Da Odigitis, organo della Gioventù Comunista di Grecia (KNE)
30 settembre 2025
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Il governo di Nuova Democrazia, per conto dei grandi gruppi imprenditoriali, cerca di far approvare un nuovo mostruoso provvedimento antioperaio che “smantella” ogni concetto di giornata lavorativa di 8 ore e di settimana di 5 giorni, introducendo le 13 ore di lavoro per un singolo datore di lavoro. Conoscendo già l’indignazione dei lavoratori, il governo tenta di confondere le acque con varie acrobazie propagandistiche. Parla di «libertà del lavoratore di scegliere», di misure legislative che «proteggono i lavoratori», di «introduzione di nuovi diritti dei lavoratori». Chiama libertà l’imposizione a migliaia di lavoratori di turni estenuanti, sia per paura del licenziamento, sia a causa dei bassi salari e del caro vita che rende impossibile tirare avanti fino alla fine del mese. Il Ministero del Lavoro arriva al punto di definire “fake news” le difficoltà reali che contraddistinguono la vita di migliaia di lavoratori, solo per convincerci che «non vivremo come schiavi, ma crederemo di vivere come schiavi», in un esercizio di equilibrismo simile a quelli del suo predecessore.
Tutta la nostra giornata consegnata ai padroni?
Basta dare uno sguardo agli articoli del disegno di legge per capire che vogliono imporre e normalizzare la barbarie, legiferando come nel Medioevo nel XXI secolo. In continuità con gli articoli rivelatori pubblicati su Rizospastis e con quanto denunciano i sindacati, presenteremo solo alcuni esempi caratteristici del disegno di legge che il governo ha portato in consultazione.
In particolare, il disegno di legge consente di effettuare fino a 4 ore di straordinario al giorno! Ciò significa che un lavoratore può arrivare a 13 ore di lavoro giornaliere, sommando l’orario normale (8 ore) e la cosiddetta “superlavorazione” (1 ora). Se a tutto ciò si aggiungono le altre leggi antisindacali già approvate, che sottraggono dal tempo di lavoro la pausa (da 15 a 30 minuti) e il tempo di preparazione e di uscita (1 ora complessiva nell’industria), allora un lavoratore può terminare legalmente la giornata dopo 14 ore e mezza di lavoro!
Il governo tenta di costruire la narrazione che prevedrebbe il diritto del lavoratore alla “scelta” di lavorare tutto il giorno. Richiama un articolo del diritto del lavoro individuale che sottolinea che il lavoratore «…ha l’obbligo di fornirla (cioè di fare gli straordinari), se è in grado di farlo, e il suo rifiuto sarebbe contrario alla buona fede». In pratica, ciò significa che un lavoratore può rifiutarsi solo in via eccezionale! Allo stesso tempo, vengono introdotte modifiche nella regolamentazione dell’orario di lavoro. In continuità con la legge Chatzīdakīs[1], il disegno di legge estende l’applicazione della regolamentazione dell’orario per tutto l’anno, invece dei 6 mesi previsti finora. Inoltre, ciò potrà avvenire anche su base settimanale. Nella pratica, ciò significa che il datore di lavoro rafforza ulteriormente uno strumento che gli consente di determinare l’orario di lavoro dei dipendenti esclusivamente in funzione delle esigenze della propria redditività. Per esempio, potrà “spremere” i lavoratori nei periodi di maggiore necessità e, quando “il lavoro cala”, “metterli in pausa”. In questo modo aumenterà al massimo il livello di intensificazione del lavoro, esattamente quando gli sarà più conveniente.
Un altro attacco ai diritti dei lavoratori in nome dei “diritti”
Il governo, dopo aver fatto di tutto per convincere che le imprese pregano i lavoratori di andare in vacanza ma che questi “si annoiano” a prendere due settimane estive consecutive di ferie, impone loro un altro “diritto” di cui non sapevano di avere bisogno. Con il presente articolo, infatti, abolisce il diritto a 10 giorni consecutivi di ferie estive e lo riduce a 5 giorni! In tal modo, offre al datore di lavoro la possibilità di concedere ai dipendenti ferie spezzate, nei giorni in cui non c’è lavoro o quando lo impongono i programmi aziendali, frammentando in questo modo la possibilità dei lavoratori di riposarsi e di organizzare le vacanze quando ne hanno bisogno. Se poi si pensa che tutto ciò deve essere “coordinato” con gli altri membri della famiglia o della propria cerchia sociale… addio vacanze!
Inoltre, viene data la possibilità ai datori di lavoro di stipulare contratti che possono durare anche solo 2 giorni! Si aboliscono così, di fatto, una serie di diritti lavorativi e obblighi per il datore di lavoro, mantenendo i lavoratori in una condizione di “ostaggio”, poiché si potranno stipulare contratti di questo tipo uno dopo l’altro. Se si considera anche che i datori di lavoro potranno procedere a un’assunzione rapida in pochi secondi nel momento in cui, per esempio, si accorgano dell’arrivo di un’ispezione, si prospetta una vera e propria impennata del lavoro nero e privo di tutele!
Parallelamente, il governo dichiara in modo provocatorio che con il presente disegno di legge adotta ulteriori misure di sicurezza e salute! In realtà, aumenta drasticamente gli orari di lavoro e conduce con matematica certezza a un incremento della probabilità di “incidenti” sul lavoro, di malattie professionali, esaurendo fisicamente e mentalmente i lavoratori. Non è un caso che la maggior parte dei crimini padronali avvenga in condizioni di intensificazione, di lavoro degradante, di orari lunghissimi.
Allo stesso tempo, in nome del “diritto individuale alla contrattazione”, il governo cerca di garantire che ogni lavoratore resti solo di fronte al datore di lavoro. Rendono il potere direttivo del datore fortissimo, poiché nel “mare” dei rapporti di lavoro flessibili, le agenzie interinali, il lavoro in affitto, i “cavilli” e le deroghe, la parte padronale può imporre quando, per quanto tempo, come e a quali condizioni lavorerà ciascun lavoratore, abolendo di fatto i contratti collettivi di lavoro.
I loro profitti o le nostre vite!
La vita dell’operaio comincia quando smette di lavorare. Più si allungano gli orari, più si accorcia la vita, il contatto con le persone amate, con gli amici, con il partner, il contatto con la cultura, lo sport, la conoscenza. Questa “macchina del tempo” è in realtà la radice del marcio sistema capitalistico. Lo sfruttamento degli operai, le sempre più numerose ore di lavoro non pagato, significano ricchezze immense per i capitalisti, letteralmente costruite con il sangue e il sudore dei lavoratori. Per questo il capitale ha sempre nel mirino l’orario di lavoro fisso. Quanto più riescono a renderlo “flessibile”, ad “allungarlo”, quanto più aumentano l’intensificazione in questo tempo “dato”, tanto più cresce il grado di sfruttamento e, di conseguenza, i loro profitti.
Si dimostra che nella corsa al massimo profitto non esistono leggi, limiti o regole. D’altronde nessuna legge ha impedito ai grandi commercianti di pretendere lavoro ininterrotto dietro le serrande abbassate dei grandi magazzini, dei grandi depositi, ecc. Nessuna legge ha impedito agli industriali di chiedere “deroghe” e di ottenere permessi per 65.000 ore aggiuntive di straordinari, come nel caso degli ELPE durante il periodo di manutenzione della raffineria[2]. Nessuna legge ha impedito agli albergatori di rinchiudere i lavoratori negli hotel da mattina a sera. Anzi, ogni legge è arrivata a legittimare l’arbitrio e l’impunità padronale, fornendo ulteriori “strumenti” nelle loro mani.
L’unico ostacolo che hanno trovato davanti a sé, loro e molti altri, è il movimento operaio organizzato e di classe, i sindacati e le unioni dei lavoratori. Se la giornata lavorativa di 13 ore diventa la norma, cosa seguirà dopo?
Siamo esseri umani, non macchine! Tutti in lotta, tutti nei sindacati!
Se il governo si preoccupa davvero del reddito dei lavoratori, allora aumenti i salari e soddisfi le richieste di centinaia di Sindacati, Centri del Lavoro e Federazioni che rivendicano Contratti Collettivi, misure per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, protezione contro l’arbitrio padronale. Invece, il governo, in contrasto con le giuste rivendicazioni dei lavoratori, vuole rendere il Medioevo la normalità, introducendo le 13 ore di lavoro. Noi giovani lavoratori abbiamo una scelta! Ogni luogo di lavoro deve diventare una roccaforte dello sciopero!
Con la nostra lotta organizzata e combattiva imporremo la nostra giustizia. Del resto, nulla ci è stato regalato: tutto ciò che abbiamo conquistato, lo abbiamo conquistato con le lotte nei luoghi di lavoro! Non consegneremo la nostra vita ai gruppi imprenditoriali perché accrescano i loro immensi profitti, né in tempo di “pace” né in tempo di preparativi di guerra. Ora è il momento in cui nessuno può restare fuori. Mettiamo tutte le nostre forze in ogni luogo di lavoro, affinché l’appello allo sciopero dei Sindacati raggiunga tutti i lavoratori. Con le nostre giuste rivendicazioni per un lavoro e una vita dignitosa, con la nostra collettività e organizzazione contro il vero nemico — il profitto capitalistico, l’Unione Europea e il governo, i partiti dei gruppi imprenditoriali e i loro uomini all’interno del movimento operaio.
La nostra lotta andrà fino in fondo! Per poter sfruttare appieno le possibilità della nostra epoca, per poter lavorare di meno e vivere meglio! Per abolire il sistema marcio dello sfruttamento, delle guerre, della povertà! Socialismo, affinché trionfi la giustizia! Perché la vita che possiamo vivere, sulla base delle possibilità moderne, presuppone che i lavoratori godano della ricchezza che producono!
Note
[1] La legge Chatzīdakīs (2021) si proponeva di “modernizzare” il diritto del lavoro, introducendo orari flessibili, telelavoro regolamentato e strumenti di risoluzione rapida delle controversie. Tuttavia, questa legge ha aumentato la discrezionalità del datore di lavoro sull’accoglimento di richieste di flessibilità, consentendo giornate lavorative fino a 10 ore e 48 ore di lavoro settimanali, limitando lo straordinario a 150 ore annue. Questi elementi sono stati definiti dai sindacati e dai comunisti greci come un arretramento dei diritti dei lavoratori. [NdT]
[2] Questo passaggio fa riferimento a un episodio di sfruttamento, anche tramite il massiccio ricorso agli straordinari, da parte dell’ELPE (Hellenic Petroleum, ovvero il colosso petrolifero greco). [NdT]