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Home›Vita politica internazionale›Vita politica internazionale – Ventiduesimo numero

Vita politica internazionale – Ventiduesimo numero

Di Redazione
27/02/2022
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Questo numero della rassegna dedicata al Movimento comunista internazionale si concentra sugli sviluppi in Ucraina. Apriamo con la dichiarazione congiunta dei Partiti comunisti e operai contro la guerra imperialista in Ucraina e proseguiamo con una serie di articoli di analisi e comunicati sull’inasprimento delle contraddizioni e competizioni interimperialiste, sul carattere della guerra e i compiti dei comunisti. Infine, la seconda parte dell’analisi del Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF) sull’UE e la posizione dei comunisti.

Dichiarazione congiunta: No alla guerra imperialista in Ucraina!

Oltre 30 partiti comunisti e operai del mondo hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta affermando la loro opposizione al conflitto imperialista in Ucraina che «che costituisce una delle conseguenze della tragica situazione per i popoli plasmata dopo il rovesciamento del socialismo e la dissoluzione dell’Unione Sovietica». La dichiarazione afferma che «gli sviluppi in Ucraina, che hanno luogo nel quadro del capitalismo monopolistico, sono legati ai piani di USA, NATO e UE e al loro intervento nella regione nel contesto della loro feroce competizione con la Russia capitalista per il controllo dei mercati, delle materie prime e delle reti di trasporto del paese.». Nel denunciare l’attività delle forze fasciste e nazionaliste in Ucraina utilizzati dalle forze euroatlantiche per i loro piani, l’anticomunismo e la discriminazione russofoba, gli attacchi armati del governo ucraino in Donbass, condanna anche la retorica anticomunista espressa dalla leadership russa che attacca Lenin, i bolscevichi e l’URSS per giustificare i piani strategici della sua borghesia. I partiti comunisti e operai firmatari considerano che la decisione del governo russo di riconoscere le cosiddette repubbliche popolari e di intervenire militarmente «non è stata presa per proteggere il popolo della regione o la pace ma per promuovere gli interessi dei monopoli russi nel territorio ucraino e la loro feroce concorrenza con i monopoli occidentali.» I firmatari esprimono solidarietà ai comunisti e ai popoli della Russia e dell’Ucraina, sostenendoli nella lotta contro il nazionalismo e dichiarando che non hanno interesse nello schierarsi con uno o l’altro campo imperialista, e chiamano tutti i popoli coinvolti negli sviluppi a lottare contro la propaganda borghese da ogni parte e ad impedire il coinvolgimento dei propri paesi nella guerra imperialista, a «tracciare il nostro cammino indipendente contro i monopoli e le classi borghesi, per il rovesciamento del capitalismo, per il rafforzamento della lotta di classe contro la guerra imperialista, per il socialismo.»

KKE: Sull’inasprimento tra le potenze euroatlantiche e la Russia

Articolo di Elisseos Vagenas, del dipartimento internazionale del KKE, antecedente all’invasione russa in Ucraina. L’articolo analizza gli sviluppi che hanno portato alla situazione odierna, l’acuirsi delle contraddizioni e competizione interimperialiste tra USA-NATO-UE e Federazione Russa e i loro rispettivi piani e ambizioni, rispondendo infine alla domanda che fare? «In queste circostanze, in cui esiste un serio rischio di generalizzazione di una guerra imperialista, l’orientamento della lotta operaia e popolare nel nostro paese è di particolare importanza. Il popolo non deve riporre la sua fiducia nel governo e negli altri partiti borghesi. Deve rafforzare la sua convinzione nella forza della lotta di classe, del conflitto con la politica di coinvolgimento nelle azioni militari e dei piani della borghesia per attirare i lavoratori nella trappola di sostenere la partecipazione della Grecia alla guerra imperialista». Inoltre, «il movimento operaio-popolare deve rifiutare il dilemma di dover scegliere tra l’una o l’altra parte di un conflitto imperialista […]In condizioni di imperialismo, che è lo stadio ultimo del capitalismo, il movimento comunista e operaio deve tracciare una linea indipendente, lontana dai piani borghesi-imperialisti e basata sugli interessi della classe operaia e degli altri strati popolari, che non hanno nulla a che fare con gli interessi delle classi borghesi. Questa è la linea di conflitto contro coloro che portano il popolo al macello della guerra in nome della promozione degli interessi della borghesia. Questa è la linea di rottura con il capitalismo, per il potere dei lavoratori, che costruirà la nuova società socialista-comunista.»

PCM: Sull’antagonismo interimperialista in Ucraina

Documento delle commissioni internazionale e ideologia del CC del Partito Comunista del Messico che analizza l’inasprimento dell’antagonismo interimperialista, partendo dalla controrivoluzione e la restaurazione capitalista e i successi sviluppi in Ucraina passando alle competizioni per le materie prime, le rotte energetiche e vie di trasporto, il militarismo e la preparazione di una grande conflagrazione generale che si sviluppa sul terreno degli interessi dei capitalisti e del modo di produzione capitalistico. «Gli attuali avvenimenti in Ucraina mostrano che stiamo vivendo un riordino delle alleanze imperialiste, un acuirsi delle loro contraddizioni e un’accelerazione della tendenza alla guerra imperialista come risultato della lotta dei monopoli delle potenze capitaliste per la supremazia sui loro concorrenti. Nell’epoca dell’imperialismo, l’ultima fase del capitalismo, gli antagonismi interimperialisti portano a lunghi periodi di tensioni economiche e diplomatiche, che culminano in interventi militari e guerre.» Il documento analizza criticamente anche le posizioni delle forze opportuniste di fronte al conflitto che tendono a schiararsi con o l’altro contendente o a fare inutili appelli al rispetto del diritto internazionale o per l’intervento degli organismi internazionali. «Come Lenin sottolineò a suo tempo, l’imperialismo è il preludio delle Rivoluzioni Socialiste nel mondo. I compiti dei partiti comunisti, e tra questi il PCM, sono mantenere un criterio di classe, fornito dal marxismo-leninismo, nell’analisi scientifica della realtà; sviluppare un lavoro forte tra la classe operaia, i sindacati e raggruppare le forze popolari sotto la guida del proletariato dei settori strategici per scontrarsi contro gli interessi dei monopoli di ogni paese capitalista. Per fermare gli interventi militari dei blocchi imperialisti, è necessario rovesciare il capitalismo in ogni paese.»

TKP: L’antidoto all’espansionismo della NATO è il socialismo non il nazionalismo russo

Il Partito Comunista di Turchia ha espresso una dura condanna delle affermazioni anticomuniste di Putin che ha calunniato Lenin, i bolscevichi e l’URSS: «I suoi [di Putin] argomenti mancano di una base storica e sono completamente demagogici. Non possiamo ignorare il sistema di sfruttamento e i deliri guerrafondai/nazionalisti che condannano il popolo lavoratore in Russia alla povertà, solo perché Putin vuole esprimere le sue “fantasie” monarchiche nel XXI secolo. Non permetteremo che passi la competizione della distorsione dei fatti storici, in cui la Federazione Russa, che ha intrapreso spettacoli di “grande potenza” basandosi sul patrimonio economico, politico, militare e culturale dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, non è dietro agli USA e ai suoi alleati. Non permetteremo che la storia del XX secolo, scritta da tutti gli oppressi del mondo, i proletari, la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, le rivoluzioni in Cina, Vietnam, Cuba e altri paesi, le guerre d’indipendenza, la grande vittoria dei popoli sovietici contro il fascismo, sia distorta dagli imperialisti statunitensi ed europei, dalle bande della NATO, dai neofascisti in Ucraina e Polonia, ma nemmeno dal nazionalismo russo […] Putin può avere ragione solo su quanto segue: La Russia di oggi, che ha ambizioni imperiali, non ha niente a che vedere con l’Unione Sovietica, che è stata per settant’anni la paladina della pace, dell’uguaglianza e del progresso per conto dei popoli lavoratori del mondo.».

PCTE: No alla guerra imperialista!

L’Ufficio politico del CC del Partito Comunista dei Lavoratori di Spagna ha emesso un comunicato sulla nuova fase del conflitto tra potenze e blocchi imperialisti con l’inizio delle azioni militari dirette della Federazione Russa contro obiettivi militari sul suolo ucraino, con il serio rischio di scoppio di una guerra imperialista generalizzata. Per il PCTE «la guerra è imperialista» e la sua vera causa «si trova nella natura stessa del sistema imperialista, in cui diversi paesi e alleanze capitalistiche interstatali si affrontano in una nuova divisione del mondo. Mercati, risorse naturali, vie di trasporto e aree di influenza sono in disputa». Nel sottolineare che la guerra è la continuazione della politica con mezzi militari, afferma che «l’imperialismo è il capitalismo del nostro tempo, non la politica internazionale di questa o quella potenza. Solo affrontando il sistema nel suo insieme possiamo garantire la pace nel mondo. La pace, finché l’imperialismo sopravvive, sarà sempre relativa, sarà sempre una pace armata, una pace con la pistola alla testa dei popoli». Il comunicato prosegue nell’evidenziare che la situazione odierna è conseguenza della controrivoluzione nell’URSS creando «nuove aree di contesa tra i monopoli delle diverse potenze» e inaugurando «una nuova divisione del mondo, in cui la Russia capitalista contende l’influenza e il controllo geostrategico dell’ex campo socialista ad altre potenze imperialiste». Viene sottolineata la responsabilità decisiva degli USA, dell’UE e della NATO nel conflitto e si smaschera il “pacifismo borghese”, chiamando a non schierarsi sotto bandiere altrui e sviluppare la lotta di classe nel proprio paese contro il proprio governo e borghesia e impedire ogni coinvolgimento del paese nella guerra. «L'”ordine imperialista”, rappresentato dai comunisti come una piramide o una catena, è essenzialmente multipolare. Tutti gli anelli sono legati tra loro da rapporti di interdipendenza diseguale, a seconda del gradino che ogni paese occupa nella piramide. Le potenze emergenti lottano per occupare la posizione delle potenze al vertice della catena imperialista. Combattono per scalare posizioni, non per difendere la pace nel mondo. I loro interessi non hanno nulla a che fare con gli interessi dei popoli. Le loro guerre non sono le nostre guerre. In questi tempi difficili, come ai tempi della Prima guerra mondiale, la borghesia dei vari paesi ci propone di scegliere da che parte stare. Oggi, come allora, la classe operaia non ha una parte da scegliere nella disputa tra i nostri sfruttatori. Dobbiamo opporci ad essere carne da cannone in una nuova guerra imperialista generalizzata. Oggi, come la classe operaia russa nel 1917, la classe operaia di tutti i paesi deve lottare risolutamente per il rovesciamento e il superamento del sistema di sfruttamento che genera la guerra. Dobbiamo difendere fermamente l’indipendenza ideologica, politica e organizzativa della classe operaia. Dobbiamo colpire i principali nemici del nostro popolo, che non sono sul fronte orientale ma nei grandi centri di potere del nostro paese.»

PCRF: i comunisti e l’UE (seconda parte)

Nella seconda parte dell’articolo del PC Rivoluzionario di Francia di analisi sull’Unione Europea, tratto dall’opuscolo “Echanges Communistes”, viene affrontata la natura imperialista della Francia e la sua collocazione nell’UE e nel sistema imperialista internazionale, esponendo le posizioni sulla lotta comunista e di classe contro l’UE. In tal senso, il PCRF critica le posizioni presenti nel movimento comunista e operaio che identificano l’imperialismo solamente con gli USA e/o che considerano i propri paesi e governi come sottomessi a potenze straniere (gli USA, la Germania…): «Nel movimento operaio e popolare dobbiamo combattere coloro che ingannano il popolo, perché distorcono la realtà e propongono soluzioni superate nel quadro del capitalismo. I rapporti di dipendenza e interdipendenza descritti sopra non saranno aboliti nel quadro dell’umanizzazione delle “unioni imperialiste” o con più “democrazia” nelle istituzioni europee o con “una semplice uscita con più sovranità”, ma attraverso il disimpegno dei paesi da queste unioni, la loro dissoluzione, l’instaurazione del potere della classe operaia, la socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio, la pianificazione centrale democratica e il controllo operaio dell’economia, attraverso il socialismo verso il comunismo!»

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