Il nuovo numero della rassegna stampa internazionale parte dal tema della guerra e del riarmo con l’articolo del PC di Svezia che analizza il rapporto tra guerra, armi e inquinamento: per salvare il pianeta bisogna fermare le guerre.
Sempre sul tema, l’articolo del PC di Grecia denuncia l’espansione dell’utilizzo militare dei trasporti ferroviari, con ampie possibilità di profitto per i monopoli privati sottraendo risorse ai bisogni popolari, esponendo tra l’altro i passeggeri dei treni alla possibilità di terribili ritorsioni in caso di guerra.
Passando a temi sociali, la violenza di questa società capitalistica viene affrontata dal forte atto d’accusa del PC di Turchia contro il Ministro dell’Interno, ritenuto complice e responsabile dei numerosi femminicidi nel paese a causa dell’inadempienza nel campo della protezione delle donne vittime di violenza. La violenza e la fascistizzazione dello Stato è anche l’argomento del comunicato del PC Rivoluzionario di Francia, con la presa di posizione contro il razzismo e l’islamofobia di Stato, alla luce delle recenti vicende di cronaca: si denunciano le classi borghesi e i media che sfruttano questa politica di divisione per tenere a bada la classe operaia.
Le proteste in Serbia sono il tema dell’analisi della Gioventù bolscevica russa, tra legittimo malcontento popolare nei confronti del governo e le accuse di “manipolazioni” esterne: nel tentativo di compiacere tutte le potenze “partner” come l’UE, la Cina e la Russia, il governo di Vučić e il suo apparato repressivo e mediatico sono in una fase di stallo. La speranza per migliori condizioni di vita per le masse popolari serbe sta nell’innalzamento politico del livello della mobilitazione, che per ottenere una vittoria decisiva dovrebbe rafforzare il suo carattere di classe.
Chiudiamo con l’analisi storica e teorico-politica dei Colectivos dei Giovani Comunisti spagnoli, sull’intervento nel settore del lavoro da parte del Partito Comunista. Durante il franchismo, il PCE riuscì con delle tattiche di successo a radicarsi nelle organizzazioni di lotta economica, ma poi col ripristino della democrazia borghese le strategie intraprese fecero arretrare di molto l’influenza dei comunisti nei sindacati. Un’interessante lezione da apprendere per ripartire dall’intervento nella classe operaia. Buona lettura.
- Partito Comunista di Svezia (SKP): La guerra, gli armamenti e il disastro ambientale
Iniziamo col contributo del SKP, che denuncia il devastante impatto ambientale del militarismo, spesso ignorato o non rendicontato ufficialmente. Le forze armate svedesi, come quelle di altri paesi, non sono soggette a norme ambientali stringenti e contribuiscono in modo massiccio alle emissioni di gas serra. Il riarmo globale, la produzione e l’uso di armi, le guerre stesse – come in Ucraina e a Gaza – aggravano la crisi climatica. Il modo più efficace oggi di affrontare la lotta per la difesa dell’ambiente è quello di organizzarsi collettivamente contro guerra e militarismo, anziché limitarsi ai cambiamenti individuali di consumo.
- Partito Comunista di Grecia (KKE): Preparazione bellica e ferrovie: i vagoni dei profitti e della guerra… e l’insuperabile ostacolo della lotta di classe organizzata
Proseguiamo con l’articolo del KKE che denuncia la trasformazione delle ferrovie europee in infrastrutture militari al servizio della NATO e dell’economia di guerra dell’UE, con costi sociali e umani altissimi: questa militarizzazione espone i passeggeri del trasporto pubblico a ritorsioni in caso di guerra. La liberalizzazione del settore ferroviario ha portato a tragedie come quella di Tempe, mentre i fondi pubblici vengono sottratti a sanità e istruzione per finanziare trasporti bellici e profitti privati. Il KKE accusa i governi borghesi di complicità, evidenziando come la mobilità militare su rotaia sia prioritaria per UE e NATO. L’unico ostacolo reale a questi piani resta la lotta di classe organizzata, contro il coinvolgimento nei pericolosi piani imperialisti.
- Partito Comunista di Turchia (TKP): Ti staremo con il fiato sul collo per ogni donna che muore: sei colpevole, Ministro dell’Interno!
Il tema doloroso dei femminicidi viene affrontato dal TKP, tramite la pubblicazione dell’atto di accusa dei Comitati di Solidarietà delle Donne. L’accusa è rivolta contro il Ministro dell’Interno Ali Yerlikaya, responsabile della mancanza di protezione delle donne nel Paese: si denuncia l’inefficacia delle misure di protezione, la facilità di accesso alle armi da fuoco e l’atteggiamento colpevolizzante verso le vittime. Il Ministero, invece di prevenire i crimini, interviene solo dopo le uccisioni, divenendo complice. La rivendicazione espressa si basa sul divieto dell’armamento individuale, il rafforzamento delle misure protettive e l’avvio di indagini sui funzionari negligenti. I Comitati di Solidarietà delle Donne promettono vigilanza continua (“col fiato sul collo”) e lotta contro l’impunità istituzionale.
- Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF): Sull’aumento degli atti e degli omicidi islamofobi in Francia
Sempre sul tema della violenza di questa società capitalistica, Il PCRF denuncia l’aumento degli atti islamofobi, culminati nell’omicidio di Aboubakar Cissé in una moschea e nell’incendio di un altro luogo di culto. Accusa lo Stato borghese di organizzare e coprire questi crimini, alimentando razzismo e islamofobia per dividere il proletariato e proteggere il dominio capitalistico: ad esempio nel doppio standard sulle scuole religiose. Denuncia la complicità delle istituzioni e dei media, e invita a costruire un fronte sotto direzione comunista per combattere la fascistizzazione dello stato borghese, espressione estrema del capitale.
- Unione Comunista Rivoluzionaria della Gioventù (bolscevica) (RKSM(b)): Nota analitica sulle proteste in Serbia
I compagni russi analizzano in questo contributo le proteste in Serbia, dal 2023 ad oggi, che riflettono la crisi di legittimità del regime di Aleksandar Vučić, espressione di un sistema corrotto e asservito ai capitali stranieri. Mentre il governo persegue una politica estera “multivettoriale” corteggiando UE, Russia e Cina, i cittadini subiscono povertà, repressione e degrado ambientale. La tragedia di Novi Sad del novembre 2024, dove il crollo di una tettoia nella stazione ferroviaria ha causato 15 vittime, ha innescato un’ulteriore ondata di proteste popolari, con studenti, insegnanti e agricoltori mobilitati contro la corruzione e la brutalità della polizia. La risposta del regime, tra gas lacrimogeni e propaganda, mostra il suo vero volto autoritario, col tentativo di inquinare il dibattito denunciando una presunta regia esterna delle proteste (sulla scia delle “rivoluzioni colorate”). Invece, un’analisi disincantata degli interessi borghesi in gioco mostra che i disordini non sono utili a nessuna delle potenze “partner”: i serbi si ribellano contro un potere al servizio di tutti, tranne che del popolo.
- Collettivi dei Giovani Comunisti (CJC) – Spagna: Due successi e due problemi irrisolti dell’intervento dei comunisti nel movimento operaio spagnolo
Chiudiamo la rassegna stampa con un tema storico e teorico-politico, quello del rapporto tra il Partito Comunista e le forme dell’organizzazione di lotta economica come il sindacato. L’articolo dei CJC esamina le tattiche in merito da parte del Partito Comunista di Spagna nel movimento operaio, evidenziandone i risultati positivi e negativi dall’ascesa del franchismo negli anni ‘30 alla sua caduta nel 1975. Da un lato, il PCE seppe sfruttare con abilità il “sindacato verticale” franchista per radicarsi tra i lavoratori e promuovere la lotta di classe, dando vita alle Commissioni Operaie, un modello originale di organizzazione. Dall’altro, perse progressivamente egemonia a causa di errori strategici: la confusione sul ruolo del partito durante la Transizione e l’adozione dell’eurocomunismo, che lo isolò politicamente, aprendo la strada al PSOE. Oggi i comunisti spagnoli riflettono su queste lezioni per costruire un’alternativa rivoluzionaria, ripartendo dalla classe operaia.