Da Em Defesa do Comunismo, organo del Partito Comunista Brasiliano Rivoluzionario (PCBR)
14 luglio 2025
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Chiamiamo tutte le organizzazioni sindacali, studentesche, i partiti e i movimenti popolari e anti-imperialisti del Brasile a costruire un calendario unificato di mobilitazioni nazionali contro gli attacchi imperialisti e golpisti del governo Trump e del suo lacché Bolsonaro, nonché del suo aspirante successore, Tarcísio de Freitas.
La crisi del sistema imperialista, che minaccia i popoli del mondo con l’imminenza di una nuova guerra mondiale, bussa anche alle porte del Brasile. Il governo Trump ha compiuto finora la sua mossa più diretta contro la sovranità brasiliana, con un attacco mirato al governo Lula e alla Corte Suprema Federale, con l’obiettivo dichiarato di impedire che Jair Bolsonaro venga arrestato.
Il Partito Comunista Brasiliano Rivoluzionario (PCBR) e l’Unione della Gioventù Comunista (UJC) ripudiano con forza queste fanfaronate imperialiste di Donald Trump. Voler imporre dazi ai prodotti brasiliani in risposta alla repressione dell’estrema destra dimostra che il progetto trumpista non è altro che una riedizione del tentativo di costruire, all’interno del sistema capitalista-imperialista, un insieme di regimi basati sulla dittatura militare aperta della borghesia, diretta contro la classe operaia e tutti i popoli oppressi. Questo fu il ruolo del blocco imperialista nazifascista dell’Asse durante la Seconda Guerra Mondiale, che si levò soprattutto contro la lotta rivoluzionaria del proletariato, guidata dai Partiti Comunisti. Sempre di più, la destra in Brasile e negli Stati Uniti fa del revisionismo storico sui crimini di quel blocco, adottandone i principi fondamentali — come il razzismo anti-immigrati, la difesa aperta del genocidio, la costruzione di campi di concentramento e la criminalizzazione della popolazione LGBTI+ — fino ad arrivare, come ultima conseguenza, alla difesa aperta della legalizzazione del nazismo, come è già realtà negli Stati Uniti.
Utilizzando le armi economiche dell’imperialismo, Trump cerca di imporre un’amnistia per coloro che tentarono di mettere in atto un colpo di Stato in Brasile tra il 2022 e il 2023. Il movimento golpista brasiliano è assolutamente ispirato al golpismo trumpista. La differenza, però, è che il Brasile è un paese con una storia di lotte popolari contro l’amnistia al fascismo, che negli ultimi tempi ha guadagnato forza, mentre movimenti simili continuano a essere completamente repressi dal regime bipartitico statunitense. Il governo Biden ha pagato il prezzo per non aver arrestato i golpisti del 2020, preferendo criminalizzare i manifestanti che si opponevano al genocidio sionista a Gaza — una politica imperialista che viene portata avanti in maniera ancora più brutale dal governo Trump.
Gli effetti economici di questo attacco, orchestrato tra i dirigenti del governo fascista statunitense e gli alleati di Bolsonaro esiliati nel regime statunitense — in particolare il deputato Eduardo Bolsonaro — finiscono per entrare in contraddizione con potenti settori della borghesia brasiliana, soprattutto l’agrobusiness, che dipende dall’esportazione dei propri prodotti verso gli Stati Uniti. Questo, ironicamente, ha finito per isolare ulteriormente l’estrema destra in Brasile. Le conseguenze dannose di tale attacco potrebbero persino rafforzare le ali della borghesia raggruppate sotto la direzione politica della Corte Suprema, e potrebbero anche aumentare il sostegno al governo Lula da parte della maggioranza del popolo brasiliano e dei lavoratori, come sta avvenendo in paesi come Canada e Messico.
Questo caos sociale, che nasce dallo scontro interno alla stessa borghesia, è un sintomo del lungo processo di decadenza del sistema capitalista-imperialista e rafforza la necessità storica che esso venga sostituito dal sistema socialista-comunista.
Di fronte a questo scenario, la classe operaia, in quanto classe rivoluzionaria, deve entrare in campo con indipendenza politica, rifiutando la politica del Fronte Ampio con la borghesia, come fa il governo Lula insieme alla Corte Suprema. È necessario sostenere ogni forma di repressione contro l’estrema destra, a cominciare dalla garanzia dell’arresto immediato e preventivo di Bolsonaro e dei suoi alleati politici, militari e imprenditoriali che hanno tramato l’insurrezione fallita dopo le elezioni presidenziali.
Permettere a Bolsonaro di guadagnare tempo per fuggire all’arresto ed esiliarsi negli Stati Uniti, dove diventerebbe un agitatore al servizio di un golpe in Brasile, darebbe forza all’estrema destra per riorganizzarsi e approfittare delle contraddizioni del governo di Fronte Ampio guidato da Lula, creando le condizioni per imporre un regime ancora peggiore nel nostro paese. Il popolo lavoratore non può permettere che ciò accada.
Questa è anche l’occasione per le organizzazioni di classe di combattere la dipendenza del Brasile dalle catene produttive del regime statunitense, che storicamente hanno avuto come conseguenze la povertà del nostro popolo, il sottosviluppo nazionale e la creazione di regimi antipopolari in Brasile — come la dittatura imprenditoriale-militare del 1964 e, più recentemente, il governo golpista che è emerso con l’appoggio degli Stati Uniti nel 2016.
In questo senso, è ora di esigere la fine della sudditanza alle Big Tech all’interno dello Stato brasiliano, che stanno apertamente finanziando il bolsonarismo in Brasile, come è risultato evidente con il corso di comunicazione offerto dai CEO di Meta e Google ai quadri del Partito Liberale nel mese di maggio. Altrimenti, continuerà a esistere uno strumento di spionaggio permanente contro il governo brasiliano, come gli Stati Uniti, già durante il governo Obama, non ebbero scrupoli a fare contro il governo Dilma. Certamente, tale minaccia sarà ancora maggiore ora, sotto Trump, contro il governo Lula.
La soluzione, d’altra parte, non sta nella sottomissione al blocco sub-imperialista dei BRICS, guidato dalla Repubblica Popolare Cinese, che mantiene anch’essa il Brasile in una condizione di dipendenza economica e, di conseguenza, politica. Il regime del Partito Comunista Cinese non mostra alcun interesse ad aiutare il superamento della storica dipendenza tecnologica del popolo brasiliano all’interno del sistema capitalista-imperialista — anzi, il contrario, come dimostra il comportamento del capitale cinese di fronte alle privatizzazioni delle imprese pubbliche brasiliane.
Contro il sottosviluppo e per la nostra vera indipendenza economica, è oggi più che mai necessario difendere con forza la bandiera dell’abrogazione del Tetto di Spesa, parte essenziale della costruzione di una politica economica basata sul controllo pubblico dei mezzi di produzione e guidata dalla forza decisiva della classe operaia. Solo creando le nostre proprie forze e formando una solida alleanza con il proletariato internazionale e i popoli oppressi potremo sconfiggere, una volta per tutte, la politica dell’imperialismo.
Per questo, le nostre parole d’ordine sono:
- Giù le mani imperialiste dal Brasile!
- Revoca immediata del mandato di Eduardo Bolsonaro, traditore del popolo brasiliano!
- Arresto preventivo di Bolsonaro e dei suoi alleati politici, militari e capitalisti!
- Fuori tutti i complici del bolsonarismo nei vertici delle Forze Armate e del governo!
- Confisca dei beni degli imprenditori finanziatori del fascismo, del golpismo e della svendita del Paese!
- Fine di tutti i contratti con le Big Tech all’interno dello Stato brasiliano!
- Abrogazione del Tetto di Spesa!
Chiamiamo tutte le organizzazioni sindacali, studentesche, i partiti e i movimenti popolari e anti-imperialisti del Brasile a costruire un calendario unificato di mobilitazioni nazionali contro gli attacchi imperialisti e golpisti del governo Trump e del suo lacché Bolsonaro, nonché del suo aspirante successore, Tarcísio de Freitas.
Chiamiamo inoltre i Partiti Comunisti e Operai del mondo, in particolare negli Stati Uniti, a manifestare il proprio sostegno alla classe operaia e ai comunisti del Brasile, che saranno le principali vittime se i piani dell’estrema destra mondiale non verranno decisamente sconfitti.
Trump e Bolsonaro, GIÙ LE MANI DAL BRASILE!