L'Ordine Nuovo

Menu superiore

Menu principale

  • Rassegna operaia
  • Capitale/lavoro
  • Classe e partito
  • Internazionale
    • Notizie dal mondo
    • Imperialismo
    • Vita politica internazionale
  • Politica
  • Terza pagina
    • Film e TV
    • Libri
    • Musica
    • Pillole di storia
    • Storia di classe
    • Manifesti
  • Tribuna
  • Speciali
    • Centenario PCdI
    • Lenin 150
    • Rivista Comunista Internazionale

logo

L'Ordine Nuovo

  • Rassegna operaia
  • Capitale/lavoro
  • Classe e partito
  • Internazionale
    • Notizie dal mondo
    • Imperialismo
    • Vita politica internazionale
  • Politica
  • Terza pagina
    • Film e TV
    • Libri
    • Musica
    • Pillole di storia
    • Storia di classe
    • Manifesti
  • Tribuna
  • Speciali
    • Centenario PCdI
    • Lenin 150
    • Rivista Comunista Internazionale
  • È uscito il nuovo Bilancio dell’UE: ci aspetta la guerra

  • La violenza del sistema contro le donne passa anche dalla rete

  • Vita politica internazionale – Quarantunesimo numero

  • Repressione contro gli studenti affiliati al marxismo

  • L’opposizione operaia alla “motosega” e ai suoi alleati

  • La produzione ideologica degli allarmisti bellici – dall’esercito al Partito della Sinistra

  • Quale via d’uscita dall’inferno di Trump? Liberale, socialdemocratica o comunista?

  • Accordi imperialistici per l’Ucraina: quando parlano di pace, gli ordini di mobilitazione sono già stati firmati…

  • Dichiarazione sulla Giornata Internazionale di Azione dei Sindacati per la Pace

  • Il Meeting di Rimini: lobby, politiche antipopolari e profitti padronali

CopertinaPolitica
Home›Copertina›La violenza del sistema contro le donne passa anche dalla rete

La violenza del sistema contro le donne passa anche dalla rete

Di Lorenzo Vagni
03/09/2025
117
0
Condividi:

Quello della violenza contro le donne è un tema che spesso ricorre nel dibattito politico a causa di tragici e, purtroppo, frequenti episodi che riempiono le pagine di cronaca. In molti casi le forze politiche borghesi si approcciano all’argomento sostenendo la necessità di misure repressive più efficaci, aumentando la presenza della polizia nelle strade delle nostre città e le pene contro chi commette reati di violenza di genere.

Questa retorica, secondo la quale sono stati emanati provvedimenti che non hanno prodotto risultati significativi nell’arginare la violenza contro le donne, come il Codice Rosso o il DDL Roccella, oltre a essere fuorviante contribuisce a ridurre la violenza alla sua manifestazione fisica, all’aspetto coercitivo e fondato sulla forza bruta (stupro, femminicidio, ecc.). Se da una parte atti come questi ne rappresentano senz’altro le declinazioni più dure e urgenti da contrastare, dall’altra la violenza contro le donne si manifesta in diverse forme, non tutte ascrivibili a situazioni di sopraffazione fisica[1].

In particolare, lo sviluppo di nuovi mezzi di comunicazione virtuale, in una società in cui la discriminazione e il maschilismo rappresentano ancora una piaga sociale, è andato di pari passo con l’uso improprio della tecnologia, dando vita a nuove forme di violenza. Tra queste, la condivisione non consensuale di materiale intimo (erroneamente[2] conosciuta come “revenge porn”) è una delle più recentemente conosciute e formulate dal punto di vista legislativo.

Seppur la letteratura scientifica al riguardo è ancora scarsa, i primi studi sulle forme di violenza contro le donne in rete mostrano che gli abusi commessi con strumenti informativi hanno un impatto sulla salute mentale delle donne simile alle violenze sessuali subite “nel mondo reale”; provocano gravi effetti sulla salute psicofisica, come disturbi post-traumatici da stress, ansia, profonda sfiducia nella società e nelle persone, depressione, fino al suicidio. È questo il caso di Tiziana Cantone[3], donna toltasi la vita il 13 settembre 2016 per la vergogna e la disperazione a seguito della diffusione in rete di alcuni suoi video intimi a sua insaputa, scambiati e commentati su molti siti porno e sui social network; il suo tragico epilogo scosse fortemente l’opinione pubblica e ebbe un peso nell’introduzione dei primi provvedimenti per contrastare la condivisione non conse. Questi abusi online sono particolarmenti segnanti per le donne, da un lato per la difficoltà nel rimuovere il materiale dalla rete, dall’alto per il fatto che la propria intimità viene esposta a migliaia, se non milioni, di utenti[4].

Non si può non considerare, inoltre, come la società borghese odierna spinga sempre di più le fasce sociali più svantaggiate verso isolamento sociale, individualismo e abbrutimento. La solitudine diventa, con il capitalismo, una condizione sempre più comune[5], che spinge molte persone (giovani e non) a delegare ai social network la propria vita, in cerca di una parvenza di socialità in realtà illusoria.

Proprio i social diventano spesso luoghi di diffusione di idee maschiliste e misogine, a cui molti uomini fanno a vario titolo riferimento nella convinzione di poter riprendere il controllo della propria vita e di cercare di ottenere una parvenza di successo sociale[6]. Questa tendenza è ulteriormente accelerata dall’ascesa al governo o tra le file delle forze politiche borghesi di partiti che fanno apertamente proprie posizioni conservatrici, retrograde e che propugnano la necessità di un “ritorno ai valori tradizionali” (ivi compreso il ruolo subalterno della donna nei confronti dall’uomo) o in generale dalla diffusione tra le masse, specialmente giovanili, di teorie quali quelle “incel”[7], “redpill”[8] e della “manosfera”[9], veri e propri centri di diffusione di propaganda reazionaria. A questo si aggiunge la mancanza dell’educazione sessuale, affettiva, al consenso e al piacere, non solo a scuola ma in ogni ambito della società, che servirebbe per ripudiare la concezione umiliante della donna che la oggettifica e la mercifica. Queste riflessioni si legano a recenti fatti che hanno avuto particolare risonanza: almeno due casi di violenza di gruppo online contro donne.

Il primo riguarda un gruppo su Facebook chiamato “Mia moglie”, a cui erano iscritti oltre 31mila utenti – per lo più uomini, e tra cui risultavano professionisti, imprenditori, funzionari pubblici, candidati sindaci, medici, giornalisti[10] – che condividevano foto delle proprie partner, raffiguranti anche scene intime e per lo più scattate in momenti privati senza il consenso. Questo gruppo, creato nel 2019[11] senza alcuna limitazione all’accesso di nuovi membri, è stato denunciato pubblicamente lo scorso 19 agosto dal blog No Justice No Peace Italy[12] ed è stato nella stessa giornata chiuso dalla piattaforma dopo migliaia di segnalazioni al social network e alla Polizia Postale perché violava «le policy contro lo sfruttamento sessuale di adulti»[13]. Lo scopo di quanti pubblicavano foto delle proprie fidanzate, compagne o mogli sul gruppo era quello di scrivere e ricevere commenti volgari, sessualmente espliciti o in alcuni casi addirittura violenti, dando sfogo nel peggiore dei modi alle proprie fantasie sessuali.

Oltre a quanti erano parte attiva nella diffusione e nel commento delle immagini intime, vi era inoltre un gran numero di utenti che, pur nella passività, visualizzava i contenuti del gruppo, ometteva di denunciarne l’esistenza e, chissà, forse dava ulteriore diffusione alle foto in questo modo scambiate e condivise. I reati contestati agli iscritti al gruppo, dopo circa 3mila denunce in soli due giorni, in alcuni casi da parte delle vittime, vanno dalla diffamazione alla diffusione di materiale intimo senza consenso[10]. A seguito della diffusione internazionale dello scandalo, alcuni quotidiani hanno messo in dubbio la capacità (o la volontà) da parte di Meta, proprietaria di Facebook, di far rispettare le regole di contrasto ai materiali inerenti lo sfruttamento sessuale: la società statunitense ha dichiarato che, sebbene “Mia moglie” sia stato creato nel 2019, il gruppo è rimasto inattivo fino a maggio 2025; ciò implicherebbe comunque che i materiali intimi siano stati diffusi per almeno tre mesi[14].

Nonostante la cancellazione del gruppo fosse doverosa e urgente, il problema della condivisione di materiali audiovisivi pubblicati non consensualmente non è stato affatto risolto. Gli stessi creatori del gruppo “Mia moglie” hanno annunciato che in caso di chiusura su Facebook si sarebbero trasferiti su altre piattaforme[13]. Inoltre questo gruppo, seppur tra i maggiori, non era affatto un caso isolato né una novità: in base ai dati della Polizia Postale, a settembre 2020 erano oltre sei milioni gli uomini iscritti a gruppi simili, vale a dire circa un uomo su cinque residente in Italia[13]. Secondo l’associazione Permesso Negato, nel 2023 erano attivi almeno 147 gruppi e canali solo sulla piattaforma di messaggistica Telegram «all’interno dei quali possiamo trovare contenuti intimi e pedopornografici, materiale presente nei social media e profili di sex worker[15] su OnlyFans[16], e divulgazione di dati personali» con oltre 6,5 milioni di condivisioni[17].

Casi analoghi non vanno affatto considerati un’esclusiva italiana: analogo a quello di “Mia moglie” è stato negli scorsi anni quello di “Babylon 2.0”, un gruppo belga su Facebook che contava 52mila iscritti, prima della chiusura imposta dopo la denuncia di una blogger[4].

Solo pochi giorni dopo lo scoppio del caso di “Mia moglie”, è venuto alla luce un’altra fonte di diffusione online di immagini non consensuali: si tratta di “Phica.eu”[18], un sito attivo dal 2005 sul quale si trovano foto di donne nelle situazioni più varie. Tra le donne bersaglio di questo forum vi sono personaggi pubblici come sportive, musiciste, influencer, attrici, perfino personalità delle istituzioni (tra cui Giorgia Meloni ed Elly Schlein) in occasioni di quotidianità (come ad esempio al mare) o in momenti di maggiore intimità sotto la categoria “politiche arrapanti”, con annessi commenti sessisti ed espressioni di odio verso le donne.

Il sito si è rivelato essere gestito da una società con sede a Sofia, in Bulgaria, con un capitale sociale di appena 50 € e un fatturato di oltre 1,3 milioni di euro[19], e amministrato da un quarantacinquenne di Firenze già noto alla Postale, che aveva iniziato a indagare su di lui nel 2019, quando lo stesso sito era già stato segnalato per la diffusione di foto di personaggi pubblici[20] e di decine di donne comuni fiorentine[21]. A seguito della denuncia e della chiusura di questo sito, la Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Maria Roccella, ha annunciato misure del governo contro i siti sessisti[22].

Non è la prima volta che politiche o personaggi femminili celebri diventano vittime di fenomeni di questo tipo: spesso a colpire le figure pubbliche è il fenomeno dei “deepfake”, video realizzati attraverso l’intelligenza artificiale che in molti casi mostrano scene pornografiche. È il caso di quanto avvenuto nel 2020 a Giorgia Meloni, mostrata in video artefatti a sfondo sessuale diffusi in rete. Si stima che i contenuti manipolati in questo modo, che possono anche essere utilizzati per commettere truffe o per la manipolazione psicologica delle persone a fini politici o economici, siano aumentati di oltre il 400% negli ultimi anni e che queste manipolazioni grafiche prendano di mira in modo particolare le donne[23].

L’emergere del sottobosco legato a siti e gruppi sessisti non sorprende: la mercificazione della donna e la sua sottomissione attraverso un rapporto di proprietà da parte del proprio partner, nient’affatto scollegate dalla normalizzazione capitalistica, anche “a sinistra”, della prostituzione e della pornografia come forma di emancipazione femminile… in chiave imprenditoriale, sono legate a doppio filo al sistema capitalistico in cui viviamo. Questo sistema non solo non riesce a eliminare alla radice la violenza contro le donne, ma finisce per alimentare e riprodurre concezioni retrograde e maschiliste, insieme a una cultura di sopraffazione di genere. Ciò avviene proprio a causa dei contesti di arretratezza che esso stesso genera e che sono stati in parte richiamati in precedenza. Per questo non si può parlare di violenza di genere senza affrontare anche la violenza esercitata dal capitale, che contribuisce a mantenere una sovrastruttura di violenza e barbarie. È dentro questo quadro che si inserisce pienamente la violenza di genere, che oggi si manifesta anche attraverso la rete.

L’emancipazione della classe operaia, di cui fa parte anche la stragrande maggioranza delle donne, può avvenire solo con il protagonismo delle lavoratrici, delle studentesse, delle disoccupate e delle casalinghe degli strati popolari, spalla a spalla con i compagni della stessa classe, nella lotta per rovesciare questo sistema.

 

Note

[1] Per approfondire: La violenza contro le donne nella nostra società: alcune riflessioni di classe, Lordinenuovo.it, 25 novembre 2024.

[2] Si dice “erroneamente” perché revenge porn è un termine impreciso: non sempre nella diffusione del materiale intimo c’è l’intento della vendetta e il materiale in questo modo condiviso in rete non è “pornografico”, trattandosi di immagini intime diffuse senza consenso.

[3] Tiziana Cantone, la ricostruzione del caso dall’inizio: revenge porn, il suicidio e il possibile omicidio, Corriere.it, 28 maggio 2021.

[4] Il gruppo Facebook “Mia moglie”, dove 32mila uomini condividevano immagini intime delle partner, è stato chiuso, ma chi è vittima di queste violenze come si può difendere?, Wired.it, 21 agosto 2025.

[5] La solitudine cronica nel capitalismo: siamo soli tutti insieme, Lordinenuovo.it, 17 agosto 2025.

[6] Il maschilismo nella gioventù: la prima casamatta della reazione, Lordinenuovo.it, 20 luglio 2025.

[7] La “comunità” incel è composta da uomini che si definiscono “celibi involontari”, cioè incapaci di avere relazioni o rapporti sessuali pur desiderandoli. In rete questi gruppi esprimono spesso frustrazione, risentimento e atteggiamenti misogini, arrivando talvolta a giustificare o incoraggiare la violenza contro le donne.

[8] La redpill è un’ideologia nata online che promuove visioni maschiliste e anti-femministe. Si basa sull’idea che gli uomini, “prendendo la pillola rossa”, aprano gli occhi sulla “vera natura” delle relazioni di genere, descritta in termini di dominio maschile e manipolazione femminile.

[9] Le teorie della manosfera sono idee propugnate da un insieme di comunità online che fanno proprie concezioni sessiste e anti-femministe. Al loro interno circolano idee sulla presunta superiorità maschile, sulla svalutazione delle donne e spesso critiche radicali al femminismo, fino a giustificare atteggiamenti di ostilità o violenza di genere.

[10] Chiuso «Mia Moglie», il gruppo facebook dove uomini postavano foto intime delle partner. La vice direttrice della polizia postale: «Mai visto prima frasi tanto disturbanti: difficile leggerle», Corrieredelveneto.corriere.it, 25 agosto 2025.

[11] Gruppo Facebook “Mia moglie”: le testimonianze shock, Raiplay.it, 25 agosto 2025.

[12] Post di No Justice No Peace Italy su Instagram.

[13] «Mia moglie», dopo le segnalazioni, è sparito il gruppo dove migliaia di uomini hanno pubblicato foto delle proprie compagne senza consenso, Vanityfair.it, 19 agosto 2025.

[14] Italia indignata per uomini che condividono online foto intime delle proprie mogli, Ft.com, 21 agosto 2025.

[15] Per “sex worker” si intendono persone che forniscono servizi sessuali di vario tipo in cambio di denaro o altri compensi. Bisogna notare come l’utilizzo stesso del termine “sex worker”, coniato negli anni ’70 in ambienti femministi e attivisti per i diritti delle prostitute ma che oggi ha una diffusione molto più ampia in contesti accademici, giornalistici, politici e legali, parte dall’assunzione ideologica di considerare queste attività come vere e proprie forme di lavoro, al pari e in maniera sovrapponibile al “tipico” lavoro salariato. Questa assunzione, che non mira ad abolire lo sfruttamento legato alla prostituzione, ma a costruire un impianto ideologico per normalizzarlo, è tuttavia oggetto di dibattito, ed è rigettata con forza dalla storia del movimento comunista internazionale, da diversi settori del movimento operaio o per i diritti delle donne.

[16] OnlyFans è una piattaforma online di abbonamenti a contenuti, spesso usata per materiale erotico. Si veda anche Dietro il boom di “OnlyFans” non c’è solo il lockdown, Senzatregua.it, 29 giugno 2021

[17] La politica sta ignorando il caso del gruppo Facebook “Mia moglie”, Pagellapolitica.it, 28 agosto 2025.

[18] Dopo “Mia Moglie” sbuca il sito Phica, 4 politiche Pd: nostre foto rubate, frasi sessiste, Tg24.sky.it, 27 agosto 2025.

[19] Il fatturato da oltre un milione di euro, l’amministratore italiano: chi c’è dietro “Phica.eu”, Lespresso.it, 29 agosto 2025.

[20] Ecco chi c’è dietro al sito sessista “Phica”: indagini su un 45enne. Lui: “Mai fatto estorsioni”, Repubblica.it, 2 settembre 2025.

[21] Vittorio Vitiello, l’azienda nel settore pubblicità e le telecamere fuori da casa a Firenze. I vicini: «Un tipo molto bizzarro», Corrierefiorentino.corriere.it, 3 settembre 2025.

[22] Foto rubate su Phica.eu: nei forum con post sessisti anche le immagini di Meloni, Schlein, Carfagna e Boschi. Il sito è stato chiuso, Quotidiano.net, 28 agosto 2025.

[23] Il processo per i deepfake porno con il volto di Giorgia Meloni, Wired.it, 21 marzo 2024.

Tagdonnesessismosocial networkviolenza contro le donne
Articolo precedente

Vita politica internazionale – Quarantunesimo numero

Articolo successivo

È uscito il nuovo Bilancio dell’UE: ci ...

29
Condiviso
  • 29
  • +
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0

Lorenzo Vagni

Lorenzo Vagni, classe 1993, laureato in Ingegneria Elettronica. Militante comunista dal 2015 nel FGC e dalla sua fondazione nel FC, ha ricoperto per anni incarichi di rappresentanza degli studenti all'Università di Roma "La Sapienza". È autore di diversi articoli per il giornale della gioventù comunista, Senza Tregua. Collabora con L'Ordine Nuovo su argomenti di politica e attualità.

Articoli correlati Altri articoli dell'autore

  • Il secondo fronte del conflitto israelo-palestinese: la guerra dell'informazione
    Notizie dal mondoPolitica

    Il secondo fronte del conflitto israelo-palestinese: la guerra dell’informazione

    22/10/2023
    Di Lorenzo Vagni
  • Vita Politica Internazionale – Ventottesimo numero
    Vita politica internazionale

    Vita politica internazionale – Ventottesimo numero

    02/03/2025
    Di Redazione
  • Vita politica internazionale – Trentacinquesimo numero
    Vita politica internazionale

    Vita politica internazionale – Trentacinquesimo numero

    08/06/2025
    Di Redazione
  • Vita Politica Internazionale – Ventisettesimo numero
    Vita politica internazionale

    Vita politica internazionale – Ventisettesimo numero

    16/02/2025
    Di Redazione
  • 8_marzo_Festa_della_donne
    Classe e partito

    La giornata della donna: lotta ed emancipazione al di là dell’8 marzo

    08/03/2021
    Di Redazione
  • No alla violenza contro le donne
    Politica

    La violenza contro le donne nella nostra società: alcune riflessioni di classe

    25/11/2024
    Di Giorgia Semetkova

Ti potrebbe interessare

  • scontri indonesia polizia
    Notizie dal mondo

    La lotta di classe infiamma l’Indonesia

  • “No Other Land”: una cronaca dei crimini israeliani nella Cisgiordania occupata
    Film e TV

    “No Other Land”: una testimonianza dei crimini israeliani nella Cisgiordania occupata

  • scheda madre
    Rassegna operaia

    Continuare a produrre o perdere gli appalti: il caso della ST raccontato da un lavoratore

Leggi anche…

debito banche covid19

La pandemia fa emergere la fragilità dell’economia a debito

20/07/2020 | By Domenico Moro
Preoccupanti notizie ci giungono dalla Germania, dove sono state confermate le indiscrezioni di tre giorni fa. Un imponente focolaio di coronavirus è stato individuato nella città di Memmingen, nel Land della Baviera.

Coronavirus, una seconda ondata tedesca?

30/07/2020 | By Redazione
Mappa regioni dpcm covid

Le misure del governo e i costi della seconda ondata

06/11/2020 | By Daniela Giannini

Lo sviluppo capitalistico e la diffusione delle epidemie

06/04/2020 | By David Tranquilli

seguici:

  Facebook  Instagram  Twitter

contattaci:

  Contattaci
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Italia. Possono dunque esserne ripresi altrove i contenuti: basta citarne la fonte. "L'Ordine Nuovo" è un sito web di informazione indipendente e non rappresenta una testata giornalistica ai sensi della legge 62/2001. Qualora le notizie o le immagini pubblicate violassero eventuali diritti d’autore, basta che ci scriviate e saranno immediatamente rimosse.