In epoca di capitalismo avanzato, quella in cui l’egemonia culturale borghese sviluppa false coscienze anche e purtroppo tra le masse dei lavoratori, è un fatto conclamato che i quotidiani nazionali releghino le notizie relative agli infortuni e alle morti sul lavoro su pagine della cronaca locale, dedicandogli sempre meno spazio.
Il bollettino di guerra delle morti sul lavoro non fa quasi più notizia. A meno che gli episodi, considerati nella loro singolarità, non si configurino come stragi per il numero di vittime accertate nel singolo evento.
Eppure il dramma continua. Giorno dopo giorno, fino a registrare più di mille morti accertati nel corso di un anno[1], infortuni mortali che si attestano su queste stesse cifre, con dati asseverati e confermati di volta in volta dall’INAIL[2].
È notizia recente che nei primi mesi del 2025 gli infortuni mortali sul lavoro hanno subito un incremento del 16% rispetto al 2023[3].
Mentre restiamo in attesa di conoscere i dati che l’Istituto pubblicherà attraverso il suo rapporto annuale relativo al 2024 e di cui non abbiamo ancora evidenza, proveremo a fare alcune considerazioni, alla luce di fatti e di evidenze incontrovertibili.
Il contesto di riferimento normativo
A tale proposito va detto che l’analisi di questa piaga, che non accenna minimamente a placarsi, dovrebbe essere condotta almeno su due piani: quello puramente normativo e quello politico normativo, a partire dai dati relativi al settore della cantieristica, particolarmente colpito da questa “epidemia”. Per questo è importante rilevare che, sia per lavori commissionati dal privato che per quelli in cui la stazione appaltante è un Istituto di diritto pubblico, il subappalto dei lavori è consentito, seppur con alcuni limiti (in linea di diritto per lavorazioni specialistiche per quanto riguarda il pubblico). Fatto che in realtà nasconde non poche criticità, a cominciare dalle opportunità di risparmio per i committenti e per la ditta assegnataria dei lavori e consistenti nell’abbattimento del costo del lavoro. In sostanza, almeno negli appalti privati, la regola del massimo ribasso consente di abbattere il costo della manodopera e l’allungamento della filiera nelle funzioni di controllo sull’effettivo avvenuto pagamento degli oneri previdenziali, sull’effettivo sostenimento delle spese relative ai costi e oneri della sicurezza e sulla realizzazione effettiva dei presidi a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori.
In definitiva, pur essendo vigente un Testo Unico che disciplina la materia della Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro denominato Dlgs. 81/08, le norme che consentono l’affidamento dei lavori in subappalto rendono più difficile il controllo sui criteri di assegnazione dei lavori, criteri che si indirizzano al conseguimento di risparmio dei costi, consentendo cioè il massimo ribasso. Taglio del costo del lavoro è sinonimo di taglio dei costi relativi alla salute e sicurezza dei lavoratori, con annessi ostacoli ulteriori posti alla funzione dei controlli.
I controlli
A tutto questo si aggiunge che, in un contesto di controlli tipico di uno Stato borghese, in Italia il numero di ispettori del lavoro in Italia si attesta su circa 2.100 unità: un ispettore ogni 1.500 imprese attive sul territorio nazionale[4]. Elemento che di per sé limita in maniera sostanziale l’agibilità dei controlli e rende più probabile l’inclinazione tutta padronale a mantenere condotte illecite sia sul piano previdenziale che dell’applicazione delle misure di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
In tutto questo vanno annoverate anche le recenti normative introdotte dal governo Meloni con il DLGS. 103/2024, che reca disposizioni applicabili ai controlli amministrativi sulle attività economiche, svolti dalle pubbliche amministrazioni. Tale norma consente alle imprese di avvantaggiarsi rispetto ai controlli a cui vengono sottoposte, sia attraverso autocertificazioni che permettono di auto-attribuire all’impresa un livello di “rischio basso”, da inserire nel fascicolo informatico dell’impresa stessa (art. 3 ), sia con l’applicazione nei confronti dei soggetti in possesso del Report di basso rischio di cui all’art. 3, di una regola per cui le amministrazioni programmano ed effettuano i controlli ordinari non più di una volta l’anno (art. 5). Infine all’art. 6 di detto decreto si introduce l’ipotesi di violazioni sanabili e casi di non punibilità per errore scusabile, stabilendo un termine per porre fine alla violazione, così da adempiere alle prescrizioni violate entro 20 giorni dalla data di notifica dell’atto di diffida, per cui il procedimento sanzionatorio si estingue. In sostanza, prima ti averto del controllo che sto per effettuare e nel caso in cui, nonostante il preavviso constato che non sei in regola con le norme di legge, puoi sempre ravvederti[5].
Aumento dell’età pensionabile
Dobbiamo inoltre constatare che le cronache ci restituiscono un dato drammatico e relativo all’età media dei lavoratori che subiscono un infortunio sul luogo di lavoro o addirittura sul lavoro perdono la vita: la fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (279 su un totale di 805 nel 2024, dati osservatorio VEGA)[1]. Le condizioni per accedere alla pensione anticipata per lo svolgimento di lavori usuranti sono insostenibili[6], giustificate da un’ipotetica aspettativa di vita, aumentata negli ultimi decenni, ma che non tiene affatto conto di fattori biologici che restano immutati.
Queste le considerazioni frutto di un’analisi documentale che incrocia i dati di cronaca consolidati e le normative di riferimento.
Lavoro irregolare e lavoro nero: il sommerso
Vanno inoltre annoverate le condizioni di lavoro a cui sono sottoposti i lavoratori che in molti casi (mancanza di applicazione dei CCNL, aziende che attuano tutele previdenziali limitate come quelle con numero di dipendenti dichiarati inferiore a 15 lavoratori, finte partite IVA) sono solo parzialmente verificate/verificabili. Questi presupposti, apparentemente marginali, ma che costituiscono un contenitore di dati sommersi e mai registrati effettivamente nella totalità, contribuiscono in maniera sostanziosa a determinare condizioni di lavoro insostenibili, difficilmente monitorabili ed esenti infine da classificazione sistematica, almeno dagli istituti di emanazione governativa.
Da una ricerca condotta dall’ISTAT a fine anno 2024 sull’annualità 2022, l’economia sommersa (ovvero al netto delle attività illegali) si attesta a poco meno di 182 miliardi di euro, in crescita di 16,3 miliardi rispetto all’anno precedente, mentre le attività illegali sfiorano i 20 miliardi. Le unità di lavoro irregolari (in nero) sono 2 milioni e 986mila il 12,5% rispetto ai lavoratori regolari[7].
I lavoratori in questo caso si trovano a subire un ricatto, che in alcuni contesti (comparti di lavoro e sacche regionali di povertà diffusa) risulta sistemico e a cui resta difficile sottrarsi senza la creazione di una vera e propria coscienza di classe, quella operaia, sfruttata in maniera endemica e priva di consapevolezza dei propri diritti e, di conseguenza, di tutele.
Si tratta, allora, di costruire una cultura che scardini la “falsa coscienza” dell’ineluttabilità della condizione di subalternità del lavoro. Da sviluppare quotidianamente: sui luoghi di lavoro, nei quartieri, sul territorio.
Conclusioni
Compito quotidiano e bussola di riferimento dei comunisti sono il favorire la crescita di una coscienza di classe e la sindacalizzazione dei lavoratori stessi, per creare massa critica. Attraverso questo processo che vede protagonisti i lavoratori si creano i presupposti per il rovesciamento dei rapporti di forza tra le parti. Non soltanto per esigere l’attribuzione di un ruolo più attivo dei RLS (Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza) a servizio della prevenzione e protezione dei lavoratori, ma per rivendicare diritti contrattuali, di carattere economico e, meglio ancora, politico.
È compito dei comunisti sviluppare un dialogo, un confronto con chi non ha voce in capitolo nel panorama lavorativo perché particolarmente ricattabile, particolarmente sostituibile. Per un lavoro che restituisca dignità alla classe che produce, per contribuire a far capire che non ci troviamo tutti sulla stessa barca. Su quella barca a remare sono sempre gli stessi.
Compito dei comunisti è quello di intercettare tali situazioni e, se non praticabile nell’immediato, costruire un’alternativa di riferimento, attraverso la propaganda e le azioni politiche che conducano a costruire una coscienza di classe.
È sempre più improcrastinabile la creazione di un partito, che funga da bussola, che svolga funzione di direzione e coordinamento delle lotte della classe operaia e degli strati popolari.
Note
[1]: Morti sul lavoro in aumento nel 2024: i numeri (drammatici) dell’Osservatorio Vega, Finanza.repubblica.it, 6 febbraio 2025
[2]: Inail: nel 2024 i morti sul lavoro sono saliti a 1.090, +5%. Tredici gli infortuni mortali che hanno convolto studenti, Ilfattoquotidiano.it, 4 febbraio 2025.
[3]: Infortuni sul lavoro, +16% di quelli mortali nel 2025: i dati, Tg24.sky.it, 28 aprile 2025.
[4]: Sicurezza sul lavoro, gap di ispettori: mancano tra i 3.600 e i 5.900 tecnici, Ilsole24ore.com, 28 aprile 2025.
[5]: DECRETO LEGISLATIVO 12 luglio 2024, n. 103, Normattiva.it.
[6]: Lavori usuranti: quali sono e quali requisiti devono rispettare, Frareg.com.
[7]: Tre milioni di lavoratori in nero, Ilsole24ore.com, 18 ottobre 2024.
L’ECONOMIA NON OSSERVATA NEI CONTI NAZIONALI | ANNI 2019-2022, Istat.it, 18 ottobre 2024.