Diamo spazio di seguito alla dichiarazione del Ministero degli affari esteri cubano. Cuba si trova costretta ad affrontare un’ulteriore stretta dell’embargo da parte degli Stati Uniti. La rinnovata politica anticubana e imperialista dell’amministrazione Trump, che si è concretizzata nel recente Memorandum Presidenziale sulla Sicurezza Nazionale (NSPM), fa seguito alle restrizioni già imposte durante il suo primo mandato. Le misure vessatorie, tra sanzioni economiche e pressioni internazionali, sono volte direttamente al rovesciamento del governo cubano, con la sfacciata intenzione di cancellare le conquiste socialiste del popolo di Cuba, che vengono rappresentate, nella propaganda statunitense, come un ostacolo alla libertà e ai diritti umani. Ma la realtà, al di là di questa becera propaganda che ripete i temi della Guerra Fredda, dimostra che ogni avanzamento sociale ed economico del popolo cubano, la sua liberazione nazionale e l’autodeterminazione sono indissolubilmente legati al socialismo. Nel solco degli ideali di Ernesto Guevara, Fidel Castro, Camilo Cienfuegos e degli altri eroi della rivoluzione cubana, questo giornale, nello spirito dell’internazionalismo proletario e in un’ottica fraterna e militante, rilancia le parole del governo di Cuba con lo scopo di sviluppare la solidarietà internazionalista con Cuba socialista e con tutti i popoli oppressi dall’imperialismo.
Cuba respinge il memorandum presidenziale degli Stati Uniti che inasprisce l’embargo economico
Dichiarazione del Ministero degli affari esteri
Il documento anticubano diffuso dal governo degli Stati Uniti il 30 giugno 2025 rappresenta una riedizione e una modifica del Memorandum Presidenziale n. 5 sulla Sicurezza Nazionale che lo stesso governo degli Stati Uniti aveva pubblicato il 16 giugno 2017, all’inizio del primo mandato di Donald Trump.
Cuba condanna e respinge entrambe le versioni di questo ignobile documento.
Come chiara espressione della condotta aggressiva e delle finalità egemoniche di quel Paese, il testo originale e la sua attuale riedizione contemplano un insieme di misure finalizzate a rafforzare ulteriormente la stretta dell’assedio economico e a causare maggiori ristrettezze al popolo cubano, nel futile tentativo di impadronirsi del Paese e determinarne il destino, conformemente a quanto disposto dalla legge Helms-Burton del 1996.
A partire dal 2017, e in base al Memorandum pubblicato quell’anno, il governo degli Stati Uniti ha iniziato ad attuare misure volte a inasprire in modo estremo l’embargo economico e portarlo a una dimensione qualitativamente più deleteria. Queste misure sono rimaste in vigore per otto anni, anche durante il mandato di Joe Biden, e sono in larga misura alla base delle attuali carenze e delle grandi difficoltà che ostacolano la ripresa, la crescita e lo sviluppo dell’economia cubana.
Il Memorandum originario del 2017 ha rappresentato la piattaforma politica che ha promosso, tra le altre misure, il divieto quasi assoluto di viaggiare a Cuba per i cittadini statunitensi. La stessa che ha portato ad atti ostili nei confronti delle forniture di carburante, al blocco delle rimesse e all’adozione di misure contro i governi di Paesi terzi che hanno accettato la prestazione di servizi medici cubani a beneficio delle rispettive popolazioni.
È anche quella che ha promosso pressioni su entità commerciali e finanziarie ovunque nel mondo allo scopo di impedire che stabilissero relazioni con Cuba; quella che incoraggia la presentazione di querele presso i tribunali statunitensi contro chi investe nel nostro Paese; quella che ha disposto la calunniosa inclusione dell’isola nell’elenco degli stati accusati di sponsorizzare il terrorismo, con tutte le sue nefaste conseguenze sull’economia del Paese.
La politica ostile così definita viola la Legge Internazionale e numerose risoluzioni delle Nazioni Unite. È volta a legittimare l’uso della coercizione economica come arma di aggressione contro un Paese sovrano, allo scopo di spezzare la volontà politica dell’intera nazione e sottometterla alla dittatura egemonica degli Stati Uniti. Non è per gusto, né per caso, che sin dal 1992 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha invocato quasi all’unanimità la fine dell’embargo economico, commerciale e finanziario.
Per giustificare le loro azioni, sia il Memorandum Presidenziale originale che quello ora modificato fanno riferimento a termini come “democrazia”, “diritti umani”, “libertà religiosa” e così via. Tutti questi concetti sono incompatibili con la condotta storicamente vessatoria e oltraggiosa del governo degli Stati Uniti. Il Memorandum fa anche riferimento esplicito alla volontà di distruggere il socialismo e convertire l’economia cubana al capitalismo.
I governanti e i politici degli Stati Uniti hanno dichiarato spudoratamente di agire in questo modo per il bene del popolo cubano.
Le sfide che Cuba deve affrontare sono immense e complesse, specialmente a causa della determinazione degli Stati Uniti nel distruggere il progetto nazionale che noi cubani abbiamo costruito nel pieno esercizio dei nostri diritti sovrani, incluso quello all’autodeterminazione.
Al governo degli Stati Uniti non interessa se Cuba è un Paese pacifico, stabile, solidale che intrattiene relazioni amichevoli con praticamente tutti i Paesi del mondo. La politica messa in atto dagli Stati Uniti risponde ai gretti interessi di una corrotta cricca anticubana che ha fatto dell’aggressione a un Paese vicino uno stile di vita e un affare molto redditizio.
L’Avana, 1° luglio 2025