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Home›Capitale/lavoro›Fino a qui tutto bene. Sulla questione abitativa e la proroga degli sfratti in Italia

Fino a qui tutto bene. Sulla questione abitativa e la proroga degli sfratti in Italia

Di Redazione
16/09/2020
2060
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Sfratto

“Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Man mano che, cadendo, passa da un piano all’altro, il tizio, per farsi coraggio, si ripete: “Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene.” Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio”. La Haine (l’Odio), Matthieu Kassovitz.

Lo scorso giugno è stato prorogato dal governo per altri sei mesi il blocco degli sfratti. Fino a qui tutto bene qualcuno direbbe. Eppure questa opzione tanto inevitabile quanto balsamica ed insufficiente rispetto alla questione abitativa in Italia, non fa altro che posticipare la data in cui migliaia di persone verranno messe fuori casa. Dal primo gennaio del prossimo anno quindi migliaia di famiglie in tutto il paese piomberanno nell’incubo di essere cacciate dall’alloggio in cui vivono, di presentare nuovamente domanda per le interminabili liste comunali per richiedere una casa popolare (alloggio che non arriverà perché non esistono politiche abitative né piani di investimento in edilizia pubblica e sociale da decenni), di richiedere un sussidio per l’affitto che non copre neanche un terzo di quello mensile, di finire nei CAAT, SASSAT[1] o come diavolo si chiameranno nei prossimi mesi, di costringere molte famiglie a separarsi per via del lavoro, mentre per altre di finire per strada, perché quella è l’unica soluzione che hanno.

Del resto chi non può permettersi di pagare una casa è perché una casa non la possiede né tanto meno possiede i requisiti per accedere al mercato dei mutui per via del basso salario o delle poche garanzie contrattuali o di beni immobili, e dunque deve ricorrere forzatamente al mercato degli affitti.

Ma se sciaguratamente il lavoro precario, subordinato, irregolare o finta partita-iva che sia lo perdi, ipotesi non certo remota, ecco che l’unica possibilità di avere un tetto sopra la testa non è più garantito. Del resto circa il 90% degli sfratti in Italia viene eseguito per morosità, e dunque per mancanza di risorse economiche delle famiglie legata alla progressiva riduzione di tutele e abbassamento dei salari dei lavoratori.
Nel biennio 2013-2014, dopo l’onda lunga della crisi economica 2008-2011, il numero di sfratti eseguiti ed il numero di richieste di alloggi popolari ha subito una forte impennata, a dimostrazione del fatto che l’assenza ponderata di politiche di investimento in edilizia pubblica e sociale è intimamente legata al problema degli sfratti in Italia[2]. Seppure le statistiche non possano da sole riassumere la complessità del tema, ci aiutano tuttavia a comprendere alcuni suoi aspetti e tendenze a riguardo.
Se prendiamo come esempio Roma , città endemicamente affetta dal problema “casa” e dove viene eseguito il numero più alto di sfratti l’anno nel paese (anche perché quella più popolosa), l’immagine che i numeri restituiscono è quella di una situazione che da qui a pochi mesi può diventare seriamente ingestibile, e che può creare un pericoloso precedente simile alla situazione oramai consolidata degli home-less negli Stati Uniti, con migliaia di persone per strada. I dati, seppur parziali, del ministero dell’Interno del 2019 dimostrano un leggero calo delle “richieste” di sfratto: 4192 contro 4457 del 2018.

Tuttavia non è certo difficile immaginare che nel biennio 2021-2022 ci sarà una vera e propria ondata di richieste di sfratto, ovvero quelle che si sono accumulate durante questi mesi.

Case popolariA fronte della scarsità di alloggi pubblici, negli anni il libero mercato degli affitti con la complicità dello Stato ha infatti lentamente sostituito quello pubblico anche per quanto riguarda la locazione di alloggi per le categorie di popolazione più svantaggiate (giovani lavoratori, immigrati, famiglie con persone con disabilità fisica o mentale), aggravando così le condizioni economiche e sociali di tali categorie. In questo quadro asimmetrico tra necessità oggettive di parte dei lavoratori, disoccupati e pensionati del paese e assenza sistematica di soluzioni o anche solo proposte per il tema alloggiativo in Italia, vi sono due tendenze in atto che inevitabilmente si amplieranno nel prossimo futuro esacerbando le ineguaglianze sociali[3].

La prima: a fronte di una situazione economica e delle condizioni dei lavoratori in peggioramento, i proprietari richiederanno, come del resto già avviene, sempre maggiori garanzie escludendo ancora di più quella quota parte della popolazione più debole che “necessita” di un alloggio in locazione non potendolo comprare.
La seconda: alla ripresa del turismo sempre più proprietari si orienteranno nuovamente verso questa fascia di mercato che presenta meno rischi ed è più redditizia.

Come è facilmente intuibile il problema, o per meglio dire i problemi, legati alla questione abitativa sono diversi e abbracciano molti campi e discipline. Tuttavia, ancora una volta lo Stato preferisce adottare misure palliative, che siano sotto la formula del sussidio, della proroga o altro ancora, piuttosto che investire nella realizzazione di nuovi complessi abitativi, nel risanamento e riqualificazione degli alloggi pubblici e dei quartieri esistenti, lasciando migliaia di famiglie di lavoratori e disoccupati senza un’alternativa concreta se non quella del libero mercato delle locazioni.
Arrivando fino alla situazione assurda di Roma dove il bonus affitto che doveva essere del 40% di 3 mensilità sarà invece di 81 euro al mese[4] dato l’enorme numero di richieste arrivate, circa 49mila, e l’insufficienza dei fondi.

Per le imprese i sussidi statali non si fanno attendere, dragando risorse dalle tasche dei lavoratori in quelle dei padroni, mentre per lavoratori, disoccupati e pensionati le solite briciole, le solite beffe. Fino a qui tutto bene, o quasi.

Vincenzo Lombardi

Fonti
[1] Servizio di Assistenza e Sostegno Socio Alloggiativo Temporaneo (SASSAT), Centri di Assistenza Alloggiativa Temporanea (CAAT), https://www.comune.roma.it/web/it/dettaglio.page?contentId=UFF165976
[2] Nel 2018 oltre 56.000 le sentenze di sfratto emesse a livello nazionale, oltre 30.000 gli sfratti eseguiti con forza pubblica, oltre 118.00 le richieste di esecuzione presentate da ufficiali giudiziari. (Fonte Ministero dell’Interno)
[3] https://osservatoriocasaroma.com
[4] https://www.romatoday.it/politica/bonus-affitto-roma-quanti-euro.html

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