Il nome Novo Nordisk potrà non dire molto alla gran parte dei lettori, perlomeno non come quelli di Johnson & Johnson, Pfizer o Roche, solo per fare alcuni esempi. Tuttavia, si tratta di una delle principali multinazionali farmaceutiche del mondo (nonché della più grande compagnia europea per capitalizzazione nel 2024[1]), e la parabola seguita dall’azienda negli ultimi anni è un caso da manuale dell’anarchia intrinseca e delle contraddizioni del sistema di produzione capitalistico, alla cui analisi vale la pena di dedicare qualche minuto.

Figura 1: Il valore (in dollari) delle azioni Novo Nordisk scambiate alla borsa di New York. Si può notare il picco della capitalizzazione degli ultimi anni.
Fondata a Copenaghen nel 1923 dal premio Nobel August Krogh sotto il nome di Nordisk Insulinalaboratorium e focalizzata fin dal principio sulla produzione di insulina per la cura del diabete, l’azienda ha assunto l’attuale nome di Novo Nordisk nel 1989, dopo aver già espanso la propria presenza dall’originaria Danimarca agli Stati Uniti e al Canada. È tuttavia soltanto negli ultimi anni che l’azienda ha cominciato a macinare profitti stellari, intraprendendo un percorso di crescita senza precedenti che l’ha portata a posizionarsi, come già scritto, nel gotha delle multinazionali del farmaco. Ancor più strabiliante è il fatto che questa crescita favolosa è legata quasi esclusivamente ad un unico composto miracoloso: il semaglutide (Figure 2), venduto sotto i nomi commerciali di Ozempic e Wegovy.

Figura 2: La struttura chimica del semaglutide, principio attivo dei medicinali Ozempic e Wegovy
Si tratta nello specifico di un peptide (ovvero una corta proteina) modificato, che interagisce con il recettore GLP-1 per ridurre il livello di zucchero nel sangue e di conseguenza il rischio di iperglicemia.
Il semaglutide è stato sviluppato nei primi anni del 2000 e pensato originariamente per i malati di diabete di tipo 2, venendo definitivamente approvato dalle autorità di regolazione in giro per il mondo a partire dal 2017. Con gli anni, ne è stato anche proposto l’uso come farmaco antiobesità, con la Food and Drug Administration (FDA) americana che ha dato nel giugno 2021 il via libera alla vendita della molecola per questa applicazione (aprendo quindi a Novo Nordisk un mercato che, nei soli Stati Uniti, conta più di 100 milioni di potenziali pazienti[2]). Nel marzo 2024, poi, la stessa FDA ha ulteriormente espanso l’ambito di utilizzo del semaglutide, comprendendo stavolta alcuni tipi di malattie cardiovascolari, mentre nuove possibili applicazioni sono in vista per il trattamento del morbo di Alzheimer.[3]
Come risposta ai successi del semaglutide, Novo Nordisk si è impegnata in un grandioso processo di rafforzamento, tanto all’estero (l’azienda ha attualmente insediamenti produttivi in USA, Brasile, Giappone e Algeria) quanto nella madrepatria danese, con l’espansione di fabbriche e uffici. L’esempio principale si può ritrovare nella cittadina di Kalundborg, nell’est del paese. Benché Kalundborg ospitasse uno stabilimento di Novo Nordisk già da molti decenni, è stata la decisione di dedicare il sito alla produzione di Wegovy a far assumere a questo un’importanza predominante nella vita economica della cittadina. Oggi più di un quarto dei suoi abitanti sono dipendenti diretti di Novo Nordisk (e molti di più se si considera l’indotto)[4] e la preesistente fabbrica è stata oggetto, a partire dal 2023, di un faraonico piano di investimenti di quasi 6 miliardi di euro, che ne espanderà la superficie di ben 17 ettari.[5] Ai cantieri di Novo Nordisk (Figure 3) si accompagnano poi quelli di nuovi condomini e case private, necessari ad ospitare una popolazione in crescita e con mutate necessità (con biologi, chimici ed altri lavoratori ad alta specializzazione che si affiancano ai residenti storici). Una bulimia edilizia che ha fatto schizzare i prezzi delle case e degli affitti (+23% nel solo 2023), creando problemi a pensionati e studenti in cerca di alloggio, così come la congestione delle strade cittadine nelle ore di punta.

Figura 3: Un’immagine del cantiere per l’espansione della fabbrica di Kalundborg.
In parallelo al potenziamento degli impianti già posseduti, Novo Nordisk si è anche lanciata in una raffica di acquisizioni societarie, culminata con l’acquisto, nel 2024, dell’americana Catalent, operante anche in Italia con importanti impianti ad Anagni e Aprilia, per una somma di 16 miliardi di euro.
Non da ultimo, l’azienda ha intensificato i ritmi di lavoro dei dipendenti, con molti impianti in funzione 24/7[6] pur di soddisfare la domanda.
L’anno scorso l’azienda era, come scritto, quella con la più alta capitalizzazione d’Europa, rappresentando da sola il 5% del PIL della Danimarca e pagando all’erario 2 miliardi di euro come tassa sui profitti aziendali[7].
Tutto lasciava presagire, insomma, che la crescita esplosiva potesse continuare all’infinito. Perlomeno, fino al dicembre del 2024. In quel mese, infatti, vennero resi pubblici i risultati dei test clinici del nuovo farmaco antiobesità su cui Novo Nordisk stava puntando, soprannominato Cagrisema. I risultati, seppur non negativi, non erano all’altezza delle aspettative e dei contemporanei successi dell’americana Eli Lilly & Co., principale rivale nel campo dei farmaci antiobesità con i prodotti Mounjaro e Zepbound. Da allora, la capitalizzazione dell’azienda ha registrato una discesa vertiginosa per tutto il 2025 (Figura 1) e l’azienda ha dovuto ripetutamente aggiornare al ribasso le proprie stime di crescita. Il tutto si è ovviamente accompagnato con annunci di “risparmi” da parte della dirigenza che si sono concretizzate prima a metà agosto, con il licenziamento a livello globale di tutti i neoassunti che ancora non avevano preso servizio (non è dato sapere quanti)[8], e poi in maniera ancor più brutale pochi giorni fa, sotto forma di un piano di licenziamenti monstre del 11,5% della forza lavoro (9000 lavoratori, di cui 5000 nella sola Danimarca).
La crisi di Novo Nordisk e i conseguenti licenziamenti di massa hanno naturalmente avuto una vasta eco nel paese scandinavo, data la portata senza precedenti dell’evento (5000 posti di lavoro persi da un giorno all’altro, senza tener conto dell’indotto, in un paese che conta meno di 6 milioni di abitanti). In più, la repentinità e modalità della crisi sono tali da aver suscitato sospetti anche tra i commentatori borghesi.
Pur guardandosi bene dall’ipotizzare che gli azionisti di Novo Nordisk potessero ridurre i propri margini di guadagno per salvaguardare i posti di lavoro, si è messo in luce[9] come nel solo secondo trimestre del 2025 Novo Nordisk abbia avuto ricavi per più di 3,5 miliardi di euro e utili per ben 2,7.[10] Di più, le stime di vendita, aggiustate al ribasso nel corso dell’estate e che sono servite come giustificazione dell’ondata di licenziamenti di pochi giorni fa, mostrano ancora una forchetta di crescita del 8-14%, rispetto al 13-21% stimato in precedenza. Tradotto: pur nel mezzo delle difficoltà, l’azienda si aspetta comunque di aumentare le proprie vendite di quasi il 15% entro la fine dell’anno.
Come se non bastasse, Novo Nordisk ha combattuto per tutto il 2024 con una produzione di medicinali antiobesità inferiore alla domanda dei pazienti (segno di un mercato tutt’altro che saturo) e, ciliegina sulla torta, le stime mostrano che ad oggi soltanto un’infima frazione (meno dell’1%) del miliardo di persone che nel mondo combattono con problemi di sovrappeso riescono ad accedere alle cure.
Era quindi davvero necessario, per un’azienda che ha incamerato utili mai visti negli ultimi anni e che opera in un mercato quasi vergine, licenziare più di 9000 persone alla prima flessione dei ricavi (comunque in forte crescita)? La dirigenza di Novo Nordisk ovviamente risponderebbe, se mai fosse chiamata a rendere conto delle proprie azioni, che i licenziamenti di oggi sono una dolorosa necessità per evitare la completa chiusura dell’azienda un domani, che la società non può far altro che adattarsi agli sviluppi del mercato, e le altre giustificazioni sempre uguali che vengono ripetute in occasione di ogni crisi societaria.
Da comunisti, ci interessa però poco immischiarci in questa discussione e fare le pulci alla singola azienda. Che si tratti di una multinazionale come Novo Nordisk o del supermercato di quartiere, con le dovute differenze, poco importa, resta inalterata l’enorme contraddizione di un sistema economico, quello capitalistico, in cui gli interessi di pochi proprietari sono in stridente contrasto con quelli della stragrande maggioranza delle persone. Un sistema intrinsecamente anarchico, in cui periodiche crisi e distruzione di risorse sono la regola, e chi ci rimette sono sempre gli stessi, la classe operaia e gli strati popolari.
Negli anni della sua crescita impetuosa, Novo Nordisk ha incamerato profitti stellari, restituendo alla collettività le briciole. In Danimarca, infatti, la tassazione sugli utili aziendali è soltanto del 22% (dopo una discesa costante a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso[11], in linea con la gran parte dei paesi occidentali). Per dare un metro di paragone, la tassazione complessiva sui redditi da lavoro si attesta al 45% e l’IVA (imposta che come noto colpisce in maniera preponderante i ceti popolari) dal 25%. In più, il paese è caratterizzato da una giungla di sostegni alle imprese, diretti4 o mascherati sotto forma dei generosi programmi di ricerca e sviluppo statali[12], inevitabilmente aventi come fine ultimo quello di aumentare la competitività delle aziende nazionali, ed un sistema di istruzione completamente asservito agli interessi di queste ultime. Anche le azioni intraprese da Novo Nordisk per “restituire al paese una parte della ricchezza prodotta”, tra cui risalta l’istituzione della Novo Nordisk Fonden (NNF), altro non sono che ipocrite iniziative per migliorare la percezione dell’azienda a livello di opinione pubblica e creare potenziali occasioni per futuri business. La NNF è infatti una fondazione senza scopo di lucro che formalmente possiede l’azienda (e la sorella Novozymes) e distribuisce ogni anno centinaia di milioni di euro[13] sotto forma di borse di studio, sostegni alla ricerca e progetti umanitari. Non è però un mistero come gran parte dei fondi finiscano per finanziare la ricerca nel campo del diabete[14] e più in generale della biomedicina, ovvero settori in cui Novo Nordisk e Novozymes già operano o potrebbero operare nel futuro.
Guardando all’infuori del paese scandinavo, gli utili di Novo Nordisk negli Stati Uniti (di gran lunga il suo mercato più importante, a causa dei ben noti problemi di sovrappeso che affliggono una larga fetta della popolazione) sono stati pompati da prezzi di listino gonfiati all’inverosimile grazie alle condizioni di monopolio di cui l’azienda ha usufruito per alcuni anni (e naturalmente alla compiacenza di governi e organi regolatori). Per fare un esempio, nel 2024 un trattamento mensile di Wegovy costava negli USA più di 1300 dollari, contro i 92 del Regno Unito[15][16]. Una vera e propria rapina ai danni dei malati.
Adesso, al primo accenno di flessione dei ricavi, l’azienda non si fa problemi a buttare in mezzo alla strada più di 9000 persone, i veri autori del successo degli ultimi anni, e a stoppare, probabilmente, gli investimenti in cui si era impegnata.
Nel mondo, tuttavia, nulla è cambiato rispetto a qualche mese fa: ci sono ancora centinaia di milioni di malati che non possono accedere alle cure. C’è ancora bisogno di ricerca per produrre nuovi medicinali: più abbondanti, economici e con meno effetti collaterali. Molto semplicemente, e brutalmente, Novo Nordisk ha momentaneamente perso il primato nella corsa, e tanto basta per dare il via a questa immensa distruzione di competenze e risorse. Ora è il turno, come scritto, per Eli Lilly o per un nuovo terzo attore di accrescersi e accumulare profitti fino alla prossima, inevitabile crisi che rimescolerà di nuovo le carte, in una serie continua di crisi e accumulazioni.
L’assurdità di questo meccanismo è sotto gli occhi di tutti. È evidente che un sistema economico di questo tipo, in cui i profitti privati sono l’unica bussola, non serve gli interessi della stragrande maggioranza della popolazione. Né dei lavoratori, sfruttati quando serve e licenziati all’occorrenza, né dei malati, rapinati o privati delle cure. Un altro sistema economico, fondato sulla pianificazione economica e sulla soddisfazione degli interessi della stragrande maggioranza, è possibile. Sta ai lavoratori lottare per costruirlo.
Note
[1] https://www.visualcapitalist.com/most-valuable-companies-europe/
[2] https://www.cdc.gov/obesity/adult-obesity-facts/index.html
[3] https://www.drugdiscoverytrends.com/pharma-50-the-50-largest-pharmaceutical-companies-in-the-world-for-2025/
[4] https://www.dr.dk/nyheder/penge/novo-nordisk-er-livsnerven-i-kalundborg-uden-dem-falmede-byen
[5] https://www.tv2east.dk/kalundborg/novo-investerer-42-milliarder-i-fabrik-saadan-skal-den-se-ud
[6] https://www.novonordisk.com/content/dam/nncorp/global/en/investors/irmaterial/annual_report/2024/novo-nordisk-annual-report-2023.pdf
[7] https://www.irishexaminer.com/business/companies/arid-41704616.html
[8] https://www.reuters.com/business/healthcare-pharmaceuticals/drugmaker-novo-nordisk-freezes-hiring-non-critical-jobs-2025-08-20/
[9] https://www.dr.dk/nyheder/penge/midt-i-kaempe-krise-novo-nordisk-tjener-26000000000-kroner
[10] https://www.dr.dk/nyheder/penge/midt-i-kaempe-krise-novo-nordisk-tjener-26000000000-kroner
[11] https://www.nordichq.com/denmark-a-top-choice-for-startups-in-northern-europe/
[12] https://investindk.com/insights/denmark-the-top-eu-destination-for-innovation-performance
[13] https://en.wikipedia.org/wiki/Novo_Nordisk_Foundation
[14] https://web.archive.org/web/20170304040726/http://cphpost.dk/news/novo-nordisk-foundation-ready-to-centralise-diabetes-treatment-in-denmark.html
[15] https://en.wikipedia.org/wiki/Novo_Nordisk
[16] https://www.fiercepharma.com/pharma/novo-nordisk-ceo-jorgensen-agrees-testify-senate-over-us-pricing-semaglutide-products