L'Ordine Nuovo

Menu superiore

Menu principale

  • Rassegna operaia
  • Capitale/lavoro
  • Classe e partito
  • Internazionale
    • Notizie dal mondo
    • Imperialismo
    • Vita politica internazionale
  • Politica
  • Terza pagina
    • Film e TV
    • Libri
    • Musica
    • Pillole di storia
    • Storia di classe
    • Manifesti
  • Tribuna
  • Speciali
    • Centenario PCdI
    • Lenin 150
    • Rivista Comunista Internazionale

logo

L'Ordine Nuovo

  • Rassegna operaia
  • Capitale/lavoro
  • Classe e partito
  • Internazionale
    • Notizie dal mondo
    • Imperialismo
    • Vita politica internazionale
  • Politica
  • Terza pagina
    • Film e TV
    • Libri
    • Musica
    • Pillole di storia
    • Storia di classe
    • Manifesti
  • Tribuna
  • Speciali
    • Centenario PCdI
    • Lenin 150
    • Rivista Comunista Internazionale
  • Il ruolo di Mærsk nel genocidio israeliano a Gaza e come vettore dell’imperialismo statunitense

  • Vita politica internazionale – Trentacinquesimo numero

  • Rispondere alla crisi abitativa con i pugni chiusi: centralità e trasversalità rivoluzionaria nel movimento per l’abitare

  • Sul ruolo dell’imperialismo nel transfemminicidio e nella LGBT+fobia in Francia e nel resto del mondo

  • Le elezioni in Venezuela, democrazia simulata, una valanga di irregolarità

  • La pretesa di una “Turchia libera dal terrore” e la nostra lotta per una “Turchia libera dallo sfruttamento”

  • “Il giorno dopo” nella Striscia di Gaza è già arrivato: uccisioni, privatizzazione degli aiuti, fame per la popolazione e pulizia etnica

  • Campagne di diffamazione, ghigliottina digitale e terrorismo da tastiera

  • Aumento dell’età pensionabile e condizioni della classe operaia in Danimarca

  • Come la produzione bellica affligge i nostri territori: il caso di Anagni

VPI - Articoli
Home›VPI - Articoli›Tutto in cambio di niente: la dialettica dell’attuale stato dell’imperialismo

Tutto in cambio di niente: la dialettica dell’attuale stato dell’imperialismo

Di Redazione
11/05/2025
371
0
Condividi:

Di José Reguera, da Nuevo Rumbo, organo del Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna (PCTE)
21 aprile 2025
Link all’originale

 

Aprile 2025. Il mondo rimane in un incessante stato di tensione instabile. Gli eventi che si susseguono, giorno dopo giorno, dimostrano che siamo in un momento di riordino e di caos in cui le varie potenze cercano di orientarsi, di fronte alla tempesta in arrivo. C’è una logica semplice in ogni cambiamento che avviene, ma l’inerzia che stanno acquisendo provoca un’enorme vertigine che, diciamolo, fa paura. L’Unione Europea non è estranea a questa deriva, anzi ne è una delle principali forze trainanti. Analizziamo lo stato attuale dello scacchiere in cui le potenze imperialiste si contendono tutto.

Raggiungere l’Asia viaggiando verso ovest

I negoziati tra le amministrazioni Trump e Putin sull’Ucraina non riguardano (solo) l’accesso alle terre rare e il controllo delle sfere d’influenza. Al di là dell’estetica e della stridente necessità di aumentare il proprio profilo rispetto alla performance dell’amministrazione Biden, il cambio di rotta formale nei confronti della Russia è altrettanto fedelmente in linea con le linee guida della politica estera statunitense di questo secolo: indebolire la Repubblica Popolare Cinese, il principale contendente al vertice del mondo imperialista.

Finora, l’interesse degli Stati Uniti per l’espansione della NATO nell’Europa orientale aveva a che fare con l’intenzione di indebolire la Russia, alleata del governo cinese e una delle principali economie emergenti raggruppate nel progetto BRICS. La tattica della distensione, oltre a essere possibile dopo tre anni di logoramento in Ucraina, ha molto a che fare con il ritorno della Russia alla normalità commerciale e con l’indebolimento delle relazioni commerciali tra due partner che hanno avuto bisogno e si sono cercati negli ultimi decenni. Se, nello stesso momento in cui gli Stati Uniti indeboliscono il loro principale rivale, riescono a guadagnare un alleato una tantum a Mosca, il guadagno dei gringo si raddoppia finché dura.

Trump può e deve essere accusato di molte cose sgradevoli e terribili. Tuttavia, va anche sottolineato che, al di là dello stridore, bisogna ammettere che in termini di difesa degli interessi dei monopoli americani sta mostrando una capacità politica che, dalla pubblicità ingannevole a cui siamo abituati, lo rende un uomo d’affari pragmatico, cosa che nella mentalità americana conquista molte simpatie. E se la tattica può sembrare una svolta di 180 gradi, non è tanto una scoperta dell’America, quanto il contrario: sta proteggendo un fianco su cui è stato duramente punito negli ultimi anni, mentre avanza verso il suo grande rivale.

Lo slogan degli Stati Armati d’Europa

I negoziati non sono andati bene a Bruxelles. La guerra in Ucraina è stata alimentata per più di un decennio dalle potenze dell’UE per accaparrarsi e proteggere le risorse del “granaio d’Europa” e per sfruttare nelle migliori condizioni possibili – per i monopoli europei – uno dei Paesi con la maggiore forza lavoro e un’infrastruttura industriale invecchiata ma invidiabile, per gentile concessione dell’Unione Sovietica.

La strategia di riavvicinamento al “grande nemico” ha colpito il vecchio continente e all’interno del partner più piccolo del blocco euro-atlantico si levano già voci che chiedono una maggiore autonomia strategica dagli Stati Uniti, il che rafforza le richieste da tempo avanzate da alcuni membri di rafforzare le capacità di difesa (sic) dell’Europa e di promuovere strutture militari proprie dove il “grande fratello” non abbia il controllo che può permettersi attualmente all’interno dell’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico.

L’annuncio di Ursula von der Leyen di un piano di riarmo da 800 miliardi di euro per rinvigorire l’industria degli armamenti – come se le quattro maggiori potenze dell’UE non fossero tra i primi nove esportatori di armi al mondo – è a sua volta accompagnato da misure di flessibilità fiscale condizionate all’aumento delle spese militari. Per dirla senza mezzi termini: la questione dell’austerità è già in secondo piano, perché la priorità è pagare Indra, Navantia e Airbus[1] per le armi di cui insistono che abbiamo bisogno.

Gli “autonomisti” ci lasciano stupefatti

Non potevano mancare nel dibattito coloro che da tempo sostengono in astratto la dissoluzione della NATO e la riformulazione dell’UE come “Europa dei popoli”, senza che si sappia come, quando e dove. Sono gli stessi settori che da anni collaborano in Europa, in un modo o nell’altro, con la gestione del capitalismo e che, in Spagna, hanno inserito nelle loro liste elettorali il “macellaio della Libia”[2], responsabile anche delle missioni in Somalia e Afghanistan.

Negli ultimi tempi, in cui molti di loro sono passati dall’essere personaggi pubblici di alto livello a proprietari di bische o semplici portavoce di un settore molto specifico del capitalismo spagnolo, hanno fatto eco a diversi articoli in cui diversi “esperti” europei analizzano la necessità di uscire dalla NATO e di rafforzare l’autonomia strategica dell’Europa. Coloro che sono rimasti nella sfera politica – soprattutto nella barca di Podemos – sembrano dimenticare che non molto tempo fa hanno collaborato all’organizzazione dei vertici della NATO e oggi ci dicono quanto sia cattivo l’imperialismo statunitense che guida questa alleanza criminale. Indipendentemente dai mezzi di espressione che ognuno di questi “autonomisti” ha a disposizione, il messaggio è lo stesso: “l’Europa” è vittima dell’imperialismo statunitense, ma può e deve “aspirare a una qualche autonomia strategica e politica nell’emergente Nuovo Ordine Mondiale” (sic!).

E i comunisti?

Fortunatamente, noi comunisti seguiamo da vicino gli sviluppi internazionali e rimaniamo lontani dalle analisi grossolane di cui si è parlato sopra, che sono puramente classiste, ma non proprio della nostra classe. Purtroppo, è necessario sottolineare e mettere per iscritto questa affermazione categorica che, in altre circostanze, dovrebbe essere sempre superflua.

Quando segnaliamo che sta per arrivare una guerra generalizzata, non è perché ci appassiona spaventare gli anziani, ma perché ci sono tutti i segnali. Nessuno investe in armi e rivaluta le proprie alleanze se non si sta preparando ad agire. E tutti si preparano ad agire perché la capacità di raggiungere accordi con mezzi pacifici – che non è innocua per la classe operaia – si scontra frontalmente con la necessità di mantenere un tasso di profitto che è destinato a scendere. Le posizioni rilevanti nel dibattito pubblico internazionale passano molto tempo a brandire, senza alcun criterio scientifico, falsità basate sul concetto di “geopolitica” o a stabilire quale sia la cifra accettabile nei bilanci per la guerra, ma non si fermano mai a spiegare perché, a livello generale, le potenze stanno cambiando le loro politiche di alleanza e, a livello particolare, nei villaggi della Spagna vuota, cominciano a diffondersi voci, come parchi eolici in mezzo alle montagne, che difendono la collocazione di una fabbrica di armi per “generare occupazione” e “sistemare la popolazione”.

Forse altri che si definiscono comunisti – per esempio gli amici di coloro che sostengono la partecipazione attiva alla Terza Guerra Mondiale a fianco di Cina, Russia e Corea del Nord perché sono la parte con una presunta “superiorità politica e morale” – vogliono vendere il contrario. Noi, ovviamente, possiamo avere una sola risposta: se in una guerra la classe operaia può scegliere solo tra catene più pesanti o tombe più profonde, noi scegliamo di rovesciare il tavolo. Forse questa affermazione è l’unica cosa che non è soggetta a cambiamenti oggi, e conoscerla ci dà una base solida da cui partire per costruire un’alternativa.

 

Note

[1]: https://it.wikipedia.org/wiki/Indra_(azienda)
https://it.wikipedia.org/wiki/Navantia
https://it.wikipedia.org/wiki/Airbus
nota del traduttore.

[2]: Ci si riferisce a Julio Rodríguez, ex Capo di Stato Maggiore della Difesa spagnolo, che ha diretto missioni della NATO in Libia, Somalia e Afghanistan e che fu candidato con Podemos (!) nelle elezioni spagnole del 2015 e 2016. Si veda anche https://es.wikipedia.org/wiki/Jos%C3%A9_Julio_Rodr%C3%ADguez – nota del traduttore.

Articolo precedente

Salute e sicurezza sul lavoro: una chimera ...

Articolo successivo

Vita politica internazionale – Trentatreesimo numero

0
Condiviso
  • 0
  • +
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0

Redazione

Articoli correlati Altri articoli dell'autore

  • Nell'anniversario “nero” dell'imposizione della dittatura del 21 aprile 1967
    VPI - Articoli

    Nell’anniversario “nero” dell’imposizione della dittatura del 21 aprile 1967

    27/04/2025
    Di Redazione
  • Non ci inginocchiamo di fronte al Governo
    VPI - Articoli

    Non ci inginocchiamo di fronte al Governo

    13/04/2025
    Di Redazione
  • Grecia: sullo sciopero generale del 28 febbraio 2025
    VPI - Articoli

    Grecia: sullo sciopero generale del 28 febbraio 2025

    16/03/2025
    Di Redazione
  • Rispondere alla crisi abitativa con i pugni chiusi: centralità e trasversalità rivoluzionaria nel movimento per l'abitare
    VPI - Articoli

    Rispondere alla crisi abitativa con i pugni chiusi: centralità e trasversalità rivoluzionaria nel movimento per l’abitare

    08/06/2025
    Di Redazione
  • “Tradwives” & “soft girls”: false “scelte” per “legittimare” la disuguaglianza delle donne
    VPI - Articoli

    “Tradwives” & “soft girls”: false “scelte” per “legittimare” la disuguaglianza delle donne

    02/03/2025
    Di Redazione
  • Trump prende di mira Panama e Groenlandia
    VPI - Articoli

    Trump prende di mira Panama e Groenlandia

    16/02/2025
    Di Redazione

Ti potrebbe interessare

  • Rassegna operaia

    Braccianti in piazza a Latina: una prima risposta dopo l’ennesima morte sul lavoro

  • Politica

    Pensare la fase 2 delle lotte: incostituzionalità e contraddizioni giuridiche delle norme anti-covid

  • Mondo Convenienza
    Rassegna operaia

    Mondo Convenienza, il prezzo imbattibile dello sfruttamento

Leggi anche…

No, Landini. Responsabilità non significa collaborazione con Confindustria.

01/05/2020 | By Redazione
Mario Draghi Group of Thirty

La “distruzione creatrice” del G30 di Draghi e l’intervento dello Stato come concentratore del capitale

21/12/2020 | By Domenico Moro
Yoox_manifestazione_Bologna_2020-12-12

Yoox, un “accordicchio” per limitare ulteriori sviluppi

17/03/2021 | By Redazione
Acciai Speciali Terni

Acciai Speciali Terni: tutelare la salute, ripartire dal protagonismo dei lavoratori

16/04/2020 | By Graziano Gullotta

seguici:

  Facebook  Instagram  Twitter

contattaci:

  Contattaci
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Italia. Possono dunque esserne ripresi altrove i contenuti: basta citarne la fonte. "L'Ordine Nuovo" è un sito web di informazione indipendente e non rappresenta una testata giornalistica ai sensi della legge 62/2001. Qualora le notizie o le immagini pubblicate violassero eventuali diritti d’autore, basta che ci scriviate e saranno immediatamente rimosse.