotta dei “carrelli selvaggi”

Contro la violenza padronale, la lotta dei “carrelli selvaggi”

Di Redazione
31/07/2020
1943
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Carrello Selvaggio

Carrefour è attualmente il quarto più grande gruppo di vendita al dettaglio nel mondo, nonché il secondo in Europa, a livello di reddito, grazie alla sua rete di ipermercati, centri commerciali e market di prodotti alimentari. Un successo ottenuto soprattutto grazie alla riduzione dei costi tramite differenti mezzi, fra i quali l’esternalizzazione delle funzioni logistiche a cooperative a cui vengono appaltati, o subappaltati, alcuni servizi. Le cooperative in questione non hanno nulla di mutualistico ma vengono sfruttate, per il loro particolare status legale, da chi effettivamente ne detiene il controllo per pagare meno tasse: i lavoratori, definiti come soci, molto spesso non hanno voce in capitolo nelle decisioni aziendali e si ritrovano spesso a sottostare a decurtazioni dei salari e tagli ai propri diritti, specie nei momenti di crisi o di fronte all’interesse dei padroni di aumentare la competitività e vincere così determinati appalti.

carrelli carrefour

Un caso recente di cronaca ha messo in luce quanto è successo a Chignolo Po (provincia di Pavia), dove il lavoro di logistica in un magazzino di 40.000 mq, con circa 100 dipendenti in larga parte sindacalizzati USB, è stato appaltato al consorzio CISA, che ha poi subappaltato i lavori ad una consociata, la coop Zero 70, la quale ha chiuso l’esercizio dell’anno scorso con un passivo di 400.000 € creatosi in soli dieci mesi di attività.

Nonostante il passivo tremendo, ai lavoratori obbligati ad esser soci è stato chiesto di votare il bilancio disastroso senza che esso venisse mostrato o spiegato, con un solo giorno di preavviso prima del voto previsto. I facchini dunque si sono astenuti dal votare acriticamente il bilancio, specie di fronte alla richiesta di non meglio specificati futuri sacrifici per superare il momento di crisi. La situazione è sfociata in uno sciopero nella mattina del 9 luglio, durante il quale i delegati dei lavoratori sono stati affrontati dal presidente del Consorzio, Silvio Vincenzo La Falce.

Un delegato mandato al pronto soccorso con una prognosi di 10 giorni accusa di essere stato aggredito proprio dal presidente. Sono seguite anche sanzioni disciplinari, con sedici lavoratori sanzionati con sospensioni dal lavoro e dalla paga dai quattro ai dieci giorni, oltre al peggioramento per alcuni dell’orario di lavoro e la minaccia di futuri provvedimenti e il rischio del licenziamento.

Di fronte a questa situazione, i lavoratori hanno deciso di non tirarsi indietro e hanno optato per “intasare di carrelli” dell’ipermercato Carrefour di Pavia: decine di facchini – oltre a clienti coinvolti con un volantinaggio in loco – hanno riempito i carrelli di prodotti non deperibili, lasciando poi questi in giro per le corsie. Un metodo che ha permesso di intasare l’ipermercato, creando disagio e obbligando a ore di lavoro per risistemare i prodotti negli scaffali. La protesta è stata seguita dalla spiegazione, di fronte ai clienti sorpresi dell’azione, della situazione di sfruttamento in cui si trovano i facchini, nonché molti altri lavoratori di realtà a cui sono esternalizzati i servizi Carrefour. Sono state poi esplicitate le richieste dei lavoratori, dirette al miglioramento delle condizioni di lavoro in tutta la filiera di produzione e l’allontanamento di Cisa e Zero 70 dagli appalti – il tutto seguito da slogan quali “schiavi mai” e “tocca uno, tocca tutti”[1].

Sciopero USB Carrefour

Come evidenziato da USB, la lotta tramite i “carrelli selvaggi” «ha come oggetto la critica e l’obiettivo del superamento del sistema degli appalti, un sistema fondato sullo sfruttamento brutale, la costante messa in discussione di salari, ferie, malattia, TFR ed altri istituti contrattuali che scompaiono sovente nella girandola di cambi e di soggetti che “se ne scappano con la cassa”»[2].

Una lotta obbligata di fronte alla mancanza di ascolto e di qualsiasi interesse da parte delle cooperative coinvolte negli appalti verso i lavoratori. Come ribadisce Alaa Nasser di USB, «abbiamo inviato diverse comunicazioni all’azienda [Cisa, a cui Zero 70 fa riferimento] con richieste di incontro urgente ma non ci riconoscono, pur avendo tanti iscritti. Oltre ai problemi dell’organizzazione dei turni, le buste paga non sono fatte nel modo adeguato, le malattie non vengono pagate. Questa all’iper della Carrefour è solo la prima di una serie di azioni». Un lavoratore fra i facchini ha poi evidenziato come la situazione di lavoro sia massacrante, con una realtà aziendale che fa di tutto pur di far cadere i costi sui lavoratori e che evita di dare straordinari ai cosiddetti soci, preferendo chiamare nuovi lavoratori da Bergamo potendoli pagare meno[3]. È una situazione quindi critica, la quale sta tuttavia mostrando la capacità dei lavoratori di mobilitarsi e la loro forza collettiva per reagire agli attacchi padronali.

____________________________________

[1] https://www.facebook.com/watch/?v=340647130438684.

[2] https://www.usb.it/leggi-notizia/carrefour-di-chignolo-po-pv-il-capo-del-consorzio-aggredisce-un-lavoratore-i-facchini-rispondono-con-la-lotta-del-carrello-selvaggio-0959.html.

[3] https://www.facebook.com/1680682688896574/photos/a.1681115908853252/2395177717447064/?type=3&theater.

Tagcooperativelavoratorilogisticascioperosfruttamentosindacatousb
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