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Home›Copertina›Elezioni regionali in Calabria: il carattere antipopolare di entrambe le coalizioni in corsa

Elezioni regionali in Calabria: il carattere antipopolare di entrambe le coalizioni in corsa

Di Domenico Cortese
20/09/2025
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Il 5 e il 6 ottobre si terranno le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale calabrese e per la scelta del presidente della Regione, dopo le dimissioni anticipate di Roberto Occhiuto, in carica per l’amministrazione di centro-destra. Lo stesso Occhiuto è il candidato presidente di una delle due maggiori coalizioni in corsa, mentre il centro-sinistra si presenta con una coalizione estremamente vasta ed eterogenea con Pasquale Tridico, ex presidente dell’INPS, candidato presidente. In questo articolo cercheremo di mostrare i motivi per cui entrambe le coalizioni rappresentano le forze antipopolari della regione e perché il sostegno al centro-sinistra da parte di una gran fetta di elettori dei settori popolari, attivisti e militanti di sinistra del territorio coincide con l’indebolimento di una prospettiva veramente di rottura.

L’amministrazione Occhiuto, espressione dei padroni

Occhiuto, durante il suo mandato in Regione, ha agito in continuità con le politiche privatistiche e antipopolari proprie del precedente governo di centro-destra di Scopelliti, che ha inaugurato il Piano di rientro. Ha accettato i tagli e la disparità nell’attribuzione dei fondi sanitari, a causa dei quali la Calabria registra la spesa sanitaria pro capite più bassa a livello nazionale, ha favorito il processo di privatizzazione per il quale la spesa della Regione per la sanità privata rappresenta ormai il 30% della spesa totale per la sanità in Calabria.

A questo si è aggiunta una colpevole indifferenza circa la tragedia dello sfruttamento sul lavoro in generale. Basti ricordare il trattamento riservato ai cosiddetti tirocinanti della Pubblica Amministrazione, condannati per anni a lavorare senza contratto in Province o Comuni. Tutto questo mentre si spendono soldi per sussidi ai datori di lavoro con strumenti di tutti i tipi, in ultimo il cosiddetto fondo FRI Calabria, che stanzia oltre 100 milioni di euro per le imprese sul territorio. Roberto Occhiuto ha poi prorogato le decennali concessioni ai titolari degli stabilimenti balneari, favorendo quindi questa forma estrema di parassitismo sociale ed estrazione di valore da risorse pubbliche e forza lavoro sottopagata, mentre per quanto riguarda il progetto dell’autonomia differenziata, da noi definito una proposta che punta a dividere il Paese per aumentare il potere dei padroni, ha votato a favore della misura in sede di Conferenza Stato-Regioni, organismo vincolante su questo tema, per poi iniziare a criticare il provvedimento al fine di giustificarsi con il suo elettorato.

I precedenti delle amministrazioni calabresi di centro-sinistra

A livello regionale, va ricordato come Agazio Loiero (PD), divenuto presidente di Regione nel 2005 come esponente del centro-sinistra, fu responsabile nel 2007 della riduzione delle Aziende Ospedaliere, da undici a quattro. Sempre Loiero propose un piano di rientro del deficit accumulato che, stando ai documenti, includeva la chiusura di dodici ospedali per evitare il commissariamento della sanità (che sarebbe arrivato comunque un anno dopo). L’amministrazione Oliverio (PD), che ha governato la Calabria dal 2014 al 2020, non è riuscita a rigettare la logica del commissariamento e dei tagli e ha, perciò, continuato a concedere un numero spropositato di accreditamenti alle strutture sanitarie private.

L’impatto sui servizi dei governi del centro-sinistra

Nessuna maggioranza di centro-sinistra, al governo nazionale o a quello regionale, ha mai operato in maniera differente dai vari governi o amministrazioni di centro-destra, soprattutto sul piano sanitario, il nodo più importante sul quale si giocano le elezioni di ottobre. Le coalizioni nate prima con il nome di “Ulivo” e, poi, consolidatesi attorno al Partito Democratico sono state le maggiori responsabili della strisciante privatizzazione del servizio sanitario, dell’erosione dei diritti dei lavoratori e dell’aziendalizzazione dei servizi. A livello nazionale, hanno introdotto la riforma Treu, il Jobs act, la buona scuola, l’intramoenia, l’aziendalismo sanitario, l’accreditamento delle cliniche private e il regionalismo sanitario, che penalizza i pazienti delle regioni più povere. Senza dimenticare i 37 miliardi di tagli al Servizio Sanitario Pubblico durante i governi Monti e Renzi. Altre forze interne all’attuale “campo largo”, come il M5S, – attraverso misure paradigmatiche come il “Decreto Calabria” – non hanno mai messo in discussione la logica aziendalistica del Piano di rientro calabrese, il finanziamento del SSN basato sulla capacità fiscale regionale e la privatizzazione della sanità.

Va fatto notare infine che, eccetto il caso del primo commissario, tutti gli altri responsabili del Piano di rientro calabrese sono stati nominati da governi in cui il centro-sinistra era la componente fondamentale: 2014 – Luciano Pezzi, Governo Renzi (PD) – Ministro Lorenzin (PD); 2015 – Massimo Scura, Governo Renzi (PD) – Ministro Lorenzin (PD); 2018 – Saverio Cotticelli, Governo Conte I (M5S ) – Ministro Grillo (M5S); 2020 – Giuseppe Zuccatelli (dimesso dopo pochi giorni), Governo Conte II (M5S-PD-LeU) – Ministro Speranza (PD); 2020 – Eugenio Gaudio (rinuncia immediata), Governo Conte II (M5S-PD-LeU) – Ministro Speranza (PD); 2020 – Guido Longo, Governo Conte II (M5S-PD-LeU) – Ministro Speranza (PD); 2021 – Roberto Occhiuto, Governo Draghi – Ministro Speranza (PD). Dal 2014 ad oggi, tutti i commissari sono stati nominati da PD e M5S.

La retorica del voto utile è utilizzata anche per questo, da diversi decenni, dal centro-sinistra, al fine di limitare una crisi di consensi storica, soprattutto negli strati oppressi della società, dovuta a un indirizzo politico costantemente in funzione dei profitti degli sfruttatori e degli interessi del capitale finanziario, al pari di quello del centro-destra. Essa è usata, a mo’ di ricatto morale, allo scopo di allontanare forze, consensi e militanti dalle organizzazioni di estrazione popolare che, con fatica, cercano di radicarsi sul territorio e che metterebbero in difficoltà il perimetro di potere degli esponenti del centro-sinistra. Chi propone un’alternativa è puntualmente additato come “provocatore” utile solo a “far vincere la destra”.

A vantaggio del centro-sinistra viene utilizzata anche la diffusa logica dello “scadenzismo elettorale” – secondo la quale l’unico strumento per cambiare la società sono le elezioni in arrivo – il che frena e anestetizza il ricorso a un vero impegno per la costruzione di forze politiche operaie e popolari e non legate ai partiti già esistenti, che per ragioni fisiologiche non possono avere subito il potere sociale e mediatico per essere immediatamente premiate alle urne. Una logica utilizzata anche nel contesto regionale e che è direttamente legata al perpetuarsi, indefinitamente, delle politiche classiste che hanno ridotto la Calabria ad essere il paradiso degli sfruttatori di forza lavoro, di chi specula su ambiente e infrastrutture e di chi beneficia di un perenne piano di rientro sanitario per fare affari con il bisogno di cura della popolazione.

Il potere dei notabili

Poster elettorale di Filomena Greco

Abbiamo citato il potere sociale dei partiti di cui sopra. Esso si esercita, in primo luogo, attraverso la “notabilità” di persone che sono da tempo all’interno dei circuiti politici o imprenditoriali del territorio e che, presumibilmente, otterranno la maggioranza dei voti di preferenza. Tra i maggiori “notabili” che fanno parte della coalizione del “campo largo” vi sono Filomena Greco, che rappresenta la famiglia che, tramite la holding degli iGreco, ha il maggiore accreditamento regionale nella sanità privata; Giuseppe Graziano e Francesco De Nisi, attualmente consiglieri nell’alveo del centro-destra; Stefania Rota, già presidente della sezione Agroalimentare Confindustria Cosenza, Presidente del Consorzio di Tutela e Promozione dei Salumi di Calabria DOP, e già candidata a sindaco a Casali del Manco con il centro-destra; Donatella Di Cesare, intellettuale che, in contraddizione con la retorica attuale del “campo largo”, ha prodotto saggi di elogio alla dottrina sionista e si è notoriamente esposta contro i cortei popolari a favore della causa palestinese e sarà, addirittura, capolista di AVS nelle circoscrizioni Sud e Nord. Altri nomi corrispondono a “vecchie conoscenze” della politica locale come Giuseppe Mazzuca, presidente del consiglio comunale di Cosenza, molto vicino a Nicola Adamo, storico esponente del PD calabrese e regista occulto di molte operazioni opache nella città di Cosenza, Francesco Antonio Iacucci (che ha sempre avallato il Piano di rientro), Enza Bruno Bossio (che ha relazioni consolidate con i Citrigno, la famiglia che fa capo all’impero della sanità privata Centro Clinico San Vitaliano) e Giuseppe Falcomatà. Anche alla luce di questo, vi è da riflettere su quanto un uomo come Pasquale Tridico, che ha accettato la candidatura a Presidente soltanto il 20 agosto, al di là del programma elettorale che potrà proporre per scopi meramente elettorali, abbia un reale potere decisionale sugli apparati politici ben collaudati che andrà a rappresentare. L’ipotesi che l’economista si sia prestato soltanto ad assumere il ruolo del “volto nuovo e pulito” di una coalizione che ha, al proprio interno, una perfetta continuità con le politiche locali degli ultimi vent’anni, è più che fondata, come anche quella per cui sia stato scelto proprio in quanto economista e, per questo, figura “preparata” ed “efficiente” per applicare tagli e politiche economiche antipopolari alla regione.

L’alternativa: la costruzione di una vera forza popolare

Tutto quello che abbiamo detto rende la scelta di molti elementi della “sinistra antagonista” di partecipare a queste elezioni in coda al “campo largo” una scorciatoia fallimentare che con l’obiettivo, misero e spesso utopico, di raggiungere un seggio, va a portare consensi a chi ha praticato le misure reazionarie citate nel paragrafo precedente e ai soliti centri di potere, invece di coltivare la prospettiva, certo più lunga e difficile ma necessaria, della costruzione di una proposta politica veramente operaia e popolare. Da una posizione iper-minoritaria, la sinistra “responsabile” va a portare voti a esponenti di ideologie compatibili con la destra stessa, che si incarnano in molti dei partiti che compongono la coalizione di Tridico in Calabria: il già citato PD, Italia Viva, +Europa, “pezzi” di Azione. Questo, a sua volta, accresce l’odio delle fasce popolari verso le realtà che si definiscono comuniste e perfino verso le posizioni progressiste sui diritti civili, poiché sono associate a tagli, privatizzazioni e crollo della qualità della vita.

Spezzone del Fronte Comunista in corteo: l’alternativa può essere solo di natura operaia e popolare

Occorre invece smettere di offrire illusioni ai lavoratori e a tutti gli oppressi che risiedono in Calabria e dire la verità: in questa specifica tornata elettorale non si può presupporre una differenza sostanziale nelle intenzioni e nei programmi politici delle due coalizioni in gara. In Calabria c’è, invece, bisogno di una forza politica che sia espressione della classe operaia, dei disoccupati, delle famiglie in difficoltà. Questa forza può e deve essere costruita in maniera autonoma rispetto a centro-destra e centro-sinistra, organizzando questi strati sociali e indipendentemente dalle immediate scadenze elettorali, e non può trascurare rivendicazioni radicali e decise (spesso molto ammorbidite dalle realtà di centro-sinistra) di carattere regionale come, ad esempio, l’abolizione del Piano di rientro sanitario e il forte incremento dei fondi stanziati per il Servizio Sanitario calabrese, a prescindere da ogni vincolo di bilancio; l’interruzione di ogni accreditamento delle cliniche private colpevoli di truffe o irregolarità e il non rinnovo dei contratti di accreditamento delle altre cliniche private, alla loro scadenza; il potenziamento di tutti i reparti e della medicina territoriale pubblica, soprattutto nei territori oggi isolati e sprovvisti di essa; l’incremento dei controlli sulle imprese del territorio; la messa in sicurezza, attraverso imprese pubbliche, del territorio dal dissesto idrogeologico; il passaggio sotto il controllo pubblico e popolare delle imprese locali attualmente impegnate nel ciclo dell’acqua e della depurazione, della gestione dei lidi balneari, della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti e di tutte le attività che hanno un impatto sull’ambiente e l’ecosistema locale.

La necessità di una lotta a livello nazionale

Queste rivendicazioni, tuttavia, coinvolgono non soltanto il piano amministrativo ma, anche e soprattutto, quello politico locale e nazionale, in quanto determinati obiettivi ma di più di ampio respiro, al di là della molta retorica elettorale, non possono essere raggiunti soltanto dall’interno della Cittadella regionale – essi implicano, ad esempio, inevitabilmente la lotta contro i vincoli di bilancio dell’Unione Europea, contro le politiche di riarmo della NATO e contro l’autonomia differenziata: l’aumento netto delle buste paga dei lavoratori di ogni settore e dei veri sussidi ai nuclei con basso reddito; un grande piano di formazione e assunzioni pubblico, che sollevi i lavoratori dal ricatto occupazionale e rafforzi servizi pubblici come, ad esempio, asili nido e trasporti locali; il dirottare le risorse statali attualmente utilizzate per il finanziamento di guerra, spese militari e Ponte sullo Stretto di Messina sull’ampliamento della linea ferroviaria delle regioni svantaggiate e su interventi sulla qualità e il completamento dei percorsi stradali utili alla popolazione.

Ogni piano di lotta dovrà essere condotto attraverso battaglie locali e istituzionali ma, anche, tramite il conflitto sociale da portare avanti sia sul territorio calabrese che a livello nazionale, coinvolgendo e coordinando tra loro le organizzazioni politiche, i movimenti popolari e la popolazione tutta. Lo strumento che può realizzare questo progetto può essere solo un solido partito comunista, prodotto delle avanguardie dei lavoratori, che abbia una linea autonoma e indipendente da quella dei partiti di centrodestra e di centrosinistra.

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Domenico Cortese

Domenico Cortese, nato a Tropea nel 1987, dottore di ricerca in Filosofia e Storia. Gestisce il blog Il Capitale Asociale su FB e IG, è membro del comitato centrale del Fronte Comunista, in cui milita dalla sua fondazione. Collabora con L'Ordine Nuovo su argomenti di economia e attualità.

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