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Accordo del luglio 2025 in Kanaky: tappa verso l’autodeterminazione o ennesima trappola?

Di Redazione
03/08/2025
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Dal Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF)
25 luglio 2025
Link all’originale

 

Il 12 luglio 2025 è stato firmato, alla presenza del Ministro per i “Territori d’Oltremare” Manuel Valls e dei principali partiti parlamentari della Kanaky[1] (in primis Fronte di Liberazione Nazionale Canaco e Socialista – FLNKS, Unione Caledoniana, Lealisti, Caledonia Unita e Risveglio Oceaniano), un accordo definito storico e intitolato “La scommessa della fiducia”. Lo Stato francese, i suoi apparati mediatici e i partiti borghesi hanno presentato questo accordo come il primo passo verso la costruzione di uno “Stato della Nuova Caledonia”, e dunque di una possibile indipendenza, pur rimanendo associata alla Francia durante il processo.

In quale contesto si inserisce questo accordo?

Dal punto di vista politico, il governo borghese francese è ancora alla ricerca di uno sbocco legale e parlamentare dopo i moti insurrezionali del 2024, che hanno provocato la morte di giovani kanak e scatenato una repressione inaudita da parte della polizia e dell’esercito francesi. La questione del congelamento del corpo elettorale rimaneva dunque centrale. La repressione dei dirigenti indipendentisti kanak non si è attenuata: la liberazione, nel giugno 2025, dei prigionieri politici deportati nella Francia metropolitana (tra cui Christian Tein e altri quattro militanti) è stata infatti subordinata all’obbligo di non entrare in contatto con membri “coinvolti nella vicenda” e al divieto di tornare in Kanaky. Le deportazioni, le decisioni e l’intero processo di “mediazione” organizzato dall’Eliseo sono stati condotti in segreto, senza alcuna consultazione democratica, nel tentativo di chiudere rapidamente la questione kanak.

Dal punto di vista sociale, nemmeno la crisi ha conosciuto tregua in Kanaky, anzi si è acuita sotto l’effetto dei meccanismi di predazione e dominazione economica già esistenti. Il Franco CFP, indicizzato all’euro, sovrastima il valore delle merci, già colpite dalla crisi in madrepatria e qui completamente scollegate dalla produzione kanak in termini di valore: le crisi dell’alloggio, del caro vita e della sanità hanno assunto proporzioni allarmanti. Nell’aprile 2025, diverse ONG stimavano che sarebbero necessari 100 miliardi di euro immediatamente, seguiti da altri 200 miliardi ogni cinque anni, per risollevare l’economia kanak. Ad oggi, non è stato fatto nulla, e la situazione continua a peggiorare. Dal 2024 si tratta quindi di una crisi profonda e multiforme, caratterizzata da una disoccupazione di massa – in particolare giovanile – e da un sistema educativo fallimentare che impedisce ai giovani kanak di riprodurre la forza lavoro.

Il nichel, risorsa strategica per la Francia in questa regione grazie al 6% delle riserve mondiali presenti nel territorio, subisce anch’esso le conseguenze delle difficoltà e del riallineamento dei monopoli francesi. Nel 2025, l’impianto del Sud e quello della SLN a Nouméa continuano a funzionare solo grazie a diversi prestiti e garanzie finanziarie accordate da Parigi. Tuttavia, lo Stato francese ha ritenuto impossibile sovvenzionare l’impianto del Nord, il meno redditizio, che aveva accumulato un debito di oltre 13 miliardi di euro. L’azienda è quindi stata costretta a chiudere i battenti il 31 agosto 2024, con il licenziamento di 1.200 persone. In cambio di queste iniezioni di liquidità, la borghesia francese pretende l’esportazione del minerale grezzo per poterlo trasformare nei propri impianti, massimizzando così i profitti in un contesto di difficoltà economiche.

Infatti, anche Cina, Indonesia e Giappone perseguono i propri interessi sul nichel, in un contesto internazionale segnato da contraddizioni e competizione sempre più accese, nell’ambito della guerra commerciale e della corsa al rafforzamento dei singoli monopoli nazionali. Le risorse della Kanaky, così come il suo popolo, sono oggetto dei vari piani e manovre del capitale internazionale: i monopoli francesi abbandonano ciò che non riescono più a preservare e rafforzano le posizioni più sicure. Il Franco CFP, l’esportazione del nichel grezzo e la predazione finanziaria di Stato sono gli strumenti principali delle manovre del capitale francese nella regione.

Un accordo specchietto per le allodole

In un simile contesto politico, sociale e internazionale, il recente accordo rappresenta dunque un tentativo antidemocratico di uscire dalla crisi politica scaturita dalle lotte popolari del 2024, ma anche di contenere le conseguenze della crisi economica entro un quadro parlamentare più favorevole alla borghesia francese.

Dal punto di vista politico, il preteso “Stato della Nuova Caledonia” non è affatto uno Stato. Questo Stato sarebbe infatti integrato nella Costituzione francese e non potrebbe esercitare competenze in materia di difesa e sicurezza, pur essendo esse essenziali per l’aspirazione all’autodeterminazione. Le competenze internazionali di questo ipotetico Stato dovrebbero svolgersi “nel rispetto dei suoi impegni internazionali e degli interessi della Francia”, cioè sempre in allineamento con le posizioni della madrepatria. Competenze fondamentali come la moneta o la giustizia, tra le altre, dovranno essere rimesse al voto. La questione del congelamento del corpo elettorale, primo motore delle lotte del 2024, verrebbe risolta tramite la creazione di una doppia cittadinanza francese e caledoniana. Questa costruzione giuridica elude il problema, trasformandolo in una semplice questione di rappresentanza legale agli occhi dello Stato, e non nasce affatto da una scelta autonoma del popolo kanak per l’autodeterminazione al di fuori di istituzioni, ricatti e pressioni della metropoli.

Il testo, nella sua interezza, dovrà inoltre essere votato nuovamente in Kanaky. È probabile che i pochi e fragili avanzamenti – come la ripresa della trasformazione del nichel nella provincia Nord – vengano annientati dai potenti canali finanziari e politici delle forze lealiste, i cui interessi sono in aperto contrasto con quelli della maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori kanak. L’accordo votato non permette l’indipendenza politica, ma semplicemente una trasformazione della dominazione politica statale sul popolo kanak, sancita dalla Costituzione, continuando a far balenare una lontana separazione.

Il capitolo economico degli accordi, a partire dal nichel, è della stessa natura. Le promesse di dare priorità alla trasformazione del nichel in Kanaky (rivendicazione storica del FLNKS) sono accompagnate da un sostegno finanziario e tecnico che prolunga la dipendenza della produzione kanak dai monopoli della metropoli. Inoltre, questa pretesa “dottrina rinnovata” del nichel è orientata verso i bisogni dell’Unione Europea, al fine di “integrare l’approvvigionamento di nichel caledoniano nella strategia di sovranità in materia di materie prime critiche”. Sotto la copertura della diversificazione dei mercati per rilanciare l’estrazione e la trasformazione del minerale, il popolo kanak si ritrova dunque ostaggio dei piani bellici degli Stati imperialisti dell’Unione Europea, restando sempre escluso dal controllo della produzione e della sua redistribuzione. Il resto del capitolo economico non prevede alcuna misura concreta, se non una possibile redistribuzione della proprietà fondiaria statale al termine di processi elettorali, un “risanamento” dei conti pubblici (in gran parte metropolitani) per rilanciarli, e una vaga “priorità” attribuita alla “ripresa” della spesa sociale.

Il sostegno comunista alle forze indipendentiste di Kanaky

Il nostro partito, il Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF), esprime tutto il proprio fraterno sostegno alle forze indipendentiste di Kanaky, alla giusta e multiforme lotta del popolo kanak per i propri diritti.

Il popolo kanak potrà fare esperienza diretta dei limiti politici e sociali di un simile processo, dei piani imperialisti che esso nasconde e della falsa indipendenza che promette ancora una volta, dopo il fallimento degli accordi di Nouméa. Il nostro partito sarà solidale con le iniziative sindacali, popolari o delle organizzazioni di massa che si oppongano a tale processo e al suo carattere antidemocratico, per rafforzare il legame tra la classe operaia e la lotta per l’autodeterminazione del popolo kanak.

Il nostro partito esige la fine di ogni forma di repressione politica arbitraria nei confronti degli ex o attuali prigionieri politici kanak, così come il processo per i crimini commessi contro il popolo e la gioventù kanak dall’apparato repressivo statale e dai coloni durante l’anno 2024.

Il nostro partito rivendica il diritto all’autodeterminazione fino alla separazione, riconosciuto a tutti i popoli dei cosiddetti “DOM-TOM”[2], e riafferma la propria determinazione a sostenere un processo che possa riguardare unicamente le persone nate sul territorio e i cui genitori siano anch’essi nati sul territorio, e non gli espatriati, al fine di garantire ai popoli interessati un reale potere sul proprio futuro.

 

Note

[1] Nota del traduttore: Kanaky è il nome nella lingua canaca della Nuova Caledonia. Questa collettività francese d’oltremare è un’isola situata nell’Oceano Pacifico sudoccidentale vicino all’Australia, e come tutte le collettività d’oltremare (come la Polinesia francese) ha una forma di autonomia diversa caso per caso. Oltre alla posizione geostrategica, Kanaky possiede grandi riserve di nichel, ed è oggetto di contesa tra Cina, Australia e Stati Uniti.

Nel 2024 a Kanaky è scoppiata una rivolta, che ha portato a una decina di vittime, per quanto riguarda la riforma costituzionale francese, che avrebbe minato i diritti democratici della popolazione indigena canaca, oggi una minoranza. Il governo francese ha imposto il coprifuoco, lo stato di emergenza, l’invio di militari sull’isola per sedare la rivolta e ha anche deportato gli arrestati indipendentisti oltremare. Per approfondire, il PCRF ha già trattato la questione Kanaky in questo articolo.

[2] Nota del traduttore: ci si riferisce ai territori della Francia d’oltremare, un tempo chiamati Départements d’Outre-Mer et Territoires d’Outre-Mer, oggi DROM-COM (Départements et Régions d’Outre-Mer et Collectivités d’Outre-Mer). In totale vi abitano quasi 3 milioni di persone, in regimi amministrativi molto diversi tra di loro.

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