Di Federico Piña Arce, da El Machete, organo del Partito Comunista del Messico (PCM)
12 luglio 2025
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Con l’ascesa al potere, frutto della lotta di classe, del blocco elettorale guidato da López Obrador, ovvero Morena (il suo partito, NdT), si disse che stava per iniziare una rivoluzione, una “profonda” trasformazione del Messico; i più demagogici affermarono che si trattava della “quarta trasformazione” del Paese. Nei primi tre anni del precedente governo questo discorso fu ripetuto quasi ogni giorno e da quasi tutti i protagonisti del potere.
Sette anni dopo, quel discorso è stato dimenticato, messo da parte. Ora i “trasformatori”, cioè l’attuale governo borghese socialdemocratico, sono concentrati su quello che è sempre stato il loro vero compito: salvare il capitalismo dalle sue crisi. Un compito portato avanti da molti anni, praticamente dalla nascita del sistema capitalista.
Il compito di salvare il capitale dalle sue crisi, anche governando contro il popolo lavoratore, che affermano sempre di difendere e rappresentare, ha caratterizzato i governi socialdemocratici e i loro partiti, come Morena. Partiti che, approfittando delle crisi generate dall’anarchia della produzione capitalista, giungono al potere sospinti da un grande movimento popolare che, raggirato da un discorso apparentemente di sinistra, aspira a superare le proprie precarie condizioni di vita.
Presto, le azioni della socialdemocrazia si riducono a semplici discorsi e parole, perché i fatti, le azioni dei loro governi, non solo tradiscono le aspirazioni popolari, ma si pongono persino più a destra dei governi dichiaratamente di destra, come nel caso del Messico.
Il fatto di mantenere il sistema della proprietà privata dei mezzi di produzione su larga scala sostiene le basi dello sfruttamento e contribuisce a risolvere i gravi problemi che affrontano i monopoli finanziari internazionali e i loro soci nazionali.
Mentre i profitti dei monopoli non solo si mantengono, ma addirittura aumentano, la maggioranza della popolazione, ossia la maggioranza lavoratrice, affronta le oscillazioni di questa anarchia: la carenza di medicinali, la precarietà salariale, l’insicurezza sociale e l’aumento della criminalità e della violenza. Tutti problemi generati dal sistema capitalista e per i quali, naturalmente, non esiste alcuna soluzione.
Mentre la governante (Claudia Sheinbaum, anch’ella del partito Morena, NdT) in carica si mostra più preoccupata di mantenere un’eccellente relazione con il presidente dell’impero yankee, chiude gli occhi — come fecero i suoi omologhi nella storia — di fronte alle atrocità generate dalla guerra imperialista. E guarda con disprezzo anche alle giuste rivendicazioni dei lavoratori, tentando di ridurle unicamente a questioni salariali, impedendo ogni possibilità per le masse lavoratrici di accedere a servizi, sicurezza e salari realmente dignitosi.
Da sette anni, da quando Morena è arrivato al potere politico, gli incontri con gli imprenditori e i capitani dell’oligarchia — un tempo chiamati “la mafia del potere” — si sono moltiplicati. In tali incontri, i capitani dell’oligarchia si presentano in pubblico o in privato al Palazzo Presidenziale e per loro non esistono ostacoli, né muri, né reparti antisommossa, né accenni di contenimento o repressione: al contrario, tutte le attenzioni, il miglior trattamento, perché — ovviamente — sono i padroni.
Ma quando i lavoratori cercano di far pervenire le loro rivendicazioni alla presidente, questa si mostra indifferente, arrogante, li rimanda ai suoi ministri o a funzionari minori, con la scusa che “la sua investitura” è troppo importante e non si sa mai che gli ignoranti lavoratori possano offenderla.
Questa è l’attitudine del potere, questa è la posizione della socialdemocrazia, che ancora e ancora tradisce coloro che afferma di difendere.
Per questo noi lavoratori, studenti, organizzazioni popolari, madri alla ricerca dei desaparecidos, insomma, la maggioranza della popolazione, dobbiamo organizzarci al di là delle parole e delle favole del governo. L’attuale governo e il suo partito non ci rappresentano, non rappresentano la classe operaia: è l’ennesimo governo borghese, che serve ed è al servizio del capitale finanziario.
In ogni luogo di lavoro, in ogni scuola, in ogni paese, comunità e quartiere, dobbiamo organizzarci, dobbiamo rafforzare le nostre organizzazioni popolari. Dobbiamo rafforzare il partito di classe che ci rappresenta, ci organizza e ci difende: il partito che propone una vera soluzione ai problemi della maggioranza, il partito della classe operaia, il Partito Comunista del Messico.
Noi comunisti dobbiamo essere molto chiari nelle nostre parole d’ordine e nelle nostre posizioni: i partiti politici in Messico sono partiti della borghesia. Rispondono agli interessi del capitale, sono costruiti per salvaguardare i suoi profitti e privilegi, mentre con discorsi ingannano e sottomettono la maggioranza, cioè il popolo lavoratore.
L’aggressione imperialista contro i popoli del Medio Oriente, soprattutto contro il popolo palestinese, mostra chiaramente che solo la guerra potrà risolvere la profonda crisi di sovrapproduzione che il sistema capitalista mondiale si trova nuovamente ad affrontare. Le imprese israeliane, statunitensi, britanniche, italiane, tedesche, belghe, che producono e trafficano armi, sofisticate tecnologie militari comprese, stanno realizzando grandi affari attraverso i conflitti armati e le aggressioni scatenate dagli imperialisti.
Con il loro silenzio, con i loro timidi appelli alla “pace nel mondo”, i governi socialdemocratici della regione — a cominciare da quello messicano — si stanno rendendo complici dell’aggressione imperialista. Tocca ai lavoratori delle campagne e delle città, agli operai, agli studenti e a tutti i cittadini e le loro organizzazioni, lottare, insorgere, per porre fine all’aggressione imperialista.
Solo la rivoluzione sociale potrà fermare l’aggressione e i tentativi di scatenare una nuova guerra mondiale imperialista. Solo il socialismo-comunismo potrà realizzare le aspirazioni dei lavoratori per salari giusti e dignitosi, per la sicurezza sociale, per la sicurezza pubblica, insomma per una vita giusta, egualitaria e dignitosa. Finché prevarrà il sistema di sfruttamento, le nostre condizioni non miglioreranno, al contrario, peggioreranno.








